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Fera7 s.p.a.

STORIA DI UN IMPIEGATO

Messaggi raccomandati

a dir poco spettacolare come album.... 35 minuti tutti d'un fiato!

 

 

1 - Introduzione ............................................................1'42"

2 - Canzone del Maggio................................................ 2'24"

3 - La bomba in testa .................................................. 4'01"

4 - Al ballo mascherato ................................................ 5'12"

5 - Sogno numero due.................................................. 3'13"

6 - La canzone del padre.............................................. 5'14"

7 - Il bombarolo............................................................ 4'20"

8 - Verranno a chiederti del nostro amore.....................4'19"

9 - Nella mia ora di libertà ............................................ 5'09"

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INTRODUZIONE

 

Lottavano così come si gioca

i cuccioli del maggio era normale

loro avevano il tempo anche per la galera

ad aspettarli fuori rimaneva

la stessa rabbia la stessa primavera...

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CANZONE DEL MAGGIO

 

Anche se il nostro maggio

ha fatto a meno del vostro coraggio

se la paura di guardare

vi ha fatto chinare il mento

se il fuoco ha risparmiato

le vostre Millecento

anche se voi vi credete assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

E se vi siete detti

non sta succedendo niente,

le fabbriche riapriranno,

arresteranno qualche studente

convinti che fosse un gioco

a cui avremmo giocato poco

provate pure a credervi assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

Anche se avete chiuso

le vostre porte sul nostro muso

la notte che le "pantere"

ci mordevano il sedere

lasciandoci in buonafede

massacrare sui marciapiedi

anche se ora ve ne fregate,

voi quella notte voi c'eravate.

 

E se nei vostri quartieri

tutto è rimasto come ieri,

senza le barricate

senza feriti, senza granate,

se avete preso per buone

le "verità" della televisione

anche se allora vi siete assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

E se credete ora

che tutto sia come prima

perché avete votato ancora

la sicurezza, la disciplina,

convinti di allontanare

la paura di cambiare

verremo ancora alle vostre porte

e grideremo ancora più forte

per quanto voi vi crediate assolti

siete per sempre coinvolti,

per quanto voi vi crediate assolti

siete per sempre coinvolti.

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LA BOMBA IN TESTA

 

 

....e io contavo i denti ai francobolli

dicevo "grazie a Dio" "buon Natale"

mi sentivo normale

eppure i miei trent'anni

erano pochi più dei loro

ma non importa adesso torno al lavoro.

 

Cantavano il disordine dei sogni

gli ingrati del benessere francese

e non davan l'idea

di denunciare uomini al balcone

di un solo maggio, di un unico paese,

 

e io la faccia usata dal buonsenso

ripeto "Non vogliamoci del male"

e non mi sento normale

e mi sorprendo ancora

a misurarmi su di loro

e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

 

Rischiavano la strada e per un uomo

ci vuole pure un senso a sopportare

di poter sanguinare

e il senso non dev'essere rischiare

ma forse non voler più sopportare.

 

Chissà cosa si prova a liberare

la fiducia nelle proprie tentazioni,

allontanare gli intrusi

dalle nostre emozioni,

allontanarli in tempo

e prima di trovarti solo

con la paura di non tornare al lavoro.

 

Rischiare libertà strada per strada,

scordarsi le rotaie verso casa,

io ne valgo la pena,

per arrivare ad incontrar la gente

senza dovermi fingere innocente.

 

Mi sforzo di ripetermi con loro

e più l'idea va di là del vetro

più mi lasciano indietro,

per il coraggio insieme

non so le regole del gioco

senza la mia paura mi fido poco.

 

Ormai sono in ritardo per gli amici

per l'odio potrei farcela da solo

illuminando al tritolo

chi ha la faccia e mostra solo il viso

sempre gradevole, sempre più impreciso.

 

E l'esplosivo spacca, taglia, fruga

tra gli ospiti di un ballo mascherato,

io mi sono invitato

a rilevar l'impronta

dietro ogni maschera che salta

e a non aver pietà per la mia prima volta.

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AL BALLO MASCHERATO

 

 

Cristo drogato da troppe sconfitte

cede alla complicità

di Nobel che gli espone la praticità

di un'eventuale premio della bontà.

Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro

mima una sua nostalgia di natività,

io con la mia bomba porto la novità,

la bomba che debutta in società,

al ballo mascherato della celebrità.

