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wild.duck

la pasta barilla

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dopo anni in cui non l'avevo toccata manco col forcone sono stato costretto a comprarla in montagna (perché c'era solo quella) e devo riconoscere che, almeno per quanto riguarda le minestre, è rimasta com'era, cioè totalmente inutilizzabile a meno di toglierla dal fornello cruda.

In pratica, almeno per me, è impossibile da non far scuocere, in quei due tre minuti in cui resta ad alte temperature del minestrone, letteralmente, diventa una sorta di ectoplasma impalpabile. Gli spaghetti non li adopero da una vita ma li ricordo lisci e schifosetti, i classici da lavorazione al teflon di basso livello. Ieri pure mi è capitato di parlare con uno imparentato con un tizio che ci lavora, e pure lui mi ha confermato nel mio pensiero (cioè sto tizio ci lavora ma rigorosamente non la usa, per la qualità dei grani che adoperano). In effetti credo stiano "riformulando" i grani per l'ennesima volta proprio in questo periodo.

Ora io mi chiedo, va bene la pubblicità, l'abitudine, va bene tutto, ma come cacchio fa a essere la più venduta d'Italia di gran lunga? e per gli spaghetti ancora lo concepisco, ma per certi formati va bene solo per finire nel cestino, che cacchio...

Vabbe', mi sono sfogato, dite la vostra se volete

 

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Barilla che io sappia non dichiara piu da dove provenga il grano....ma la barilla e ormai passata sotto mani americane e non e buin segno..

Io preferisco de cecco e molisana integrali

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eh, a gragnano hanno un botto di produttori, io di solito prendevo garofalo perché trovavo quella. Anni fa presi anche una gragnano dell'eurospin e la ricordo di scarso valore, ma credo che da quel tempo abbiano cambiato fornitore (adesso anche i discount prendono la gragnano di uno dei produttori storici, credo).

voiello e de cecco buone, è buona anche la molisana

 

ho trovato un articolo sulla pasta molisana formato proprietario e formato "marchio coop" che, in realtà, la dice lunga sulla pasta barilla

il prodotto La Molisana e il prodotto Coop risiedono innanzitutto nella materia prima e in modo particolare nel diverso contenuto proteico. Le private label, infatti, hanno come obiettivo l’allineamento al prodotto del leader di mercato, che si attesta su un indice proteico inferiore al 13%, mentre il prodotto La Molisana è ottenuto da semola di grano duro con il 14,5% di proteine. In secondo luogo è diverso anche il processo di lavorazione. Mentre la pasta a marchio La Molisana è trafilata al bronzo, quella delle private label è ottenuta con trafilatura al teflon, in linea con gli standard del leader di mercato”. Si tratta dunque di due prodotti che appartengono a fasce di mercato diverse e per i quali la differenza di prezzo è coerente con la qualità della pasta.

 

e si torna al discorso di come faccia la barilla a stare dove sta con le trafile in teflon e i prezzi manco tanto bassi, per me è un problema di papille gustative disattivate.

 

Ogni tantissimo provo qualche marchio premium (tipo benedetto cavalieri) di quelli da 3 euro a pacco, diciamo che per certi marchi e formati non vale la pena (si fatica a sentire la differenza con una "normale" trafilata al bronzo, o almeno io fatico). Alcune cose invece raggiungono il livello di esperienza mistica, gli spaghetti benedetto cavalieri andrebbero provati una volta, con un sugo adatto perché devono cuocere tipo 20 minuti e viene fuori una cosa di dimensioni fra le ciriole e i picchiarelli. Che poi la pasta benedetto cavalieri ha un basso contenuto in proteine, quindi da quel punto di vista sarebbe di bassa qualità, vai a capire...

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fino a qualche tempo fa si trovava su qualsiasi scaffale di supermercati e discount la spigadoro(bastia umbra),nulla di eccezionale ma nemmeno da buttare visto il rapporto qualita' prezzo,in sintesi una discreta pasta

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de martino

bartolini

dececco

rummo

garofalo

voiello

il punto è la miscela dei grani; ora i produttori sono obbligati a mettere in etichetta da dove vengono i loro grani...e ci sarà da ridere...o meglio, piangere!

lo spauracchio sono i grani canadesi (usatissimi), dove il glifosato è strausato e consentito.

