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losipo

vi piacerebbe rivedere grabbi in rossoverde

  

25 utenti hanno votato

  1. 1. vi piacerebbe rivedere grabbi in rossoverde

    • no è un rischio(inattivo da un po di tempo)
      4
    • sarei cosi contento che verrei senza toccarmi!!!!!!!
      7
    • meglio ricordarlo come un campione a terni!
      6
    • meglio pijasselo e scoccia lu culo a li passeri!!!!!!!!!!!
      8


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dando per assurdo che venga, con tutti questi attaccanti andrebbe a finì a stiaffi... ma certo che un suo ritorno non me dispiacerebbe per niente :)

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posto che se torna Grabbi è scontato che automaticamente qualcuno se sciacqua dalle palle, io credo che Ciccio, a Terni, farebbe lu foco!!!!

Ha sicuramente voglia di riscattarsi viste le prestazioni delle due ultime stagioni... e quale piazza, se non Terni, dove è amatissimo e dove già una volta è rinato, può dargli la possibilità di far vedere di cosa è capace????

Noi dobbiamo una stagione esaltante a Ciccio, ma lui deve molto a noi tifosi rossoverdi!!!!!!!

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vabbeh tanto non lo prenderemo mai!!!!!

che ne pensate del ritorno di garritano??? :D:D:D

 

a parte gli scherzi, oggi la nazione annuncia trattative del perugia per pippa-zaniolo... MAGARI!!!!!!

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ciccio grabbi alè alè!

ciccio grabbi alè alè!

 

ciccio grabbi alè alè!

ciccio grabbi alè alè!

:ph34r::ph34r:

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ce vado io a pijallo se ad agarini ie sa fatica movese...capirai co l'età uno ie spaventa fa tutti quei km....cicciuzzo bedduuuu te vengo a salvà io dai cattivi inglesi.....lancio di d'aversa ......lungoooo.....no, si è involato sulla fascia il numero 21 della ternana...stop....dribbling...in area...tirooo..rete...........svejatemeee ve pregoooo....

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Mamma mia che sogno!!!! Ce vado io in Inghilterra per convincerlo! A parte che lui a Terni tornerebbe subito,anche a piedi! Però sarebbe bello rivederlo con la 21 lanciato a rete,ve ricordate che spettacolo che era?? E poi Borgo ce giocava a meraviglia con lui....

Non scordiamoci poi che lui per la Ternana darebbe il 120%!!

Ciccio Grabbi alè alè

Ciccio Grabbi alè alè

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riprendete pure benin e agostini e facciamo la fascia sinistra piu' veloce d'italia:vinciamo sicuro il campionato!!!

 

p.s. con il valore che hanno oggi vi rendete conto che squadrone che avevamo?

 

grabbi,miccoli,borgo,benin,agostini,il povero mero,lucchini direi anche grella(anche se a me non piaceva),schenardi(che fino a natale era il miglior giocatore della serie B)....

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abbiamo fischiato del neri e osannato cuccureddu e agostinelli.....ce piace il fumo negli occhi...vabhe ma è acqua passata...mo credo che beretta per sapienza calcistica si avvicini molto d+ a del neri che a quei due raccomandati gea/moggi

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e' vero!!!

basta che agostinelli parlasse di ternana arrapante e tutti"a picchia!"

basta che se mettesse il cappellino dei freak e tutti"A-GO-STI-NELLI"

 

cambiava borgobello con un difensore(tipico cambio di quella stagione) per chiudersi in trasferta e scientificamente prendevamo gol,non ha azzeccato un cambio tutto l'anno in una squadra che poteva permettersi di tenere in panchina miccoli...

 

vabbeh w agostinelli e cuccureddu tipici idoli di chi va a vede' la partita e non capisce un cazzo("del neri lega lu porcu!) e tutti : A PICCHIA!

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ma poi ce l'ha portata Agostinelli sta picchia?

Bastava Beretta per vince quel campionato a mani basse.