 

Dante alla porta di Paolo e Francesca

spia chi fa meglio di lui:

lì dietro si racconta un amore normale

ma lui saprà poi renderlo tanto geniale.

E il viaggio all'inferno ora fallo da solo

con l'ultima invidia lasciata là sotto un lenzuolo,

sorpresa sulla porta d'una felicità

la bomba ha risparmiato la normalità,

al ballo mascherato della celebrità.

 

La bomba non ha una natura gentile

ma spinta da imparzialità

sconvolge l'improbabile intimità

di un'apparente statua della Pietà.

Grimilde di Manhattan, statua della libertà,

adesso non ha più rivali la tua vanità

e il gioco dello specchio non si ripeterà

"Sono più bella io o la statua della Pietà"

dopo il ballo mascherato del celebrità.

 

Nelson strappato al suo carnevale

rincorre la sua identità

e cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo stile,

impegnati sempre a vincere e mai a morire.

Poi dalla feluca ormai a brandelli

tenta di estrarre il coniglio della sua Trafalgar

e nella sua agonia, sparsa di qua, di là,

implora una Sant'Elena anche in comproprietà,

al ballo mascherato della celebrità.

 

Mio padre pretende aspirina ed affetto

e inciampa nella sua autorità,

affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo

ma lui esplode dopo, prima il suo decoro.

Mia madre si approva in frantumi di specchio,

dovrebbe accettare la bomba con serenità,

il martirio è il suo mestiere, la sua vanità,

ma ora accetta di morire soltanto a metà

la sua parte ancora viva le fa tanta pietà,

al ballo mascherato della celebrità.

 

Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno

accesa soltanto a metà

quel poco che mi basta per contare i caduti,

stupirmi della loro fragilità,

e adesso puoi togliermi i piedi dal collo

amico che m'hai insegnato il "come si fa"

se no ti porto indietro di qualche minuto

ti metto a conversare, ti ci metto seduto

tra Nelson e la statua della Pietà,

al ballo mascherato della celebrità.

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SOGNO NUMERO DUE

 

Imputato ascolta,

noi ti abbiamo ascoltato.

Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo

piantata tra l'aorta e l'intenzione,

noi ti abbiamo osservato

dal primo battere del cuore

fino ai ritmi più brevi

dell'ultima emozione

quando uccidevi,

favorendo il potere

i soci vitalizi del potere

ammucchiati in discesa

a difesa

della loro celebrazione.

 

E se tu la credevi vendetta

il fosforo di guardia

segnalava la tua urgenza di potere

mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge

quello che non protegge

la parte del boia.

 

Imputato,

il dito più lungo della tua mano

è il medio

quello della mia

è l'indice,

eppure anche tu hai giudicato.

Hai assolto e hai condannato

al di sopra di me,

ma al di sopra di me,

per quello che hai fatto,

per come lo hai rinnovato

il potere ti è grato.

 

Ascolta

una volta un giudice come me

giudicò chi gli aveva dettato la legge:

prima cambiarono il giudice

e subito dopo

la legge.

 

Oggi, un giudice come me,

lo chiede al potere se può giudicare.

Tu sei il potere.

Vuoi essere giudicato?

Vuoi essere assolto o condannato?

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CANZONE DEL PADRE

 

 

- "Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi

solo i sogni che non fanno svegliare".

- "Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi."

- "C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.

Non dovrai che restare sul ponte

e guardare le altre navi passare

le più piccole dirigile al fiume

le più grandi sanno già dove andare."

Così son diventato mio padre

ucciso in un sogno precedente

il tribunale mi ha dato fiducia

assoluzione e delitto lo stesso movente.

 

E ora Berto, figlio della Lavandaia,

compagno di scuola, preferisce imparare

a contare sulle antenne dei grilli

non usa mai bolle di sapone per giocare;

seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici

avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;

si fermò un attimo per suggerire a Dio

di continuare a farsi i fatti suoi

e scappò via con la paura di arrugginire

il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,

i becchini ne raccolgono spesso

fra la gente che si lascia piovere addosso.

 

Ho investito il denaro e gli affetti

banca e famiglia danno rendite sicure,

con mia moglie si discute l'amore

ci sono distanze, non ci sono paure,

ma ogni notte lei mi si arrende più tardi

vengono uomini, ce n'è uno più magro,

ha una valigia e due passaporti,

lei ha gli occhi di una donna che pago.

