Vai al contenuto
Il Conte di Collebertone

I nostri due campionati in Serie A

Messaggi raccomandati

Non so se sia stato pubblicato in qualche altra parte del forum. Se così non fosse, pubblico questi due link interessanti che parlano dell'intero campionato di Serie A stagione 1972/'73, primo campionato della massima serie a 16 squadre, disputato da una squadra umbra, la TERNANA:

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Si trova qualcosa su you tube invece dei due campionati che ci hanno consentito di andare in serie A?

http://www.memorierossoverdi.it/

 

Non è youtube, è il valido sito di Marco Barcarotti. Credo sia stato già menzionato qui sul forum.

Modificato da Mizio

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

http://www.memorierossoverdi.it/

 

Non è youtube, è il valido sito di Marco Barcarotti. Credo sia stato già menzionato qui sul forum.

Sia https://www.youtube.com/user/videoternana che http://www.memorierossoverdi.it/ sono del mitico Barcarotti.

Su entrambi i siti ci sono gli stessi video.

Modificato da Lu Cignale

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

43 anni fa la seconda e ultima promozione in serie A dei rossoverdi

ShareFacebookTwitterGoogle+

 

 

di Moreno Sturaro, 17/06/2017 11:29

 

 

La Ternana, chiusa l'epoca Viciani con la retrocessione in B, riuscì a tornare dopo una sola stagione nella massima serie. L'impresa venne portata a termine dai rossoverdi il 16 giugno 1974 con la vittoria sul campo del Catania per 2-1. Sulla panchina delle Fere c'era Enzo Riccomini, che, nonostante il grande traguardo raggiunto, ha sempre pagato ingiustamente in proprio sfavore il paragone con Corrado Viciani.

 

La Ternana chiuse il campionato al terzo posto alle spalle di Varese e Ascoli, 51 punti, con 50 punti gli stessi conquistati dalla squadra guidata da Viciani due anni prima. Era una formazione che non metteva più in pratica il gioco corto, ma che aveva una certa facilità nella finalizzazione con i vari Prunecchi, Garritano e Jacomuzzi supportati da un imprendibile Fernando Rossi detto "bambolina", dal fosforo a centrocampo di Crivelli, dalla corsa abbinata alla tecnica di Panizza e da un grande mediano, micidiale su punizione come il compianto Rino Gritti. Oltre ad una difesa granitica che poteva contare, davanti a Nardin, su gente come Gianni Masiello, Angelino Rosa, capitan Benatti, Agretti e Platto.

 

Protagonisti importanti furono anche Renato Lucchitta, Fernando Scarpa e Ermenegildo Valle. Una presenza anche per il giovane centrocampista Antonio Quirini proveniente dalla Viterbese. Dodicesimo fu Gianfranco Geromel e per una volta Adalberto Grigioni, in panchina (a quei tempi andavano il secondo portiere ed un giocatore di movimento) anche i "Primavera" Danilo Pierini e Marrocolo.

 

Era ancora la Ternana dei ternani, che proprio nella stagione 1973-1974 diventò S.p.a., con Giorgio Taddei presidente, Varo Conti segretario, Giuliano Taviani medico sociale e Luciano Madolini massaggiatore.

 

Lo stadio Liberati era pienissimo, con punte che toccavano il doppio, il triplo dell'attuale capienza. E si ricordano in particolare due grandi esodi della tifoseria rossoverde, addirittura con 3 treni speciali, a Firenze dove si giocò in campo neutro la sfida con il Como (vittoria per 1-0) il 13 gennaio 1974 (fu il regalo dei miei genitori per il mio 15° compleanno n.d.r.) ed a Ferrara dove la Ternana si impose per 2-0 nel finale di torneo.

 

La splendida cavalcata rossoverde

 

Ternana-Arezzo 2-0 (Lucchitta, Gritti su rigore)

Parma-Ternana 1-0

Ternana-Catanzaro 0-0

Ternana-Reggiana 2-0 (Prunecchi, Gritti)

Ascoli-Ternana 2-1 (Prunecchi)

Ternana-Atalanta 1-0 (Panizza)

Reggina-Ternana 0-0

Ternana-Palermo 2-2 (Gritti, Prunecchi)

Perugia-Ternana 0-0

Ternana-Bari 2-0 (Prunecchi, Spimi aut.)

