Vai al contenuto
pablito

Vigilantes addio

Messaggi raccomandati

Vigilantes addio Senza striscione resta la passione

I TIFOSI. Dopo 34 anni si è sciolto il gruppo storico della curva Sud

Paolo “Pancho” Cantele racconta la lunga avventura avviata con tre amici nel 1978 fino allo scioglimento

 

 

Incubo di una notte di piena estate. Di quell'1 agosto in cui più di qualcuno, uscendo dalla sede di contrà San Domenico, non può trattenere le lacrime. Perchè anche i più duri, i più tosti, quelli che negli stadi di mezza Europa ne hanno viste di tutti i colori, possono piangere. Al termine di una riunione, infatti, arriva la più sofferta delle decisioni: i Vigilantes si sciolgono. Lo storico gruppo ultras, il più importante della curva Sud, cessa di esistere dopo qualcosa come 34 anni di attività. È un pezzo di storia, del tifo ma anche del costume vicentino, che finisce. MEGLIO MORIRE. Piuttosto che campare tra gli stenti. Meglio farsi da parte piuttosto che sopravvivere a se stessi. Queste, in estrema sintesi, sono le motivazioni che hanno portato allo scioglimento dei Vigilantes. «Negli ultimi tempi - spiega Paolo Cantele, 49 anni, meglio noto come Pancho, fondatore e leader carismatico dei Vigilantes - sono cambiate tante cose. Il calcio, e la società in generale, non sono più gli stessi. La tessera del tifoso e i vari provvedimenti restrittivi rendono difficile andare allo stadio e organizzare la trasferte. E poi c'è la televisione: un sempre maggior numero di persone preferisce il divano di casa alla partita. Adesso vai al bar, paghi l'euro del caffè e ti vedi il Vicenza. Una volta non era così. Negli anni Ottanta e Novanta tutte le compagnie di giovani andavano allo stadio. Adesso... non ci sono neanche più le compagnie! A quell'epoca c'era lo stadio e poco altro, la partita era un appuntamento vissuto e sentito. Si riempivano i pullman per le trasferte, adesso si fa fatica a organizzare delle macchine... E allora meglio chiudere da protagonisti piuttosto che andare avanti faticosamente. Senza rimpianti». NON SOLO VICENZA. Il fenomeno è generalizzato. In molte città italiane il “sistema ultras” è in crisi. Recentemente, per fare qualche esempio, si sono sciolti i gruppi di Empoli e Bari. E le curve “colorate” sono sempre meno. Cantele, nella sua spiegazione, è supportato da altri (ormai ex) Vigilantes. Anche più giovani, che narrano le difficoltà di una generazione in cui fare l'ultras sembra essere decisamente complicato. «Anni fa - dicono - si usciva dalla scuola e si andava ad appendere ai muri le locandine per le trasferta. Adesso chi è che trovi? Suona la campanella e se ne vanno tutti a casa, o comunque a fare i fatti loro... E poi la tv ha fatto cambiare anche le preferenze dei ragazzini: si parla solo di Milan, Inter e Juve e si finisce per interessarsi solo a quelle squadre. E invece il bello è sostenere la formazione della tua città, anche quando va male. E una volta da noi era così, lo stadio era pieno anche quando il Vicenza era in C... ». SPAZI. Va chiarita una cosa: i Vigilantes si sciolgono ma non scompaiono. In effetti, guardando la curva Sud durante la partita con il Cesena, non si notavano differenze nel tifo: mancava ovviamente lo striscione (che non sarà più esposto), ma i Vigilantes erano al loro posto e tifavano. «E continueremo così - puntualizza Cantele - rimarremo in curva Sud e tiferemo. La differenza è che non lo faremo come gruppo organizzato. Ognuno la farà per conto suo, come meglio crede». VERONA & DINTORNI/1. Il derby di domani sarà il primo senza lo striscione dei Vigilantes. Il chiaro segnale della fine di un'epoca. Ma Vicenza-Verona resta Vicenza-Verona. «È l'unico derby. Lo è per noi e lo è per i veronesi. Lo hanno ribadito anche loro, all'Euganeo. Quello con il Padova non è un derby». Ma perchè c'è tutta questa rivalità, che purtroppo in qualche occasione è sfociata pure in atti violenti? «Eeeh, è sempre stato così. Dai tempi... di Giulietta e Romeo». VERONA & DINTORNI/2. L'obbligatorietà della tessera del tifoso ha creato problemi a molti gruppi ultras, Vigilantes compresi. Ma la “ragione sociale” di un gruppo ultras dovrebbe essere il sostegno alla squadra. E allora perchè non tesserarsi in massa, come ad esempio hanno fatto i veronesi? «Perchè per noi - risponde Cantele - le questioni di principio sono più importanti. Abbiamo combattuto tante battaglie, contro il calcio moderno, contro le partite al sabato, contro la tessera... Lo abbiamo fatto assieme ad altri gruppi ultras. I veronesi no, anche perchè per loro stessa natura sono dei “bastian contrari”. Bisogna comunque riconoscere che dal punto di vista pratico sono stati lungimiranti, perchè così allo stadio ci entrano. Noi la pensiamo diversamente. Un esempio: ad Ascoli c'era con noi un gruppo di tifosi del Pescara, che avevano ovviamente le maglie della loro