VERITA' PER FEDERICO ALDROVANDI

[JaCkDaN1e 12]

Il caso La vittima aveva 34 anni, l'intervento perché aveva lanciato petardi

«Soffocato da 4 poliziotti»

Il giallo che scuote Trieste

L'accusa: sono saltati sulla schiena di un fermato

 

MILANO — Ammanettato, le mani dietro la schiena, i piedi legati con filo di ferro. Nonostante fosse immobilizzato, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie». Poi, «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».

 

È così che, secondo la procura di Trieste, quattro poliziotti della Volante hanno provocato la morte di Riccardo Rasman, 34 anni, una pensione da invalido per atti di nonnismo subiti durante il servizio militare, e un monolocale in affitto dove non ha mai dormito. Un gigante buono, figlio di operai, e una sorella, Giuliana, che un giorno gli promise che nessuno gli avrebbe più fatto del male. Promessa disattesa il 27 ottobre 2006 quando gli agenti, allertati da un vicino di casa, fanno irruzione in casa sua. Nasce una colluttazione, mai negata dai poliziotti, ma giustificata «dall'intento di difendersi dalla reazione inconsulta di Rasman e nella convinzione di trovarsi nell'esercizio di un dovere».

 

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Dopo quasi due anni di indagini e un'iniziale istanza di archiviazione, ora il caso Rasman sembra avviarsi verso il processo: qualche giorno fa il pm Pietro Montrone ha notificato ai quattro indagati l'avviso di conclusione dell'inchiesta, preludendo a una richiesta di rinvio a giudizio. Trieste come Ferrara. La fine di Riccardo ricorda la tragedia di Federico Aldrovandi, lo studente morto a 18 anni il 25 settembre 2005 dopo un intervento di polizia. Il processo di primo grado che vede imputati quattro agenti è prossimo alla sentenza. Casi apparentemente fotocopia. «Asfissia da posizione» la causa di morte per entrambi; per ognuno, quattro i poliziotti coinvolti di cui tre uomini e una donna; identico capo di imputazione: «omicidio colposo». E un avvocato in comune, Fabio Anselmo.

 

Solo coincidenze? «Le similitudini sono inquietanti — spiega il legale, chiamato, tramite gli Aldrovandi, dalla famiglia di Riccardo —, ma aldilà degli aspetti tecnici, colpisce che entrambe le vittime siano persone deboli, che non avrebbero mai fatto male a nessuno. Con un'unica colpa: aver fatto un po' di rumore». All'alba del 25 settembre di tre anni fa Federico urla e tira calci a vuoto quando una signora avverte il 113. Dopo l'intervento di una volante, muore ammanettato con la faccia sull'asfalto. Il 27 ottobre del 2006 Riccardo Rasman, una volta aspirante meccanico, ridotto a invalido dopo sette mesi in Aeronautica, tira petardi dal balcone perché è felice: ha trovato lavoro come netturbino. Una dirimpettaia avverte la polizia e il copione si ripete. Gli agenti sfondano la porta, Riccardo reagisce. Nessuno aspetta di sapere se per caso ha qualche problema psichico. Quando si appura che è in cura in un centro di salute mentale, è già troppo tardi: dopo botte, manette e rantolii, Riccardo smette di respirare, forse terrorizzato anche dalle uniformi, secondo la sorella. In cucina un biglietto, scritto prima dell'irruzione: «Mi sono calmato, per favore non fatemi del male».

 

[MDMA 86]

Il caso La vittima aveva 34 anni, l'intervento perché aveva lanciato petardi

«Soffocato da 4 poliziotti»

Il giallo che scuote Trieste

L'accusa: sono saltati sulla schiena di un fermato

 

MILANO — Ammanettato, le mani dietro la schiena, i piedi legati con filo di ferro. Nonostante fosse immobilizzato, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie». Poi, «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».