Commissario io ti pago per questo,

lei ha gli occhi di una donna che è mia,

l'uomo magro ha le mani occupate,

una valigia di ciondoli, un foglio di via.

 

Non ha più la faccia del suo primo hashish

è il mio ultimo figlio, il meno voluto,

ha pochi stracci dove inciampare

non gli importa d'alzarsi, neppure quando è caduto:

e i miei alibi prendono fuoco

il Guttuso ancora da autenticare

adesso le fiamme mi avvolgono il letto

questi i sogni che non fanno svegliare.

Vostro Onore, sei un figlio di troia,

mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,

ora aspettami fuori dal sogno

ci vedremo davvero,

io ricomincio da capo.

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IL BOMBAROLO

 

 

Chi va dicendo in giro

che odio il mio lavoro

non sa con quanto amore

mi dedico al tritolo,

è quasi indipendente

ancora poche ore

poi gli darò la voce

il detonatore.

 

Il mio Pinocchio fragile

parente artigianale

di ordigni costruiti

su scala industriale

di me non farà mai

un cavaliere del lavoro,

io son d'un'altra razza,

son bombarolo.

 

Nello scendere le scale

ci metto più attenzione,

sarebbe imperdonabile

giustiziarmi sul portone

proprio nel giorno in cui

la decisione è mia

sulla condanna a morte

o l'amnistia.

 

Per strada tante facce

non hanno un bel colore,

qui chi non terrorizza

si ammala di terrore,

c'è chi aspetta la pioggia

per non piangere da solo,

io son d'un altro avviso,

son bombarolo.

 

Intellettuali d'oggi

idioti di domani

ridatemi il cervello

che basta alle mie mani,

profeti molto acrobati

della rivoluzione

oggi farò da me

senza lezione.

 

Vi scoverò i nemici

per voi così distanti

e dopo averli uccisi

sarò fra i latitanti

ma finché li cerco io

i latitanti sono loro,

ho scelto un'altra scuola,

son bombarolo.

 

Potere troppe volte

delegato ad altre mani,

sganciato e restituitoci

dai tuoi aeroplani,

io vengo a restituirti

un po' del tuo terrore

del tuo disordine

del tuo rumore.

 

Così pensava forte

un trentenne disperato

se non del tutto giusto

quasi niente sbagliato,

cercando il luogo idoneo

adatto al suo tritolo,

insomma il posto degno

d'un bombarolo.

 

C'è chi lo vide ridere

davanti al Parlamento

aspettando l'esplosione

che provasse il suo talento,

c'è chi lo vide piangere

un torrente di vocali

vedendo esplodere

un chiosco di giornali.

 

Ma ciò che lo ferì

profondamente nell'orgoglio

fu l'immagine di lei

che si sporgeva da ogni foglio

lontana dal ridicolo

in cui lo lasciò solo,

ma in prima pagina

col bombarolo.

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VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE

 

Quando in anticipo sul tuo stupore

verranno a chiederti del nostro amore

a quella gente consumata nel farsi dar retta

un amore così lungo

tu non darglielo in fretta,

non spalancare le labbra a un ingorgo di parole

le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore

dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"

nell'ipocrisia dei "mai"

non son riuscito a cambiarti

non mi hai cambiato lo sai.

 

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio

per farti più bella e pensarmi già vecchio

tu regalagli un trucco che con me non portavi

e loro si stupiranno

che tu non mi bastavi,

digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani

dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni

per ritornare dopo l'amore

alle carezze dell'amore

era facile ormai

non sei riuscita a cambiarmi

non ti ho cambiata lo sai.

 

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre

come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre

i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro

i tuoi occhi assunti da tre anni

i tuoi occhi per loro,

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo

o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo

e troppo stanchi per non vergognarsi

di confessarlo nei miei

proprio identici ai tuoi

sono riusciti a cambiarci

ci son riusciti lo sai.

 

Ma senza che gli altri ne sappiano niente

dimmi senza un programma dimmi come ci si sente

continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito

farai l'amore per amore

o per avercelo garantito,

andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori

o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori

o resterai più semplicemente

dove un attimo vale un altro

senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere

o finalmente sceglierai.

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NELLA MIA ORA DI LIBERTÀ

 

Di respirare la stessa aria

di un secondino non mi va

perciò ho deciso di rinunciare

alla mia ora di libertà

se c'è qualcosa da spartire

tra un prigioniero e il suo piantone

che non sia l'aria di quel cortile

voglio soltanto che sia prigione

che non sia l'aria di quel cortile

voglio soltanto che sia prigione.

