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Messaggi pubblicati da Ferefere


  1. 1 ora fa, alex79tr ha scritto:

    Mi giungono voci, che non ho verificato , che ieri sera via Lanzi e Via Fratini era come se si fosse in un normale week end di primavera con ragazzi da 16 a 25 anni che se ne sbattono altamente il cazzo. Dopo non ci lamentiamo se richiudono tutto e se non ci fanno spostare dalla regione. Sto regazzini vanno presi a mazzate 

    Vero, a me invece preoccupano mille volte di più quelli che per non sottostare alla regole della "movida" al tempo del covid preferiscono fare cene a casa con amici a parenti, senza guanti e mascherine di sorta e ancora peggio in luoghi chiusi.


  2. https://www.laprovinciacr.it/news/italia-e-mondo/249512/coronavirus-san-matteo-pavia-pronti-a-nuovo-studio-su-plasma.html

    PAVIA (12 maggio 2020) - Il Policlinico San Matteo di Pavia sta per avviare un nuovo studio sull'utilizzo del plasma iperimmune contro la Covid-19, dopo che i risultati di un primo progetto pilota sono stati 'interessanti'. Lo ha affermato Alessandro Venturi, presidente del Policlinico San Matteo di Pavia, durante un’audizione della Commissione Sanità del Senato. Abbiamo condotto uno studio pilota su 46 pazienti, i cui risultati, che sono molto interessanti, saranno pubblicati su Jama. Ora ci dedicheremo a un progetto più ambizioso di cui stiamo parlando con Aifa e Iss». Anche i donatori asintomatici, ha aggiunto Venturi, hanno gli anticorpi neutralizzanti, che potrebbero avere un effetto contro il virus. «Lo sappiamo da uno studio su mille donatori di sangue della zona rossa - ha spiegato -. Il 24% degli asintomatici aveva gli anticorpi, e una parte di questi li aveva in quantità utilizzabili. I costi della terapia con il plasma sono alti, ha aggiunto Venturi, ma abbiamo un altro tema da affrontare: la quantità di anticorpi presenti nei guariti non permane a lungo, il bancaggio di questo plasma, la possibilità di stoccarlo, è una possibilità che non dobbiamo lasciarci sfuggire».


  3. https://www.umbriaon.it/covid-umbria-zero-casi-nelle-ultime-24-ore/

     

    In isolamento domiciliare ci sono invece 690 persone (incremento di 18 unità rispetto a martedì mattina, relativo alle indagini epidemiologiche sulle recenti positività riscontrate), mentre coloro che non devono più sottostare alla ‘misura’ sono in totale 18.677, ovvero 312 in più nelle ultime 24 ore.

     

    Oggi 18 positivi ai sierologici entrano in isolamento domiciliare

     


  4. 11 minuti fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

    Appunto. 

    Credo la problematica principale dei test sierologici sia la mancanza di normativa e standardizzazione. Ce ne sono alcuni più precisi ed attendibili ed altri più approssimativi, ma sono comunque uno strumento diverso dal tampone, a mio modo di vedere ugualmente utile. 

     

    Il tampone fotografa la situazione in un preciso istante ed è utilissimo per tracciare i contatti con rapidità. 

    Però, potresti tamponare lo stesso soggetto 20 volte per poi scoprire che è immune perché si è negativizzato 2 o 3 mesi fa. 

    A mio modo di vedere andrebbero utilizzati entrambi, uno più adatto allo screening l'altro a tracciare, ma sono complementari. 

     

    Mi aspetto che presto i test sierologici vengano normati e gli venga conferita validazione diagnostica.  

    Idem


  5. 10 minuti fa, callea ha scritto:

     

    Certo, ma non è questione di precisione, sono due test ben differenti con finalità differenti.

    Per esempio se risulti positivo al siero devi comunque fare il tampone per verificare che l'infezione sia andata vie del tutto oppure no.

    Chiaro, come anche chi risulta negativo al tampone dovrebbe fare pure il test sul siero per capire se ce lo ha avuto.


  6. 10 minuti fa, callea ha scritto:

     

    Per fare diagnosi si fanno i tamponi.

    I test sierologici non sono adatti a fare diagnosi, più che altro servono a fare uno screening della popolazione.