 

È così che, secondo la procura di Trieste, quattro poliziotti della Volante hanno provocato la morte di Riccardo Rasman, 34 anni, una pensione da invalido per atti di nonnismo subiti durante il servizio militare, e un monolocale in affitto dove non ha mai dormito. Un gigante buono, figlio di operai, e una sorella, Giuliana, che un giorno gli promise che nessuno gli avrebbe più fatto del male. Promessa disattesa il 27 ottobre 2006 quando gli agenti, allertati da un vicino di casa, fanno irruzione in casa sua. Nasce una colluttazione, mai negata dai poliziotti, ma giustificata «dall'intento di difendersi dalla reazione inconsulta di Rasman e nella convinzione di trovarsi nell'esercizio di un dovere».

 

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Dopo quasi due anni di indagini e un'iniziale istanza di archiviazione, ora il caso Rasman sembra avviarsi verso il processo: qualche giorno fa il pm Pietro Montrone ha notificato ai quattro indagati l'avviso di conclusione dell'inchiesta, preludendo a una richiesta di rinvio a giudizio. Trieste come Ferrara. La fine di Riccardo ricorda la tragedia di Federico Aldrovandi, lo studente morto a 18 anni il 25 settembre 2005 dopo un intervento di polizia. Il processo di primo grado che vede imputati quattro agenti è prossimo alla sentenza. Casi apparentemente fotocopia. «Asfissia da posizione» la causa di morte per entrambi; per ognuno, quattro i poliziotti coinvolti di cui tre uomini e una donna; identico capo di imputazione: «omicidio colposo». E un avvocato in comune, Fabio Anselmo.

 

Solo coincidenze? «Le similitudini sono inquietanti — spiega il legale, chiamato, tramite gli Aldrovandi, dalla famiglia di Riccardo —, ma aldilà degli aspetti tecnici, colpisce che entrambe le vittime siano persone deboli, che non avrebbero mai fatto male a nessuno. Con un'unica colpa: aver fatto un po' di rumore». All'alba del 25 settembre di tre anni fa Federico urla e tira calci a vuoto quando una signora avverte il 113. Dopo l'intervento di una volante, muore ammanettato con la faccia sull'asfalto. Il 27 ottobre del 2006 Riccardo Rasman, una volta aspirante meccanico, ridotto a invalido dopo sette mesi in Aeronautica, tira petardi dal balcone perché è felice: ha trovato lavoro come netturbino. Una dirimpettaia avverte la polizia e il copione si ripete. Gli agenti sfondano la porta, Riccardo reagisce. Nessuno aspetta di sapere se per caso ha qualche problema psichico. Quando si appura che è in cura in un centro di salute mentale, è già troppo tardi: dopo botte, manette e rantolii, Riccardo smette di respirare, forse terrorizzato anche dalle uniformi, secondo la sorella. In cucina un biglietto, scritto prima dell'irruzione: «Mi sono calmato, per favore non fatemi del male».

 

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merde...

[Borgobellooooo!!! 436]

Il caso La vittima aveva 34 anni, l'intervento perché aveva lanciato petardi

«Soffocato da 4 poliziotti»

Il giallo che scuote Trieste

L'accusa: sono saltati sulla schiena di un fermato

 

MILANO — Ammanettato, le mani dietro la schiena, i piedi legati con filo di ferro. Nonostante fosse immobilizzato, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie». Poi, «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».

 

È così che, secondo la procura di Trieste, quattro poliziotti della Volante hanno provocato la morte di Riccardo Rasman, 34 anni, una pensione da invalido per atti di nonnismo subiti durante il servizio militare, e un monolocale in affitto dove non ha mai dormito. Un gigante buono, figlio di operai, e una sorella, Giuliana, che un giorno gli promise che nessuno gli avrebbe più fatto del male. Promessa disattesa il 27 ottobre 2006 quando gli agenti, allertati da un vicino di casa, fanno irruzione in casa sua. Nasce una colluttazione, mai negata dai poliziotti, ma giustificata «dall'intento di difendersi dalla reazione inconsulta di Rasman e nella convinzione di trovarsi nell'esercizio di un dovere».