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a me sta cosa del glifosato per ora sembra un po' una montatura. Pare che la quantità considerata praticamente sicura (anche se fosse cancerogeno, il che non è sicuro) sia tipo 0.25-0.5 grammi al giorno a seconda del peso corporeo. Per dire, Barilla non vuole più acquistare grani che contengono più di 10 parti per miliardo di glifosato. In pratica è come dire, facendo un conto della serva, che per raggiungere la quota di 0.25 grammi di glifosato mangiando pasta che ne contiene un simile quantitativo, toccherebbe mangiarne 0.25*100000=25000 grammi al giorno, cioè tipo 25 chili (se si pesa 50 chili, altrimenti è più alta).

Ora, è vero che è un conto molto molto della serva, ma i numeri sembrano infinitamente più bassi di quelli che sono venuti fuori per la pericolosità della carne rossa e lavorata, che tutti continuano più o meno tranquillamente a mangiare (beh, io in effetti l'ho un po' limitata)

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http://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/diritti-consumatori/2018/04/18/news/pasta_e_grano_estero_si_riapre_la_polemica_sul_glifosato-194059096/

in effetti mi pare di aver capito che la barilla ha deciso di non usarlo più per una questione di marketing, siccome ora il glifosato "fa male" (e appare tempo perso mettersi a questionare con i clienti che se pure fa male dovresti mangiare parecchi chili di pasta tutti i santi giorni per avere un effetto tangibile sulla salute), allora diciamo che non lo usiamo più.

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fino a qualche tempo fa si trovava su qualsiasi scaffale di supermercati e discount la spigadoro(bastia umbra),nulla di eccezionale ma nemmeno da buttare visto il rapporto qualita' prezzo,in sintesi una discreta pasta

No, i prodotti dell'alta Umbria non si comprano!!!

  • Voto Positivo 1

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http://www.ilfattoalimentare.it/pasta-glifosato-coldiretti-report.html

mi ero tenuto basso, per essere pericoloso pare che toccherebbe mangiare da 100 a 600 chili di pasta al giorno

ma guarda, in genere più che di pseudo inchieste, pseudo giornalisti, o pseudo ricerche, mi fido molto del parere di amici che studiano queste cose per lavoro, e loro si che fanno ricerca in maniera indipendente, le loro ricerche non sono finanziate dalla monsanto o dalla bayer, tanto per dire!

per chi non ha la fortuna di conoscere qualcuno che lavori seriamente in questi settori, bisogna magari affidarsi alle inchieste giornalistiche: io in genere dò fiducia a gente tipo report, che notoriamente e da anni sono molto validi, e soprattutto indipendenti, fanno inchieste serie senza che qualcuno stacchi assegni per farle.

ah, una cosa importante, i limiti di legge sono un mito falsissimo: non c'è alcuna soglia sotto la quale possiamo dirci immuni da qualcosa, soprattutto perché non conosciamo gli effetti di lungo periodo dell'esposizione a determinate sostanze.

questo vale per la concentrazione di sostanze nei cibi come per le emissioni inquinanti.

chi parla di concentrazioni irrisorie per minimizzare dimostra di non sapere di cosa sta parlando, e non tiene conto di un altro processo fondamentale per queste cose: il bioaccumulo, che si verifica con mesi, anni, decenni di esposizioni o assunzioni.

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ma guarda, in genere più che di pseudo inchieste, pseudo giornalisti, o pseudo ricerche, mi fido molto del parere di amici che studiano queste cose per lavoro, e loro si che fanno ricerca in maniera indipendente, le loro ricerche non sono finanziate dalla monsanto o dalla bayer, tanto per dire!

per chi non ha la fortuna di conoscere qualcuno che lavori seriamente in questi settori, bisogna magari affidarsi alle inchieste giornalistiche: io in genere dò fiducia a gente tipo report, che notoriamente e da anni sono molto validi, e soprattutto indipendenti, fanno inchieste serie senza che qualcuno stacchi assegni per farle.

ah, una cosa importante, i limiti di legge sono un mito falsissimo: non c'è alcuna soglia sotto la quale possiamo dirci immuni da qualcosa, soprattutto perché non conosciamo gli effetti di lungo periodo dell'esposizione a determinate sostanze.

questo vale per la concentrazione di sostanze nei cibi come per le emissioni inquinanti.

chi parla di concentrazioni irrisorie per minimizzare dimostra di non sapere di cosa sta parlando, e non tiene conto di un altro processo fondamentale per queste cose: il bioaccumulo, che si verifica con mesi, anni, decenni di esposizioni o assunzioni.

veramente l'articolo che ho linkato citava report, era il conduttore di quella trasmissione che ha detto che per arrivare ai limiti considerati "potenzialmente pericolosi" tocca mangiarne da 100 a 600 chili al giorno. Il glifosato poi è usato da... boh... 30 o 40 anni se creasse fluttuazioni notevoli nel numero di tumori qualcuno se ne sarebbe accorto, credo che fosse considerato al più pericoloso per chi lo usa nei campi più che per chi mangia poi quei prodotti.