 

È cominciata un'ora prima

e un'ora dopo era già finita

ho visto gente venire sola

e poi insieme verso l'uscita

non mi aspettavo un vostro errore

uomini e donne di tribunale

se fossi stato al vostro posto...

ma al vostro posto non ci so stare

se fossi stato al vostro posto...

ma al vostro posto non ci sono stare.

 

Fuori dell'aula sulla strada

ma in mezzo al fuori anche fuori di là

ho chiesto al meglio della mia faccia

una polemica di dignità

tante le grinte, le ghigne, i musi,

vagli a spiegare che è primavera

e poi lo sanno ma preferiscono

vederla togliere a chi va in galera

e poi lo sanno ma preferiscono

vederla togliere a chi va in galera.

 

Tante le grinte, le ghigne, i musi,

poche le facce, tra loro lei,

si sta chiedendo tutto in un giorno

si suggerisce, ci giurerei

quel che dirà di me alla gente

quel che dirà ve lo dico io

da un po' di tempo era un po' cambiato

ma non nel dirmi amore mio

da un po' di tempo era un po' cambiato

ma non nel dirmi amore mio.

 

Certo bisogna farne di strada

da una ginnastica d'obbedienza

fino ad un gesto molto più umano

che ti dia il senso della violenza

però bisogna farne altrettanta

per diventare così coglioni

da non riuscire più a capire

che non ci sono poteri buoni

da non riuscire più a capire

che non ci sono poteri buoni.

 

E adesso imparo un sacco di cose

in mezzo agli altri vestiti uguali

tranne qual'è il crimine giusto

per non passare da criminali.

Ci hanno insegnato la meraviglia

verso la gente che ruba il pane

ora sappiamo che è un delitto

il non rubare quando si ha fame

ora sappiamo che è un delitto

il non rubare quando si ha fame.

 

Di respirare la stessa aria

dei secondini non ci va

abbiamo deciso di imprigionarli

durante l'ora di libertà

venite adesso alla prigione

state a sentire sulla porta

la nostra ultima canzone

che vi ripete un'altra volta

per quanto voi vi crediate assolti

siete lo stesso coinvolti.

Per quanto voi vi crediate assolti

siete lo stesso coinvolti

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verranno a chiederti del nostro amore è uno dei capolavori dsella letteratura italiana. Letteratura, non soltanto musica.

io l'ho dedicata a una ragazza un pò di tempo fa... peccato che mi sa che lei non ha capito la bellezza delle parole...

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verranno a chiederti del nostro amore è uno dei capolavori dsella letteratura italiana. Letteratura, non soltanto musica.

io l'ho dedicata a una ragazza un pò di tempo fa... peccato che mi sa che lei non ha capito la bellezza delle parole...

allora spero tu l'abbia lasciata perdere in fretta, di certo non meritava

ovvio....

 

 

comunque consiglio a chiunque di acquistare l'album, così come sto per fare io... tanto si trova facilmente!

 

 

consiglio anche "Non al denaro, non all'amore nè al cielo"

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purtroppo apprezzo la bellezza dell'album ma sicuramente nell'ambito storico-politico c'è chi ne sa più di me... se qualcuno (come ad esempio Purinum) avesse commenti....

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Note inserite nel disco

 

STORIA DI UN IMPIEGATO E DI UNA BOMBA

 

Un impiegato ascolta, 5 anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968. E' una canzone di lotta: ricorda gli avvenimenti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. La canzone contiene l'affermazione che la rivolta non è finita ma ci sarà nuovamente, in futuro, più forte.

L'impiegato paragona la sua vita fatta di buonsenso, individualismo e paure, a quella dei ragazzi che hanno avuto il coraggio di ribellarsi al sistema che li opprimeva.

Si rende conto, o così presume di sé. di non poter unirsi a loro, di non poterli seguire né affiancarsi in nessun modo. La realtà nella quale vive lo ha condizionato, lo ha segnato irrimediabilmente.

C'è solo posto per la vendetta e la presunzione di potercela fare da solo di risolvere con un gesto solitario tutti i problemi che lo incatenano al posto di lavoro. Decide così di gettare una bomba ad un ballo mascherato al quale partecipano tutti i miti, i valori della cultura e del potere borghese. E comincia a sognare.

