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NINNI

Risorgimento e identità nazionale

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Nessuno nega che nel movimento risorgimentale ci fu una fortissima partecipazione popolare: dal 48 in poi tutta la penisola è scossa da rivolte contro i regimi dominanti. Si tratta appunto di ribellioni contro lo straniero, come nel caso dei lombardo-veneti, o contro regimi oppressivi e illiberali. L'idea di una unità italiana resta invece confinata agli intellettuali e ad alcuni settori della borghesia illuminata. L'Italia era stata divisa in staterelli per così tanto tempo da non poter avere né una lingua comune né usi e costumi simili. Io ho fatto il servizio militare negli anni ottanta e vi assicuro che capirsi con ragazzi provenienti dalle valli bergamasche o dall'entroterra pugliese o calabrese non era per niente semplice. La lingua è la prima cosa che identifica un popolo: pensate soltanto ai baschi che identificano la loro nazione come "Euskal Herria" (Paese della lingua basca). 

Cacafocu ha ragione quando dice che ci fu una forte partecipazione popolare alle rivolte ma che questi rivoltosi pensassero in quel momento all'ITALIA o avessero una coscienza unitaria è quantomeno azzardato pensarlo. 

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15 minuti fa, NINNI ha scritto:

Nessuno nega che nel movimento risorgimentale ci fu una fortissima partecipazione popolare: dal 48 in poi tutta la penisola è scossa da rivolte contro i regimi dominanti. Si tratta appunto di ribellioni contro lo straniero, come nel caso dei lombardo-veneti, o contro regimi oppressivi e illiberali. L'idea di una unità italiana resta invece confinata agli intellettuali e ad alcuni settori della borghesia illuminata. L'Italia era stata divisa in staterelli per così tanto tempo da non poter avere né una lingua comune né usi e costumi simili. Io ho fatto il servizio militare negli anni ottanta e vi assicuro che capirsi con ragazzi provenienti dalle valli bergamasche o dall'entroterra pugliese o calabrese non era per niente semplice. La lingua è la prima cosa che identifica un popolo: pensate soltanto ai baschi che identificano la loro nazione come "Euskal Herria" (Paese della lingua basca). 

Cacafocu ha ragione quando dice che ci fu una forte partecipazione popolare alle rivolte ma che questi rivoltosi pensassero in quel momento all'ITALIA o avessero una coscienza unitaria è quantomeno azzardato pensarlo. 


la lingua, o meglio un “dialetto” è una delle poche cose che può provare a definire una identità... più dei confini geografici che sono politici 

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rispondo a caca 🔥 e dico che i ternani erano molto contrariati dall'unità d'Italia in quanto prima con il papa non si pagavano molte tasse e soprattutto non si andava a fare il militare mentre, cito testualmente Sandro Portell in "Biografia di una città" l'unico obbligo che ci avevi era quello di andare a messa.

Libro che ogni buon ternano dovrebbe aver letto, la storia di Terni tramite interviste e testimonianze orali dal 1880 al 1980, inizia con la Terni preidustriale e finisce con le interviste ai freak.

 

Modificato da Lu Trejo

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Forse ragazzi non ci siamo capiti. L'ho scritto anche nel topic sulla Brexit. Io ho contestato principalmente le affermazioni di chi ha scritto che il Risorgimento fu una serie di "guerricciole tra staterelli" e confinato il movimento di formazione dell'Italia in una specie di associazione di pochi intellettuali che decidono che è il caso di farsi uno Stato in proprio.

Che poi, come ho scritto, il pastore abruzzese manco sapesse da che parte fosse Bolzano o Siracusa questo lo dò per scontato. Ma nelle grandi città e già nelle classi medie della popolazione della penisola (chiamiamola così) dal 48 in poi comincia a formarsi uno spirito collettivo identitario e nazionale.

Quando lo Stato Pontificio, cioè Pio IX (e rispondo la @Lu Trejo) manda due divisioni guidate da Durando a fare la prima guerra d'indipendenza, una di esse è composta da VOLONTARI...non da soldati di leva...che poi lu ternano storcesse lu nasu va bene....ma i romani volontari lo erano perchè l'idea di fondo era fare lo Stato d'Italia, magari il Regno Italico stile Napoleone, ma quello era.