A li ternani piacciono le pagliacciate sotto la curva, osannavano pure chi si vendeva i campionati, o partite decisive, perchè diceva cose demagogiche ai tifosi,andava sempre in TV, e se faceva espellere.

L'allenatore adatto a Terni è Malesani.Gran somaro, manco un campionato vinto, pluriesonerato e retrocesso, ma grandi esultanze e grandi buffonate in mezzo ai tifosi.

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io non capisco un cazzo de pallone!...però il gioco de agostinelli me piaceva perchè cmq aveva una formazione quasi sempre in attacco...nel senso che aveva un modulo che gli permetteva un certo tipo di gioco, schenardi e agostini sulle fasce quasi sempre in fase offensiva,.. grabbi (dio) e borgo in area de rigore (non spalle alla porta) infatti quell'anno CICCIO GRABBI 21 GOL, BORGOBELLO 10...poi per non parlare degli altri che me sembra ,non vorrei sbagliare 12-13 gol il centrocampo e la difesa li hanno fatti.

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Lo so lo so...ma quando leggo il suo nome ...come dire..mi vengono i coccoloni...e allora..ecco la sua intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera...

 

«In esilio perché non ho avuto maestri»

 

Grabbi: «Sarei ancora nella Juve se qualcuno mi avesse insegnato che cos’è la maturità»

 

 

Quasi un panda, una specie protetta. A Torino viene accreditata solo la generazione-Filadelfia, quella dei ragazzi cresciuti tra le mura scrostate e cadenti del vecchio (e ora defunto) stadio del Torino. Corrado «Ciccio» Grabbi, generazione-Comunale, è l’eccezione che conferma la regola. E’ nato a un passo dallo stadio dove fino al 31 dicembre si allenava la Juventus, l’impianto principale della città prima del 1990. «E’ raro che un ragazzo di Torino faccia il mio percorso. Non mi risulta che nessuno, dopo di me, l’abbia ripetuto. Ora la Juve preferisce comprarli, i giocatori, anche giovani. Se fossi finito al Toro probabilmente avrei ancora la maglia granata indosso. Della Juve primavera ero anche il capitano». «Ciccio» l’hanno chiamato da bambino, in famiglia. Anzi era «Cicciobello». Il secondo soprannome, più domestico, ma più rivelatore, gliel’ha dato sua moglie Elisa: «capone». Dicesi di persona dotata di capatosta. Testardo. La cosa gli è costata. Lo ammette lui stesso. «Come calciatore, tecnicamente e fisicamente ho ottime doti. Potevo fare di più di quello che ho fatto. Lo dicono tutti: potevo arrivare in Nazionale. Ho fatto delle scelte e non dico che le responsabilità siano solo del prossimo. Ho sbagliato anch’io. Però hanno cercato di distruggermi, in Italia, altrimenti non si spiegherebbe perché stavo in retrovia nel Modena in serie C e il Blackburn ha investito su di me 22 miliardi di vecchie lire. Sicuramente sono testardo, come mi sfotte mia moglie. Però con chi conquista la mia fiducia sono generoso e sincero». Carriera come un grafico azionario. Inizialmente freccia in su. Ciccio è nipote e figlio d’arte (bianconera). Suo padre Luigi ha giocato nella Primavera della Juve, suo nonno in prima squadra, arrivando in Nazionale. Ciccio Grabbi cresce a 150 metri dal Comunale, dove riuscirà a fare il raccattapalle, prima di traslocare, con lo stesso ruolo, al Delle Alpi. «La Juve non aveva i pulcini, il settore giovanile cominciava dai giovanissimi. I primi calci li ho tirati al «Lancia», poi Locatelli mi ha portato alla casa madre». Ciccio comincia da centrocampista, ma scivola attaccante quasi subito. La sua avventura è benedetta dalla famiglia. «Per me il calcio era un gioco. Non pensavo a diventare professionista, ma a divertirmi. Non pensavo che i giocatori potessero venire pagati».