 

Io preferisco regolarmi con le quantità considerate pericolose, anche perché l'alternativa sarebbe non campare. Voglio dire, manco la pizza si dovrebbe mangiare perché un minimo di crosta bruciaticcia la troverai sempre. Non si dovrebbe manco pensare di mangiare una bistecca o un affettato (infinitamente più cancerogeni del glifosato) e così via.

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fra l'altro, da noi in Italia ci sono comunque moltissime resistenze a "colpevolizzare" i nostri prodotti, anche di fronte ad evidenze molto più forti di aumento dei tumori.

Nel caso della carne rossa e degli insaccati (che sono classificati come "sicuramente cancerogeni") abbiamo assistito a reazioni blandissime anche a fronte di numeri infinitamente più preoccupanti.

 

per capirci, questo è il commento del fondatore di slow food davanti ai dati per carne rossa (dose pericolosa 100g al giorno) e insaccati-carne lavorata (50g) al giorno

http://www.repubblica.it/salute/alimentazione/2015/10/27/news/petrini_il_fondatore_di_slow_food_cerchiamo_carne_di_qualita_-125958145/

 

mentre per il glifosato, infinitamente meno pericoloso, ma che da noi si usa meno e in modo diverso, hanno aperto raccolte di firme, organizzato sacrifici rituali etc.etc. Cioè, uno può pensarla come vuole sulle dosi limite, ma se fai spallucce davanti a una cosa ritenuta sicuramente cancerogena già da 50g al giorno e fai le crociate per una cosa pericolosa a partire da un consumo di 100kg in su, per me hai dei problemi e la tua organizzazione perde credibilità.

 

Ma poi gli esempi sono innumerevoli, basti pensare a come facciamo il burro (per la stragrande maggioranza della produzione) in Italia. In altri paesi europei credo che un simile schifo non potrebbero venderlo (se non altro perché sarebbe troppo scadente). Però ci conviene economicamente, per cui da noi si fa così e si adattano le leggi di conseguenza.

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veramente l'articolo che ho linkato citava report, era il conduttore di quella trasmissione che ha detto che per arrivare ai limiti considerati "potenzialmente pericolosi" tocca mangiarne da 100 a 600 chili al giorno. Il glifosato poi è usato da... boh... 30 o 40 anni se creasse fluttuazioni notevoli nel numero di tumori qualcuno se ne sarebbe accorto, credo che fosse considerato al più pericoloso per chi lo usa nei campi più che per chi mangia poi quei prodotti.

Io preferisco regolarmi con le quantità considerate pericolose, anche perché l'alternativa sarebbe non campare. Voglio dire, manco la pizza si dovrebbe mangiare perché un minimo di crosta bruciaticcia la troverai sempre. Non si dovrebbe manco pensare di mangiare una bistecca o un affettato (infinitamente più cancerogeni del glifosato) e così via.

si, l'articolo cita report, ma lo cita male e a comodo, e soprattutto dimentica di dire quello che ho scritto sopra: i limiti di legge dicono poco o nulla, non hanno alcuna valenza scientifica.

noi, intanto, sappiamo che il glifosato ce lo mangiamo, e che è una sostanza molto pericolosa, è il più potente erbicida in commercio.

il punto è che in alcuni paesi è proibito, tipo l'italia, ma poi ce lo ritroviamo ugualmente nelle nostre tavole, comprando prodotti che magari dicono di essere italiani 100%, e poi non lo sono. stessa cosa ad esempio per le passate di pomodoro.

è difficile stabilire se una sole fonte possa provocare aumenti di malattie...spesso è difficile persino con le esposizioni nucleari, figuriamoci per un erbicida. quel che sappiamo con certezza è che è cancerogeno.

bistecche più cancerogene del glifosato?!?!