    Chiaro, solo che i tamponi come i migliori test sierologici sono sensibili tra il 96 e il 99% e specifici al 90%, per cui sono anche loro distanti dal dare certezze assolute sull' infezione, oltre a essere un test molto operatore dipendente e quindi con falsi positivi e ancor più falsi negativi.


  7. 5 ore fa, callea ha scritto:

     

    Secondo le linee guida del ministero per essere considerati guariti si deve aver avuto i sintomi della malattia, risolvere tali sintomi (guarigione clinica) e risultare negativi al tampone per due volte di fila (guarigione definitiva).

    Quindi chi risulta positivo al test sierologico senza mai aver avuto sintomi e risulta negativo al tampone non dovrebbe essere conteggiato come guarito.

     

    In base a tale linea guida nemmeno gli asintomatici risultati positivi a tampone poi divenuti negativi dovrebbero, a rigor di logica, essere conteggiati tra i guariti anche se non posso sapere che non vengano conteggiati anche loro.

    Quindi i test sierologici (anche i 150000 che sta per fare il governo) non hanno alcun valore diagnostico pur essendo certificati dall'UE e avendo una affidabilità superiore al 95%


  8. 17 minuti fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

    Boh... Forse ci ho capito poco, ma avevo letto che  alle regioni i test costavano dai 4 ai 7 euro l'uno se fatto nei laboratori privati e non le cifre che riporti. 

     

    Quanto costano

    I test sierologici costano mediamente, a seconda delle tipologie, tra i 4 e i 7 euro alle Regioni e tra i 25 e i 50 ai privati cittadini.

     

    Ecco, se i costi sono quelli che dico io, andrebbero fatti a costo della regione per tutta la popolazione nei laboratori privati 

    Se parliamo dei test rapidi (quelli da fare col pungidito) il costo sarebbe intorno si 5 euro per la regione. Per fare quelli col prelievio (tipo Abbott) il costo sarebbe intorno ai 40, ma qua il problema è che un solo laboratorio dei venti certificati dalla regione ha il macchinario necessario.


  9. 1 minuto fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

    Tutto il resto, che non è prioritario al momento, se vuole fare test sierologico lo paga 40 euro nei laboratori privati. 

    Fare un'indagine di immunoprevalenza secondo molti medici tra cui quelli dell' ISS, dovrebbe essere la priorità in questa fase 2. Servirebbe a capire meglio come procedere per le successive fasi, così si rimanda un aspetto fondamentale della lotta al virus solo alla volontà o possibilità dei singoli di fare i test.


  10. 27 minuti fa, torquemada ha scritto:

     Casi tutti dentro la struttura a me allarmano, perché si rischia di metterla in crisi, oggi provo ad informarmi su che aria tira.

     

    Piuttosto vorrei capire perché la Tesei firma un'intesa con i laboratori privati umbri per fare i test sierologici - NATURALMENTE A PAGAMENTO 45 € cadauno - invece di farlo con le strutture pubbliche, di fatto - specialmente con i chiari di luna che tanta gente sta vivendo in questo periodo - rischiando che una buona parte degli umbri non potrà farli.

     

    Non mi sembra una mossa intelligente.

    Una vaga idea ce l'avrei.

    Comunque quello ci può stare, è impensabile che si facessero carico di oltre 800.000 test ma avrebbero potuto  comprarne 50.000 da fare  gratuitamente alla popolazione sulla base di un criterio di distribuzione geografica, ma sarebbe stato troppo bello..


    • Lombardia: acquisto di 500mila test dalla Diasorin di Saluggia (Vercelli), che ha sviluppato il suo test in collaborazione con l’ospedale San Matteo di Pavia. Possibile anche farli privatamente, ma non è ancora disponibile l’elenco delle strutture.
    • Piemonte: vengono effettuati sul personale sanitario, lo possono richiedere i datori di lavoro per i dipendenti delle proprie aziende e lo possono fare anche i cittadini privatamente, ma ancora non si sa dove e come.
    • Toscana: 500mila test dalla Diesse di Siena. Non è possibile farli privatamente.
    • Emilia-Romagna: 300mila, ma non ha ancora deciso da chi acquistarli. Non è possibile farli privatamente.
    • Campania: 350mila test. È possibile farli privatamente.
    • Lazio: test su operatori sanitari, Rsa, forze dell’ordine e farmacisti, e anche privati cittadini.
    • Veneto e Puglia: non utilizzeranno i test sierologici.