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18 ore fa, Cacafocu ha scritto:

magari il Regno Italico stile Napoleone, ma quello era.

magariper quei volontari la Confederazione degli stati italiani presieduta dal Papa , come era l'idea dell'Unione Doganale del 1847.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lega_doganale

comunque la situazione era complessissima e dentro le capocce era impossibile farsi un idea di cosa ci fosse, io in generale ritego che la stragrande maggioranza fosse per lo status quo, in fatti ( ma è solo un idea personale) il menefreghismo italiano ( quando non il furto) della cosa pubblica risale a quel concetto cioè "lo stato nuovo imposto dai piemontesi non è la nostra collettività di prima ergo non lo rispetto."

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Il 4/1/2021 Alle 14:50, NINNI ha scritto:

Nessuno nega che nel movimento risorgimentale ci fu una fortissima partecipazione popolare: dal 48 in poi tutta la penisola è scossa da rivolte contro i regimi dominanti. Si tratta appunto di ribellioni contro lo straniero, come nel caso dei lombardo-veneti, o contro regimi oppressivi e illiberali. L'idea di una unità italiana resta invece confinata agli intellettuali e ad alcuni settori della borghesia illuminata. L'Italia era stata divisa in staterelli per così tanto tempo da non poter avere né una lingua comune né usi e costumi simili. Io ho fatto il servizio militare negli anni ottanta e vi assicuro che capirsi con ragazzi provenienti dalle valli bergamasche o dall'entroterra pugliese o calabrese non era per niente semplice. La lingua è la prima cosa che identifica un popolo: pensate soltanto ai baschi che identificano la loro nazione come "Euskal Herria" (Paese della lingua basca). 

Cacafocu ha ragione quando dice che ci fu una forte partecipazione popolare alle rivolte ma che questi rivoltosi pensassero in quel momento all'ITALIA o avessero una coscienza unitaria è quantomeno azzardato pensarlo. 

2 cose: 1, come mai sto topic? (forse mi sono perso qualcosa) 😁

2, sul neretto dico la mia, non fosse altro che su questi temi ci ho dedicato alcuni anni di ricerca. 

Si, la cosa in estrema sintesi può essere riassunta anche come dice Ninni.

Riporto solo alcuni elementi a sostegno della tesi, che secondo me permettono di inquadrare il fenomeno:

- È ampiamente documentato che la partecipazione popolare ai moti (1820 e 1848) fu limitata solo ad alcuni episodi, e soprattutto dettata dalla crisi economica. Le battaglie principali contro gli austriaci furono combattute dagli eserciti dei vari stati, aiutati dai volontari, che erano composti in larga parte da borghesi e nobili. 

- Le idee liberali che caratterizzarono i moto erano condivise da borghesia, alcuni nobili, possidenti, ma non di certo dalle masse popolari urbane o rurali. 

- La larghissima parte della popolazione aveva ben altri pensieri rispetto all'unità nazionale: la maggioranza della popolazione viveva in zone rurali, era impiegata in agricoltura, ed era analfabeta. 

- Solo una ristretta èlire era davvero interessata all'unità nazionale e ne capiva i motivi, basti vedere i nomi e le estrazioni sociali di coloro che parteciparono ai moti e che ebbero incarichi di governo nel neonato regno d'Italia, sia al livello nazionale, che a livello locale. 

- Senza le argute manovre intessute dall'èlite piemontese (aiutata da alcune favorevoli congiunture) non ci sarebbe stata alcuna unità. 

- Negli stati italiani (e non solo) vigevano suffragi censitari molto ristretti: ciò significa che votava (e che era interessata e partecipe delle questioni politiche) soltanto un ristrettissima parte della popolazione. In Italia, fino al 1882 aveva il diritto di voto appena il 2% della popolazione! E sempre lo stesso 2% poteva candidarsi alle elezioni. 

- L'impresa del 1000 fu possibile anche grazie al sostegno delle èlites agrarie del Regno delle Due Sicilie. Le masse siciliane, invece, ebbero forti attriti coi garibaldini, proprio perché a loro premeva la questione della terra, e non di certo le questioni legate all'unità nazionale.