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beh, dal punto di vista della cancerogenicità pare non ci sia minimamente paragone. Ora, la dose minima non sarà così precisa ma qualche indicazione la fornisce. Che poi "è la dose che fa il veleno" si dice da qualche secolo, ci sarà un motivo. Anche nell'acqua minerale c'è l'arsenico, per dire. Comunque non è vero in generale che non vengono fatti test sul bioaccumulo

 

La carne rossa sta nella stessa categoria (probabile cancerogeno) del glifosato, ma a differenza di questo anche in dosi molto basse (100g) si considera un certo aumento percentuale di certi tumori (aumento che poi è dose correlato, per cui con due etti al giorno il rischio sale di più). Nel caso della carne lavorata (che invece è cancerogena sicuramente, tipo salumi,etc.) bastano 50g (due miniwurstel) per avere un aumento misurabile del rischio di tumore.

Io, in effetti, dopo quello studio ho più che dimezzato il consumo di carne rossa e di insaccati, ma questa del glifosato (che poi a quanto pare ha anche un accumulo nell'organismo di breve durata, per cui non è che ne tieni in pancia chissà quanto) a me sembra per ora terrorismo a uso e consumo dell'agricoltura di paesi che usano meno questo diserbante

 

tra parentesi, il fatto che sia "il più potente erbicida in commercio" dice poco sul suo potenziale di pericolosità sull'uomo visto che agisce su canali chimici che hanno piante, funghi e altra roba simile, ma non gli animali. Anche questo viene spesso detto perché il fatto di essere "potente erbicida" comunque evidentemente fornisce una certa aura di "pericolosità intrinseca"

Modificato da wild.duck

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Entro a gamba tesa, io preferisco le tagliatelle de Colasanti!!! B-):ganzu::D

apri un topic sulla pasta fresca, qui solo pasta secca e pericoli alimentari :ot:

ma se andiamo sulla pasta fresca, ma quanto so boni i casoncelli bergamaschi? ho scoperto un ristorantino che con 15 euro li fanno spettacolari e mangi da scoppià (il fatto che sta un'ora a nord di bergamo lo rende, però, un po' scomodo)

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beh, dal punto di vista della cancerogenicità pare non ci sia minimamente paragone. Ora, la dose minima non sarà così precisa ma qualche indicazione la fornisce. Che poi "è la dose che fa il veleno" si dice da qualche secolo, ci sarà un motivo. Anche nell'acqua minerale c'è l'arsenico, per dire. Comunque non è vero in generale che non vengono fatti test sul bioaccumulo

La carne rossa sta nella stessa categoria (probabile cancerogeno) del glifosato, ma a differenza di questo anche in dosi molto basse (100g) si considera un certo aumento percentuale di certi tumori (aumento che poi è dose correlato, per cui con due etti al giorno il rischio sale di più). Nel caso della carne lavorata (che invece è cancerogena sicuramente, tipo salumi,etc.) bastano 50g (due miniwurstel) per avere un aumento misurabile del rischio di tumore.

Io, in effetti, dopo quello studio ho più che dimezzato il consumo di carne rossa e di insaccati, ma questa del glifosato (che poi a quanto pare ha anche un accumulo nell'organismo di breve durata, per cui non è che ne tieni in pancia chissà quanto) a me sembra per ora terrorismo a uso e consumo dell'agricoltura di paesi che usano meno questo diserbante

tra parentesi, il fatto che sia "il più potente erbicida in commercio" dice poco sul suo potenziale di pericolosità sull'uomo visto che agisce su canali chimici che hanno piante, funghi e altra roba simile, ma non gli animali. Anche questo viene spesso detto perché il fatto di essere "potente erbicida" comunque evidentemente fornisce una certa aura di "pericolosità intrinseca"

si, ti ripeto: se leggi o cerchi informazioni in giro, trovi tutto e il contrario di tutto su ogni cosa.

il nodo sta a districarsi nel ginepraio, e trovare fonti serie, attendibili, e indipendenti.

su questa cosa della pasta e altre sostanze dannose per l'uomo, personalmente, posso dire di avere fonti molto serie, competenti e soprattutto libere, indipendenti.

nei casi in cui non si può accedere a informazioni di questo tipo, bisogna rimettersi a pareri "fuori dal nostro controllo", cioè di esperti, scienziati e inchieste giornalistiche.

per tutti questi il discrimine è la reputazione che hanno, frutto della loro libertà di giudizio e azione.

sennò facciamo come sui cellulari, che le più note ricerche sugli effetti dei cellulari sono finanziate e diffuse proprio dai maggiori produttori di cellulari!