Novara-Ternana 0-0

Ternana-Brescia 5-0 (Scarpa, Gritti 2, Crivelli, Rossi)

Varese-Ternana 1-1 (Prunecchi)

Ternana-Spal 0-1 (con assedio all'arbitro Vittorio Lattanzi di Roma e conseguente squalifica del campo per 2 giornate poi ridotte a una)

Avellino-Ternana 1-0

Ternana-Como 1-0 a Firenze (Jacomuzzi)

Taranto-Ternana 0-0

Ternana-Catania 1-0 (Lucchitta)

 

Girone di ritorno

 

Arezzo-Ternana 1-1 (Scarpa)

Ternana-Parma 3-0 (Prunecchi, Masiello, Garritano)

Catanzaro-Ternana 0-1 (Prunecchi)

Reggiana-Ternana 1-1 (Lucchitta)

Ternana-Ascoli 2-2 (Prunecchi 2)

Atalanta-Ternana 0-1 (Prunecchi)

Ternana-Reggina 4-1 (Crivelli, Prunecchi rig., Scarpa 2)

Palermo-Ternana 1-0

Ternana-Perugia 2-0 (Gritti, Garritano)

Bari-Ternana 1-0

Ternana-Novara 1-0 (Garritano)

Brescia-Ternana 1-1 (Casati aut.)

Ternana-Varese 1-0 (Garritano)

Spal-Ternana 0-2 (Gritti, Garritano)

Ternana-Avellino 3-1 (Rossi, Jacomuzzi, Gritti rig.)

Como-Ternana 1-1 (Rossi)

Ternana-Brindisi 0-0

Ternana-Taranto 1-0 (Garritano)

Catania-Ternana 1-2 (Garritano, Prunecchi)

 

 

http://www.sporterni.it/articolo.php?id=13523

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
2 hours ago, altoforno said:

Ti ricordi… la Ternana di Viciani, il precursore del tiki-taka nell’Italia che viveva di catenaccio

Ti ricordi… la Ternana di Viciani, il precursore del tiki-taka nell’Italia che viveva di catenaccio

 

Madeleine: una data, un ricordo, un personaggio - La rubrica del venerdì de ilfattoquotidiano.it: tra cronaca e racconto, i fatti più o meno indimenticabili delle domeniche sportive degli italiani

di Cristiano Vella | 6 GENNAIO 2023

 

 

“Guardiola ha rovinato il calcio”. Basta googlarla questa frase e compaiono milioni di risultati. La teoria è abbastanza semplice: cercando di imitare il tecnico blaugrana, in particolare gli allenatori di squadre piccole e dunque senza il materiale che Pep si è trovato a disposizione a Barcellona, Monaco e Manchester, hanno snaturato il pragmatismo che era tipico delle provinciali. Naturalmente qui non c’è il minimo interesse a confutare o confermare questa teoria, semmai un invito: provate a sostenerlo a Terni, in qualche bar, magari alla presenza di qualche vecchietto tifoso della squadra di calcio locale. Vedrete comparire un sorrisetto, almeno. Già, perché se si inizia a parlare di tiki-taka dopo essere passati per Guardiola si va inevitabilmente al Milan di Sacchi per finire all’Olanda di Crujff tralasciando però una parte fondamentale di quella storia e di quella filosofia di gioco: la Ternana di Viciani.

Il 7 gennaio 1973, esattamente cinquant’anni fa dunque, quella squadra rivoluzionaria coglieva quella che sarebbe stata l’ultima vittoria di quel suo primo anno in Serie A: un 2-0 sul Vicenza con gol di Carrillo e autorete di Faloppa. Poco? Forse sì, per quel che meritava quella Ternana, ma abbastanza per lasciarla nella storia. Non aveva una gran tradizione calcistica, Terni: nel 1947 aveva sfiorato la A, ma era un altro calcio. A cavallo tra gli Anni ’50 e ’60 le “Fere” sono tra la veccia Interregionale e la Serie D, per poi essere promossi in C nel 1964. Nel 1967 sulla panchina rossoverde arriva il giovane Corrado Viciani dal Prato: vince subito il campionato e porta la squadra in B, e resta alla guida per un altro anno che si conclude con un dignitoso decimo posto. La squadra del presidente Taddei è ambiziosa: chiama Vinicio, all’inizio della sua carriera da allenatore, e poi di nuovo Viciani.

Non è irresistibile la Ternana: ha buoni giocatori come il capitano Marinai, Angelino Rosa, Antonio Cardillo, Salvatore Iacolino. Ma ci sono squadre più attrezzate, c’è la Lazio di Maestrelli con Chinaglia, Papadopulo, Wilson, Massa. E invece la formazione rossoverde inanella una serie di prestazioni positive e mette dietro proprio la Lazio: anzi, mette dietro tutte le squadre e vince il campionato. Entra nella storia perché è la prima squadra umbra ad arrivare in Serie A, ma soprattutto perché lo fa in un modo non certo convenzionale: la Ternana propone il “gioco corto”, che è una fitta trama di passaggi in cui i calciatori devono star vicini tra loro, non devono lanciar lunga la palla e tutti devono partecipare a tutte le fasi di gioco. Oggi sembra di parlare di qualcosa di comune: nel 1971, in cui il catenaccio col libero che lancia lungo o il contropiede in Italia sono praticamente un mantra, la situazione era ben diversa.