     

    Viva l'autonomia


  11. Coronavirus, test sierologici nei laboratori privati: stamattina via libera. Lo Zooprofilattico attiva 2 centri analisi a Perugia.

    Stamattina la Regione dell’Umbria darà il via libera ai laboratori privati per i test rapidi sierologici. Si potranno , quindi, fare ma solo su prescrizione del medico curante.  I risultati dovranno essere registrati e comunicati alla sanità pubblica , in modo tale che se uno è positivo si procederà ad effettuare il tampone molecolare e alla messa in isolamento. Anche perchè le probabilità che un soggetto positivo ad un test di screening sia effettivamente malato sono inferiori al 25%. Quindi appena un quarto sono poi effettivamente contagiati. Naturalmente per essere sottoposti ad un test sierologico bisognerà essere in presenza di sintomi evidenti. Sarà il medico curante ad effettuare una valutazione generale sulle condizioni della persona.  C ‘ è un protocollo ben preciso che i laboratori privati dovranno seguire e da Roma sono arrivate anche le linee guida. Sono diversi i privati in Umbria che possono fare i test rapidi mentre uno solo è in grado di farli con il prelievo del sangue. Nel frattempo arriva una buona notizia: lo storico Istituto Zooprofilattico Umbria e Marche è diventato laboratorio di riferimento regionale insieme agli altri laboratori ospedalieri della rete dell’emergenza, per l’esecuzione dei tamponi per la ricerca del Sars-Cov-2. Due nuovi laboratori dello Zooprofilattico sono stati attivati per l ‘analisi dei tamponi, uno a Perugia e l ‘altro a Fermo. Un terzo laboratorio per lo svolgimento delle analisi sierologiche è stato attivato sempre a Perugia.

     

     

    Me sa che in regione Umbria non hanno molto chiaro il senso di fare un test sierologico. Per fare quello affidabile al 99% esiste un solo laboratorio privato (non dicono quale) che ha un macchinario che nemmeno gli ospedali regionali hanno. Stamo messi bene..

     

     


  12. Buone notizie dalla Corea del Sud: quei "re-infettati" stavano solo eliminando materiale virale

    L'ente di controllo sanitario del Paese asiatico ha fatto sapere che le 260 persone che risultavano "re-infettate" dopo un tampone negativo in effetti stavano solo eliminando materiale virale, che invece veniva rilevato dai successivi tamponi come se il virus fosse ancora presente nel loro organismo. Ancora non sappiamo quanto duri la immunizzazione dopo aver incontrato e vinto il virus, ma è appunto una buona notizia che quelle persone fossero completamente guarite. - 

     

    Il problema era che avevano fatto delle pcr che non distinguono tra virus attivo e residui inattivi di rna.

     

    Gli infettati di Marzo inoltre hanno sviluppato le igG come rilevato dai test sierologici, resta da capire per quanto duri questa immunità.

    Stando ad oggi, considerando i primi casi infettati a novembre/dicembre  e che tuttora presentano gli anticorpi specifici, siamo ad almeno 6 mesi.

     


  13. Il nodo cruciale da sciogliere è quello relativo alla cosiddetta immunità. Al momento sembra che non ci siano casi accertati di re-infezioni, quelle ipotizzate sarebbero frutto di riattivazione dello stesso virus non debellato dall'infettato o frutto di  test male eseguiti. Alcuni studi fatti sulle scimmie dicono che nel caso di una reinfezione il soggetto non manifesta sintomi e risulta negativo ai tamponi per cui almeno sui primati sembra essere esclusa la possibilità di un infetto di essere di nuovo contagioso.

    Un altro studio "preliminare" sembra evidenziare che i soggetti con sintomi più gravi (gli ospedalizzati) abbiano sviluppato le igG oltre alle igM mentre quelli con sintomi più lievi abbiano in corpo solo le igM.

    Molti ipotizzano che anche per  questo coronavirus come per gli altri sia possibile la reinfezione più volte nello stesso anno, e che come per gli altri l'immunità acquisita non duri molto, pertanto dicono di prepararsi ad ondate stagionali come per le classiche influenze, cosicché le uniche due cose in grado di limitarne la diffusione saranno l'auspicato vaccino e la fantomatica immunità di gregge.