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si, ti ripeto: se leggi o cerchi informazioni in giro, trovi tutto e il contrario di tutto su ogni cosa.

il nodo sta a districarsi nel ginepraio, e trovare fonti serie, attendibili, e indipendenti.

su questa cosa della pasta e altre sostanze dannose per l'uomo, personalmente, posso dire di avere fonti molto serie, competenti e soprattutto libere, indipendenti.

nei casi in cui non si può accedere a informazioni di questo tipo, bisogna rimettersi a pareri "fuori dal nostro controllo", cioè di esperti, scienziati e inchieste giornalistiche.

per tutti questi il discrimine è la reputazione che hanno, frutto della loro libertà di giudizio e azione.

sennò facciamo come sui cellulari, che le più note ricerche sugli effetti dei cellulari sono finanziate e diffuse proprio dai maggiori produttori di cellulari!

per quanto ne so su carne rossa e soprattutto lavorata ormai il consenso sul fatto che sia molto cancerogena è praticamente,

a quanto ne so, totale (poi, appunto, si può fare spallucce). Non è che si dice tutto e il contrario di tutto, come

per il fumo ormai è assodato.

Ma per il glifosato queste fonti indipendenti che ne dimostrano la cancerogenicità "realistica" quali sarebbero?

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tutta sto parlare di pasta mi ha rifatto venire voglia di rifarmi quegli spaghettoni di lusso meravigliosi (e magari le ruote pazze sempre dello stesso marchio, anche quelle erano qualcosa)

 

Al momento in effetti in dispensa ho tutto de cecco e garofalo che oggi era in offerta

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per quanto ne so su carne rossa e soprattutto lavorata ormai il consenso sul fatto che sia molto cancerogena è praticamente,

a quanto ne so, totale (poi, appunto, si può fare spallucce). Non è che si dice tutto e il contrario di tutto, come

per il fumo ormai è assodato.

Ma per il glifosato queste fonti indipendenti che ne dimostrano la cancerogenicità "realistica" quali sarebbero?

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/15/pesticidi-in-un-docufilm-lavvelenamento-a-norma-di-legge-cosi-arrivano-nel-sangue-nel-miele-e-perfino-sui-ghiacciai/4355123/

Pesticidi, in un docufilm l’avvelenamento ‘a norma di legge’: “Così arrivano nel sangue, nel miele e perfino sui ghiacciai”

Nuovo documentario di Andrea Tomasi, già coautore del libro inchiesta ‘La farfalla avvelenata’ e del docufilm ‘Veleni in paradiso’, sull'agricoltura intensiva, in particolare delle mele in Trentino: "L'Italia può e deve fare di più. Ma possiamo partire da noi stessi, prendendo consapevolezza del fatto che ogni volta che scegliamo qualcosa al supermercato è come se votassimo: decidiamo noi cosa il mercato offrirà domani"

 

Avvelenati a norma di legge. Ci tocca lo stesso destino di Biancaneve, solo che stavolta non ci sarà nessun principe azzurro a cavallo che verrà a salvarci, dovremo vedercela da soli. Perché i pesticidi utilizzati in agricoltura sono nel sangue delle donne in gravidanza, nello sterco degli orsi, nel miele e persino sui ghiacciai. Lo racconta ‘Pesticidi, siamo alla frutta’, sottotitolo ‘Biancaneve non è sola’, il nuovo documentario di Andrea Tomasi, già coautore del libro inchiesta ‘La farfalla avvelenata’ e del docufilm ‘Veleni in paradiso’, sul traffico di rifiuti tossici che da mezza Italia arrivano in Trentino, affiancato in quest’avventura dal videomaker Leonardo Fabbri, titolare di Envyda. E di avventura si tratta, dato che l’intero lavoro, che parla degli effetti dell’agricoltura intensiva in Italia, è stato autoprodotto e autofinanziato. In questi giorni, dopo le tappe in Trentino, altre proiezioni sono previste in tutta Italia, da Roma a Taranto, da Bologna alla Terra dei fuochi.