Necessità, certo, come lui stesso ammette quando dice che “avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie”. Piuttosto “bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi”. Ma ovviamente non solo, sicuramente tutt’altro. Tant’è che lo dice apertamente Viciani: a lui il modello italiano non piace. In una finale di Champions League tra Inter e Ajax afferma di tifare per gli olandesi e che una vittoria dei lancieri sarebbe stata auspicabile per tutto il calcio italiano. È un allenatore che arriva a citare Pericle come modello della sua Ternana, dove c’è uno e uno solo che decide: ovviamente lui. È un allenatore che frequenta artisti del calibro di Guttuso e De Chirico. Di certo non è simpatico né ai colleghi né a un movimento calcistico fortemente conservatore.

L’esordio in A è al San Paolo contro il Napoli di Beppe Chiappella: le Fere perdono 1-0 dopo aver giocato però benissimo. Nella seconda in casa annichiliscono letteralmente il Milan di Nereo Rocco e di Gianni Rivera: i rossoneri non vedono palla, mentre dall’altra parte Beatrice, Cardillo, Marinai e gli altri sono praticamente ovunque. I rossoverdi arrivano dalle parti di Vecchi tantissime volte, ma solo l’imprecisione degli attaccanti non permetterà agli uomini di Viciani di regalare la gioia più grande al Libero Liberati, e finisce 0-0 una sfida contro una squadra che nella giornata precedente aveva rifilato quattro gol al Palermo, in quella successiva addirittura nove all’Atalanta. Rocco dirà che quel punto era effettivamente troppo rispetto a quello che aveva mostrato il Milan in partita.

Alla seconda apparizione al Liberati arriva la vittoria: 2-0 al Bologna, a novembre la squadra è addirittura a due punti dalla zona Uefa, ma lentamente i ritmi di gioco di Viciani, ben più dispendiosi rispetto al catenaccio e contropiede portano effetti negativi su una rosa non eccelsa. Certo, Viciani ha anche il merito di scovare perle come il giovanissimo Franco Selvaggi, ma se il girone di andata chiuso a 11 punti lasciava intravedere la possibilità di salvarsi, quello di ritorno, in cui la squadra ne fa soltanto 4 segna la fine di quel sogno. La Ternana in A ci tornerà subito con Enzo Riccomini, Viciani invece andrà al Palermo di Renzo Barbera, arrivando dalla B a giocare la finale di Coppa Italia contro il Bologna, perdendo ai rigori. “Hanno vinto i poteri forti: quella Coppa doveva vincerla il Palermo e la mia carriera sarebbe cambiata”, dirà poi. Il suo “gioco corto” infatti in A non è mai più arrivato, ma a Terni è tornato altre due volte. Da questo mondo è andato via nel 2014. Ma provate ad andare a Terni e parlare di tiki-taka.

  • Mi Piace 1
  • Grazie 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/06/ti-ricordi-la-ternana-di-viciani-il-precursore-del-tiki-taka-nellitalia-che-viveva-di-catenaccio/6927014/

 

Mi pareva non vi fosse il link e l'ho aggiunto, ho sbagliato

Vabbè, repetita iuvant 😊

 

Modificato da chetestraceki

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Fonte:

http://www.dajemo.it/content/intervista-franco-liguori

 

post: Album figurine di calcio

 