-Sogna di autoinvitarsi al ballo mascherato e di portare con sé la bomba, gettarla ed assistere agli effetti dello scoppio su coloro che per anni ha rispettato, gli hanno fatto paura, gli hanno imposto un comportamento. La sua liberazione è totale, alla fine; dopo aver assistito all'agonia di tutti, e dei padre e della madre, si libera anche dell'amico che gli ha insegnato il modo di ribellarsi rendendo così all'individualismo di cui è vittima, il tributo definitivo.

Il sogno prosegue: la voce di un giudice lo informa che il potere borghese era al corrente dei suoi atti, addirittura lo stava seguendo dalla nascita così come segue tutti i suoi sudditi.

L'accusa di omicidio, di strage, si trasforma in ringraziamento per aver eliminato vecchi residui che davano fastidio al potere stesso, che ormai ha trovato altri modi per governare. li giudice lo informa che ha usato correttamente gli strumenti della legge e che il suo gesto non è altro che la ricerca di potere personale. Così lo accoglie tra coloro che contano, tra coloro che decidono, tra coloro che governano e dispongono della altrui e della propria libertà.

Un nuovo sogno, o una nuova puntata dei sogni precedenti, e l'impiegato prende il posto del padre da lui stesso sacrificato alla ricerca di spazio personale. Rivive una vita lancinante, fatta di illusioni e relative delusioni, di difese disperate della propria integrità, del proprio denaro, delle proprietà. Non è più un sogno, ma un incubo'e l'impiegato si sveglia.

Ha capito che in qualunque modo è un uomo finito, senza nessuna possibilità di ricupero, che i suoi gesti saranno sempre individualisti, tesi al proprio bisogno personale e che salendo la scala del potere non si sfugge comunque alla propria condizione di isolamento, d'angoscia. La bomba che nel sogno era stata gettata con forza, con rabbia, per vendetta, ora, nella realtà, diventa un momento di ebbrezza e, ovviamente, di lucidità.

 

L'impiegato sa cosa fare, sa dove andare, sa chi deve colpire e perché. Va dritto al parlamento a gettare una bomba vera per ammazzare gente vera, ma la sua abilità era soltanto un sogno: la bomba rotola giù verso un'edicola di giornali e l'unica cosa che lo colpisce è, come una previsione, la faccia della sua fidanzata che sta su tutte le prime pagine dei giornali.

 

E alla fidanzata dei mostro, l'impiegato scrive una lettera di addio dal carcere nel quale è rinchiuso. Nel carcere, in una realtà non più individualista, ma forse il massimo dell'essere uguali, l'impiegato non più impiegato scopre un nuovo modo di capire la vita e le cose che lo circondano. Scopre la realtà della parola "Collettivo" e della parola "potere".

 

Per la prima volta in bocca al personaggio e per la seconda nel disco, l'io passa al noi mentre si prepara una nuova rivolta o sta continuando la stessa della canzone del maggio.

 

La nota più interessante che se ne ricava è la contrapposizione fra due diverse realtà: quella nella quale si muove l'impiegato preso a simbolo della classe borghese media che, in cambio del rispetto delle regole imposte da chi ha in mano le leve del comando, gode dei suoi stessi privilegi e la realtà del carcere, diventata qui, saltandone a pie' pari le implicazioni di degradazione di cui tutti siamo a conoscenza, il simbolo della oppressione e anche della uguaglianza".

 

La scelta del carcere (da parte di De André e Bentivoglio) è ovviamente formale, ai fini del racconto, e viene usata come pretesto per indicare una situazione di collettività.

 

Queste due situazioni hanno un punto in comune: sono due condizioni esistenziali di costrizione ma la prima necessita, per la liberazione, della legge della jungla, l'individualismo, la lotta personale, la necessità di imparare delle regole non scritte, dei codici di comportamento che sono appannaggio di coloro che si dividono la torta del potere.

 

Ed il risultato, questa liberazione, può essere soltanto una posizione personale più prestigiosa, un salto di piano, una crescita obbligata all'interno di quelle regole: perciò da oppresso a oppressore.

 

Poiché è contenuta nella stessa logica del potere la possibilità che qualcuno ne possa avere altrettanto o di più, non c'è vero conflitto, sempre che le regole siano rispettate.

 

Per grandi gruppi economici non importa il nome di chi governa se il nome è il prestanome di un sistema di governare.

