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Ebola un altro affare?

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15 minuti fa, Poison Ivy ha scritto:

Daje! 👍

  • Grazie 1

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3 ore fa, NINNI ha scritto:

Bisogna mettersi dal punto di vista dell'interesse generale. Bisogna riaprire le attività commerciali e cercare di tornare al più presto a una vita normale. L'unica strada è la vaccinazione, come dimostrano Gran Bretagna e Israele. Non è possibile bloccare tutto per pochi casi di reazioni avverse.

Oggi abbiamo avuto altri 476 morti e ci preoccupiamo di 6 casi (1 morto) di trombosi su 7 milioni di vaccinazioni?! De che cazzo stamo a parla'?! 

Giusta considerazione! 

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Oggi leggevo che a breve arriverà ad approvazione in Ema e Aifa anche il vaccino della CureVac che ha scelto Bayer per la commercializzazione. 

È un rmna con dosaggio minimo perché molto concentrato e promette molto bene. 

In Italia dovrebbero arrivare di questo vaccino circa 7 milioni di dosi tra fine maggio e inizio giugno e potrebbe dare un grande aiuto alla tempistica del piano vaccinale. Speriamo che una ogni tanto vada dritta... 

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4 minuti fa, INIGNUTTIBBILE ha scritto:

Oggi leggevo che a breve arriverà ad approvazione in Ema e Aifa anche il vaccino della CureVac che ha scelto Bayer per la commercializzazione. 

È un rmna con dosaggio minimo perché molto concentrato e promette molto bene. 

In Italia dovrebbero arrivare di questo vaccino circa 7 milioni di dosi tra fine maggio e inizio giugno e potrebbe dare un grande aiuto alla tempistica del piano vaccinale. Speriamo che una ogni tanto vada dritta... 

Concordo, più vaccini fanno prima ne usciremo, ricordando sempre che il 93% dei morti in Italia di covid erano over 60! Quindi una volta vaccinati questi, staremo un bel pezzo avanti! Io ovviamente lo farò, anche se sento molti amici, dai 30 ai 40 anni che non ci pensano minimamente a vaccinarsi! 

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10 ore fa, NINNI ha scritto:

Bisogna mettersi dal punto di vista dell'interesse generale. Bisogna riaprire le attività commerciali e cercare di tornare al più presto a una vita normale. L'unica strada è la vaccinazione, come dimostrano Gran Bretagna e Israele. Non è possibile bloccare tutto per pochi casi di reazioni avverse.

Oggi abbiamo avuto altri 476 morti e ci preoccupiamo di 6 casi (1 morto) di trombosi su 7 milioni di vaccinazioni?! De che cazzo stamo a parla'?! 

Non so d'accordo, i numeri che ancora abbiamo dipendono da diversi fattori, il primo tra tutti e che da un anno giriamo con "museruole" praticamente tutte inefficaci, che per questo hanno fatto e continuano a fare strage.

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13 ore fa, Manson ha scritto:

In generale, ovunque mi muova, non ho mai visto in vita mia tanta gente preoccupata per gli effetti collaterali di un qualche medicinale/vaccino/alcolico/droga/cibo/varie ed eventuali...

 

Oramai si sta alla finestra e si aspetta lo sbandieramento del prossimo caso di trombosi forse riconducibile alla somministrazione del vaccino anti-Covid, per poi saltare in piedi e gridare: "eccone un altro!".

 

Dei milioni di persone prima e dopo di quello sfortunato che invece hanno risolto, non si parla...

 

Ci sfondiamo di sigarette, mangiamo la peggiore merda, ci sfasciamo il fegato con intrugli alcolici... peró cazzo, il vaccino giammai!

 

Poi magari appena me fanno la prima dose stiro le zampe... peró guardo all'Inghilterra e sale un'invidia che levate...

Soho, Londra, 12 Aprile 2021...

Noi continuiamo a pensare all’incidenza di un morto ogni 2.000.000 di vaccini inoculati. 

