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Me pizzica me mozzica

Terni sempre più vecchia e multietnica

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I numeri della città: la popolazione tiene, ma solo per i flussi migratori

 

10.03.2017 - Al primo gennaio 2017 i residenti a Terni sono 111.455, aumentano gli anziani e gli stranieri che prendono la cittadinanza

 

 

(Ufficio Stampa/Acot) – Il numero dei residenti a Terni nel corso del 2016 è rimasto pressoché immutato, seppur con un ulteriore lieve calo di 46 unità rispetto all’anno precedente: al primo gennaio 2017 la popolazione a Terni è dunque di 111.455 residenti.

 

Tuttavia, come si legge nel comunicato sugli indicatori demografici a cura dei Servizi Statistici del Comune di Terni “per il terzo anno consecutivo i ternani continuano a diminuire riportando la città nella condizione di declino demografico iniziato già negli anni ‘80 e che si era temporaneamente arrestato, per oltre 15 anni, per effetto esclusivo dell’ondata migratoria di stranieri”.

 

“Se si scinde la popolazione in due componenti distinte, ovvero i cittadini italiani e gli stranieri, si osserva una tendenza opposta: la componente italiana decresce costantemente e si attesta ormai sotto i 100mila, mentre quella straniera continua a crescere. Gli stranieri sono oggi l’11,5% contro l’8,3% registrato a livello nazionale.

 

 

Sale il grado d’invecchiamento

 

Risultano negativi anche gli indicatori che misurano il grado di invecchiamento della popolazione.

 

“L’età media della popolazione ternana sale a 47,2 anni (due decimi in più rispetto alla stessa data del 2016) contro la media nazionale comunque alta di 44,9.

 

Oltre un ternano su quattro ha più di 65 anni. Si svuota sempre più la classe d’età 18-64, ovvero quella in età lavorativa.

 

 

Record negativo per le nascite

 

Altro elemento che viene posto in evidenza nell’analisi è il “record negativo di nascite nel 2016, soltanto 697 nati, 50 in meno dell’anno precedente, il valore più basso dal dopoguerra. Dei nuovi nati uno su quattro è straniero”.

 

 

 

In diminuzione il numero dei decessi

 

“Dopo il preoccupante picco registrato nel 2015 dovuto però a cause contingenti, diminuiscono nel 2016 i decessi. Nel corso del 2016 si sono registrati a Terni 1.361 morti 51 in meno dell’anno precedente, tra questi soltanto 12 sono stranieri”.

 

Il saldo naturale (nati-morti) risulta comunque essere negativo e pari a -664.

 

 

Saldo migratorio sempre in positivo

 

Ad arginarlo, evitando una diminuzione ancora più consistente del numero di residenti, ci pensa il valore positivo (+618) del saldo migratorio ovvero la differenza tra gli immigrati nel nostro comune (2.468) e chi invece ha deciso di emigrare (1.846). In particolare i flussi migratori con l’estero, tanto in ingresso quanto in uscita, continuano a rappresentare nel decennio in corso un importante fattore di crescita e di ricambio della popolazione, anche se con saldi migratori nettamente inferiori a quelli eccezionali del decennio precedente.

 

 

Molti stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana

 

Il rallentamento apparente della crescita del numero di stranieri, proprio degli ultimi anni, si deve in particolare, alle acquisizioni della cittadinanza italiana, una componente di bilancio che mostra nel tempo un’evoluzione notevole: nel 2014 sono state 263, nel 2015 471 e nel 2016 sono 469. Essendo l’immigrazione a Terni un fenomeno relativamente giovane, l’evoluzione crescente del numero di acquisizioni di cittadinanza è segno che stiamo entrando in una fase matura dell’immigrazione e che pertanto in futuro le acquisizioni di cittadinanza si prevedono in crescita. Per una buona parte le acquisizioni vengono ottenute da minorenni e da residenti con meno di 30 anni che, in molti casi neppure hanno mai vissuto direttamente un’esperienza migratoria cosa invece che hanno fatto i loro genitori.