 

Così non importa se l'impiegato prende il posto di uno che ha in mano qualche piccola leva di comando, basta che rispetti le regole del gioco. (Nel disco è il posto del padre, usato da De Andrè e Bentivoglio come esempio della conservazione di classe.)

 

Anzi, ben venga un rinnovamento, sangue giovane e vitale, per consolidare quella realtà che servirà ad istruire, condizionare, preparare altra gente e altro sangue a sostituirsi ai vecchi migliorando ma non cambiando il decalogo della classe dominante.

 

In carcere la realtà concede invece due alternative. Ovvero, in condizioni di sfruttamento sopra una intera collettività ci sono due modi di liberarsi: uno individuale, ma bisogna abbandonare la classe alla quale si appartiene per entrare nell'altra, quella già descritta, l'altra possibilità è quella di farIo collettivamente.

 

Ed è proprio in una realtà collettiva che si impara un altro modo di agire, di pensare, di gestire la propria persona tenendo conto della presenza degli altri, facendosi un tutto con gli altri fino a cambiare l'io col noi, ripetendo la stessa posizione di lotta ma questa volta con la coscienza di appartenere alla stessa classe di sfruttati.

 

Un'altra nota sul disco è la scelta dei linguaggio che gli autori hanno usato per esprimersi.

 

Un linguaggio moderno, staccato decisamente dalla forma di racconto per approdare a delle immagini di tipo psicologico fino a delle immagini oniriche di stampo reichiano, espresse mescolando elementi reali e irreali sulla stessa costruzione del verbo.

 

De André e Bentivoglio hanno differenziato con particolare cura il linguaggio della canzone del carcere e della traduzione della canzone del maggio in rapporto a quelle delle altre canzoni del disco.

 

De André e Piovani hanno composto le musiche riuscendo a fondere lo spirito della ballata tradizionale con momenti di musica rappresentativa, dando al disco varie espressioni mimiche, dalla rabbia alla nostalgia, dalla tenerezza alla smorfia sadica.

 

Gli arrangiamenti dello stesso Piovani accentuano ancora di più le sezioni del disco portando ad ognuna il contributo di comunicazione e legandole una ad una in una storia essenziale.

 

L'interpretazione di Fabrizio De André passa dalla canzone di piazza del maggio alla forma recitata del sogno numero due, dal tenero cinismo della canzone d'amore alla rabbia della canzone del carcere, con disinvoltura, in un disco in cui De André cantante è sempre meno cantante e sempre più interprete abile e misurato e con la consueta aggressività e presenza si impone al suo e al nuovo pubblico mantenendo

intatta la coerenza dal primo lontano disco del 1960.

 

Roberto Dané

 

DISCHI RICORDI S.p.A.

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Questo il testo della canzone del maggio francese che fabrizio tradusse ne "la canzone del maggio".

 

*************************************+

 

Chacun de vous est concerné.

 

Même si le mois de mai

Ne vous a guère touché ;

Même s'il n'y a pas eu

de manif dans votre rue ;

Même si votre voiture

N'a pas été incendiée ;

Même si vous vous en foutez !

Chacun de vous est concerné.

 

Même si vous avez feint

De croire qu'il ne se passait rien,

Quand dans le pays entier

Les usines s'arrêtaient ;

Même si vous n'avez rien fait

Pour aider ceux qui luttaient ;

Même si vous vous en foutez !

Chacun de vous est concerné.

 

Même si vous avez fermé

Votre porte à notre nez,

Une nuit que nous avions

Les Céhèresses aux talons ;

Si vous nous avez laissés

Matraquer sur le palier ;

Même si vous vous en foutez !

Chacun de vous est concerné.

 

Même si dans votre ville,

Tout est resté bien tranquille,

Sans pavés, sans barricades,

Sans blessés et sans grenades,

Même si vous avez gobé

Ce que disait la télé ;

Même si vous vous en foutez !

Chacun de vous est concerné.

 

Même si vous croyez maint'nant

Que tout est bien comm' avant,

Parce que vous avez voté

L'Ordre et la sécurité,

Même si vous ne voulez pas

Que bientôt on remett' ça ;

Même si vous vous en foutez !

Chacun de vous est concerné.

