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Leggende metropolitane calciatori

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noooo,Stromberg era frocio...

nooo li mortacci sua m'è crollato un mito.

Aspetta questa, da interista 😀😀

 

http://www.blogtaormina.it/2010/10/14/bossi-e-luisa-corna-una-storia-italiana/17411/

 

(...) Luisa Corna è una bellissima donna che oggi sta per compiere 45 anni: allepoca del Caso Bossi aveva 39 anni e veniva dalla traumatica rottura di un lungo fidanzamento decennale con il calciatore Aldo Serena, del quale si è poi detto fosse stata scoperta lomosessualità (la Corna dichiarerà: uno dei miei ex era bisex). (...)

 

Si dice in rete che Aldo Serena se la faceva con Nicola Berti !!

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http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/juventus/2013/07/15/news/zidane_davids_partite_a_torino-63039775/

 

Questa è una conferma di leggenda metropolitana

 

Juventus, i ricordi di Zidane: "Io, Davids e quelle partite 'clandestine' nei parcheggi di Torino"

 

Zizou' rivela a un mensile francese alcuni aneddoti dei suoi anni in bianconero: "Non è una leggenda: mi mettevo un cappellaccio da pescatore e andavo a giocare con gli immigrati in strada". Platini: "Il mio rapporto con l'Avvocato andava oltre il calcio: era un'amicizia... aristrocratica".

 

TORINO - L'ultimo imperdibile numero di 'So Foot', un mensile calcistico francese persino più intelligente che sofisticato, festeggia i suoi primi dieci anni di vita celebrando i più grandi numeri 10 della storia del pallone. Proprio nei giorni in cui alla Juve si torna a parlare della pesante eredità di Del Piero raccolta da Tevez, concretizzata nella maglia numero 10, ecco le rivelazioni di due grandi 10 del passato bianconero come Zinedine Zidane e Michel Platini.

 

ZIDANE, DAVIDS E LE PARTITE CLANDESTINE - "Nello spogliatoio della Juve c'era un po' di nonnismo - ricorda Zizou -. All'epoca portavo i calzini marca Achile, corti e appariscenti. Bene, ho scoperto che in Italia i calzini non devono mai essere corti o colorati. Alla fine di un allenamento li ho trovati tagliati a strisce e incollati sul mio armadietto. Mi hanno detto che i calzini, rigorosamente a tinta unita, si portavano a metà polpaccio. Non ho mai più indossato calzini Achile.

 

. Ma io ero anche quello che tagliava la pastasciutta, senza sapere che commettevo un grosso errore. Mi hanno fatto a pezzi! Tutto giusto, è così che si apprende la cultura di un paese". L'ex numero 21 bianconero - il 10 era già proprietà di Del Piero, ma Zidane era un 10 in assoluto - racconta la sua vita monacale in riva al Po: "Tutte le sere, verso le 19, ero in pigiama e mi sembrava normale. Ecco come era la mia vita a Torino".

 

Ma il retroscena decisamente più interessante è quello delle partitelle clandestine giocate per strada, spesso sull'asfalto dei parcheggi torinesi, all'insaputa di una certa Signora: "Non è una leggenda la storia che vuole che io mettessi un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati, anche se l'ho fatto soltanto un paio di volte. A spingermi era il mio compagno di squadra Edgar Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Mi diceva sempre: 'E' per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti'. E io gli dicevo: 'Ok, ma abbiamo gli allenamenti, apparteniamo a un club di alto livello, non possiamo rischiare di infortunarci'. Allo stesso tempo, però, lo ammiravo, perché era in grado di fare delle cose del genere".

 

Zidane scherza quindi sul suo fisico non proprio da Superman, rispedendo al mittente le accuse di doping: "Deschamps vi ha detto che il preparatore atletico della Juventus, Ventrone, mi prendeva in giro perché ero senza pettorali? Se mi vedete a torso nudo oggi, c'è ancora da ridere. Non ho mai avuto dei bei pettorali, e credo che non li avrò mai. Poco grave, comunque, a calcio non si gioca con i pettorali. Nel 2006 qualcuno parlò di doping? Cavolate: non mi sono mai dopato, sono sempre stato molto chiaro in merito. E ho sempre fatto in modo di non alimentare certe voci".

 

PLATINI: "LA MIA AMICIZIA ARISTOCRATICA CON L'AVVOCATO" - Molto interessanti anche le rivelazioni di Platini, che ricorda come "ogni volta che la Juve perdeva oppure pareggiava, era colpa mia e di Boniek", prima di svelare qualche retroscena della sua intesa con l'Avvocato: "Il mio rapporto con Gianni Agnelli non aveva nulla a che vedere con il calcio. E' stato lui a volermi alla Juve, e siccome ero molto forte ha dimostrato a tutta Italia che lui conosceva il calcio. Diceva: 'Vedete, quando scelgo qualcuno...'. Si è potuto dare delle arie (ride). All'epoca le squadre avevano al massimo due stranieri, e non quaranta, dunque rappresentavamo una scelta importante. Noi due amici? Non è facile una relazione tra una persona di 27 anni e un'altra di 60. Io avevo gran rispetto per lui, e poi insieme parlavamo francese. A Torino gli italiani mi hanno sempre preso per un aristocratico, mentre Boniek rappresentava il popolo. Perché per gli italiani la Polonia è morta di fame, mentre la Francia è arrogante (ride di nuovo). Quindi era normale che l'Avvocato stesse bene con me, perché era anche lui un aristocratico" (ride ancora).

 

In chiusura, il raffronto con un altro totem del calcio mondiale, oltre che francese e bianconero, come Zidane: "Chi è stato più forte tra me e lui? Ma chi se ne frega? - taglia corto Platini -. Pelè, Maradona e Messi si sviscerano per sapere chi è il più forte, ma è una contesa molto sudamericana. Gli olandesi, i tedeschi e gli inglesi, che pure sono tutti pazzi per il calcio, stanno alla larga da certi raffronti. Non c'è mai stato un grande dibattito tra Cruijff e Beckenbauer per sapere chi è stato il miglior giocatore del mondo".

 

(15 luglio 2013) ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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