 

 

Più immigrati dall’Africa e dall’Asia, meno dall’Europa

 

Per quanto riguarda le cittadinanze degli stranieri, vi è stato un notevole incremento degli iscritti provenienti dall’Africa ( +17% rispetto al 2015) e degli asiatici (+6%) mentre diminuiscono lievemente i flussi dal resto dell’Europa e dall’America meridionale.

 

 

 

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Terni conferma il dato nazionale....

 

Denatalità. Nascite al minimo storico. Il Forum delle famiglie: l'Italia muore

 

Nel 2016 dodicimila bimbi in meno rispetto all'anno precedente. In media ogni donna ha 1,34 figli. In sei anni triplicati gli italiani che hanno scelto di andare all'estero

 

Non è un paese per bambini l'Italia. La denatalità sembra essere una tendenza incontrovertibile. I dati Istat segnalano per il 2016 un alto drastico calo di nascite rispetto al 2015 che era assurto agli onori della cronaca per essere l'anno meno fecondo dall'unità d'Italia. Un nuovo record negativo insomma e tutto lascia immaginare che non sarà l'ultimo. Nel 2016 le nascite sono stimate in 474mila unità, circa 12mila in meno rispetto all'anno precedente. I decessi sono stati 608 mila, dopo il picco del 2015 con 648 mila casi, un livello elevato, in linea con la tendenza all'aumento dovuta all'invecchiamento della popolazione. Il saldo naturale (nascite meno decessi) registra nel 2016 un valore negativo (-134 mila) che rappresenta il secondo maggior calo di sempre, superiore soltanto a quello del 2015 (-162 mila).

Ogni donna ha in media 1,34 figli

 

La fecondità totale in Italia è scesa nel 2016 a 1,34 figli per donna, dagli 1,35 del 2015. Lo rileva l'Istat, segnalando che ciò non è dovuto a una reale riduzione della propensione alla fecondità, ma al calo delle donne in età feconda per le italiane e al processo d'invecchiamento per le straniere. Le straniere residenti in Italia hanno avuto in media 1,95 figli nel 2016 (contro 1,94 nel 2015), mentre le italiane sono rimaste sul valore di 1,27 figli, come nel 2015. Si conferma inoltre la propensione delle donne ad avere figli in età matura: l'età media al parto è di 31,7 anni.

Stabile la popolazione residente

 

Al 1 gennaio 2017 si stima che la popolazione residente in Italia sia di 60 milioni e 579mila; 86mila unità in meno rispetto all'anno precedente (-1,4 per mille). Nel 2016 il saldo naturale (nascite-decessi), negativo per 134 mila unità, e quello migratorio con l'estero, positivo per 135 mila unità, si equivalgono. Le ordinarie operazioni di assestamento e revisione delle anagrafi (saldo migratorio interno e per altri motivi) comportano un saldo negativo di 87mila unità. Secondo le stime relative al 2016, il calo della popolazione non si presenta in tutte le regioni. Le due regioni più popolose del Paese, Lazio e Lombardia, registrano - spiega l'Istat - un incremento del +1,3 e del +1,1 per mille rispettivamente. L'incremento relativo più consistente è quello ottenuto nella Provincia autonoma di Bolzano(+6,6 per mille) mentre nella vicina Trento si arriva appena al +0,3 per mille. Sopra la media nazionale (-1,4 per mille) si collocano anche l'Emilia-Romagna (+0,2 per mille) e la Toscana, quest'ultima tuttavia con un segno negativo del -0,5 per mille. Nelle restanti regioni, dove la riduzione di popolazione è più intensa, si è in presenza di un quadro progressivamente caratterizzato dalla decrescita che va dal Veneto (-1,9) alla Basilicata (-5,7).

 

L'età media è di 44,9 anni, gli italiani continuano ad invecchiare

 

Gli italiani continuano ad invecchiare, frutto del calo delle nascite, dell'allungamento della vita e dei flussi di immigrazione. I residenti hanno in media un'età di 44,9 anni, due decimi in più rispetto al 2016 (corrispondenti a circa due mesi e mezzo) e due anni esatti in più rispetto al 2007. Sotto il profilo dell'incremento, assoluto e relativo,che ha subito nel medesimo periodo la popolazione in età anziana, gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale (11,7 milioni nel 2007, pari al 20,1%). Nella piramide dell'età, i valori più bassi - continua l'Istat - che si rilevano nella classe 0-4 anni riflettono il calo delle nascite registrato negli ultimi cinque anni. Per rilevare una classe di nascita di consistenza numerica inferiore ai nati nel 2016 occorre risalire alla generazione dei nati nel 1936, ossia agli ottantenni di oggi. Ma sono soprattutto gli ultranovantenni a registrare un aumento sensibile: al 1 gennaio 2017 sono 727 mila.