  14. Comunque ancora non si è capito se, dove, come e quando, qua in Umbria intendano fare i test sierologici alla gente.

    Anche quelli rapidi sarebbero più che utili in questa fase perché non saranno affidabili al 95%, lo sono all'85% per quanto riguarda i falsi negativi (ma basterebbe ripeterli più volte), ma nel caso in cui  riscontrassero una positività ci potrebbero dare informazioni molto utili sullo stadio  dell'infezione e se il soggetto è potenzialmente contagioso o meno.

     

    https://www.ars.toscana.it/2-articoli/4290-coronavirus-come-funzionano-cosa-sono-test-rapidi.html

     

    Come per tutte le infezioni virali, anche nel caso da infezione da coronavirus il sistema immunitario produce anticorpi diretti verso le proteine dell’involucro virale. Alcuni di questi anticorpi, detti IgM, sono prodotti nella fase iniziale dell’infezione e si ritrovano nel sangue a partire, in media, da 4 o 5 giorni dopo la comparsa dei sintomi e tendono poi a scomparire nel giro di qualche settimana. Altri anticorpi, detti IgG, sono prodotti più tardivamente e si ritrovano nel sangue a partire, in media, da un paio di settimane dopo la comparsa dei sintomi (ma possono comparire anche prima) e permangono poi per molto tempo.

    Il “tampone” è un esame diagnostico complesso finalizzato a individuare la presenza del virus nel materiale biologico prelevato nel naso e nella gola (tampone vero e proprio), o su campioni prelevati dalle basse vie respiratorie, attraverso tecniche di amplificazione del materiale genetico virale (RT-PCR). La sua positività indica pertanto che si è in fase di infezione attiva e che probabilmente siamo in grado di trasmettere l’infezione attraverso le goccioline di saliva emesse parlando, starnutendo e tossendo.

    I test sierologici rapidi sono test finalizzati a individuare le IgM e IgG prodotte dall’organismo contro alcune proteine dell’involucro virale. Si tratta tecnicamente di “immunodosaggi a flusso laterale” (LFIA) dove una goccia di sangue (o di siero ottenuto da un prelievo ematico) è fatta scorrere su una piccola lastra contenente proteine virali coniugate con particelle colorate e con anticorpi contro le IgM e IgG umane attaccate su due linee. Se il sangue contiene IgM o IgG contro le proteine virali, queste si attaccano alle proteine virali coniugate con le particelle colorate presenti sulla lastre e, mentre scorrono, rimangono attaccate agli anticorpi contro le IgM e IgG umane attaccate sulle rispettive linee dove possono esser evidenziate (vedi figura, tratta da Development and Clinical Application of A Rapid IgM-IgG Combined Antibody Test for SARS-CoV-2 Infection Diagnosis. J Med Virol. 2020 Feb  27). C’è poi una linea di controllo che si colora se il test è stato eseguito correttamente.
    test rapidiCome si interpretano quindi i risultati (presupponendo che le persone che hanno effettuato il test siano asintomatiche e senza storia accertata di contatto con un caso)? Innanzitutto si deve verificare che la linea di controllo si sia colorata. Altrimenti il test non è valido.

    Se non si colora né la linea IgM né la linea IgG, probabilmente nel nostro sangue non ci sono anticorpi contro le proteine virali. In questo caso, è probabile che non abbiamo contratto l’infezione. Ma potremmo anche essere in una fase precoce dell’infezione quando ancora l’organismo non ha prodotto gli anticorpi (cosiddetto “periodo finestra”). Inoltre, poiché la reale capacità di questi test di evidenziare tutti i casi con presenza di anticorpi non è stata ancora accertata in modo accurato, non possiamo escludere che in realtà gli anticorpi nel sangue ci siano ma il test non li ha evidenziati (cosiddetti “falsi negativi”). È evidente che in queste due ultime circostanze (finestra sierologica e falsi negativi) le persone potrebbero essere infette ed anche contagiose pur in presenza di un test negativo.

    Se si colora solo la linea IgM, è probabile che il nostro organismo abbia prodotto IgM contro le proteine virali e che ci troviamo in una fase precoce della malattia. In questo caso, il tampone naso-faringeo è generalmente positivo. Abbiamo quindi contratto l’infezione e probabilmente possiamo trasmetterla ad altri. Anche in questo caso, tuttavia, è possibile che il test diventi positivo in presenza di anticorpi diretti verso proteine non appartenenti al SARS-COV-2 e che segnali quindi erroneamente la presenza di infezione in soggetti sani (cosiddetti “falsi positivi”).