 

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  • Grazie 1

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7 ore fa, angelooo ha scritto:

Concordo, più vaccini fanno prima ne usciremo, ricordando sempre che il 93% dei morti in Italia di covid erano over 60! Quindi una volta vaccinati questi, staremo un bel pezzo avanti! Io ovviamente lo farò, anche se sento molti amici, dai 30 ai 40 anni che non ci pensano minimamente a vaccinarsi! 

Pensa che ritardati... così come quelli che sento io... gente che fino a ieri magari se pippava pure il gesso da muro oggi si preoccupa del vaccino... 

 

Maledetti media main stream e chi je va dietro. 

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38 minuti fa, FURIOUS ha scritto:

Pensa che ritardati... così come quelli che sento io... gente che fino a ieri magari se pippava pure il gesso da muro oggi si preoccupa del vaccino... 

 

Maledetti media main stream e chi je va dietro. 

Molti gioveranno dei frutti della vaccinazione altrui a livello di immunitá diffusa... e l'omo campa.

 

Armamoci e partite!

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12 minuti fa, Manson ha scritto:

Molti gioveranno dei frutti della vaccinazione altrui a livello di immunitá diffusa... e l'omo campa.

 

Armamoci e partite!

Che poi, se ci fai caso, quelli che rompono più il cazzo sulle riaperture sono gli stessi che non si vogliono vaccinare. 

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18 minuti fa, NINNI ha scritto:

Che poi, se ci fai caso, quelli che rompono più il cazzo sulle riaperture sono gli stessi che non si vogliono vaccinare. 

Perchè, tendenzialmente, so quelli che rompono il cazzo a prescindere.

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22 minuti fa, NINNI ha scritto:

Che poi, se ci fai caso, quelli che rompono più il cazzo sulle riaperture sono gli stessi che non si vogliono vaccinare. 

E quando fai notare l'incongruenza, vanno in tilt e svagano...

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4 ore fa, FURIOUS ha scritto:

Soho, Londra, 12 Aprile 2021...

Noi continuiamo a pensare all’incidenza di un morto ogni 2.000.000 di vaccini inoculati. 

 

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Ma beati loro. Noi invece speriamo che l'estate ce salvi come lo scorso anno che se aspettamo l'immunità de gregge stamo freschi...

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5 ore fa, FURIOUS ha scritto:

Soho, Londra, 12 Aprile 2021...

Noi continuiamo a pensare all’incidenza di un morto ogni 2.000.000 di vaccini inoculati. 

 

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Tutto bello percarita..una domanda,tutti di quelli della foto avranno fatto il vaccino?o c'è anche li chi c'ha marciato e grazie a chi l'ha fatto sta seduto al tavolo come se niente fosse?

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21 minuti fa, ternano_84 ha scritto:

Tutto bello percarita..una domanda,tutti di quelli della foto avranno fatto il vaccino?o c'è anche li chi c'ha marciato e grazie a chi l'ha fatto sta seduto al tavolo come se niente fosse?

Magari lì in mezzo c'é qualcuno che ha aspettato che si vaccinassero gli altri per poter tornare ad una vita normale senza porgere il proprio braccio...

 

...ipotizzo eh... mica saranno solo da noi, i culodellandristi...

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la gran parte non saranno vaccinati

https://tg24.sky.it/mondo/2021/04/13/vaccino-covid-uk

l governo ha fatto sapere di aver offerto almeno una dose a tutte le nove categorie prioritarie (tra gli altri, gli adulti con più di 50 anni, i soggetti fragili, quelli che lavorano nell’assistenza sanitaria), secondo la definizione del Comitato congiunto per la vaccinazione e l'immunizzazione

(articolo di ieri)

 

ma la priorità è proteggere le categorie fragili, poi dopo ste scene i casi forse potrebbero anche alzarsi, ma in grande maggioranza in forme non gravi.

Ricordiamoci pure che l'anno passato per 5 mesi non è morto quasi nessuno e il virus girava tranquillamente (ma lo prendevano i giovani)

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7 ore fa, FURIOUS ha scritto:

Soho, Londra, 12 Aprile 2021...