 

DAI DATI AGLI ALLARMI DEGLI ESPERTI

Si parte dai dati dell’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale). Nel docufilm si mostrano quelli sulle vendite delle varie tipologie di fitofarmaci regione per regione. D’altro canto nel nuovo ‘Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2018’ appena pubblicato l’Ispra certifica che il Trentino resta a livelli altissimi ed è il peggiore, in Italia, secondo solo al Veneto. In Provincia di Trento, infatti, sono stati rilevati 9,3 chilogrammi per ettaro di superficie agricola utilizzata, un livello altissimo rispetto alla media nazionale che è di 4,9 chilogrammi a ettaro e molto lontano dalla vicina provincia di Bolzano che si ferma a 4,4. Il Veneto è l’unico territorio che riesce a fare peggio con 11,7 chilogrammi di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata. “Ma se nel docufilm il baricentro è proprio in Trentino, con l’agricoltura intensiva delle mele golden a farla da padrona – spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Tomasi – affrontiamo una questione che interessa tutto il nostro Paese, da Nord a Sud. E riguarda produttori, consumatori, istituzioni”. Si dà la parola a oncologi, pediatri, nutrizionisti, contadini bio e non, per cercare di capire qual è la situazione nel nostro Paese, ma anche quali sono gli effetti dell’agricoltura intensiva e dell’utilizzo dei pesticidi sui consumatori e, soprattutto, sui bambini. Da queste testimonianze emerge che pur trattandosi di farmaci a norma di legge “come spiega il pediatra Leonardo Pinelli – aggiunge Tomasi – non viene calcolato l’effetto del mix dei fitofarmaci, sul quale non ci sono neppure studi approfonditi. Dunque si sceglie cosa mangiare, senza avere una vera consapevolezza sugli effetti che l’assunzione di una serie di prodotti avrà sul nostro organismo”.

 

PESTICIDI OVUNQUE

Partendo proprio dal Trentino Alto Adige, nel docufilm viene intervistato un contadino biologico che, insieme al ‘Comitato per il diritto alla salute’ della Val di Non ha raccolto dei campioni, fatti poi analizzare in un laboratorio di Firenze. Ebbene, sono state trovate tracce di pesticidi nello sterco dell’orso e nel favo di cera di un alveare dal quale, quindi, passa direttamente nel miele che consumiamo. E se non può essere considerato un campione statisticamente rilevante quello che riguarda le analisi fatte in Germania e in Italia su 14 donne in gravidanza, è comunque significativo che nel 100 per cento dei casi siano state trovate tracce di fitofarmaci nelle urine. Al lavoro ha contribuito anche il meteorologo Luca Mercalli, che parla della presenza di sostanze chimiche anche sui ghiacciai dell’arco alpino, ad alta quota. La nutrizionista Renata Alleva ha affrontato la questione degli effetti della presenza di pesticidi sul Dna, parlando delle analisi che lei stessa ha fatto eseguire in Val di Non su una trentina di abitanti tra uomini, donne e bambini.

 

IL BIOLOGICO: UN SISTEMA IMPERFETTO

Nel docufilm c’è anche un cameo dell’attore e regista Marco Paolini. Ricco di ironia il contributo di Velia Lalli, volto noto di Comedy Central di Sky e del programma Sbandati di Raidue, che prende in giro un certo modo di produrre e consumare biologico. A riguardo si giunge alla conclusione che, nonostante produrre bio costi troppo e ad oggi non rappresenti un sistema perfetto, forse è quella l’unica alternativa all’avvelenamento ‘a norma di legge’. Sulla strada opposta, lo racconta il docufilm, ci sono le contraddizioni dell’agricoltura intensiva. Un esempio è proprio quello della coltura intensiva delle mele golden in Trentino. In Italia molti sono invece i comuni che hanno aderito al progetto europeo ‘Città libere dai pesticidi’, azzerando o riducendo al minimo l’uso dei pesticidi sul loro territorio in favore di alternative sostenibili: Varese, Ragusa, Malles (Bolzano), Occhiobello (Rovigo), Volvera (Torino), Bastida Pancarana (Pavia), Robilante, Morozzo e Barge (tutti in provincia di Cuneo) e Lozzolo (Vercelli).

 

IL MESSAGGIO

Secondo l’autore del docufilm “l’Italia può e deve fare molto di più, a maggior ragione in un momento nel quale anche la percezione dei consumatori sta cambiando. Siamo tutti più prudenti, soprattutto per i nostri figli”. Eppure, nonostante a livello europeo l’Italia avesse assunto una posizione favorevole alla messa al bando del glifosato, per esempio, tutto è stato frenato da Bruxelles. Gli interessi in ballo sono tanti. “Prima di rimuovere gli ostacoli politici, sia nazionali sia a livello europeo – conclude Tomasi – possiamo partire da noi stessi, prendendo consapevolezza del fatto che ogni volta che scegliamo qualcosa al supermercato è come se votassimo. Decidiamo noi cosa il mercato offrirà domani”.