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Il 4/1/2021 Alle 15:36, Cacafocu ha scritto:

Forse ragazzi non ci siamo capiti. L'ho scritto anche nel topic sulla Brexit. Io ho contestato principalmente le affermazioni di chi ha scritto che il Risorgimento fu una serie di "guerricciole tra staterelli" e confinato il movimento di formazione dell'Italia in una specie di associazione di pochi intellettuali che decidono che è il caso di farsi uno Stato in proprio.

Che poi, come ho scritto, il pastore abruzzese manco sapesse da che parte fosse Bolzano o Siracusa questo lo dò per scontato. Ma nelle grandi città e già nelle classi medie della popolazione della penisola (chiamiamola così) dal 48 in poi comincia a formarsi uno spirito collettivo identitario e nazionale.

Quando lo Stato Pontificio, cioè Pio IX (e rispondo la @Lu Trejo) manda due divisioni guidate da Durando a fare la prima guerra d'indipendenza, una di esse è composta da VOLONTARI...non da soldati di leva...che poi lu ternano storcesse lu nasu va bene....ma i romani volontari lo erano perchè l'idea di fondo era fare lo Stato d'Italia, magari il Regno Italico stile Napoleone, ma quello era.

Peró il Papa ritiró il grosso delle truppe. 

Questa fu la mossa saliente: il papa non poteva andare contro una potenza cattolica come l'Austria. 

Comunque, Durando rimase con pochi altri a combattere con i veneti contro gli austriaci. 

Probabilmente aveva idee sinceramente liberali, lontane anni luce dai papalini. 

Dopo le ostilità del 1848, infatti, Durando rimase al servizio dei piemontesi. 

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17 ore fa, Lu Generale ha scritto:

2 cose: 1, come mai sto topic? (forse mi sono perso qualcosa) 😁

2, sul neretto dico la mia, non fosse altro che su questi temi ci ho dedicato alcuni anni di ricerca. 

Si, la cosa in estrema sintesi può essere riassunta anche come dice Ninni.

Riporto solo alcuni elementi a sostegno della tesi, che secondo me permettono di inquadrare il fenomeno:

- È ampiamente documentato che la partecipazione popolare ai moti (1820 e 1848) fu limitata solo ad alcuni episodi, e soprattutto dettata dalla crisi economica. Le battaglie principali contro gli austriaci furono combattute dagli eserciti dei vari stati, aiutati dai volontari, che erano composti in larga parte da borghesi e nobili. 

- Le idee liberali che caratterizzarono i moto erano condivise da borghesia, alcuni nobili, possidenti, ma non di certo dalle masse popolari urbane o rurali. 

- La larghissima parte della popolazione aveva ben altri pensieri rispetto all'unità nazionale: la maggioranza della popolazione viveva in zone rurali, era impiegata in agricoltura, ed era analfabeta. 

- Solo una ristretta èlire era davvero interessata all'unità nazionale e ne capiva i motivi, basti vedere i nomi e le estrazioni sociali di coloro che parteciparono ai moti e che ebbero incarichi di governo nel neonato regno d'Italia, sia al livello nazionale, che a livello locale. 

- Senza le argute manovre intessute dall'èlite piemontese (aiutata da alcune favorevoli congiunture) non ci sarebbe stata alcuna unità. 

- Negli stati italiani (e non solo) vigevano suffragi censitari molto ristretti: ciò significa che votava (e che era interessata e partecipe delle questioni politiche) soltanto un ristrettissima parte della popolazione. In Italia, fino al 1882 aveva il diritto di voto appena il 2% della popolazione! E sempre lo stesso 2% poteva candidarsi alle elezioni. 

- L'impresa del 1000 fu possibile anche grazie al sostegno delle èlites agrarie del Regno delle Due Sicilie. Le masse siciliane, invece, ebbero forti attriti coi garibaldini, proprio perché a loro premeva la questione della terra, e non di certo le questioni legate all'unità nazionale.

Perfetto. 

 

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19 ore fa, Lu Generale ha scritto:

2 cose: 1, come mai sto topic? (forse mi sono perso qualcosa) 😁

2, sul neretto dico la mia, non fosse altro che su questi temi ci ho dedicato alcuni anni di ricerca. 