    Se si colorano entrambe le linee IgM e IgG significa che il nostro organismo probabilmente ha prodotto sia IgM sia IgG contro le proteine virali e che probabilmente ci troviamo in una fase intermedia dell’infezione. In questo caso, il tampone naso-faringeo può risultare positivo. Abbiamo quindi contratto l’infezione e probabilmente possiamo ancora trasmetterla ad altri.

    Se si colora solo la linea IgG significa che il nostro organismo ha prodotto IgG contro le proteine virali e che le IgM sono già scomparse. Ci troviamo quindi probabilmente in una fase più avanzata dell’infezione oppure siamo già guariti. In questo caso, il tampone naso-faringeo può risultare già negativo ma, in qualche caso ancora positivo. Abbiamo quindi contratto l’infezione e non possiamo escludere di poterla ancora trasmetterla ad altri.

    Sottolineiamo quindi che l’interpretazione del test richiede un’attenta valutazione anamnestica e clinica da parte di un medico.

    Quali possono essere quindi le conseguenze di un ampio ricorso a questi test da parte di persone asintomatiche senza storia di contatti con casi conosciuti in ambito di laboratori privati?
     

    1. Ad oggi, la maggior parte di queste persone risulterebbero negative al test, in gran parte perché non hanno ancora contratto l’infezione da coronavirus. Ma una parte potrebbe già aver contratto l’infezione ma non aver ancora prodotto anticorpi (finestra sierologica) e addirittura potrebbe già essere contagiosa. In questa fase dell’epidemia, le persone contagiate ma ancora in finestra sierologica sarebbero peraltro oltre la metà del numero complessivo dei contagiati: presupponendo che per ogni caso confermato ci siano stati 10 contagi sconosciuti ed una finestra sierologica di 10 giorni, le persone in Toscana in finestra sierologica sarebbero 28 mila sui 48 mila contagiati sconosciuti. Altri, come già detto, potrebbero aver già prodotto anticorpi specifici, non evidenziati dal test (falsi negativi). Un esito negativo al test, potrebbe comunque indurre a prestare meno attenzione a tutti quei comportamenti raccomandati per limitare la possibilità di trasmettere l’infezione ad altre persone, come lavarsi spesso le mani con sapone, mantenersi distanti o tossire/starnutire nella piega del gomito.
    2. D’altra parte, una parte di queste persone risulterebbe invece positiva al test. Ammesso che le persone siano in grado di interpretare correttamente i risultati, cosa farebbero? Cosa dovrebbero fare? Mancano ad oggi indicazioni in proposito. Difficilmente però potremmo prescindere dal fare un tampone, almeno alle persone con IgM o IgM/IgG positive, per verificare o meno l’attuale contagiosità della persona, producendo quindi una contrasto rispetto alle indicazioni ministeriale di fare il tampone soltanto a casi sospetti e  andando ad aumentare ulteriormente la domanda in un settore dove l’offerta è tuttora carente. In ogni caso è quantomeno urgente che i protocolli sui percorsi territoriali prevedano chiare indicazioni in proposito.
    3. E’ di fondamentale importanza sottolineare che l’offerta di test a pagamento da parte dei laboratori privati, al di fuori di un preciso accordo con l’istituzione pubblica, genera una discriminazione di accesso a questa prestazione, peraltro di dubbia utilità, nella popolazione, generando differenze di accesso sulla base di fattori socio-economici. Inoltre non può essere trascurato il fatto che, in caso di massivo ricorso a questi test potrebbe comportare, da una parte, una spesa out of pocket per una prestazione sanitaria non governata e dalla dubbia utilità ed una riduzione dell’introito fiscale grazie alla detrazione delle spese sanitarie, dall’altra un drenaggio di test da parte di strutture private in una situazione in cui l’offerta non sempre riesce a soddisfare la domanda del servizio sanitario che ha bisogno di questi test per condurre attività di screening in gruppi di popolazione ad alto rischio, a partire dagli operatori sanitari. Il Sistema Sanitario Regionale non può delegare una funzione di monitoraggio e controllo dell’epidemia a strumenti privi di validazione e distorti dalle modalità di accesso. Tutto ciò che serve per affrontare una epidemia fa parte dei livelli essenziali di assistenza che lo stato (la regione) deve garantire e non può accadere che l’accesso ad una prestazione essenziale possa dipendere da fattori indipendenti dal bisogno. I test sierologici sono al momento in fase di valutazione (e quindi la loro erogazione rischia di generare danni che ricadrebbero sul SSR) ed è pertanto necessario impedirne un’erogazione estemporanea e incontrollata.
    4. Un ultimo aspetto di non secondaria importanza è l’impatto che questa operazione avrebbe sul SSR. In condizione di emergenza epidemica il sistema pubblico ha il dovere e l’onere di farsi carico di tutti gli aspetti legati all’epidemia, dalla gestione dell’informazione alle risposte da dare al diffondersi dell’epidemia. L’eventuale largo utilizzo di questi test erogati da strutture private difficilmente sarebbe accompagnato da una raccolta sistematica di informazioni sui risultati. A meno di non rendere obbligatoria la notifica dell’esecuzione dell’esame.