Franco Liguori
Un qualsiasi pomeriggio domenicale dell’autunno del 1965: sul campo di Viale Brin, per tutti i ternani “La Pista”, undici uomini affrontano altrettanti avversari. Tra coloro che vestono quelle maglie così affascinanti, dai colori sgargianti rosso e verde, c’è un giovane calciatore che corre per tutto il campo con una forza e lucidità che ha quasi dell’incredibile! E’ un ragazzo cresciuto in formazioni minori della città ma che solo due anni prima era stato acquistato con la speranza di vederlo un giorno in prima squadra. Promessa mantenuta, il suo nome è Franco Liguori.
Liguori nasce a Napoli nel 1946, ma giovanissimo si trasferisce a Terni, dove al papà, ufficiale dell’Esercito, gli era stato affidato il comando della Scuola Allievi Armatori.
La passione per il calcio già lo aveva preso da tempo, come accadeva un po’ a tutti i bambini di quel periodo, ed appena arrivato nella nostra città trova il modo di iscriversi ad una società sportiva locale, da dove inizia una trafila, prima con la Società “Sole Nascente” e quindi con la “Virtus Terni”, che lo porta presto alle attenzioni dei dirigenti della Ternana, che riescono ad acquistarlo con uno sforzo economico non indifferente per quell’epoca.
Anche qui inizia con la squadra Juniores, dove mette in mostra tutto il suo valore, realizzando una valanga di goal.                L’esordio in prima squadra in una gara ufficiale avviene nel campionato di serie C 1965-’66, con alla guida Mister Caciagli prima, e Cioni poi. Un campionato che vede la Ternana piazzarsi al terzo posto.
Le stagioni che seguono portano Liguori ad affermarsi sempre più, in campionati che vedono la Ternana piazzarsi sempre in buone posizioni. Ma soprattutto nel campionato 1967-’68 è uno degli artefici principali della promozione in serie B della squadra rossoverde, con alla guida il mitico “Maestro” Corrado Viciani.
La carriera sempre in crescendo lo vede protagonista con la maglia delle Fere nelle due stagioni di serie B successive, al punto che diverse squadre di serie A lo cominciano a seguire.     E’ il Bologna ad assicurarsi le sue prestazioni nella stagione 1970-’71, dove ha modo di mettersi in luce, al punto tale che comincia ad interessarsi a lui anche il CT della Nazionale.
Ma il destino è spesso amaro, e dietro l’angolo, nel momento che tutto sembra girare a meraviglia, ecco arrivare un gravissimo infortunio, che lo porta alla sospensione della carriera, anche se poi tornerà a giocare ancora con la maglia del Bologna, e poi con quelle di Foggia e Brindisi.                                                                                            Un maledetto pomeriggio di Gennaio 1971, nel tempio del calcio, a San Siro di Milano, uno scontro di gioco con il milanista Romeo Benetti risulterà essere l’inizio di un calvario che lo avrebbe estromesso per sempre dal grande calcio.  
Successivamente inizierà una carriera come allenatore che lo vedrà in piazze importanti, fino ad entrare nel giro della Nazionale Italiana Under 21.
Negli anni ’90 fonda la “Scuola Calcio Franco Liguori- A.S.D Terni Est”, di cui ancora oggi è il Direttore Responsabile.
Oggi vive a Terni, dove segue ancora con tanta passione di tifoso le sorti della squadra rossoverde.
1)  Signor Liguori, c’è un momento chiave che ricorda della sua infanzia, che è decisivo per la sua scelta di voler diventare un calciatore? 
Mio padre, che era un militare di carriera, quando io ero ancora un dodicenne, venne trasferito a Verona e nella sua Compagnia aveva due calciatori dell’Hellas Verona, Società che all’epoca militava in serie A: i fratelli Stefanini. Grazie a loro cominciai la domenica a fare il raccattapalle per conto della Società scaligera. Fu proprio in quel modo che mi innamorai del calcio. Ma il momento per me più emozionante fu quando mio padre, che era sempre stato un po’ restio a farmi giocare a calcio, mi regalò un pallone. Me ne innamorai così tanto che veramente ci andavo anche a dormire la sera! 
2) La sua famiglia l’aiutò nella sua passione per il calcio o ne subì la sua ferma determinazione?
Diciamo che non mi ostacolarono, però ad un patto molto chiaro: prima dovevo pensare allo studio e solo dopo potevo pensare a giocare a calcio. Nonostante questo però, ricordo che appena avevo la possibilità di uscire da casa, il primo pensiero era quello di correre in cortile a giocare con i miei amici, dove ingaggiavamo epiche “battaglie” tra la squadra dei figli degli ufficiali contro quella dei figli dei sotto-ufficiali!
3) Chi erano i suoi idoli calcistici da bambino? Aveva i loro poster nella sua cameretta?
Il mio idolo, visto che ero milanista, era Gianni Rivera, anche se in quegli anni era all’inizio della sua carriera. Ammiravo tantissimo anche lo juventino Omar Sivori e, vivendo a Verona, il gialloblù Osvaldo Bagnoli. Però non avevo dei poster di calciatori nella mia cameretta, dato che all’epoca non era così facile come oggi.
4) Lei è arrivato a Terni alla fine degli anni ’50 che era un bambino. Che ricordi ha della città di allora?
Venivo da una grande città come Verona, dove avevo avuto modo di seguire la squadra cittadina che militava in serie A. Grazie anche al fatto che avevo conosciuto alcuni giocatori della squadra, che svolgevano il servizio militare alle dipendenze di mio padre. Quando arrivai a Terni trovai una città ancora in fase di ricostruzione, ed ovviamente una città molto più piccola di Verona, con una realtà industriale che non avevo conosciuto nella città scaligera.
5) Arrivò alla Ternana dopo esser passato da due altre società calcistiche della città. Come fu l’impatto con la nuova realtà?                                                                  