Noi continuiamo a pensare all’incidenza di un morto ogni 2.000.000 di vaccini inoculati. 

 

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2 ore fa, ternano_84 ha scritto:

Tutto bello percarita..una domanda,tutti di quelli della foto avranno fatto il vaccino?o c'è anche li chi c'ha marciato e grazie a chi l'ha fatto sta seduto al tavolo come se niente fosse?

a occhio e croce per me è questa che ci marcia

ha tutta l'aria di una che deve farsi perdonare parecchie cose (soprattutto il look)

aaaa.jpeg

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3 ore fa, ternano_84 ha scritto:

Tutto bello percarita..una domanda,tutti di quelli della foto avranno fatto il vaccino?o c'è anche li chi c'ha marciato e grazie a chi l'ha fatto sta seduto al tavolo come se niente fosse?

Direi de no. Infatti, verosimilmente, ci sarà un aumento di contagi ma avendo protetto anziani e fragili non si dovrebbero riempire gli ospedali.

 

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https://www.msn.com/it-it/salute/medicina/luigi-cavanna-lerrore-italiano-contro-covid/ar-BB1fAXuw?ocid=SKY2DHP&li=BBqfWMR

 

 

LEGGERE MOLTO ATTENTAMENTE !!!!!!

 

Vinceremo la sfida. In estate saremo al sicuro, dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, alla Repubblica. Protetti sotto l’ombrello dell’immunità di gregge scacceremo le nostre paure. E allora potremmo convincerci che cambiare il nostro modello di salute non era necessario, che curare presto e curare a casa era troppo oneroso, che quei centoventimila, o magari centotrentamila morti, erano un prezzo da pagare, una scommessa sulla nostra inguaribile rigidità. Scommessa vinta, perché i morti si dimenticano presto. E la Sanità potrà restare arroccata dentro gli ospedali a regolare i conti tra le diverse e rivali scuole di pensiero, i medici di base torneranno a distribuire prodighe ricette à gogo, senza mai portare il proprio stetoscopio a casa di un malato, i pronto soccorso si affolleranno nei weekend e durante le vacanze invernali, le liste d’attesa si sgonfieranno ma non troppo, e arriverà finalmente il turno dei malati di cancro e dei cardiopatici, o almeno di quelli non decimati dal ritardo delle cure. Tutto sarà come prima, o quasi. E il riordino ospedaliero, la medicina di territorio, i piani antipandemici saranno i titoli di faldoni di carta ingiallita e impolverata, stipata negli scaffali ministeriali. Giro questa distopica, ma non troppo, rappresentazione del futuro prossimo a Luigi Cavanna, primario oncoematologo di Piacenza, pioniere delle cure precoci a domicilio, a cui nei giorni del primo lockdown il Time ha dedicato una copertina

Professore, il vaccino coprirà, insieme alla nostra fragilità biologica, anche l’incapacità del sistema di mettersi in discussione?

Tutti i rimedi contro le emergenze portano con sé questo rischio. Nella mia esperienza, è la prima cosa che ho pensato quando è arrivata la pandemia. La molla che mi ha indotto a uscire dal reparto è stata quella di evitare che i pazienti intasassero l’ospedale. E occupassero i letti di altri che hanno bisogno di cure, aggiungendo all’emergenza reale del virus un’emergenza indotta dalla reazione sbagliata del sistema sanitario. Mettiamoci un attimo nei panni dei malati di cancro, che devono essere operati e non trovano il posto letto. Non sapremo mai quanti di loro pagheranno con una metastasi il nostro ritardo. Sappiamo però che la mortalità per infarto è nettamente aumentata durante il Covid. Abbiamo ospedalizzato la crisi sanitaria e ne paghiamo il prezzo. Se mi chiedo perché è andata così, mi rispondo che abbiamo peccato di assoluto. Ma la medicina non ha niente di assoluto in sé, è un’esperienza che non cerca verità, mette insieme i suoi dubbi e approda a una nuova esperienza. Non è accaduto. 