    Esistono quindi almeno tre considerazioni che meritano attenzione e che costituiscono aspetti decisamente negativi dell’offerta dei laboratori privati di eseguire test rapidi:

    1. La scarsa conoscenza del valore del test, anche per la presenza in commercio di diversi kit diagnostici.
    2. L’effetto iniquo che questa offerta genera sulla popolazione.
    3. La necessità di assicurare, in condizioni di emergenza, il controllo da parte del servizio pubblico di tutte le attività di gestione dell’epidemia.

  15. 12 ore fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

    Possibile che abbia svinato, ma per capire meglio sarebbero interessanti altri pareri di luminari. Se tutti dicono che abbia trovato sequenze della lunghezza "lago di Como" è un conto, un altro conto è se ha trovato sequenze lunghe intere frasi dei promessi sposi per rimanere nel paragone. Chiaro che in questo caso non si può mettere la mano sul fuoco sul fatto che sia stato frutto di manipolazione, ma il dubbio rimarrebbe eccome.


  16. Le restrizioni attuate dall'Italia hanno avuto senso perché per il livello di diffusione che il virus  aveva raggiunto da noi a inizio Marzo si rischiava seriamente di mettere al collasso il sistema sanitario. 

    Su cento persone a spasso a piedi lontano da casa, magari 80 si sarebbero fatte la loro passeggiata o corsa in solitaria senza creare problemi mentre 20 avrebbero utilizzato la cosa per andare a casa di parenti e amici. Non potendo controllare tutto e tutti si è scelta la cosa più facile, vietare pressoché ogni spostamento.

    Il problema lo sanno tutti che non sono i runner o chi va a cercare gli asparagi nel bosco o chi va in bici, il problema sono quelli che avrebbero utilizzato queste opportunità di spostamento per incontrare altre persone e diffondere il contagio. 

    Adesso però, almeno in certe zone tra cui la nostra, sarebbe il caso di allentare un po'. I controlli andrebbero concentrati sugli assembramenti nei luoghi pubblici aperti e soprattutto chiusi, mezzi pubblici e luoghi di lavoro che sono i veri pagliai per nuovi focolai, lasciando stare chi sta in giro per conto suo all'aria aperta.

    • Grazie 1

  17. 36 minuti fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

    questa è l'intervista completa

     

    Professore, questo coronavirus è stato identificato abbastanza rapidamente rispetto ad altri come quello dell’Hiv che Le è valso il Nobel per la medicina, ma secondo Lei questa identificazione decifrazione è fallace.
     

    Luc Montagnier
     

    Il laboratorio della città di Wuhan si è specializzato su questi coronavirus da molto tempo, dall’inizio del 2000. Hanno un’esperienza in questo campo e mi ha colpito la descrizione del genoma, la sequenza dell’acido nucleico che è una Rna, di questo virus. Questo è stato l’inizio di una ricerca fatta non solo da me ma soprattutto dal mio collega Jean-Claude Perez, un matematico che continua a sviluppare la biomatematica, l’applicazione della matematica alla biologia. Perez ha studiato la sequenza nei minimi dettagli. Non siamo stati i primi: un gruppo di ricercatori indiani ha cercato di pubblicare un’analisi che mostrava che il genoma completo di questo virus, di questo nuovo coronavirus, avrebbe sequenze di un altro virus che, sorpresa per me, è il virus Hiv, il virus dell’Aids.

