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La battaglia è stata vinta, ma la guerra?

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Apprendiamo la notizia del ripensamento delle società calcio di B e della Lega sulla decisione di giocare al sabato pomeriggio anziché la domenica. Non ci sembra tuttavia il caso di utilizzare toni trionfalistici: il dietrofront non è stato influenzato dalla ribellione dei tifosi. I presidenti delle società di calcio non sono stati ispirati dalle nostre reazioni, hanno invece fatto un calcolo di semplice tornaconto personale: niente proventi dalla Rai per quest’anno, ma solo rimborsi agli abbonati e figuraccia con i tifosi; meglio quindi lasciare le cose come stanno e rimandare tutto alla prossima stagione, quando, senza l’alibi degli abbonamenti già sottoscritti e la certezza degli introiti televisivi, avranno le mani libere per realizzare questo disegno.

 

Non illudiamoci quindi per una vittoria che in realtà non c’è: cosa possiamo infatti opporre per il prossimo campionato? Non basteranno i divieti di alcune giunte comunali di giocare al sabato pomeriggio. E non basteranno le contestazioni dei tanti tifosi che al sabato lavorano. Il sistema “calcio moderno” prosegue la sua corsa, insensibile alle esigenze e ai diritti di gran parte dei tifosi.

 

Riflettiamo invece su quanto accaduto e cerchiamo insieme alcuni spunti per un dibattito che dovrebbe coinvolgere tutti i tifosi :

 

- Il calcio appartiene sempre più alle lobbies dello spettacolo e del sistema televisivo e sempre meno ai tifosi.

 

- Le società sono ostaggio e complici al tempo stesso di un meccanismo, che pare inarrestabile, portato a privilegiare l’aspetto lucroso e affaristico del calcio.

 

- Anziché incentivare la presenza dei tifosi allo stadio si promuove la figura del consumatore di spettacolo televisivo.

 

- Allo stadio si socializza, si fa comunità, si creano integrazione e aggregazione e si è protagonisti attivi di un evento che spesso trascende la partita stessa. Davanti al televisore si osserva passivamente e privatamente uno spettacolo verso il quale il telespettatore non ha nessuna influenza. Allo stadio siamo protagonisti, davanti al televisore spettatori di un semplice intrattenimento sportivo.

 

- I tifosi “tradizionali” e i gruppi ultras sembrano gli unici a opporsi energicamente a questo disegno.

 

Se da una parte non possiamo rallegrarci troppo per una semplice, quanto simbolica, vittoria, dall’altra siamo invece gratificati e incoraggiati dalla risposta che molti tifosi hanno dato alla nostra iniziativa. Sono state tante in tutta Italia le adesioni a “Diffidali tu”. Oltre agli scontati ringraziamenti a tutti quelli che hanno aderito, vogliamo evidenziare come i tifosi, se determinati, motivati e ben organizzati, possono comunque fare sentire ancora la propria voce e tentare forse di riappropriarsi di quanto gli appartiene: il calcio.

 

 

 

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Apprendiamo la notizia del ripensamento delle società calcio di B e della Lega sulla decisione di giocare al sabato pomeriggio anziché la domenica. Non ci sembra tuttavia il caso di utilizzare toni trionfalistici: il dietrofront non è stato influenzato dalla ribellione dei tifosi. I presidenti delle società di calcio non sono stati ispirati dalle nostre reazioni, hanno invece fatto un calcolo di semplice tornaconto personale: niente proventi dalla Rai per quest’anno, ma solo rimborsi agli abbonati e figuraccia con i tifosi; meglio quindi lasciare le cose come stanno e rimandare tutto alla prossima stagione, quando, senza l’alibi degli abbonamenti già sottoscritti e la certezza degli introiti televisivi, avranno le mani libere per realizzare questo disegno.

 

Non illudiamoci quindi per una vittoria che in realtà non c’è: cosa possiamo infatti opporre per il prossimo campionato? Non basteranno i divieti di alcune giunte comunali di giocare al sabato pomeriggio. E non basteranno le contestazioni dei tanti tifosi che al sabato lavorano. Il sistema “calcio moderno” prosegue la sua corsa, insensibile alle esigenze e ai diritti di gran parte dei tifosi.

 

Riflettiamo invece su quanto accaduto e cerchiamo insieme alcuni spunti per un dibattito che dovrebbe coinvolgere tutti i tifosi :

 

- Il calcio appartiene sempre più alle lobbies dello spettacolo e del sistema televisivo e sempre meno ai tifosi.

 

- Le società sono ostaggio e complici al tempo stesso di un meccanismo, che pare inarrestabile, portato a privilegiare l’aspetto lucroso e affaristico del calcio.

 

- Anziché incentivare la presenza dei tifosi allo stadio si promuove la figura del consumatore di spettacolo televisivo.

 

- Allo stadio si socializza, si fa comunità, si creano integrazione e aggregazione e si è protagonisti attivi di un evento che spesso trascende la partita stessa. Davanti al televisore si osserva passivamente e privatamente uno spettacolo verso il quale il telespettatore non ha nessuna influenza. Allo stadio siamo protagonisti, davanti al televisore spettatori di un semplice intrattenimento sportivo.

 

- I tifosi “tradizionali” e i gruppi ultras sembrano gli unici a opporsi energicamente a questo disegno.

 

Se da una parte non possiamo rallegrarci troppo per una semplice, quanto simbolica, vittoria, dall’altra siamo invece gratificati e incoraggiati dalla risposta che molti tifosi hanno dato alla nostra iniziativa. Sono state tante in tutta Italia le adesioni a “Diffidali tu”. Oltre agli scontati ringraziamenti a tutti quelli che hanno aderito, vogliamo evidenziare come i tifosi, se determinati, motivati e ben organizzati, possono comunque fare sentire ancora la propria voce e tentare forse di riappropriarsi di quanto gli appartiene: il calcio.

 

 

 

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MA SU ST'IMMAGINE, noi semo....monopicchio?????

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