Continua la fuga degli italiani all'estero: triplicati in sei anni

 

Continua la grande fuga all'estero degli italiani. Nel 2016, infatti, sono 115 mila i connazionali che si sono trasferiti fuori dai confini. Il numero di italiani che decidono di trasferirsi in un Paese estero cresce del 12,6% rispetto al 2015 ed è quasi triplicato in sei anni (40mila cancellati italiani nel 2010). Lo rende noto l'Istat nelle stime per il 2016 degli indicatori demografici.

 

 

Il Forum delle famiglie: «Il Paese sta morendo»

 

"Il Paese sta morendo. La politica, tutta, si dia una svegliata e faccia qualcosa. Come Forum più che ripeterlo ogni anno che passa, facendo anche proposte concrete che, puntualmente, restano inascoltate, non sappiamo più cosa fare": queste le parole di Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari.

 

"Siamo qui, come ogni anno - dice De palo - a commentare i preoccupanti e prevedibili dati Istat che confermano che lentamente l'Italia sta scomparendo. Se tutti gli schieramenti politici e le migliori forze del Paese non si mettono attorno a un tavolo e decidono di fare squadra per combattere questo preoccupante inverno demografico, non andiamo da nessuna parte".

 

"Da anni diciamo che senza un fisco a misura familiare è sempre più difficile per le famiglie mettere al mondo un figlio. Dove dobbiamo arrivare per prendere provvedimenti seri? Cosa deve ancora succedere? Non bastano questi dati? Facciamo una scommessa: il prossimo anno saremo di nuovo qui a commentare dei dati ancora peggiori di quelli di quest'anno. Senza famiglie e

senza figli non ci sarà mai anche una ripresa economica" conclude De Palo.https://www.avvenire.it/attualita/pagine/istat-nascite-al-minimo-storico-nel-2016

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I numeri della città: la popolazione tiene, ma solo per i flussi migratori

 

10.03.2017 - Al primo gennaio 2017 i residenti a Terni sono 111.455, aumentano gli anziani e gli stranieri

 

 

 

tutta colpa del mercato di gennaio de pagni

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Kiwi che bisogna fare?

fare figli non mi pare il periodo buono ..il fatto è che è il lavoro che manca e i pensionati continuano a lavorare (anche sopra le forze)

Se ci mettiamo a pensare i figli non li facciamo mai....

Metteremo sempre davanti la casa che non c'è...il lavoro che è precario....la paura del domani eccetera eccetera eccetera. Noi abbiamo 5 figli e in famiglia lavoro solo io. Eppure non ci è mai mancato niente, Me pizzica. La Provvidenza esiste! E non solo sotto forma economica.

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Per l'intanto ieri in tv hanno detto che la fertilità maschile è calata del 30/40 per cento dagli anni '70 ad oggi. Siamo avviati verso l'estinzione. Che bello... era ora.... 'stu Munnu fa schifo...

Modificato da Borgobellooooo!!!
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Per l'intanto ieri in tv hanno detto che la fertilità maschile è calata del 30/40 per cento dagli anni '70 ad oggi. Siamo avviati verso l'estinzione. Che bello... era ora.... 'stu Munnu fa schifo...

 

Il calo della fertilità maschile non ha alcun effetto sul proseguo della specie.

Quello che conta è la fertilità femminile.

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non è che i ternani non trombano in generale

non trombano per fare figli

 

sicuramente oggi un figlio è, con maggiori differenze rispetto al passato, una spesa anche e non tutti possono permettersela.

Figurarsi due o tre. Perchè se tutte le coppie fanno un figlio, la popolazione diminuisce, per tendere all'aumento ne andrebbero fatti 3 a coppia

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io vedo una differenza enorme tra la città dove lavoro, nonostante abbia meno abitanti, e la nostra.