 

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Dopo quasi due anni di indagini e un'iniziale istanza di archiviazione, ora il caso Rasman sembra avviarsi verso il processo: qualche giorno fa il pm Pietro Montrone ha notificato ai quattro indagati l'avviso di conclusione dell'inchiesta, preludendo a una richiesta di rinvio a giudizio. Trieste come Ferrara. La fine di Riccardo ricorda la tragedia di Federico Aldrovandi, lo studente morto a 18 anni il 25 settembre 2005 dopo un intervento di polizia. Il processo di primo grado che vede imputati quattro agenti è prossimo alla sentenza. Casi apparentemente fotocopia. «Asfissia da posizione» la causa di morte per entrambi; per ognuno, quattro i poliziotti coinvolti di cui tre uomini e una donna; identico capo di imputazione: «omicidio colposo». E un avvocato in comune, Fabio Anselmo.

 

Solo coincidenze? «Le similitudini sono inquietanti — spiega il legale, chiamato, tramite gli Aldrovandi, dalla famiglia di Riccardo —, ma aldilà degli aspetti tecnici, colpisce che entrambe le vittime siano persone deboli, che non avrebbero mai fatto male a nessuno. Con un'unica colpa: aver fatto un po' di rumore». All'alba del 25 settembre di tre anni fa Federico urla e tira calci a vuoto quando una signora avverte il 113. Dopo l'intervento di una volante, muore ammanettato con la faccia sull'asfalto. Il 27 ottobre del 2006 Riccardo Rasman, una volta aspirante meccanico, ridotto a invalido dopo sette mesi in Aeronautica, tira petardi dal balcone perché è felice: ha trovato lavoro come netturbino. Una dirimpettaia avverte la polizia e il copione si ripete. Gli agenti sfondano la porta, Riccardo reagisce. Nessuno aspetta di sapere se per caso ha qualche problema psichico. Quando si appura che è in cura in un centro di salute mentale, è già troppo tardi: dopo botte, manette e rantolii, Riccardo smette di respirare, forse terrorizzato anche dalle uniformi, secondo la sorella. In cucina un biglietto, scritto prima dell'irruzione: «Mi sono calmato, per favore non fatemi del male».

 

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merde...

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SE (RIPETO E SOTTOLINEO IL SE) SE E' TUTTO VERO DARE DELLE MERDE A QUESTI INDIVIDUI E' TROPPO POCO!!!! PERO' E' DA VEDE' SE E' VERO (TOCCA ANNACCE CO' LI PIEDI DE PIOMBO CO' STE NOTIZIE).

[JaCkDaN1e 12]

beh borgo non credo comunque che sia una notizia da verificare

[JaCkDaN1e 12]

Se qualcuno ha una decina di minuti da perdere....video inchiesta fatto da amici

 

Video

[wizzy 34]

Federico aveva solo diciotto anni. Ciao mamma, vado al concerto. Ma poi è morto. Forse, morto ammazzato. Forse, morto ammazzato da quattro poliziotti. Ed è nelle aule di tribunale che devono cadere i "forse".

 

Domani, dopo quattro anni di inchieste e due di dibattimento, ventisei udienze e quattro imputati (Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto), otto avvocati e quindici periti, riprenderà la requisitoria del pm Nicola Proto. Il 30 giugno la sentenza. [/size]E quel giorno, forse (l'ultimo forse della serie?) sapremo perché lo studente Federico Aldrovandi, incensurato, non tornò mai a casa quella domenica di settembre del 2005, e gli si spezzarono invece il respiro e il cuore mentre a terra, raggomitolato, ammanettato, manganellato gridava "no, no!". Era l'alba.

 

Troppo silenzio aveva avvolto questa tremenda storia finché la mamma di Federico, Patrizia Moretti, impiegata comunale, non aprì un blog per raccontarla (federicoaldrovandi.blog.kataweb.it): le pagine elettroniche sono diventate tra le più viste d'Italia. Così quella morte ha cominciato a essere una questione aperta, come non accadeva dai tempi dell'anarchico Pinelli. Si è mossa anche Amnesty International. Le domande sono tutte in fila e sono parole ferite. Come si può morire a diciotto anni senza avere fatto niente? Cosa accadde davvero, quando arrivarono i poliziotti chiamati da alcuni cittadini di via Ippodromo perché un ragazzo si stava dimenando, e gridava?

