Vai al contenuto
gidi

Qualcosa...dall'INGHILTERRA

Messaggi raccomandati

Rassegna Stampa

Il Manchester ai suoi tifosi: attenzione agli accoltellamenti vicino all'Olimpico

02.04.2007

 

Il Manchester United prepara la trasferta romana avvertendo i tifosi che in certe zone vicino allo stadio "Olimpico", teatro dell'andata dei quarti di finale tra Roma e Manchester mercoledì sera, vi sono rischi di accoltellamento da parte di esponenti di frange estremistiche del tifo giallorosso. La società inglese addita in particolar modo "un certo ponte ed una piazza nelle vicinanze dello stadio, dove è meglio non passare".

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

altro.....

 

A casa in taxi, paga il presidente

 

LONDRA, 2 aprile 2007 - Il presidente del Sunderland, Niall Quinn, è diventato un santo per i tifosi della sua squadra. Al ritorno dalla vittoria di sabato sul Cardiff (1-0), i fans dei "Black Cats" (gatti neri) - il nickname dei giocatori del Sunderland - erano parecchio su di giri, tanto da infastidire il pilota della Easyjet che avrebbe dovuto portarli da Bristol a Newcastle. Lo staff della compagnia aerea ha deciso che non poteva volare con a bordo della gente ubriaca e turbolenta e così ha pensato di lasciare a terra alcuni dei passeggeri più intrattabili. Ma la reazione dei fans è stata tale che la Easyjet si è trovata costretta addirittura a cancellare il volo, lasciando a terra più di 80 persone che erano arrivate in aereo al seguito della squadra.

LA SOLUZIONE - E' in quel momento che l'intraprendente Quinn, 40 anni, ha preso la situazione in mano. Il generoso presidente del club che è terzo in classifica con ottime possibilità di promozione in Premier League, ha subito cercato di risolvere la situazione e, invece che abbandonare i suoi fans a più di 500 km da casa, ha fatto quello che nessun presidente aveva mai fatto prima: li ha caricati tutti in taxi. Il simpatico Quinn ha chiamato una fila intera di macchine, ha caricato a bordo i suoi concittadini e ha offerto loro il viaggio di ritorno, tra l'incredulità della gente. Il giochetto gli è costato, a conti fatti, più di 12mila euro. Un tifoso ha commentato: "Gli è costato una fortuna, ma questo gesto dimostra che Quinn è l'uomo più generoso e disponsibile di tutto il calcio!". Un altro fan ha detto: "Grazie all'azione di Quinn, siamo tutti rientrati a casa in modo tranquillo e sicuro. Non intendiamo quindi procedere con un'azione legale contro la Easyjet". Quinn, un ex-calciatore dell'Irlanda e del Sunderland è stato premiato con un'onoreficenza da parte della regina nel 2003, per i suoi servizi allo sport e la sua dedizione agli svantaggiati. E nella sua tradizionale partita d'addio alla carriera, aveva raccolto ben 1 milione di sterline (1.5 milioni di euro), girati interamente a un istituto di beneficenza.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Rassegna Stampa

Il Manchester ai suoi tifosi: attenzione agli accoltellamenti vicino all'Olimpico

02.04.2007

 

Il Manchester United prepara la trasferta romana avvertendo i tifosi che in certe zone vicino allo stadio "Olimpico", teatro dell'andata dei quarti di finale tra Roma e Manchester mercoledì sera, vi sono rischi di accoltellamento da parte di esponenti di frange estremistiche del tifo giallorosso. La società inglese addita in particolar modo "un certo ponte ed una piazza nelle vicinanze dello stadio, dove è meglio non passare".

1061903[/snapback]

piazzale flaminio e ponte Nenni......comunque l'inglesi già stanno a Roma e alcuni già camminano ciondolando.... :lol::lol::lol:

 

ma non avevano vietato l'alcolici oggi a Roma :lol::lol::lol:

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

non è proprio dall'Inghilterra ma un articolo da leggere:

 

John Foot insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di italiano dello University College di Londra. Si occupa di storia sociale e urbana, soprattutto di emigrazione e immigrazione in Italia. Si è trasferito a Milano, cui ha dedicato una «biografia», nel 1988 per studiare le origini del fascismo. Lui, tifoso dell'Arsenal e del piccolo Plymouth Argyle, prese a frequentare San Siro e si invaghì dell'Inter scudettata del Trap, subito prima della fioritura del Milan berlusconiano. Capì presto che da noi «il calcio non è solo un fenomeno sportivo di massa ma anche qualcosa che rispecchia e influenza gli orientamenti politici, culturali e sociali: è impossibile comprendere l'Italia senza conoscere il calcio, e viceversa». Dunque, una buona ragione per studiare e raccontare la storia del nostro football. Calcio 1898-2007, Storia dello sport che ha fatto l'Italia (Rizzoli, pagine 621, € 23) è un volume lucido e originale che arriva fino alla morte dell'ispettore Raciti, scritto da uno che ha capito davvero il nostro paese. Uno storico giovane e sui generis, che cita la canzone dei Chumbawamba sull'Heysel e ripesca cori stacult come «Macché Lenin, macché Ingrao, è Falcao il nostro Mao». A fine aprile ha invitato il capitano del Livorno Cristiano Lucarelli a tenere una lezione presso la sua università. Tema: la passione del calcio. Che vorrebbe fosse citato più spesso sui libri di storia perché spiega un paese meglio di molte altre cose. Dopo una settimana di crisi diplomatica con l'Inghilterra per gli incidenti dell'Olimpico e alla vigilia della gara di ritorno tra Manchester United e Roma, lo abbiamo scovato sulle montagne del Trentino.