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Rummo tutta la vita.

 

Barilla mediocrissima, si salva solo qualcosa della selezione "Accademia".

 

Tra le altre paste industriali buona anche Garofalo. Un gradino sotto secondo me ma valide sono De Cecco, Molisana e Voiello.

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il problema di quello che citi, però, è che le alternative al glifosato sono peggio. Rimanendo proprio in trentino, vogliono vietare il glifosato dal 2018, ma secondo molti per moda, se non altro perché si cita pure il fatto che il succo di limone è doppiamente tossico rispetto al glifosato per l'organismo.

http://www.ildolomiti.it/ambiente/2018/glifosate-la-provincia-ne-vieta-lutilizzo-gia-dal-2018-ma-per-gli-esperti-resta-il

 

in pratica si dice nell'articolo che probabilmente questa demonizzazione del glifosato dipenderebbe principalmente dal suo basso costo e dal brevetto scaduto (per cui non riescono a farci soldi sopra). Tolto il glifosato si userebbero prodotti molto meno testati (il glifosato si usa da 40 anni) che permetterebbero alle aziende produttrici di guadagnare sui brevetti, almeno stando al parere, in quell'articolo, di Altroconsumo (che poi coincide con il mio, direi).

L'alternativa sarebbe comunque mun maggior uso di mezzi meccanici, cosa che comunque è a volte difficile, a volte impossibile, e comunque inquinante e dannoso per chi lavora con quella roba.

 

Il punto comunque non è dimostrare che nelle verdure non ci siano tracce di diserbanti e inquinanti, il punto è che se non si dà valore ai "limiti di legge" delle sostanze è inutile intavolare una qualsiasi discussione (perché quasi tutto è considerato tossico a certe dosi, magari cancerogeno, ma appunto il glifosato è considerato molto meno tossico di roba che mangiamo tutti i santi giorni senza farci tanti problemi).

Per me i motivi sono squisitamente economici, poi non è che ho la palla di vetro

 

Comunque l'articolo che citi, alla fine, mi sembra di quelli che vanno a cercare abbastanza il capello per forza (un po' tipo quello che mangiava menu enormi tre volte al giorno da mc donalds e poi ingrassava). Si dice che mancano studi sugli effetti dei mix di queste sostanze sull'uomo, ma se il problema è quello, a uno studio del genere comprensivo, semplicemente, non ci arriverai mai, per ovvi motivi probabilistici (se ho, per dire, 1000 sostanze potenzialmente dannose e potenzialmente interagenti fra loro come ne misuro l'effetto delle varie combinazioni su una vasta popolazione umana? Servirebbero 50 miliardi di cavie e probabilmente manco basterebbero).

Penso che studieranno le interazioni e le trasformazioni di materiali più ovvie, ma non è che puoi andare realisticamente tanto oltre.

 

Poi io alla fine preferisco campare cercando di evitare o moderare le cose che sono considerate tossiche o cancerogene anche a quantità "umane", sennò veramente non si campa... porca miseria pure quando leggo gli ingredienti dell'acqua minerale che compro (perché influenzano il sapore, non per motivi salutistici) ci trovi praticamente il letame lì dentro, fra l'altro pure cancerogeno... ma in quantità tali che sti ca**i, voglio dire. Poi, appunto, non si campa a guardare ste cose, io sinceramente non so la gente come fa. Ma non se sta male a guardarle tutte?

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Cambiando prodotto, cioè andando su pasta all'uovo, consiglio caldamente PASTA DEL FRATE in particolare le pappardelle. Strepitose come spessore e tenuta della cottura.

 

Soprattutto perchè è un azienda locale di una famiglia ternana

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Cambiando prodotto, cioè andando su pasta all'uovo, consiglio caldamente PASTA DEL FRATE in particolare le pappardelle. Strepitose come spessore e tenuta della cottura.

 

Soprattutto perchè è un azienda locale di una famiglia ternana

 

Tasta all'uovo rigorosamente comprata fresca da "Giuliano e Orietta" all'angolo tra viale Trento e viale Trieste.

 

:inchino::inchino::inchino:

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