Si, la cosa in estrema sintesi può essere riassunta anche come dice Ninni.

Riporto solo alcuni elementi a sostegno della tesi, che secondo me permettono di inquadrare il fenomeno:

- È ampiamente documentato che la partecipazione popolare ai moti (1820 e 1848) fu limitata solo ad alcuni episodi, e soprattutto dettata dalla crisi economica. Le battaglie principali contro gli austriaci furono combattute dagli eserciti dei vari stati, aiutati dai volontari, che erano composti in larga parte da borghesi e nobili. 

- Le idee liberali che caratterizzarono i moto erano condivise da borghesia, alcuni nobili, possidenti, ma non di certo dalle masse popolari urbane o rurali. 

- La larghissima parte della popolazione aveva ben altri pensieri rispetto all'unità nazionale: la maggioranza della popolazione viveva in zone rurali, era impiegata in agricoltura, ed era analfabeta. 

- Solo una ristretta èlire era davvero interessata all'unità nazionale e ne capiva i motivi, basti vedere i nomi e le estrazioni sociali di coloro che parteciparono ai moti e che ebbero incarichi di governo nel neonato regno d'Italia, sia al livello nazionale, che a livello locale. 

- Senza le argute manovre intessute dall'èlite piemontese (aiutata da alcune favorevoli congiunture) non ci sarebbe stata alcuna unità. 

- Negli stati italiani (e non solo) vigevano suffragi censitari molto ristretti: ciò significa che votava (e che era interessata e partecipe delle questioni politiche) soltanto un ristrettissima parte della popolazione. In Italia, fino al 1882 aveva il diritto di voto appena il 2% della popolazione! E sempre lo stesso 2% poteva candidarsi alle elezioni. 

- L'impresa del 1000 fu possibile anche grazie al sostegno delle èlites agrarie del Regno delle Due Sicilie. Le masse siciliane, invece, ebbero forti attriti coi garibaldini, proprio perché a loro premeva la questione della terra, e non di certo le questioni legate all'unità nazionale.

Il topic nasce da una discussione che era nata in "Brexit" e che stava andando decisamente off.

Condivido pienamente la tua analisi. Nel Risorgimento si fusero una serie di fattori diversissimi fra loro: una logica insofferenza verso lo straniero, una presa di coscienza della borghesia contro i privilegi ormai antistorici dei nobili, le rivalità fra le potenze europee che finirono per favorire il processo unitario. Ci furono alcune pagine eroiche e altre vergognose, grandi generali e generali ottusi e incapaci, intellettuali visionari e politici scaltri.

La famosa frase di D'Azeglio era semplicemente una constatazione: gli italiani come popolo si sono formati poi con le guerre mondiali, con la televisione, con l'emigrazione interna ma per concludere pienamente il processo sarà probabilmente necessario ancora parecchio tempo. 

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Il 5/1/2021 Alle 23:27, Lu Generale ha scritto:

Peró il Papa ritiró il grosso delle truppe. 

Questa fu la mossa saliente: il papa non poteva andare contro una potenza cattolica come l'Austria. 

Comunque, Durando rimase con pochi altri a combattere con i veneti contro gli austriaci. 

Probabilmente aveva idee sinceramente liberali, lontane anni luce dai papalini. 

Dopo le ostilità del 1848, infatti, Durando rimase al servizio dei piemontesi. 

No, Durando si arrese a Vicenza dopo 1 giorno di combattimenti (battaglia di monte Berico). Bello che aveva garantito almeno 8 giorni di resistenza!😁

Non era un grande generale, anzi...

 

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2 ore fa, Cacafocu ha scritto:

No, Durando si arrese a Vicenza dopo 1 giorno di combattimenti (battaglia di monte Berico). Bello che aveva garantito almeno 8 giorni di resistenza!😁

Non era un grande generale, anzi...

Certo che furono sconfitti, ma volevo dire che Durando rimase a combattere con gli insorti veneti insieme ad altri ex pontifici che, come lui, avevano contravvenuto all'ordine del Papa di ritirarsi. 

Sugli 8 giorni fu molto ottimista 😁...le forze austriache non solo erano in maggioranza, ma erano anche meglio equipaggiate e preparate. 

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