 

Secondo un sondaggio del «Guardian», il 70% degli inglesi ritiene che i tifosi del Manchester non siano stati vittime della polizia italiana. E' sorpreso?

Alla radio negli ultimi giorni ho sentito molte persone dare la colpa ai tifosi del Manchester ma questo perché l'immagine del tifoso inglese, anche in Inghilterra, è ancora quella di venti anni fa. Ferma all'Heysel. La gente non ha studiato bene il cambiamento degli stadi e dei loro frequentatori, gli incidenti sono diminuiti sensibilmente. Non voglio fare una difesa generalizzata ma oggi esiste anche un altro tipo di tifoso inglese. Non riconoscerlo è stupido.

E com'è questo nuovo tifoso british?

Il tifoso post-Heysel è cresciuto in stadi più sicuri. Non va alla partita per fare casino, è cambiato antropologicamente. In realtà bisogna parlare di tifoso post-Hillsborough perché fu la tragedia dell'89 a cambiare davvero le cose in Inghilterra (a Sheffield, 96 tifosi del Liverpool rimasero schiacciati contro le reti metalliche che dividevano il campo dagli spalti a causa del sovraffollamento sulle gradinate, ndr). La nuova generazione di tifosi non ha mai sperimentato le terraces, conosce solo stadi in cui si arriva cinque minuti prima della partita, si legge il giornale, si beve il vino, tutti seduti al proprio posto. Complice il costo esorbitante dei biglietti, lo stadio si è imborghesito: oggi non è più della working-class ma del ceto medio. E quando questo nuovo tifoso va all'estero e si trova in mezzo agli scontri, non sa come comportarsi. Non c'è più una massa di persone che cerca la violenza come scopo di vita. Gli hooligan sono rimasti una frangia. Negli anni '70 e '80 erano eserciti che andavano all'estero per invadere e distruggere, oggi sono cambiati anche loro. Non vanno più solo per creare disordine. E' impossibile tornare indietro.

C'entra qualcosa Nick Hornby con questo cambiamento?

Tante persone si sono avvicinate al calcio attraverso libri come Febre a 90º, l'Arsenal è diventato un club super trendy e molte donne oggi frequentano gli stadi. Ho visto diverse tifose del Manchester in tv, dicevano di non aver alcuna paura per la partita con la Roma. Quella di Hornby è stata un'influenza relativa. Soprattutto tra quelli che vanno in trasferta, non credo molti abbiano letto Fever Pitch.

E l'arrivo di campioni e allenatori stranieri come Zola, Henry, Wenger, Benitez, ha influito?

Hanno contribuito ad aprire la mentalità del calcio inglese più che dei tifosi inglesi. Oggi il clichè del palla lunga e pedalare non esiste più, giocano tutti palla a terra. Zola è un mito in Inghilterra, i tifosi del Chelsea andavano a Cagliari per vederlo giocare ancora. Inoltre i cori razzisti sono spariti perché in campo ci sono tanti giocatori di pelle e lingua diversa: chi li fa viene allontanato. Tuttavia l'arrivo dei campioni stranieri ha prodotto anche un rigurgito di nazionalismo. L'Arsenal è bersagliato di critiche perché non schiera mai neanche un giocatore inglese. Come succede all'Inter in Italia.

Eppure, dopo gli incidenti di Roma e quelli di Siviglia, in Inghilterra si è riaperto il dibattito se gli hooligan stiano tornando.

Non stanno tornando. A Roma e Siviglia c'era gente che aveva bevuto troppo e questo è un problema su cui bisognerebbe lavorare culturalmente.

Il mito degli hooligan applicato senza distinzione a tutti i tifosi inglesi nasce la notte dell'Heysel, quando anche Osvaldo Soriano li descrisse come conquistatori di mari e spalti.

E' quasi impossibile scrollarsi di dosso quelle terribili immagini che milioni di persone videro in tv nell'85. Ogni volta che si vede un tifoso inglese alticcio si pensa agli hooligan e a quei 39 morti. Lo ha detto anche il ministro Mastella: da che pulpito parla il popolo dell'Heysel?