    Questo è stato pubblicato prima dal gruppo in India ma sono stati obbligati a ritirare, perché c’è un’enorme pressione. Ma la verità scientifica finisce sempre per emergere.



     

    Jean-François Le Moine

    Si può capire che trovare pezzi di Hiv in questo coronavirus l’ha colpita. Ma non potrebbe essere semplicemente una mutazione naturale di questo virus in un organismo di un malato colpito dall’Aids?

     

    Luc Montagnier

    No, perché per chiudere una sequenza di Hiv nel genoma occorre avere una strumentazione molecolare, non è il paziente a farlo. È la persona nei laboratori. E oggi è molto più facile.

     

    Jean-François Le Moine

    Dunque eliminando l’ipotesi naturale, non può essere che deliberato...

     

    Luc Montagnier

    L’ipotesi è che questo virus esca dal laboratorio di Wuhan. È un laboratorio di alta sicurezza ma malgrado tutto il virus è scappato dal controllo dei promotori.

    La storia del mercato del pesce è una bella leggenda, se vuole, ma non è possibile. (…) Hanno lavorato su un modello, il virus dei pipistrelli, ed è questo virus che hanno modificato.

     

    Jean-François Le Moine

    Ma il loro obiettivo era di fabbricare un’arma biologica, un virus aggressivo oppure, il che sarebbe più tollerabile, fabbricare un vaccino contro l’Aids?

     

    Luc Montagnier

    L’ipotesi più ragionevole è che volessero fare un vaccino contro l’Hiv. Utilizzavano un coronavirus che in linea di principio poteva attenuare, non dare malattie, come vettore, portatore degli antigeni, delle parti di molecole del virus dell’Aids che potevano servire a un vaccino.



     

    Jean-François Le Moine

    Dunque una tragica storia di pompiere incendiario...

     

    Luc Montagnier

    È un lavoro da apprendisti stregoni, se vuole. Sfortunatamente, si conoscono molte cose in biologia molecolare, ma abbiamo dimenticato, o piuttosto non abbiamo percepito il fatto che la Natura non tollera qualunque cosa. Ci sono armonizzazioni, e il mio collega Perez ha molto sviluppato questo negli anni, la Natura non ammette qualunque costruzione molecolare, se una la danneggia, cerca di eliminarla.

     

    Jean-François Le Moine

    Ed è quello che sta accadendo secondo lei? La natura ci offre una via d’uscita?

     

    Luc Montagnier

    È la seconda parte del mio messaggio. Quello che sta accadendo è che la Natura elimina questi corpi estranei dal genoma del coronavirus e si assiste a mutazioni  spettacolari, delle délétures la Natura elimina spontaneamente pezzi alterati, dell’Hiv, man mano che il virus passa dall’uno all’altro. E questo lo si vede, soprattutto su pazienti statunitensi, gli ultimi a essere stati colpiti. Lo si vede sulla costa Ovest, pacifica, a Seattle per esempio, dove il virus comincia una dérégolade enorme in questa piccola parte del genoma del coronavirus.

     

    Jean-François Le Moine

    Una luce di speranza?

     

    Luc Montagnier

    In effetti anche se non si fa niente, le cose si aggiusteranno. Ma al prezzo di molti morti. Dunque se si può accelerare il processo… E io ho proposte da fare ma ho bisogno di molti mezzi. Ma si può fare con onde interferenti con le onde che sono dietro le sequenze di Rna, forse anche nei pazienti si possono eliminare queste sequenze con delle onde.



     

    Jean-François Le Moine

    È chiaro ma al tempo stesso impressionante. Lei ha una grande reputazione come ricercatore, e l’aura del Nobel. Ma non c’è il rischio che le diano del complottista?

     

    Luc Montagnier

    No. I complottisti sono nel campo opposto, fra chi nasconde la verità. Guardi, ho molti amici in Cina, stimo quel paese dove ho passato molte settimane poco prima della questione del coronavirus. Ritengo che il governo cinese faciliterebbe molto le cose se riconoscesse che sono successe cose nel suo laboratorio di alta sicurezza a Wuhan. 

    Del resto la verità verrà fuori. Quello che ho detto sull’inserimento di sequenze estranee, non c’è solo il retrovirus, ci sono altre sequenze, per esempio del germe della malaria eccetera, tutto questo indica che alcune persone, non so chi e non spetta a me dirlo, hanno forse avuto l’idea di sviluppare un vaccino contro il virus dell’Aids inserendo sequenze di questo coronavirus. Se il governo cinese riconoscesse questo, faciliterebbe le cose. Ma tocca al governo cinese assumersi le proprie responsabilità.