All’inizio fu difficoltoso dato che non ero intenzionato ad andare a giocare con la Juniores della Ternana, perché con la Virtus  giocavo in Promozione ed avevo realizzato un gran numero di goal, giocando nel ruolo di centravanti. Quindi dopo un primo momento di adeguamento mi inserii molto bene con i miei compagni, al punto che riuscimmo a vincere il campionato regionale, con successiva fase finale nazionale a Cividale del Friuli e Pordenone.
6) L’esordio ufficiale in maglia rossoverde della prima squadra avvenne nel campionato 1965-’66 (Pistoiese-Ternana 0-0, il 19-09-1965). Che ricordi ha di quella partita?
Ovviamente ricordo l’emozione al momento di entrare in campo, come credo sia normale in questi casi. Emozione che poi è sparita appena l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio e da quel momento ho solo pensato a fare del mio meglio. 
Ma il timore più grande per me, era quello di essere cosciente del fatto che entravo a far parte di un organico dove c’erano dei compagni più anziani e molto più esperti di me, come Benedetti, Scandola, Vecchiato, Bonassin, Nicolini, Germano: questo mi intimoriva veramente!
7) Proprio in quella stagione realizza anche il suo primo goal con la Ternana (Ternana-Lucchese Libertas 3-1, il 24-04-1966). Ricorda le emozioni di quel giorno?
Il primo goal, come il primo amore, non si dimentica mai! Ricordo soprattutto la soddisfazione nel vedere il pubblico ternano gioire per quel goal e per quella vittoria. Se ci si pensa, questa è l’essenza del gioco del calcio!
😎 Allenatore di quella Ternana era Mister Caciagli. Che tipo di allenatore è stato per il giovane calciatore Liguori?            
Fu il primo allenatore professionista con cui ho avuto modo di lavorare. Era una persona molto seria e professionalmente preparata, anche se con un carattere molto severo.
9) Il campionato 1967-’68 probabilmente fu il più esaltante della sua carriera in rossoverde. Mi può raccontare che  ricordo ha di quella promozione?
Fu un campionato esaltante, anche se le prospettive iniziali non erano sicuramente delle migliori a causa dell’inserimento della Ternana nel girone meridionale della serie C anziché in quello centrale, dove aveva giocato nei 3 campionati precedenti. Sicuramente un girone molto più difficile da affrontare per le condizioni ambientali in cui spesso si doveva giocare, al punto tale che due giocatori appena acquistati (Goffi e Grilli) decisero di rescindere il contratto e tornare alle squadre di provenienza.
Certamente un campionato molto duro e che si risolse solo all’ultima giornata in quel di Salerno, dove con un pareggio avemmo la certezza matematica della vittoria del campionato. 
Ricordo ancora l’emozione nel ritornare in città da Salerno, dove già ad Orte c’erano centinaia di tifosi che ci scortarono fino in città, dove iniziarono i festeggiamenti che proseguirono per settimane.
10) Il campionato successivo (1968-’69), quello di serie B dopo venti anni dall’ultima volta, fu l’ultimo giocato al campo di Viale Brin. Per l’occasione vennero fatti dei lavori di ammodernamento, con le due curve molto più grandi e capienti e con i tifosi vicinissimi al campo di gioco. Quanta forza vi dava il tifo rossoverde quando scendevate in campo? 
Era una cosa indescrivibile! Il pubblico era a un metro dalla porta e questo significava uno stimolo incredibile per Germano, il nostro portiere, ma soprattutto “un inferno” per il portiere avversario, dato che i tifosi facevano spesso di tutto per infastidirlo, con vari mezzi, come suonare le rumorosissime trombe o battere sulle tavole dei gradoni degli spalti, producendo un rumore assordante. 
Giocare in quel campo è stato veramente appassionante e sono rammaricato per la triste fine che gli è stata riservata, una cosa secondo me inconcepibile! Ogni volta che passo lì davanti ho una fitta al cuore e mi giro dall’altra parte, tanta è la tristezza nel vedere come è ormai ridotto.
11) In quella stagione lei fu il protagonista indiscusso in una delle partite che ancora oggi i tifosi ricordano con più emozione. Infatti il 03-11-1968 a Terni arrivava la Lazio, la formazione super-favorita nei pronostici per la promozione in serie A, ma lei con la sua doppietta ruppe le uova nel paniere dei sogni biancocelesti (Ternana-Lazio 2-0). Cosa ricorda di quella giornata entusiasmante?
Un ricordo indelebile! Di quella giornata ricordo ogni piccolo particolare, anche i passaggi fatti tra noi giocatori rossoverdi.
La Lazio, di Chinaglia e Wilson, in quella stagione era la squadra favorita per la vittoria finale del campionato e arrivò a Terni con la convinzione di fare della Ternana la vittima sacrificale, prendendo anche in giro l’intero ambiente rossoverde, con frasi del tipo “andiamo a vincere al campetto”.
Questo fatto ci diede una spinta maggiore e giocammo con tutta la forza di cui eravamo capaci. I miei due goal arrivarono su dei cross laterali di Cardillo, che fece letteralmente impazzire gli avversari sulla sua fascia destra, ed io riuscii a buttare dentro la palla, con una soddisfazione enorme da parte mia ed ovviamente di tutto l’ambiente, nonostante avessi subito precedentemente un infortunio ad un occhio dopo un calcione di Governato.
Dopo quella doppietta i romanisti cominciarono a prendere in giro i cugini della Lazio con la battuta, entrando nei bar: “Due Liguori per favore!”
12) Che rapporto c’era con la tifoseria in quel periodo?
In quel periodo il rapporto con i tifosi era veramente di complicità. Un rapporto costante, dato che spesso noi calciatori frequentavamo bar e ristoranti della città, in particolare nella zona di Piazza Valnerina, che all’epoca era un po’ il fulcro della tifoseria. Vivevamo veramente in simbiosi con i tifosi.
13) Nel campionato 1969-’70 venne ceduto al Palermo in serie A, ma dopo poco fu costretto a fare ritorno a Terni. Mi racconta cosa successe?  
 