Quella tragedia disse molte cose sull'organizzazione delle partite, sul potere dei tifosi e sulla sicurezza degli stadi. In Italia non le capì nessuno, pensando che fosse colpa solo degli inglesi. Resta una lezione inascoltata?

In Italia purtroppo l'Heysel ha mandato il messaggio sbagliato. Pensare che il tifoso sia un nemico da braccare è roba da anni trenta. Il modo in cui la polizia di Roma ha provato a giustificare la violenza dell'Olimpico, con quei filmati surreali degli scontri, è straordinario. Il linguaggio poi... Cariche di alleggerimento. Ma che parole sono?

Qui da noi si invoca da anni il modello inglese, identificato esclusivamente con l'idea di repressione «alla Tatcher». La polizia italiana la sa lunga in materia, incapace di distinguere i teppisti dai semplici spettatori. Li pesta entrambi, come al G8 di Genova. E' fascismo questo?

In Italia il modello di ordine pubblico è quello dell'emergenza: picchiare e sparare lacrimogeni. E questo viene ritenuto normale. Il giorno dopo la partita, il primo commento del Prefetto Serra è stato: «non è successo niente». La polizia va allo stadio in tenuta anti-sommossa: il Piano A è picchiare. Il Piano B? Non c'è, non è previsto. E' una tattica totalmente fallimentare che reprime dentro lo stadio e lascia che fuori la gente si accoltelli. Non è fascismo, è un modo sbagliatissimo di organizzare le partite. Conseguenza di un lungo periodo nel quale si è guardato al tifoso solo come nemico.

Dopo la morte di Raciti lei ha scritto che in Italia dovrebbero chiudere gli stadi e trasformarli in piste di pattinaggio. Quando si formerà anche qui una massa critica capace di imparare dagli errori del passato?

La domanda chiave è qual'è il futuro degli ultrà. Se per gli hooligan la violenza era il fine, per loro è il mezzo. Per ottenere potere, soldi e libertà di fare quello che vogliono. La loro è violenza organizzata, sanno sempre cosa fare quando vengono caricati. Non tutti sono così, alcuni sono solo tifosi. Ma le curve italiane sono sempre più piene di malattia politica, business e mafia. Penso all'infiltrazione dell'estrema destra, alla criminalità organizzata che ha messo piede nella curva del Milan estromettendo un gruppo storico come la Fossa dei Leoni, all'arresto dei leader degli Irriducibili della Lazio per estorsione e malaffare. Non so quale sia la soluzione: la mancanza di legge in curva va avanti da troppo tempo ma non è una cosa che si può imporre con la forza. Intanto si potrebbero spezzare davvero i legami tra club e ultras.

C'è un episodio dei «Simpsons» dove una partita di calcio è così noiosa da scatenare la rivolta dei tifosi che finiscono per sfasciare tutto. E' il calcio moderno a essere troppo brutto?

L'Italia ha appena sperimentato quanto siano surreali le partite senza tifosi e molti oramai preferiscono guardarselo in tv. L'inondazione di calcio tutti i giorni della settimana ha reso il gioco più noioso, certo. Le partite sembrano tutte uguali, così si distrugge il giocattolo. Non bisogna pensare però che la violenza ultrà sia solo una questione sociale, gente che si annoia e allora va allo stadio per sfogarsi. E' un problema che riguarda anche l'organizzazione del calcio degli ultimi 25 anni. E' un problema del calcio perché il calcio, violando regolarmente qualunque legge, si presta ad essere usato da chi vuol farne cattivo uso.

I tifosi inglesi in Italia hanno sempre avuto guai, sin dalla finale di Coppa Campioni dell'84. Perché spuntano sempre i coltelli?

E' il risultato di vecchi stereotipi, pregiudizi che vengono fuori attraverso il calcio. L'inglese è un ubriacone, l'italiano è un fascista. Ricordo che Gascoigne era amatissimo dai tifosi della Lazio ma detestato da tutti gli altri perché sembrava un hooligan. Sono forme di nazionalismo dure da superare.

Crede che a Manchester ci saranno incidenti?

I tifosi della Roma sono già venuti altre volte in Inghilterra e non è mai successo nulla. Spero che nessuno cerchi vendetta, il modello inglese dovrebbe reggere.

Chi passa?

Tifo Arsenal, non ho grande simpatia per il Manchester e penso che la Roma giochi proprio un bel calcio. Dopodichè il 2-1 è un risultato rognoso. Il Manchester è come la Juve, vince sempre. In più ha il vantaggio dell'Old Trafford, uno stadio caldissimo e appassionato. E Cristiano Ronaldo, che da solo vale il prezzo del biglietto.

 

Intervista di Matteo Patrono per “Il Manifesto”

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

×

Informazione Importante

Usando questo sito acconsenti ai nostri Termini D'uso. Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.