 

********************************************

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VERSIONE INEDITA

 

CANZONE DEL MAGGIO

 

Anche se il nostro maggio

ha fatto a meno del vostro coraggio

se la paura di guardare

vi ha fatto guardare in terra

se avete deciso in fretta

che non era la vostra guerra

voi non avete fermato il tempo

gli avete fatto perdere tempo.

 

E se vi siete detti

non sta succedendo niente,

le fabbriche riapriranno,

arresteranno qualche studente

convinti che fosse un gioco

a cui avremmo giocato poco

voi siete stato lo strumento

per farci perdere un sacco di tempo.

 

Se avete lasciato fare

ai professionisti dei manganelli

per liberarvi di noi canaglie

di noi teppisti di noi ribelli

lasciandoci in buonafede

sanguinare sui marciapiedi

anche se ora ve ne fregate,

voi quella notte voi c'eravate.

 

E se nei vostri quartieri

tutto è rimasto come ieri,

se sono rimasti a posto

perfino i sassi nei vostri viali

se avete preso per buone

le "verità" dei vostri giornali

non vi è rimasto nessun argomento

per farci ancora perdere tempo.

 

Lo conosciamo bene

il vostro finto progresso

il vostro comandamento

"Ama il consumo come te stesso"

e se voi lo avete osservato

fino ad assolvere chi ci ha sparato

verremo ancora alle vostre porte

e grideremo ancora più forte

voi non potete fermare il tempo

gli fate solo perdere tempo.

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Datte na carmata che la mejo canzone è questa......

 

SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI

 

Se ti tagliassero a pezzetti

il vento li raccoglierebbe

il regno dei ragni cucirebbe la pelle

e la luna tesserebbe i capelli e il viso

 

e il polline di Dio

di Dio il sorriso

 

 

Ti ho trovata lungo il fiume

che suonavi una foglia di fiore

che cantavi parole leggere, parole d'amore

ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso

 

ti ho detto dammi quello che vuoi,

io quel che posso

 

 

Rosa gialla rosa di rame

mai ballato così a lungo

lungo il filo della notte sulle pietre del giorno

io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino

 

alla fine siamo caduti

sopra il fieno

 

 

Persa per molto persa per poco

presa sul serio presa per gioco

non c'è stato molto da dire ho da pensare

la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera

 

spettinata da tutti i venti

della sera

 

 

E adesso aspetterò domani per avere nostalgia

signora libertà signorina fantasia

così preziosa come il vino così gratis come la tristezza

con la tua nuvola di dubbi e di bellezza

 

T'ho incrociata alla stazione

che inseguivi il tuo profumo

presa in trappola da un tailleur grigio fumo

i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino

 

camminavi fianco a fianco

al tuo assassino

 

 

Ma se ti tagliassero a pezzetti

il vento li raccoglierebbe

il regno dei ragni cucirebbe la pelle

e la luna tesserebbe i capelli e il viso

 

e il polline di Dio

di Dio il sorriso

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Datte na carmata che la mejo canzone è questa......

 

SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI

 

Se ti tagliassero a pezzetti

il vento li raccoglierebbe

il regno dei ragni cucirebbe la pelle

e la luna tesserebbe i capelli e il viso

 

e il polline di Dio

di Dio il sorriso

 

 

Ti ho trovata lungo il fiume

che suonavi una foglia di fiore

che cantavi parole leggere, parole d'amore

ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso

 

ti ho detto dammi quello che vuoi,

io quel che posso

 

 

Rosa gialla rosa di rame

mai ballato così a lungo

lungo il filo della notte sulle pietre del giorno

io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino

 

alla fine siamo caduti

sopra il fieno

 

 

Persa per molto persa per poco

presa sul serio presa per gioco

non c'è stato molto da dire ho da pensare

la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera

 

spettinata da tutti i venti

della sera

 

 

E adesso aspetterò domani per avere nostalgia

signora libertà signorina fantasia

così preziosa come il vino così gratis come la tristezza

con la tua nuvola di dubbi e di bellezza

 

T'ho incrociata alla stazione

che inseguivi il tuo profumo

presa in trappola da un tailleur grigio fumo

i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino

 

camminavi fianco a fianco

al tuo assassino

 

 

Ma se ti tagliassero a pezzetti

il vento li raccoglierebbe

il regno dei ragni cucirebbe la pelle

e la luna tesserebbe i capelli e il viso

 

e il polline di Dio

di Dio il sorriso

no no... la meglio è "Verranno a chiederti del nostro amore"...!!!

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