Successe che il Palermo, Società  di serie A, non aveva pagato la fidejussione per alcuni giocatori acquistati, tra i quali c’era anche il sottoscritto. Quindi dovetti rientrare alla Società di appartenenza. Fu in quel momento che dovetti prendere una decisione importante per la mia carriera calcistica, perché fui messo di fronte ad una scelta che avrebbe poi potuto condizionare il mio avvenire. Il Presidente Dott. Manini e il vice-Presidente Taddei mi informarono correttamente che ero stato acquistato dal Verona, sempre in serie A, e che se avessi voluto sarei potuto andare immediatamente. Però con il mio rientro a Terni, Landoni, che era stato inserito nel contratto del mio trasferimento al Palermo, dovette rientrare, lasciando così la Ternana senza un centrocampista di ruolo. A quel punto decisi di rimanere a Terni, con la formula del prestito,  perché se io avessi lasciato, la Ternana avrebbe avuto una carenza di organico nel mio ruolo. Una scelta fatta sicuramente con il cuore e certo non con il portafoglio!
14) Proprio in quella sua ultima stagione in maglia rossoverde si tolse anche la soddisfazione di realizzare una rete nel derby del Santa Giuliana (Perugia-Ternana 1-1, 05-04-1970). Ricordi particolari di quella giornata?
In quegli anni frequentavo l’Università a Perugia e spesso ero oggetto di scherzi da parte dei miei compagni di Facoltà perugini, vista la mia militanza in rossoverde. Ovvio che la soddisfazione fu grandissima quando il giorno dopo di quel derby mi presentai in Facoltà e tutti loro dovettero subire le mie parole di scherno!
Quando successivamente sono tornato a Perugia da avversario, nella mia carriera di allenatore, i tifosi biancorossi ancora ricordavano quel goal e spesso sono stato oggetto di cori non certo amichevoli.
15) Nei suoi anni in casacca rossoverde ha avuto diversi allenatori, compreso Corrado Viciani? Mi spiega la differenza tra loro, per quanto riguarda l’aspetto tecnico ed umano?
Dopo Caciagli arrivò alla guida della squadra Cioni che avevo già avuto nel settore giovanile. L’anno seguente arrivò Nay e quindi nel 1967-’68 Mister Viciani, con il quale vincemmo il campionato di serie C e partecipammo con lui l’anno successivo a quello di serie B. L’ultimo anno a Terni l’allenatore fu Mister Pinardi che si dimise dopo poche partite e al suo posto subentrarono Montanari e Fortini, quest’ultimo facente già parte del settore giovanile. 
Di Cioni ho un buon ricordo perché fu proprio con lui che iniziai a giocare in maniera costante. Di Nay invece il ricordo non è molto sentito dato che con lui non ci fu mai un grosso feeling. Alla fine di quel campionato la Società mi propose di andare alla Torres, che io però rifiutai, e per questo motivo venni messo fuori rosa. Fu proprio grazie a Mister Viciani che venni  reinserito in prima squadra. Con lui invece il feeling fu ottimo dato che era un allenatore molto preparato, con idee sicuramente innovative, al punto che con lui vincemmo subito il campionato ed approdammo in serie B. Era sicuramente all’avanguardia, tanto che ancora oggi se ne parla come colui che inventò il famoso “gioco corto”.
16) L’anno successivo approdò finalmente in serie A, a Bologna. Continuava una carriera sempre in crescendo. Poi quel “maledetto” pomeriggio nebbioso, a Milano……
Vuole raccontare che successe e cosa rappresentò per lei?
 