 

per non dimenticare

[lupaster 277]

Federico aveva solo diciotto anni. Ciao mamma, vado al concerto. Ma poi è morto. Forse, morto ammazzato. Forse, morto ammazzato da quattro poliziotti. Ed è nelle aule di tribunale che devono cadere i "forse".

 

Domani, dopo quattro anni di inchieste e due di dibattimento, ventisei udienze e quattro imputati (Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto), otto avvocati e quindici periti, riprenderà la requisitoria del pm Nicola Proto. Il 30 giugno la sentenza. [/size]E quel giorno, forse (l'ultimo forse della serie?) sapremo perché lo studente Federico Aldrovandi, incensurato, non tornò mai a casa quella domenica di settembre del 2005, e gli si spezzarono invece il respiro e il cuore mentre a terra, raggomitolato, ammanettato, manganellato gridava "no, no!". Era l'alba.

 

Troppo silenzio aveva avvolto questa tremenda storia finché la mamma di Federico, Patrizia Moretti, impiegata comunale, non aprì un blog per raccontarla (federicoaldrovandi.blog.kataweb.it): le pagine elettroniche sono diventate tra le più viste d'Italia. Così quella morte ha cominciato a essere una questione aperta, come non accadeva dai tempi dell'anarchico Pinelli. Si è mossa anche Amnesty International. Le domande sono tutte in fila e sono parole ferite. Come si può morire a diciotto anni senza avere fatto niente? Cosa accadde davvero, quando arrivarono i poliziotti chiamati da alcuni cittadini di via Ippodromo perché un ragazzo si stava dimenando, e gridava?

 

per non dimenticare

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Speriamo finisca come fini il processo per la banda della Uno Bianca, che all'inizio degli anni 90 terrorizzò Bologna e tutta la riviera romagnola, anche questa banda era composta da poliziotti di M...a

[lupaster 277]

ALDROVANDI: PM CHIEDE TRE ANNI E OTTO MESI PER 4 POLIZIOTTI

 

Per l'accusa l'intervento degli agenti era sproporzionato a offesa.

 

(ANSA)- Ferrara, 19 giugno- Una pena di tre anni e otto mesi per i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi. E' la richiesta fatta dal p.m. Nicola Proto a chiusura del processo sulla morte del diciottenne, deceduto il 25 settembre del 2005 dopo essere stato fermato dalla polizia. Nella sua requisitoria il p.m. ha sottolineato la sproporzione dell'intervento degli agenti, offensivo e non difensivo, con l'uso di manganelli su tutto il corpo e la testa del giovane (ANSA).

[mdmterni 1605]

tre anni.......la legge e' uguale per tutti ,si proprio.

[spoletorossoverde 60]

che vergogna!!!!!!!!

[wizzy 34]

ALDROVANDI: PM CHIEDE TRE ANNI E OTTO MESI PER 4 POLIZIOTTI

 

Per l'accusa l'intervento degli agenti era sproporzionato a offesa.

 

(ANSA)- Ferrara, 19 giugno- Una pena di tre anni e otto mesi per i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi. E' la richiesta fatta dal p.m. Nicola Proto a chiusura del processo sulla morte del diciottenne, deceduto il 25 settembre del 2005 dopo essere stato fermato dalla polizia. Nella sua requisitoria il p.m. ha sottolineato la sproporzione dell'intervento degli agenti, offensivo e non difensivo, con l'uso di manganelli su tutto il corpo e la testa del giovane (ANSA).

1620590[/snapback]

solo 3 anni per queste merde??

è una vergogna, spero che a tutti e quattro questi agenti accada quello ahe è accaduto a quel pvero ragazzo!!!

[lupaster 277]

che vergogna!!!!!!!!

1620809[/snapback]

 

Dopo questa richiesta vergognosa di solo tre anni ed otto mesi per me Federico Aldrovandi è morto due volte, umiliato sia dalle merde che lo hanno massacrato a colpi di manganello e poi dalle istituzioni che per queste autentiche merde a solo richiesto il minimo della pena. Io se ero al posto del p.m. avrei richiesto per tutti l'ergastolo. Perchè tanto lo sappiampo tutti come vanno a finire queste cose, in secondo grado ottengono una riduzione di pena.