    Il fatto di vietare ora pubblicazioni sull’origine del coronavirus senza il visto delle autorità governative cinesi è un’aberrazione e soprattutto dà l’idea che la scienza non dipenda dalla verità delle cose ma dalla volontà delle persone. Questo è molto, molto negativo per la reputazione della scienza. Nessuno a quel punto avrà più fiducia sulla scienza. È una posizione molto negativa, spero che il governo cinese vada fino in fondo. Comincia a riconoscere che sono stati fatti dei lavori sul coronavirus. Va detto che c’è stato un aiuto statunitense finanziario importante, ma forse anche scientifico, a quelle équipes cinesi. Dunque questa faccenda non ha solo un’origine cinese.

    Il mio obiettivo non è fare un’indagine di polizia, né di accusare gente. Penso che si sia trattato di un errore. Errare humanum est. Un altro esempio recente: l’Iran ha ucciso molte persone in quell’aereo, per sbaglio. E lo hanno riconosciuto.

    Spero che la Cina sia abbastanza grande per riconoscere un errore.


  18. 7 minuti fa, torquemada ha scritto:

    Qui si sostiene - e quasi si spera - che si tratti di una variazione del virus, il che va a finire potrebbe incidere pure sulle cure e sulla ricerca di un vaccino.

     

    https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/coronavirus_recidiva_nuovo_ceppo_mutazioni-5082855.html

    Si infatti la cosa strana non è il fatto che il virus muti, ma che sia mutato così tanto in così poco tempo,  questo (se confermato) potrebbe essere un problema


  19. Ma se qua da noi la prima ondata avvenuta per la circolazione del virus, prima liberamente, poi durante un lockdown soft  ha prodotto questi numeri, la seconda ondata (inevitabile) che avverrà presumibilmente in autunno, quando tutti porteremo mascherine e dovremo rispettare  alcune norme di distanziamento sociale, non penso provocherà chissà quali catastrofi.

    Sarebbe invece interessante capire come mai un 2% di guariti in Corea del sud si è reinfettato.


  20. 1 ora fa, polentaccio ha scritto:

    La patente di immunità, ad oggi, è impraticabile. Mancano test affidabili e non è chiaro quanto gli anticorpi rimangano attivi. Se si vuole provare a ripartire bisogna mettere in (relativa) sicurezza il posto di lavoro e, soprattutto, i mezzi di trasporto. Poi bisogna avere una rete capillare nel territorio che faccia rapidamente test ai primi sintomi e che li rifaccia prima di consentire il ritorno al lavoro. In questo modo riduci le possibilità di contagio a asintomatici e alla loro cerchia familiare e in misura minore lavorativa. Contemporaneamente devi tenere sotto controllo tutte le persone a rischio e controllare che tutti i luoghi di incontro (bar ristoranti...) rispettino norme stringenti. Un discreto casino.

    Tra due settimane iniziano i test sierologici.

    Forse non potranno dare la fantomatica "patente di immunità" ma sarà essenziale per capire il comportamento del virus su chi ha gli anticorpi. Stabilire SE e in che % questi soggetti possono venire contagiati nuovamente e sopratutto SE e con che probabilità questi soggetti siano in grado una volta ri-contagiati di infettare gli altri.

    Se si venisse  a sapere che quelli con gli anticorpi, in caso di ri-contagio hanno tutti sintomi più lievi è un conto, se invece rischiano l'ospedalizzazione o la TI è un altro.

    C'è anche la possibilità (che andrebbe verificata) che questi soggetti (ri-contagiati) abbiano una bassissimo grado di contagiosità.

    Se tutto questo (che ad oggi sembra molto probabile) venisse confermato aprirebbe una prospettiva molto diversa per il futuro.


  21. Riaprire le attività dividendole per gruppi partendo da quelle di primaria necessità, aspettare dieci giorni per valutare eventuali "ondate" di nuovi positivi, se dopo dieci giorni la situazione appare sotto controllo, aprire le attività del gruppo successivo. Nel frattempo fare test rapidi a tappeto. Per me questa è l'unica cosa sensata da fare.

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