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BUSH e la censura ambientale

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AMBIENTE

 

IL CASO

Bush censurava i ghiacciai

Ecco le foto tenute segrete

 

Sono mille scatti del supersatellite intorno a sei siti a rischio. L'Osservatorio geologico ha concordato la mossa con lo staff del presidente di ANGELO AQUARO

 

NEW YORK - Le foto c'erano, chiare e dettagliate. "Un metro ogni pixel", gongola Thorsten Markus, il ricercatore tedesco volato da Brema alla Nasa per combattere la battaglia dell'ambiente: "Una risoluzione così non s'era mai vista, trenta volte superiore a quelle che avevamo a disposizione: qui si vede tutto". Cioè non si vede più nulla, perché il ghiaccio di Barrow, Alaska, non c'è più, sparito, inghiottito da quel mare Artico che è sempre meno Glaciale per il surriscaldamento. Sì, le foto c'erano: mille immagini scattate dal supersatellite intorno a sei siti a rischio sull'Oceano. Peccato che quegli scatti praticamente storici, prova visibile del global warming, fossero stati nascosti, proibiti, censurati: proprio da quel George Bush che già aveva classificato come segretissimi altri studi sull'effetto serra, compreso quello firmato, anno 2004, dal suo stesso Pentagono.

 

Prendete Barrow: è il villaggio più a nord del mondo, nell'Alaska fino all'altro ieri governata da Sarah Palin, con un occhio più alle trivelle petrolifere che ai ghiacci. Quattromila anime affacciate sul nulla eterno, una stazione del servizio meteorologico nazionale che si arrampicò già alla fine dell'Ottocento, e soprattutto la base del Noaa, il National Oceanic and Atmosphere Administration. Ecco, adesso nelle foto desecretate il disastro si vede a occhio nudo: questo, luglio 2006, è l'Oceano davanti a Barrow come è apparso da che mondo e mondo, con la linea dei ghiacci all'orizzonte, e questa è la stessa foto scattata nel luglio 2007, nulla di nulla: la striscia bianca non c'è più.

 

Le foto, straordinarie davvero, sono state fatte spuntare dal cassetto da un'agenzia governativa, l'Osservatorio geologico degli Stati Uniti, a poche ore dall'allarme lanciato sul clima dall'Accademia nazionale delle scienze, in una mossa che si presume concordata con lo staff dell'amministrazione Obama. L'ambiente è uno dei punti forti del programma di Barack, che appena un mese fa ha sbandierato come una grande vittoria l'approvazione alla Camera del pacchetto clima, malgrado le critiche dei verdi più radical delusi dal Cap and Trade, il meccanismo di compravendita dei "diritti" (ovviamente costosi) di inquinamento. Ora per il piano si prevede però una dura battaglia al Senato, dove già il presidente ha il suo bel da fare con la riforma sanitaria.

 

Ma le foto nascoste e riapparse aprono anche un altro fronte di lotta: quello per la sopravvivenza della ricerca scientifica. Dice Jane Lubchenco del Noaa: "Immagini come queste ormai sono la prova che cerchiamo, ma la flotta dei satelliti spia non è stata rimpiazzata e ora rischiamo il collasso. Lottiamo in un campo di battaglia in cui l'America si presenta cieca". In febbraio, scrive Suzanne Goldeberg, esperta di ambiente dell'inglese Guardian, un satellite della Nasa che trasportava strumenti per produrre la prima mappa dell'emissione di carbone intorno alla Terra è caduto nell'Antartico appena tre minuti dal decollo.

 

Non è un segnale incoraggiante. Ora nel piano di Obama ci sono 170 milioni per recuperare il gap. Per l'istituto di ricerca che lotta nei posti più impervi, come sulla trincea del nulla di Barrow, ne servono altri 390. Bush e Cheney facevano presto a risolvere il problema: bastava nasconderlo nel cassetto. Ma oggi il clima è cambiato, anche alla Casa Bianca. Peccato che insieme ai ghiacci siano spariti anche i fondi.

 

(28 luglio 2009)

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IL MESSAGGERO

 

Lunedì 10 Agosto 2009

 

 

Allarme del Pentagono:

il surriscaldamento globale porterà cataclismi

 

 

WASHINGTON - Gli esperti del Pentagono non hanno dubbi: l’effetto serra provocherà presto in varie zone del mondo cataclismi di tale portata che dovranno intervenire gli eserciti. Nel senso che le siccità e le carestie accompagnate agli uragani o allo scioglimento dei ghiacciai porteranno alla destabilizzazione di intere aree del pianeta, dall’Africa al Medio Oriente, dal Sud est asiatico all’America del Sud. Per questo è necessario preparasi in termini militari per prevenire le emergenze che inevitabilmente verranno.

 

Scenari catastrofisti legati al cambiamento climatico sono piuttosto frequenti nel mondo degli ambientalisti. Ma non era mai successo che fossero gli esperti del Pentagono a lanciare l’allarme sulle possibili catastrofi venture. Come pubblica oggi il New York Times, gli analisti della Difesa hanno elaborato come e perchè in un periodo di tempo relativamente breve i cambiamenti del clima avranno ricadute direttamente connesse alla sicurezza. Consapevole da anni di rischi di questo tipo, il Pentagono esce ora allo scoperto perchè per l’amministrazione Obama le politiche sul clima sono una priorità.

 

Simulazioni al computer basate su rigorosissimi modelli matematici sono giunte alla conclusione - per esempio - che un’ alluvione in Bangladesh causerebbe un improvviso flusso migratorio verso l’India di proporzioni tali da destabilizzare l’intera regione. «La situazione diventerebbe davvero molto complicata in termini di sicurezza, ma quel che è peggio è che tutto avverrebbe molto velocemente» ha detto al New York Times Amanda J. Dory, vice assistente per l’ufficio Stategie del ministero della Difesa.

 

Coordinando un gruppo di analisti della National Defense University, Amanda Dory ha lo specifico compito di elaborare scenari realistici per quelle zone del mondo maggiormente soggette a subire «impatti significativi» dal cambiamento del clima. Nel caso in questione, il rischio legato al Bangladesh è «realistico e verosimile» e per questo il Pentagono trova logico elaborare strategie per affrontare eventuali emergenze.

 

In Bangladesh il rischio di destabilizzazioni di varia natura è considerato «scenario possibile di categoria A». Per questo il Pentagono si sta attrezzando. La strategia anche dal punto di vista militare è chiara: se gli Stati Uniti non si assumono il compito di far da guida al mondo per ridurre le emissioni gassose e per prevenire eventuali crisi ambientali, le conseguenze di tipo politico, sociale, sanitario ed economico che dovranno affrontare saranno inevitabili. Meglio dunque elaborare - subito - adeguate strategia di stampo militare. È la prima volta che il Pentagono e il Dipartimento di Stato americano considerano gli effetti del ‘global warming’ in documenti ufficiali di lungo periodo. «La consapevolezza che il cambiamento climatico pone sfide geopolitiche riguardanti la sicurezza è relativamente recente, ma sta diventando elemento centrale di ogni nostra riflessione» ha detto a NYT Peter Ogden, uno dei principali consiglieri per il clima del Dipartimento di Stato Usa.

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