CHE QUESTI POLIZIOTTI POSANO MORIRE NELLO STESSO MODO CHE E' MORTO FEDERICO ALDROVANDI.

[JaCkDaN1e 12]

che vergogna

[Bluesbrother 132]

almeno glieli hanno dati.

 

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/c...i-condanna.html

[LU_BASSO 4]

gli hanno dato 3 anni e qualche mese...

bah..

[NINNI 1690]

Agenti in sit-in contro mamma Aldrovandi e lei scende con la foto del figlio

Il sindacato di Polizia Coisp ha manifestato sotto l'ufficio di Patrizia Moretti, in solidarietà dei colleghi condannati per l'omicidio del figlio. Lei è scesa in piazza mostrando l'immagine del giovane all'obitorio. Cancellieri: "Non rappresentano l'intera polizia"

 

 

Pardon. Ce n'era già un altro.

Modificato 27 Marzo, 2013 da NINNI

[bartolelli 2834]

Qui "adunanza sediziosa" non la danno?

Che vergogna, senza parole!

[Porcino 2434]

Qui "adunanza sediziosa" non la danno?

Che vergogna, senza parole!

2245640[/snapback]

 

Era una manifestazione autorizzata.

[lustronculino 1086]

Qui "adunanza sediziosa" non la danno?

Che vergogna, senza parole!

2245640[/snapback]

 

Era una manifestazione autorizzata.

2245643[/snapback]

Ah bè allora

[ziofranko 129]

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metr...-siti-del-coisp

 

http://anon-news.blogspot.it/2013/03/opcoisp-tango-down.html

 

una bestia in divisa resta una bestia.

[doginho 640]

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metr...-siti-del-coisp

 

http://anon-news.blogspot.it/2013/03/opcoisp-tango-down.html

 

una bestia in divisa resta una bestia.

2246547[/snapback]

Grandi!!!!

[meglio papa che sergino 42]

Questa "gente" ha la gran fortuna di non avermi incontrato.

[Lu Trejo 742]

tutti i sindacati di polizia della galassia hanno sconfessato quelli autori della scellerata manifestazione.

il caso è così drammatico che si commenta da solo

[LUCACIARA85 315]

Se quella manifestrazione "autorizzata", era stata fatta da gente comune anche per una giusta causa, i partecipanti sarebbero stati processati per direttissima e il giorno dopo subito in carcere; dopo di essere stati sbattuti su tutte le prime pagine dei media italiani!!!!

 

PENOSI!!!!!!!

Modificato 29 Marzo, 2013 da LUCACIARA85

[JaCkDaN1e 12]

Il caso La vittima aveva 34 anni, l'intervento perché aveva lanciato petardi

«Soffocato da 4 poliziotti»

Il giallo che scuote Trieste

L'accusa: sono saltati sulla schiena di un fermato

 

MILANO — Ammanettato, le mani dietro la schiena, i piedi legati con filo di ferro. Nonostante fosse immobilizzato, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie». Poi, «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».

 

È così che, secondo la procura di Trieste, quattro poliziotti della Volante hanno provocato la morte di Riccardo Rasman, 34 anni, una pensione da invalido per atti di nonnismo subiti durante il servizio militare, e un monolocale in affitto dove non ha mai dormito. Un gigante buono, figlio di operai, e una sorella, Giuliana, che un giorno gli promise che nessuno gli avrebbe più fatto del male. Promessa disattesa il 27 ottobre 2006 quando gli agenti, allertati da un vicino di casa, fanno irruzione in casa sua. Nasce una colluttazione, mai negata dai poliziotti, ma giustificata «dall'intento di difendersi dalla reazione inconsulta di Rasman e nella convinzione di trovarsi nell'esercizio di un dovere».

 

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Riccardo Rasman quando giocava a calcio

Dopo quasi due anni di indagini e un'iniziale istanza di archiviazione, ora il caso Rasman sembra avviarsi verso il processo: qualche giorno fa il pm Pietro Montrone ha notificato ai quattro indagati l'avviso di conclusione dell'inchiesta, preludendo a una richiesta di rinvio a giudizio. Trieste come Ferrara. La fine di Riccardo ricorda la tragedia di Federico Aldrovandi, lo studente morto a 18 anni il 25 settembre 2005 dopo un intervento di polizia. Il processo di primo grado che vede imputati quattro agenti è prossimo alla sentenza. Casi apparentemente fotocopia. «Asfissia da posizione» la causa di morte per entrambi; per ognuno, quattro i poliziotti coinvolti di cui tre uomini e una donna; identico capo di imputazione: «omicidio colposo». E un avvocato in comune, Fabio Anselmo.

