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Holly

Roberto Baggio

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ANCHE SE IL FORUM E' DELLA TERNANA E GIUSTAMENTE SI PARLA DELLE FERE, IO CHE ADORO QUESTO SPORT (CALCIO), VORREI DIRE GRAZIE A ROBERTO BAGGIO.

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grande Roby... con te ho vinto un fantacalcio, sono arrivato terzo al primo e quest'anno sono stato costretto a venderti... ci sto male... ma per le ultime 9 giornate ti voglio... per conquistare il secondo posto!

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qui e' solo la ternana!!!

no..questa è la sezione calcio 24 ore...e poi penso che davanti a baggio bisogna solo togliersi il cappello

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il migliore.

un artista.

una persona semplice e umile.

un grande campione.

che non ha avuto tutto quello che meritava.

amato dalla gente e ostacolato da allenatori gelosi della sua visibilità.

 

io lo porterei in nazionale fino a 50 anni.

e non per la panchina....per farlo giocare titolare!

 

grazie Robi...:hail::hail::hail:

senza di te non sarà la stessa cosa. :cry::cry::cry:

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www.corriere.it

 

Roberto Baggio a ruota libera

 

«Lasciare il calcio? Io comincio a ringraziare»

 

Ducento gol in serie A: il calciatore più popolare fa un bilancio e parla del suo futuro

 

Ho realizzato un sogno, e il mio era quello di raggiungere i 200 gol in serie A. Ora tutti mi chiedono cosa farò domani. Se davvero lascerò l'attività professionistica o ci ripenserò. In un attimo di gioia già il futuro incombe, magari con una scelta sofferta come quella di smettere di giocare al calcio. Tutta la mia carriera è stata caratterizzata da questa alternanza di gioie e sofferenze ed è a entrambe che io porgo comunque il mio grazie, benché molti si domanderanno come si può sentire gratitudine per la sofferenza. Perché io credo di essere maturato anche grazie ad essa e che sia stata lei a insegnarmi come gioia e dolore siano due facce della stessa medaglia.

I tanti infortuni subiti in carriera, di cui le mie gambe sono la mappa geografica, stanno lì ogni giorno a ricordarmi sia la sofferenza, sia la gioia della ripresa agonistica. Da quel lontano 10 maggio a Napoli fino all’ultima domenica a Parma sono davvero tante le emozioni che vivono nella mia memoria e anche il duecentesimo gol ha portato con sé l’inevitabile ricordo che quella stessa città, quello stesso campo avevano riservato per me un condensato di gioia e di dolore. È su quel campo che venimmo a sapere della scomparsa del nostro amico e compagno Vittorio Mero prima di una partita di Coppa Italia; su quel terreno l’ennesimo grave infortunio rischiò di compromettere definitivamente la mia carriera. Ed è sulle stesse zolle di terra, guardando la stessa porta, che ho raggiunto uno dei miei sogni. Com’è magica la vita. Il giorno del mio infortunio, con la faccia a terra e un dolore indescrivibile, non avrei mai immaginato che qualche tempo dopo avrei potuto raggiungere il traguardo di una stagione, se non addirittura quello di un’intera vita calcistica.

Tutto ciò è stato possibile perché non ho mai smesso di sognare, di pormi nuovi traguardi, di spostare il mio confine agonistico ogni giorno un po’ più in là. Ed eccomi qui, vecchietto di 37 anni compiuti, a poter ancora conquistare sul campo una grande gioia come quella appena vissuta.

 

Roberto Baggio (Reuters)

Una felicità che voglio condividere con tutti i miei compagni attuali, ma che non posso fare a meno di dedicare anche a quelli delle altre squadre dove ho militato, che non sono poche e che da Firenze a Brescia mi hanno visto passare attraverso Torino, Milano e Bologna, creando ovunque ricordi e legami. Il mio vero patrimonio di esperienza, amicizia ed emozioni. Un patrimonio che conservo come il più prezioso dei tesori, perché è la mia vita e perché è legato alla mia crescita come uomo e come calciatore.

 

 

Ho visto il calcio in tutte le sue sfaccettature, ho avuto la fortuna di vivere le armonie e le tensioni di piccoli e grandi club, dove magari figure professionali meno appariscenti sono state in grado di darmi qualcosa di importante. Ed è proprio da loro che vorrei partire per i miei ringraziamenti.

Mi riferisco ai magazzinieri, ai cuochi, ai camerieri. Agli addetti alla sicurezza, agli autisti, agli staff medici. E non mi dimentico di tutti gli allenatori che ho avuto, alcuni in grado di farmi crescere ed arricchirmi molto sul piano professionale e umano. Così come voglio ringraziare i dirigenti e i presidenti che hanno avuto fiducia nelle mie qualità.

E importantissimo per un calciatore, io ho avuto anche la fortuna di incontrare buoni amici, capaci di regalarmi vero affetto, insieme alla mia famiglia di origine, che occupa sempre uno spazio importante nella mia vita. Penso ai miei fratelli, a mio padre Fiorindo e a mia madre Matilde. È grazie a loro che sono potuto diventare un calciatore. Ma speciale gratitudine la devo a mia moglie Andreina e ai miei figli, Valentina e Mattia, che con grande amore, pazienza e discrezione hanno sopportato questa mia vita da girovago del calcio italiano: senza la serenità e la felicità che hanno saputo darmi non so se la mia carriera sarebbe stata così longeva.

Così come voglio ringraziare Vittorio Petrone, che da più di dieci anni mi segue come manager ed amico sincero. Infine non posso certo dimenticare il sostegno e la passione di tutti i tifosi, che non mi hanno mai fatto sentire solo, incoraggiandomi sempre a non mollare e aiutandomi a trasformare il veleno in medicina leggendo in ogni evento, anche se apparentemente negativo, un significato più profondo, di rinnovato slancio per il traguardo successivo. Un aiuto decisivo, perché quello che riesci a fare oggi non vale anche domani e ogni giorno è una nuova sfida in cui è necessario ricominciare sempre da capo con determinazione e grande umiltà.

 

 

Credo che siano questi gli ingredienti della lunga cavalcata che da quel 10 maggio dell’87 a Napoli mi ha portato fino a Parma domenica scorsa, dandomi quella voglia, quello scatto e quella traiettoria che hanno depositato in rete il duecentesimo pallone, facendo scorrere nei miei ricordi una vita dedicata al calcio. La grande passione della mia vita.

A tutti coloro che mi sono stati sempre vicini e, ultimi nella lista ma non certo per importanza, ai miei fan virtuali del Passion Network, va oggi il mio più sincero e sentito grazie. Il mio sguardo è sempre orientato al futuro. Il mio domani non mi ha mai spaventato e non deve spaventare nessuno, anche se ciò dovesse portarmi a mettere la parola fine alla mia carriera agonistica e alla mia voglia di giocare ancora.

Un saluto affettuoso a tutti.

 

Roberto Baggio

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