 

la vedi proprio mentre esci e vai in giro. come età media e numero di giovani.

 

evidentemente c'è stato un periodo in cui lì si sono fatti più figli (e mi riferisco agli anni'90 e 2000) e da noi no.

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Se ci mettiamo a pensare i figli non li facciamo mai....Metteremo sempre davanti la casa che non c'è...il lavoro che è precario....la paura del domani eccetera eccetera eccetera. Noi abbiamo 5 figli e in famiglia lavoro solo io. Eppure non ci è mai mancato niente, Me pizzica. La Provvidenza esiste! E non solo sotto forma economica.

Allora famo cosi, io (licenziato da poco) faccio un figlio, due, tre e limanno a magnà a casa tua. Io comtinuo a dormì da mi madre e mi padre anche se l'idea de annà abità da solo e compramme casa prima che me licenziassero era concreta.

Se me vuoi pagà un eventuale mutuo fa pure eh..

  • Voto Positivo 1

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Allora famo cosi, io (licenziato da poco) faccio un figlio, due, tre e limanno a magnà a casa tua. Io comtinuo a dormì da mi madre e mi padre anche se l'idea de annà abità da solo e compramme casa prima che me licenziassero era concreta.

Se me vuoi pagà un eventuale mutuo fa pure eh..

manco ned flanders farebbe tanto! :D

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Negli anni 70 Terni quanti abitanti contava??

io vedo una differenza enorme tra la città dove lavoro, nonostante abbia meno abitanti, e la nostra.

la vedi proprio mentre esci e vai in giro. come età media e numero di giovani.

evidentemente c'è stato un periodo in cui lì si sono fatti più figli (e mi riferisco agli anni'90 e 2000) e da noi no.

al censimento del 1971 eravamo quasi 107mila.

a quell'anno, rispetto all'inizio del decennio precedente (quindi il 1961), siamo cresciuti quasi del 13%.

poi il crollo: dal 1981 al 1991 -3%, così come dal 1991 al 2001. infatti tra il 1981 e il 2001 abbiamo perso oltre 6 mila abitanti.

ovviamente tutto questo si ripercuote sulle classi di età: restano i più anziani (chi aveva un lavoro o una pensione), mentre chi non trova impiego se ne va o chi è precario non fa figli.

e quello che dice aghy trova infatti corrispondenza nei dati. negli anni 90 e 2000 oltre ai pochi figli, si sono avviate le prime emigrazioni, che non erano ancora bilanciate da arrivi massicci come avviene oggi.

oggi cresciamo solo grazie agli immigrati...fra qualche anno riusciremo certamente a vedere più giovani in giro per la città (i loro figli cresciuti)...la sfida sarà a farli sentire ternani...e sarà durissima considerata la profonda crisi identitaria della città.

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al censimento del 1971 eravamo quasi 107mila.

a quell'anno, rispetto all'inizio del decennio precedente (quindi il 1961), siamo cresciuti quasi del 13%.

poi il crollo: dal 1981 al 1991 -3%, così come dal 1991 al 2001. infatti tra il 1981 e il 2001 abbiamo perso oltre 6 mila abitanti.

ovviamente tutto questo si ripercuote sulle classi di età: restano i più anziani (chi aveva un lavoro o una pensione), mentre chi non trova impiego se ne va o chi è precario non fa figli.

e quello che dice aghy trova infatti corrispondenza nei dati. negli anni 90 e 2000 oltre ai pochi figli, si sono avviate le prime emigrazioni, che non erano ancora bilanciate da arrivi massicci come avviene oggi.

oggi cresciamo solo grazie agli immigrati...fra qualche anno riusciremo certamente a vedere più giovani in giro per la città (i loro figli cresciuti)...la sfida sarà a farli sentire ternani...e sarà durissima considerata la profonda crisi identitaria della città.

 

in realtà la sfida è che si sentano italiani prima di tutto

il problema di Terni è la mancanza di lavoro per i giovani di tutte le origini

Terni come sappiamo è diventata una vera città grazie alla immigrazione per venire a lavorare nelle fabbriche , ora l'immigrazione non so sinceramente quali posti di lavoro vada a coprire , se non quelli classici delle badanti e le piccole ditte edili di rumeni albanesi ecc.