Perché?

Perché la maggior parte dei colleghi che sono nel comitato tecnico scientifico e nelle altre istituzioni di indirizzo hanno un’estrazione ospedaliera. L’ospedale non copre l’intera realtà della malattia, anzi in un certo senso la distorce, perché la schiaccia dentro la sua gravità. Chi segue il paziente oltre l’ospedale e lo prende in carico prima, durante e dopo il ricovero, sa che la sfida alla malattia si combatte in tempi e con strumenti diversi. La sfida al Covid è anzitutto un’impresa del tempismo: curare presto e a casa per evitare che il malato si aggravi e che il suo aggravarsi impatti sul sistema sanitario, indebolendolo.

Lei quando lo ha capito?

Il 29 febbraio del 2020. È un sabato, ho appena finito la visita in reparto. Dal centralino mi passano una paziente oncologica. Respira a fatica. Viene dal pronto soccorso, le hanno fatto una lastra, ma ha visto tante persone in barella ed è stata presa dal panico, ha firmato le dimissioni e con un taxi è rientrata a casa. Le faccio: «Signora, torni qui, le trovo un posto letto». Mi risponde secca: «No, grazie, se volete venite voi, io non mi muovo». Consulto la sua cartella clinica: 66 anni, operata di tumore e in fase di guarigione. Ha una polmonite bilaterale in stadio intermedio, è sola, senza farmaci, e senza fiato. Chiamo Gabriele, il caposala, ci vestiamo con tuta e mascherina e in un baleno siamo da lei. Faceva fatica a star seduta. Le pratico le prime terapie e le propongo di tornare con me in ospedale. Ma non c’è verso. Allora facciamo un patto: lei mi chiama tre volte al giorno e mi invia su Whatsapp la fotografia del saturimetro. Quella notte non ci ho dormito. Ma, dopo pochi giorni di cure precoci, lei ha iniziato a star meglio.

Da lì la decisione di estendere le visite a casa?

Tutte le mattine alle 9.30 ci incontravamo nella sala della direzione generale per la cosiddetta cabina di regia. E già nei primissimi giorni di marzo abbiamo capito che il pronto soccorso stava andando il tilt. L’afflusso dei malati era ingestibile. L’unica cosa da fare era decongestionare l’ospedale. Ho raccontato al manager e al direttore sanitario la mia esperienza con quella paziente, e si è deciso di riprovarci con altri malati. Un’associazione di volontariato ha postato su Facebook l’iniziativa. Dopo poche ore siamo stati sommersi dalle telefonate. Oggi abbiamo otto squadre di medici e infermieri che hanno fin qui visitato migliaia di pazienti. Il territorio è presidiato, non a caso la pressione sugli ospedali è diminuita rispetto alla prima ondata.

Però la strategia delle cure precoci è ancora, dopo quattordici mesi, un’incompiuta nazionale. I medici di base, con rarissime eccezioni, non mettono i piedi in casa del paziente. Le unita speciali di continuità assistenziale sono un fantasma per lo stesso Ministero della Salute, la medicina di territorio è una terra di nessuno. Non abbiamo imparato niente?

Nella segreteria telefonica dell’ospedale ho lasciato il mio cellulare per i pazienti oncologici, che spesso chiamano per le complicanze. Ricevo ancora messaggi e telefonate di malati di Covid da tutta l’Italia: molti di loro aspettano invano a casa una visita che non arriva e si sentono abbandonati. Il monitoraggio del sistema sanitario è burocratico e difensivo: serve a valutare il colore da attribuire a una Regione e ad aspettare la malattia barricati dentro l’ospedale. Non funziona.

C’è voluta una mozione del Senato, votata alla quasi unanimità l’8 aprile scorso, per certificare che curare subito a casa è un dovere. Che però il servizio sanitario non adempie. È come se, non riuscendo a modificare la sua organizzazione che ha l’ospedale al centro, il sistema abbia teorizzato l’inutilità delle cure precoci?