L’estate del 1970 fu per me un momento importante per la mia vita privata, dato che mi sposai. Andai in viaggio di nozze a Riccione per avere la possibilità di stare vicino a Bologna dato che sapevo della trattativa in atto tra il Verona ed il Bologna. Venni quindi a sapere del mio trasferimento al Bologna con molta soddisfazione. Ero finalmente in serie A, in una piazza prestigiosa. L’allenatore Fabbri mi aveva inserito nella squadra e giocavo costantemente, vincendo anche la Coppa Italo-Inglese contro il Manchester City. Ricevetti la telefonata dal CT della Nazionale Valcareggi, per la partita con la Svizzera. Ma prima di quella partita il mio Bologna doveva giocare a San Siro contro il Milan. In una fase di gioco un intervento “abbastanza rude” di Benetti mi causò la rottura di tutti i legamenti del ginocchio destro. All’epoca una cosa del genere comportava molto spesso la fine della carriera. Nel mio caso per fortuna non fu così perché andando ad operarmi a Lione da uno dei migliori specialisti d’Europa, mi permise di ritornare a giocare, e dopo 6 mesi tornai in campo, nella partita contro il Napoli.
17) In seguito a quell’episodio la sua carriera prese purtroppo un’altra direzione. Quanto rammarico c’è ancora?                                                                                    Ho giocato ancora due anni nel Bologna, poi nel Foggia in prestito, ancora in serie A, quindi sono a tornato a Bologna ed a metà stagione sono stato ceduto al Brindisi in serie B, dove ho militato per due anni. 
Il rammarico consiste nel fatto che quell’incidente non mi permise di sapere dove sarei potuto arrivare nella mia carriera calcistica.
18) Dopo l’esperienza Bologna la sua carriera continuò in società di serie A e B. Erano gli anni ’70 e la Ternana militava in quella categoria. Non le è mai capitata l’opportunità, o avuto comunque il desiderio, di tornare a vestire la maglia delle Fere?
Non è che io non avessi quel desiderio ma il fatto fu che la Ternana non mi volle. Addirittura la Società prima mi prospettò il ritorno in maglia rossoverde e per questo motivo io acquistai il mio cartellino alla cifra di dieci milioni di lire, il prezzo di un appartamento all’epoca, poi mandò tutto all’aria!
Per la delusione di questo comportamento decisi così di chiudere la mia carriera di calciatore.
Una ferita ancora non rimarginata! E purtroppo non l’unica da parte della Ternana. 
19) Una volta chiuso con il calcio giocato lei inizia una lunga carriera di allenatore che la porterà a sedersi su molte panchine d’Italia. Come giudica oggi questa esperienza?
Un’esperienza fantastica, probabilmente la più bella della mia carriera nel mondo del calcio. Credo di essere nato allenatore, tanto mi piaceva! Dedicavo 24 ore su 24 del mio tempo alla squadra che allenavo e la cosa più appagante era il rapporto che instauravo con i miei giocatori, con moltissimi dei quali ancora sono in contatto.
Quando smisi con il calcio giocato la mia famiglia mi chiese cosa avessi intenzione di fare a quel punto della mia vita. Avevo la possibilità di entrare a lavorare in banca, però non ebbi dubbi e dedicai tutto me stesso alla professione di allenatore. Dopo tanti anni non ho nessun tipo di rammarico per la scelta che feci all’epoca.
Il ruolo dell’allenatore è molto più complicato di quello del calciatore. Quest’ultimo deve “solo” pensare a dare il massimo in campo, invece un allenatore ha mille aspetti da dover seguire: il rapporto con i giocatori, con i dirigenti, con i tifosi, ecc. Molto più impegnativo, ma anche per questo molto più soddisfacente.
20) Proprio nel ruolo di allenatore in seconda lei ricoprirà per tre stagioni questa carica nella Ternana, alla fine degli anni ’70, con i mister Marchesi, Ulivieri e Santin. Un’esperienza dove per lei prevalse più l’amore per la maglia o la voglia di emergere in quel ruolo, od entrambi?
Naturalmente la soddisfazione di iniziare la mia nuova carriera nella Ternana era grande, ma io avevo tutta l’intenzione soprattutto di fare l’allenatore.
Fu Marchesi a volermi nella Ternana come suo vice e l’esperienza fu molto positiva. Molto meno con Ulivieri, il quale mi considerava pochissimo. 
21) Nella stagione 1992-’93 lei farà ritorno sulla panchina rossoverde per undici partite in qualità di allenatore titolare, subentrando a Mister Claguna, a sua volta poi sostituito dallo stesso. Purtroppo quella fu una stagione maledetta con una Società in dissolvimento. Che esperienza ne trasse come uomo e come professionista?
Tutto il discorso era cominciato nella stagione precedente perché quando Gelfusa rilevò la Ternana da Gambino la trattativa la feci io, visto che avrei dovuto assumere l’incarico di Direttore Generale e scelsi Clagluna come allenatore, con il quale c’era un rapporto di amicizia fin dai tempi della Sambenedettese negli anni ‘80. Andammo a Roma a firmare il contratto con Gelfusa, il quale mi offrì un contratto con una cifra più che generosa, ma in quella occasione Clagluna pretese che io, come Direttore Generale, non mi sarei mai dovuto far vedere al campo. A quel punto mi alzai e me ne andai lasciando tutti lì. Poi come andarono successivamente le cose ormai è storia.