 

se torna a trovarsi lavoro , il problema identitario si sente molto di meno

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in realtà la sfida è che si sentano italiani prima di tutto

il problema di Terni è la mancanza di lavoro per i giovani di tutte le origini

Terni come sappiamo è diventata una vera città grazie alla immigrazione per venire a lavorare nelle fabbriche , ora l'immigrazione non so sinceramente quali posti di lavoro vada a coprire , se non quelli classici delle badanti e le piccole ditte edili di rumeni albanesi ecc.

se torna a trovarsi lavoro , il problema identitario si sente molto di meno

perdonami, ma su cosa la costruisci questa identità?

l'identità di una città va oltre il lavoro, deve andare oltre il lavoro...perché di acciaierie dove lavoravano 15mila persone, che possedevano mezza città, che si interessavano o erano compartecipi di ogni pelo che si muovesse non ce ne saranno altre...per fortuna e purtroppo direi.

e nel 2017, con la deindustrializzazione, si capisce bene come la grande fabbrica ci ha dato tanto, ma ci anche tolto molto.

è una sfida grandissima per la città, che ne segnerà il destino...ma la classe dirigente al timone mi pare che manco sappia di cosa stiamo parlando.

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perdonami, ma su cosa la costruisci questa identità?

l'identità di una città va oltre il lavoro, deve andare oltre il lavoro...perché di acciaierie dove lavoravano 15mila persone, che possedevano mezza città, che si interessavano o erano compartecipi di ogni pelo che si muovesse non ce ne saranno altre...per fortuna e purtroppo direi.

e nel 2017, con la deindustrializzazione, si capisce bene come la grande fabbrica ci ha dato tanto, ma ci anche tolto molto.

è una sfida grandissima per la città, che ne segnerà il destino...ma la classe dirigente al timone mi pare che manco sappia di cosa stiamo parlando.

 

sul problema identitario lascio la parola a Andrea82 che ci ha scritto un libro

io dico solo che quando hai un lavoro hai un punto di riferimento nella vita , e quindi ti poni meno il problema se appartieni o no al posto in cui vivi, perché di fatto, sei già in qualche modo integrato

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sul problema identitario lascio la parola a Andrea82 che ci ha scritto un libro

io dico solo che quando hai un lavoro hai un punto di riferimento nella vita , e quindi ti poni meno il problema se appartieni o no al posto in cui vivi, perché di fatto, sei già in qualche modo integrato

mi pare un pò pochino...

il lavoro conta e assorbe molto tempo della nostra vita, ma non possiamo identificare noi stessi prevalentemente con il lavoro o solo con esso.

nemmeno il più accanito lavorista stakanovista lo farebbe! :lol:

con andrea ci confrontiamo spesso sul tema identitario e siamo sempre grosso modo d'accordo.

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al censimento del 1971 eravamo quasi 107mila.

a quell'anno, rispetto all'inizio del decennio precedente (quindi il 1961), siamo cresciuti quasi del 13%.

poi il crollo: dal 1981 al 1991 -3%, così come dal 1991 al 2001. infatti tra il 1981 e il 2001 abbiamo perso oltre 6 mila abitanti.

ovviamente tutto questo si ripercuote sulle classi di età: restano i più anziani (chi aveva un lavoro o una pensione), mentre chi non trova impiego se ne va o chi è precario non fa figli.

e quello che dice aghy trova infatti corrispondenza nei dati. negli anni 90 e 2000 oltre ai pochi figli, si sono avviate le prime emigrazioni, che non erano ancora bilanciate da arrivi massicci come avviene oggi.

oggi cresciamo solo grazie agli immigrati...fra qualche anno riusciremo certamente a vedere più giovani in giro per la città (i loro figli cresciuti)...la sfida sarà a farli sentire ternani...e sarà durissima considerata la profonda crisi identitaria della città.

:quoto:

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Scattata al merendero a piediluco

no, al chico mendes

 

questa è scattata al merendero, ma è off topic dato che il tizio è di casaprota

post-5103-0-89711600-1489595439_thumb.jpg

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