Temo di sì. Eppure si tratta di una credenza ormai ampiamente contraddetta dalla pratica clinica. Le vittime giovani del Covid sono pazienti giunti all’ospedale dopo dieci o quindici giorni di malattia non trattata. Ma se lei avesse un parente con 38/39 di febbre, tosse insistente e fatica a respirare, gli direbbe di chiudersi in casa con il paracetamolo, aspettando di vedere come va? Cerchiamo di essere pratici. Molti miei colleghi che parlano in televisione non hanno alcun rapporto con i malati. 

Che vuol dire in concreto cure precoci?

All’inizio, quando la pandemia è arrivata, eravamo disarmati. I cinesi, colpiti prima di noi, ci suggerivano due o tre farmaci: l’idrossiclorochina, che oggi si fa fatica anche a nominare ma che era nelle linee guida della società italiana di malattie infettive tropicali, e alcuni antivirali già impiegati contro l’Aids, associati ad antibiotici. Timidamente cominciavano a somministrare l’eparina, ma solo per i pazienti allettati. Così abbiamo curato trecentotrenta persone a casa, ricoverandone meno di venti, due sole gravi e nessun morto. Poi sull’idrossiclorochina è caduta la scomunica di Lancet. Oms e Aifa si sono adeguate. Ma eravamo a giugno, e ci siamo illusi che presto non avremmo più visto un malato di Covid. Non è andata così.

Nella seconda ondata lei ha continuato a usare l’idrossiclorochina?

No, ho obbedito all’Aifa socraticamente. Cioè secondo il principio che i divieti si criticano, ma si rispettano. Ho fatto da consulente per i colleghi che hanno portato quel divieto davanti al Consiglio di Stato, vincendo. Ma nel frattempo sono arrivati nuovi farmaci. L’azitromicina, i cortisonici dopo la quinta o la sesta giornata, quando il paziente comincia ad avere difficoltà respiratorie, l’eparina con più coraggio dall’inizio, e molto ossigeno a domicilio. Ma soprattutto i farmaci antinfiammatori suggeriti dall’istituto Mario Negri e dal professor Fredy Suter, cioè Aspirina, Ibuprofene, Aulin. Che, a differenza del paracetamolo, hanno il potere di scongiurare quella reazione autoimmune chiamata cascata di citochine, che attacca e compromette i polmoni.

Com’è andata?

È difficile fare un confronto. Nella seconda ondata abbiamo contato più ricoveri e qualche morto, ma erano malati diversi. Più anziani e con più patologie. Non c’è ancora uno studio retrospettivo, che categorizzi i pazienti per un confronto scientifico. Purtroppo la medicina offre una garanzia di cura che si basa sugli stadi randomizzati, cioè su evidenze sperimentali testate in situazioni ordinarie. Il Covid era ed è qualcosa di straordinario, che meriterebbe una verifica diretta delle terapie applicate. A maggio eravamo stati coinvolti in uno studio dello Spallanzani a quattro bracci, tre sugli antivirali e uno sull’idrossiclorochina. Ma non è mai partito per difficoltà che definirei burocratiche. Peccato, ci avrebbe dato molte informazioni utili.

Vuol dire che ha rinunciato all’idrossiclorochina, ma non è sicuro di aver fatto la cosa migliore?

Molti colleghi dicono che l’idrossiclorochina non funziona ed è pericolosa, citando pubblicazioni che forse non hanno mai letto. Non mi stupisce. Succede così in tutte le professioni. Spunta uno studio, un collega ritenuto importante lo accredita, e una regola s’impone per conformismo. La maggior parte degli studi che bocciano l’idrossiclorochina riguardano pazienti ospedalizzati, con una malattia avanzata, spesso rimasti a casa sette o dieci giorni prima di essere trattati. Non hanno niente, davvero niente a che vedere con un paziente curato precocemente. Assumere un dato in un contesto clinico e trasferirlo in un altro è metodologicamente sbagliato. Con l’idrossiclorochina è stato fatto.