Nella stagione successiva, dopo aver vinto il campionato di serie B, la Società fece dei contratti a diversi giocatori con cifre astronomiche ma i risultati furono quelli sotto gli occhi di tutti. Fu a quel punto che il Presidente Gelfusa mi cercò proponendomi la panchina, che io accettai molto volentieri, però feci l’errore di accettare la conferma dell’intero staff tecnico che c’era e questo si dimostrò poi un errore imperdonabile. 
Ad un certo punto, quando mi venne chiesto pure chi far scendere in campo, mi rifiutai ed al termine di quella partita (Ternana-Cremonese 1-2, il 17-01-1993) decisi di mollare: la misura era più che colma!
22) Nell’estate del 1993, dopo il fallimento societario del Presidente Gelfusa, lei si impegnò in tutte le maniere per salvare la Società. Ci vuol ricordare come si svolsero gli eventi che portarono purtroppo alla cancellazione dai campionati con successiva ripartenza dalla serie D?
Fui coinvolto da Pileri, cugino di mia moglie, il quale aveva intenzione di prendere la Ternana per salvarla e farla partecipare al campionato di serie C. Io avrei dovuto rivestire, anche in questo caso, il ruolo di Direttore Generale e presi Tobia come allenatore e Janich come Direttore Sportivo, con il quale andammo a Milano per il mercato estivo. 
A quel punto però ci fu l’ingresso in Società di personaggi non molto graditi dal sottoscritto e cominciai ad avere dei forti dubbi sul proseguimento di quell’impegno preso. Pochi giorni dopo mi arrivò una lettera di Pileri che mi diceva che la Società era stata ceduta all’imprenditore Fedeli, il quale decise di farmi fuori. 
Fu in questo modo che finì la mia avventura in rossoverde.
23) Dal 1996 al 2005 lei entrerà anche a far parte della Nazionale Under 21, prima come assistente dell’allenatore e poi come osservatore. Che esperienza è stata questa per lei? 
Un’esperienza fantastica! Io vivevo lo spogliatoio ed il campo durante i raduni e le partite, mentre durante la settimana andavo a vedere le partite di serie A e B, in Italia ed in Europa, per osservare i giovani più interessanti. In quei dieci anni ho collaborato con i diversi mister che si sono succeduti sulla panchina: Giampaglia, Tardelli e Gentile. 
Ho partecipato anche a due Olimpiadi, a Sydney (Australia) nel 2000 e ad Atene (Grecia) nel 2004.
24) Sempre nel 1996 lei fonderà nella nostra città la “Scuola Calcio Franco Liguori- A.S.D Terni Est”, di cui ancora oggi è il Direttore Responsabile. Si può senz’altro dire che ha il polso della situazione per quanto riguarda il calcio giovanile odierno. Come e quanto è cambiato da quello dei suoi tempi? Pregi e difetti: dove si può migliorare?
Il mondo del dilettantismo è completamente diverso da quello del professionismo. Il problema spesso non sono i bambini ma sempre più spesso i loro genitori, i quali non vedono il calcio come un modo per far divertire i propri figli ma piuttosto per vederli sempre protagonisti, non accettando così la panchina o l’esclusione per qualche minuto in più dal campo di gioco.
Io ho sempre seguito una linea di condotta per cui ad inizio stagione parlo chiaro con i genitori su questo aspetto e di conseguenza ho spesso prevenuto tali problematiche.
A questo c’è da aggiungere che a volte può capitare anche di avere delle incomprensioni con gli allenatori di questi bambini, i quali si sentono degli allenatori “arrivati”, creando ulteriori problemi.
Tutto questo un tempo invece non accadeva perché era sufficiente avere un piccolo spazio per poter dare quattro calci ad un pallone per far felice un bambino.
25) Oggi, a quasi 50 anni dal suo addio come calciatore alla maglia delle Fere, qual è il primo pensiero che le viene in mente quando sente nominare la parola “Ternana”?
In questi ultimi anni mi sono molto distaccato rispetto alla Società e quello che mi rimane sono solo i ricordi ed il buon rapporto con molti tifosi dell’epoca. Fino a qualche anno fa a noi ex-calciatori rossoverdi residenti a Terni e circondario veniva offerto l’abbonamento, grazie all’interesse della Signora Manini, all’epoca Responsabile alle Relazioni Esterne della Società. Oggi questo non accade più. 
Tutto questo mi dà la triste sensazione di essere stati dimenticati e che quello che abbiamo fatto noi calciatori della Ternana di 50 o 40 anni fa sia caduto nell’oblio. 
Veramente molto triste.
http://www.dajemo.it/content/intervista-franco-liguori#
 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

×

Informazione Importante

Usando questo sito acconsenti ai nostri Termini D'uso. Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.