squadra. Le forze dell'ordine non li hanno fatti entrare e allora siamo rimasti fuori anche noi». Piaccia o meno, la solidarietà ultras funziona così. VIGILANTES LAZIO. Un passo indietro. Ricostruire 34 anni di storia in poche righe è assolutamente impossibile, ma almeno qualche “assaggio”. I Vigilantes sono stati fondati nel 1978 da Paolo Cantele e da tre suoi amici. «Si tratta di Luca, Roberto e Donato. Volevamo un gruppetto nostro per dare colore alla curva, con un suo nome e un suo simbolo. Abbiamo cercato qualcosa di diverso e così, per quel che riguarda il simbolo, abbiamo puntato sul boia: non ce l'aveva nessuno. Il nome non era del tutto nuovo, nel senso che già esistevano i Vigilantes Lazio, che però si erano sciolti l'anno prima». SINISTRA. I Vigilantes sono sempre stati orgogliosamente privi di influenze politiche. «Non abbiamo mai voluto schierarci, anche se qualcuno a provato a tirarci, un po' da una parte e un po' dall'altra». Ciò non toglie che negli anni Settanta la curva Sud fosse popolata prevalentemente da ultras di sinistra. «È vero, ma si trattava di singole persone che avevano un loro orientamento politico e che non hanno mai influenzato l'attività del gruppo. Ripeto: non ci sono mai state commistioni. I Vigilantes hanno sostenuto la squadra e basta». ALTI E BASSI. La storia dei Vigilantes si fonde inevitabilmente con quella della curva Sud nel suo insieme: trasferte lunghissime, grandi entusiasmi e momenti di “magra”. Per non parlare dei veri e propri drammi: dalla morte del giovane Eugenio a Parma ai colpi di pistola di Empoli. «Quella è stata proprio una brutta storia. E dire che tutto è nato solo perchè avevano fretta di sgombrare il piazzale. Bastava... avere pazienza e aspettare i tifosi che si erano fermati a mangiare dei panini al chiosco». A Empoli, tra l'altro, durante lo spareggio per evitare la C Cantele è stato vittima di un singolare infortunio: è caduto durante i festeggiamenti per il primo gol, si è fatto male ed è stato portato all'ospedale privo di conoscenza. Lo avevano portato via in B e si era risvegliato in C.... NAPOLI. Ci sono anche brutti ricordi. Traferte rischiose. A Cesena e a Salerno, per fare due esempi. I Vigilantes non sono agnellini - nè hanno mai preteso di esserlo - e spesso si sono trovati in situazioni complicate. Con gli ultras del Napoli, poi, i rapporti sono storicamente pessimi. Eppure... «Eppure una volta le cose andavamo meglio. Il vero problema è che a Napoli ci sono due curve, la A e la B, e per loro il primo nemico è quello dell'altra curva. Noi una volta avevamo buoni rapporti con i tifosi della B, ma poi la situazione è peggiorata». GLI AMICI. Detto così, pare che in trasferta si litighi e basta. E invece la faccenda è diversa. Ci sono anche i gemellaggi, il più rinomato dei quali è quello con il Pescara. Che risale al 1977 e che è quindi il più vecchio d'Italia. «È nato in maniera un po' singolare. Si veniva da una domenica di incidenti e si doveva dimostrare che si poteva anche fare qualcosa di costruttivo. Con i pescaresi ci fu l'occasione migliore: vennero a Vicenza, erano moltissimi, quasi più di noi, e nacque un rapporto particolarmente forte». Gli ultras biancorossi sono poi gemellati con i “colleghi” di Cremonese, Metz, Reggiana, Udinese, Ravenna e Messina. LIBERTÀ. In Italia si parla spesso di commistioni tra ultras e società, di soldi che girano, di ricatti... «Ma da noi - conclude Cantele - nulla di tutto questo è mai accaduto, abbiamo sempre custodito gelosamente la nostra autonomia». E i rapporti con l'attuale società? «Quale...», si chiede con sarcasmo qualcuno dei più giovani. Poi però Cantele riprende in mano la situazione. «Per noi il presidente ideale resta Pieraldo Dalle Carbonare, un dirigente tifoso che si faceva amare per la sua passione e per la sua umiltà. L'attuale società ha conseguito risultati mediocri, ma par di capire che all'orizzonte non ci siano alternative credibili. E comunque noi non siamo certo del parere che la soluzione migliore sia il fallimento, ci mancherebbe. Il bene della squadra e la maglia vengono prima di tutto. E basterebbe poco per riaccendere l'entusiasmo... In sintesi: siamo ottimisti, ma con i piedi ben saldi a terra». Nel weekend Vicenza diventa la capitale del diritto sportivo: il 33° Convegno nazionale dei fiduciari dell'Aic si svolgerà nella storica sede vicentina dell'Aic, il sindacato dei calciatori. Al convegno di domani parteciperanno il presidente Damiano Tommasi, il vicepresidente avvocato Umberto Calcagno, il consigliere Aic e vicepresidente Figc Demetrio Albertini, il direttore generale Gianni Grazioli e il presidente onorario Sergio Campana.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

×

Informazione Importante

Usando questo sito acconsenti ai nostri Termini D'uso. Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.