Non vorrà dire che è accaduto perché la sponsorizzava Trump?

No, anche se Trump e Bolsonaro con le loro grossolanità antiscientifiche non hanno fatto le fortune di questo farmaco. Però mi fa un po’ di specie che gli effetti avversi dell’idrossiclorochina sui malati di Covid abbiano tanto preoccupato la comunità scientifica. La stessa che da anni la prescrive senza alcuna remora come profilassi per la malaria a chi va in vacanza in Africa. Anche se magari ha diabete, ipertensione e pesa centoventi chili. Allora mi viene un sospetto: che l’idrossiclorochina sia un farmaco troppo povero per appassionare.

Non teme di apparire ideologico?

E allora dico in premessa che considero gli interessi dell’industria decisivi per il futuro della ricerca. E che se la Coca Cola avesse un effetto anticovid, sarei il primo a prescriverla. Però so che la messa in commercio di un farmaco passa per uno studio randomizzato di fase di tre. Non esiste uno studio simile che non sia sponsorizzato dall’industria. E l’industria non ha un grande interesse a investire su una vecchia molecola antimalarica. Non a caso non esistono riscontri attendibili sull’uso precoce dell’idrossiclorochina. Aggiungo ai miei dubbi quelli del professor Antonio Cassone, ex direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, uno che sa come vanno le cose: lui fa notare che le riviste più autorevoli non hanno pubblicano un solo report a favore dell’idrossiclorochina, ma lavori di basso livello che la demolivano. Questo per dire che la ricerca è sovrana, l’industria è utile, ma talvolta non sempre l’una e l’altra promuovono l’interesse generale.

La stessa sorte l’ha subita il plasma. Prima elevato a terapia risolutiva, poi scartato senza un chiaro perché.

Gli studi spontanei, opera di medici di buona volontà, non saranno mai così potenti da superare tutti i paletti richiesti per imporre una terapia. E nessuna industria che produca farmaci è interessata a investire sul plasma.

L’industria ha puntato tutto sui vaccini, trascurando le cure?

Non dico questo. La cura, il vaccino, le rianimazioni efficienti giocano tutte per la stessa squadra. Una malattia infettiva richiede una risposta integrata e multiprofessionale. Ma nessuna strategia da sola vince la partita.

Vuol dire che è mancato un governo politico della ricerca?

Il Covid è arrivato tra capo e collo e ci ha trovato impreparati. Non sono un censore per costume, e non vorrei stare nei panni del decisore politico. Non ha avuto vita facile. Non tener conto di questa complessità significa cedere ai teoremi cospirazionisti o, peggio, negazionisti. Non mi hanno mai appassionato.

E invece i teoremi non sono mancati nel dibattito pubblico tra gli scienziati. Quando ci siamo chiesti perché il Covid uccide di più in Italia, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Dall’inquinamento al fatto che, essendo più anziani, siamo più malati. Ma i dati raccontano che nella prima fase della pandemia in Lombardia una persona su quattro è morta in casa. E che la mortalità è diversa da ospedale a ospedale, e da rianimazione a rianimazione. Vuol dire che il filtro della medicina di territorio è stato inesistente e che la risposta dell’offerta clinica è stata e continua a essere disomogenea. E allora non puoi non chiederti perché il governo politico della sanità ha rinunciato a mettere insieme le diverse esperienze, a chiamare attorno a un tavolo i maggiori esperti sul campo per condividere una strategia comune. Dopo 115mila morti lei se lo chiede, professore?

Praticamente ogni giorno. Attorno a quel tavolo mancava chi cura i malati. La cosiddetta real world evidence, che in un’emergenza inedita e straordinaria vale più di uno studio randomizzato.