Beata ingenuità. «Sì, ma meglio così di quello che succede ora. Padri e madri assatanati che cominciano a mettere pressioni sui bambini quando hanno otto anni perché i soldi li vogliono loro. La gente sragiona». Ciccio, invece, offre ragionamenti di rara efficacia, malgrado il «capone». Studio? «Poco. Avevo in testa solo il pallone. Geometra mancato, mi hanno bocciato all’esame di maturità. Forse me lo sono meritato. Ti accorgi di quanto importante sia lo studio quando diventi grande». Già accorgersene è una bella conquista. Come, per un bambino, imparare a colpire di testa. «Io avevo paura. Mio padre mi piazzò contro un muro e mi costrinse a vincere ogni timore».

Il ragazzo che amava Platini, passa da Iacolino a Cuccureddu a Lippi che lo fa esordire in serie A contro la Lazio. Ciccio timbra la presenza con un bel gol. E’ la stagione della rinascita bianconera: in squadra Del Piero, Baggio, Vialli, Ravanelli. Ma dopo un’altra apparizione si conclude la carriera in serie A di Grabbi. «Era una Juve di grandi giocatori assemblati da un allenatore che ha salvaguardato le individualità costruendo una squadra. E’ stato positivo esordire lì, è stato negativo il mio rapporto con Moggi. Ci sono stati grossi contrasti». Ahia. «La Juve è uno di quei posti dove se ci arrivi non te ne puoi andare. Ma la dirigenza con me ha avuto dei problemi. Io non accettavo determinate condizioni. Generalmente se spendo la mia fiducia non la tolgo. Mi cedettero per poco più di un miliardo. Se il Blackburn ne ha spesi 22 c’è qualcosa che non torna. Non hanno fatto un grande affare».

Ciccio comincia l’esilio col suo "capone". Lui, nato a 150 metri da casa Juve non si avvicinerà mai più al Piemonte. «Sono convinto che a un ragazzo di 18-20 anni la vita vada insegnata. Se nessuno ti insegna le cose ma ti punisce soltanto non si impara. Nessuno nasce conoscendo già tutto». Verità che si impara lungo il cammino. Ciccio lo percorre su e giù tra B e C. Si fa degli amici (Borgobello, Buonocore, Pirlo «un’ottima persona») e impara a sue spese quello che nessuno gli ha insegnato. Paga di persona questa educazione da autodidatta: «La provincia? Non c’è niente di diverso. Dallo Sparta Novara alla Juve hai la tua dose di stress direttamente proporzionale alla serie in cui giochi. In C, soprattutto al sud, accadono da tempo fatti di violenza ma nessuno ne parla. Da noi non c’è cultura, specialmente della sconfitta: se perdi vieni messo al muro. E non ci sono le leggi. La violenza è sempre negativa. La guerra è sempre allucinante. L’Inghilterra, da questo punto di vista, è più avanti. Le famiglie vanno ancora allo stadio. E gli stipendi sono regolari». Una casa nella campagna inglese, divertimenti scarsi. «Ma il mio divertimento sono mia moglie, mio figlio e qualche partita di tennis. A me piace il doppio, forse perché c’è un minimo di squadra. Ora vivo a Manchester. Non è stato facile, arrivare qui quando mio figlio aveva 14 giorni. Adesso va meglio. Comunque io non ho mai sputato nel piatto dove ho mangiato, neanche quando stavo in C». Ha imparato l’inglese. E’ sempre una questione di maestri. Non è mai troppo tardi, nella vita. Nel calcio, purtroppo, è vero il contrario. Pare ieri che Ciccio Grabbi era un ragazzo del Comunale, adesso tiene barba, famiglia e domicilio estero. Si brucia tutto in fretta, col pallone. Una volta i bambini sognavamo di diventare come Platini, adesso di guadagnare come Del Piero.

 

Roberto Perrone

 

Sport

 

© Corriere della Sera

 

 

 

 

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