 

Solo coincidenze? «Le similitudini sono inquietanti — spiega il legale, chiamato, tramite gli Aldrovandi, dalla famiglia di Riccardo —, ma aldilà degli aspetti tecnici, colpisce che entrambe le vittime siano persone deboli, che non avrebbero mai fatto male a nessuno. Con un'unica colpa: aver fatto un po' di rumore». All'alba del 25 settembre di tre anni fa Federico urla e tira calci a vuoto quando una signora avverte il 113. Dopo l'intervento di una volante, muore ammanettato con la faccia sull'asfalto. Il 27 ottobre del 2006 Riccardo Rasman, una volta aspirante meccanico, ridotto a invalido dopo sette mesi in Aeronautica, tira petardi dal balcone perché è felice: ha trovato lavoro come netturbino. Una dirimpettaia avverte la polizia e il copione si ripete. Gli agenti sfondano la porta, Riccardo reagisce. Nessuno aspetta di sapere se per caso ha qualche problema psichico. Quando si appura che è in cura in un centro di salute mentale, è già troppo tardi: dopo botte, manette e rantolii, Riccardo smette di respirare, forse terrorizzato anche dalle uniformi, secondo la sorella. In cucina un biglietto, scritto prima dell'irruzione: «Mi sono calmato, per favore non fatemi del male».

 

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mi autoquoto perchè sono andato poi ad informarmi su come sia finita questa storia qua molto simile al caso Aldrovandi...

 

Condannati anche se sicuramente 6 mesi per un omicidio è uno scandalo

[lustronculino 1086]

A sta gente je deve pija la leucemia

Modificato 29 Marzo, 2013 da lustronculino

[ostinato 308]

la cosa più assurda di tutta questa vicenda...se possibile persino più assurda che ammazzare di botte un bardascio per strada...è che gli infallibili tutori dell'ordine se la prendono con la madre di Federico perchè secondo le loro menti perverse è colpa sua se sono finiti dentro

[oscarwilde64 63]

la cosa più assurda di tutta questa vicenda...se possibile persino più assurda che ammazzare di botte un bardascio per strada...è che gli infallibili tutori dell'ordine se la prendono con la madre di Federico perchè secondo le loro menti perverse è colpa sua se sono finiti dentro

2246806[/snapback]

certo!!

perchè sono abituati che, i cittadini davanti alla divisa e all'autorità, abbassano le recchie e subiscono....ma la madre di Federico ha lottato con le unghie per avere giustizia e dilapidato un patrimonio in avvocati e perizie......non tutti possono farlo e allora mollano.

 

Fosse capitato a me, anche a sona' la chitarra sotto la metro finivo, ma non gliela davo vinta!

[ostinato 308]

la cosa più assurda di tutta questa vicenda...se possibile persino più assurda che ammazzare di botte un bardascio per strada...è che gli infallibili tutori dell'ordine se la prendono con la madre di Federico perchè secondo le loro menti perverse è colpa sua se sono finiti dentro

2246806[/snapback]

certo!!

perchè sono abituati che, i cittadini davanti alla divisa e all'autorità, abbassano le recchie e subiscono....ma la madre di Federico ha lottato con le unghie per avere giustizia e dilapidato un patrimonio in avvocati e perizie......non tutti possono farlo e allora mollano.

 

Fosse capitato a me, anche a sona' la chitarra sotto la metro finivo, ma non gliela davo vinta!

2246809[/snapback]

è proprio per questo che la mia ammirazione per questa donna è infinita e direttamente proporzionale al disgusto per chi l'ammazzato e per chi ora ne chiede la scarcerazione

[ostinato 308]

ce manca solo questo...

 

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/...74/?ref=HREC1-5