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piadina

Manifestazione Ultras

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Sotto la pioggia scrosciante una manifestazione composta con almeno 1.500 persone per le vie del centro, fino a piazza Loggia

 

 

Da mezza Italia per l’ultrà ferito

 

 

«Non ci fermeremo, i responsabili di quel che è successo devono pagare»

 

 

 

di Mimmo Varone

 

 

 

Sono venuti da tutta Italia, anche da molto lontano. In 1.500, forse duemila, per gridare con una sola voce «Paolo sempre con noi». Lo hanno fatto con compostezza, per le vie del centro dalla Stazione fino a piazza Loggia sotto una pioggia scrosciante. Ieri, per Brescia, è stata la giornata degli ultras del calcio.

Slogan e striscioni, tutti per il ragazzo di Castenedolo uscito dal coma dopo i pestaggi del 24 settembre a Verona. Ora è alle prese con una riabilitazione lunga. Nel mirino, i «celerini», individuati come responsabili. Ma ieri la polizia, si è opportunamente tenuta a distanza, e non ci sono state provocazioni di sorta.

Il club «Brescia 1911 curva nord» ha organizzato la manifestazione per dire che quel giorno, a Verona «qualcuno ha sbagliato, nessuno ha pagato». Lo ha fatto con grande responsabilità, e con la forza che sanno esprimere le curve. Con loro tanti altri tifosi delle Rondinelle.

È lungo, il corteo, aperto dai ragazzi di Castenedolo insieme a Chiara, la sorella di Paolo, chiuso dal «1911» della città. In mezzo, gli ultras d’Italia, a partire da quelli di Cesena e Mantova, gemellati con Brescia, tutti a gruppi di una cinquantina, qualcuno anche più numeroso.

Partono alle 15 da via Sostegno, dietro la Stazione, e quando la coda non si è ancora mossa, la testa del corteo è già a metà di corso Martiri della Libertà. Sfilano composti, dietro gli striscioni, urlano i loro slogan. Quando arrivano in piazza Loggia per vedere dal grande schermo le immagini di quel brutto giorno veronese si sistemano in ordine, come guidati da un’attenta regia.

Dietro i gruppi di Castenedolo, Cesena, Mantova, sfilano gli ultras di Avellino, Bergamo, Arezzo, Bari, Bologna, Viareggio, Venezia. Quelli di Monopoli sono davvero tanti dietro lo striscione «Per Paolo per gli ultras». E tanti pure da Campobasso. Seguono i rappresentanti di Cava dei Tirreni, Jesi, Crema, Pandino, il folto gruppo di Milano, e poi di Vicenza, Montevarchi, Potenza, Genova, Fasano, Parma, La Spezia, Fabriano, Trieste, addirittura Reggio Calabria, per finire con Brescia.Il grande schermo manda le immagini delle cariche alla stazione veronese. Scene riprese per lo più da telefoni cellulari di ragazzi in fuga. Si sentono grida. «Cerchiamo rifugio sui binari», si sente urlare. Si vedono contusioni su braccia, fianchi, seni di ragazze, un finestrino del treno rotto da una sassata. Andrea, che parla a nome del «Brescia 1911» annuncia che «le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica non si fermeranno con questa», perché «far emergere la verità è un problema di tutta la comunità». E pensa a Paolo, che «secondo i medici non tornerà mai più come prima».

E l’assessore allo Sport Giorgio Lamberti, che segue il corteo in rappresentanza della Loggia, dà atto di una «manifestazione di assoluta compostezza con oltre 1.500 giovani venuti da tutta Italia, del tutto coerente con la finalità di non dimenticare il loro amico Paolo». Lamberti sottolinea che la stessa Amministrazione, con il sindaco Paolo Corsini, «nel rispetto dell’autonomia della magistratura ha chiesto, anche con una lettera al sostituto procuratore di Verona, chiarezza e celerità nell’accertamento dei fatti».

Alle 17 è tutto finito e la piazza si svuota. Sotto la pioggia restano gli echi di una richiesta di verità urlata a squarciagola.

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