Modificato da torquemada
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A me, sempre restando il discorso che questa pandemia e' terribile e da non scherzarci, io tutti questi morti non mi tornano, qui ci stanno molti utenti che ne sanno  molto più di me, pero in una settimana muoiono quasi quelli che stanno in terapia intensiva, come mai tutti i giorni 300/400 morti, quando in terapia intensiva fortunatamente ne stanno  molti meno! Poi, questi muoiono tutti? Non guarisce nessuno! Boh.... ! Non dimenticherò mai quando a dicembre la Germania aveva il doppio dei contagiati nostri, avevano molti meno morti di noi..... Sicuramente, hanno la sanita' meglio della nostra, ma noi facciamo 3/400 morti al giorno da mesi, e malgrado i vaccini non calano mai..... Boh! 

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13 ore fa, FURIOUS ha scritto:

Pensa che ritardati... così come quelli che sento io... gente che fino a ieri magari se pippava pure il gesso da muro oggi si preoccupa del vaccino... 

 

Maledetti media main stream e chi je va dietro. 

Io mi vaccinerò perché non ho 20-30 anni.

Ma se avessi 20-30 anni col cazzo che mi vaccinerei.

Se ci fosse anche un solo motivo lo farei, ma con tutta la buona volontà vaccinare i giovani è fuori da ogni logica. Se sbaglio correggetemi.

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9 minuti fa, callea ha scritto:

Io mi vaccinerò perché non ho 20-30 anni.

Ma se avessi 20-30 anni col cazzo che mi vaccinerei.

Se ci fosse anche un solo motivo lo farei, ma con tutta la buona volontà vaccinare i giovani è fuori da ogni logica. Se sbaglio correggetemi.

Callè io ne ho 29 ma mi voglio vaccinare non per me stessa ma per la mia famiglia, sono mesi e mesi che non vado a trovare nonna per paura che se lo prendo glielo attacco. Non si può vivere più così.

E a proposito di mia nonna lei in questi giorni doveva fare il vaccino Pfizer, non si sa come le dosi sono finite (sti pezzi di merda degli infermieri/medici ecc non so quante dosi hanno fatto ad amici e parenti e grazie al cazzo che le dosi so finite... ma che schifo!) e gli volevano fare il vaccino johnson e johnson. Per carità!! ha rifiutato subito. O pfizer o non la faccio vaccinare assolutamente perché tanto nonna non si può muovere da casa e sto tranquilla che nessuno la cantagia e mio zio che la accudisce è attentissimo.

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2 minuti fa, Poison Ivy ha scritto:

Callè io ne ho 29 ma mi voglio vaccinare non per me stessa ma per la mia famiglia, sono mesi e mesi che non vado a trovare nonna per paura che se lo prendo glielo attacco. Non si può vivere più così.

 

 

È tua nonna che deve vaccinarsi.

Se ti vaccini tu e lei no non risolvi nulla.

Modificato da callea

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12 minuti fa, callea ha scritto:

 

È tua nonna che deve vaccinarsi.

Se ti vaccini tu e lei no non risolvi nulla.

Sisi questo lo so, infatti lei dovrebbe vaccinarsi e breve sperando arrivi dinuovo la sua dose. Sennò faccio succedere il finimondo ☺️

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1 minuto fa, Poison Ivy ha scritto:

Sisi questo lo so, infatti lei dovrebbe vaccinarsi e breve sperando arrivi dinuovo la sua dose. Sennò faccio succedere il finimondo ☺️

Fai bene. Suppongo si trovi nel limbo dei 70enni.

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27 minuti fa, callea ha scritto:

Fai bene. Suppongo si trovi nel limbo dei 70enni.

Sì esatto. E per le patologie che ha è anche un soggetto fragile.

Modificato da Poison Ivy

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16 ore fa, Manson ha scritto:

Molti gioveranno dei frutti della vaccinazione altrui a livello di immunitá diffusa... e l'omo campa.

 

Armamoci e partite!

Sarò noioso, ma lo ripeto. 

A meno di patologie che sconsiglino l'assunzione del vaccino, chi rifiuta di farlo, in caso di positività se la giostra da solo a casa. Poi vedi se lo fanno sto cazzo de vaccino o se vanno a ricasco. 

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