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Comunicato Resistenza Ultras

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Inserisco il comunicato di Resistenza Ultras Ternana, in merito alla manifestazione ultras che si svolgeva oggi a Roma. Noi abbiamo già comunicato il nostro dissenso; non ne capiamo le ragioni, in quanto noi ci siamo mossi con 3 anni di anticipo sugli stessi temi (repressione, caro-biglietti, pay-tv )includendoci anche l'antirazzismo, cosa che naturalmente i fasci (tipo Irriducibili) non hanno inserito essendo loro i primi razzisti :

 

RESISTENZA ULTRAS TERNANA

 

Tutto il fermento che oggi attraversa l’intero mondo ultras non ci trova assolutamente sorpresi visto che è da due anni che con l’organizzazione del raduno antirazzista di Vigne di Narni e con la nascita del fronte di resistenza ultras abbiamo iniziato una battaglia al calcio moderno e con esso alla repressione, alla omologazione ed alla globalizzazione economica. Una battaglia che soprattutto all’inizio ha suscitato più ilarità che attenzione, più critiche che consensi. Attacchi generalizzati da più parti tanto a Terni quanto altrove, da ultras e tifosi, da giornali e televisioni con il risultato di attirare maggiormente l’attenzione delle forze dell’ordine su di noi. Nonostante tutto ciò siamo andati e andremo avanti sulla nostra strada perché sappiamo che il nemico tentacolare che oggi ci troviamo di fronte mira all’annientamento del mondo ultras negli stadi e dell’antagonismo politico nelle piazze. A questa criminale strategia di “ordine sociale” ci opporremo fino alla fine con l’unico mezzo che conosciamo: la resistenza ad oltranza. Oggi rispetto a due anni, infatti, la situazione tanto nella società quanto nello stadio è quasi divenuta insostenibile. Infatti, mentre nel mondo la guerra prende il posto della politica e il governo italiano non trova meglio da fare che criminalizzare gli ultras, il calcio italiano è:

- stuprato dai profitti presidenziali;

- svuotato di popolarità dal potere delle tv a pagamento;

- militarizzato dalla presenza massiccia dei reparti speciali;

- gestito dal “conflitto di interessi”;

- ma soprattutto attraversato da una repressione degna della Santa Inquisizione.

Dopo la legislazione speciale (diffida di 3 anni con obbligo di firma) il cui unico risultato è stato quello di far aumentare il numero degli scontri, dei feriti, e delle sanzioni amministrative (penali) oggi Lega e Federazione vogliono farci credere che il calcio si può salvare dalla “terribile” violenza ultras solo attraverso il ricorso alla tolleranza zero e alla legislazione emergenziale (arresto differito di 36 ore).

E’ per tutte queste ragioni che ci sentiamo di condividere la preoccupazione di chi oggi cerca di organizzare una mobilitazione la più ampia possibile per difendere l’identità ultras, ma ci sono due punti fondanti di resistenza ultras che cozzano violentemente con il manifesto che convoca la riunione odierna e che ci impediscono di partecipare alla manifestazione nazionale:

- Consideriamo lo stadio una parte importante della società e non un’oasi paradisiaca come tanti vorrebbero far credere e come tale lo viviamo coniugando l’amore per la “maglia” con la rivendicazione delle nostre idee politiche ed il rispetto di amicizie storiche con la necessità di dar vita ad una condivisione di idee ed azioni che superi gli anacronistici gemellaggi sportivi;

- Consideriamo i rigurgiti neofascisti, razzisti e xenofobi propri di un gran numero di gruppi ultras italiani (oggi presenti) un cancro da estirpare. Pensiamo cioè che bisogna trasformare i valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo da inascoltati principi costituzionali in prassi militante.

Chiederci di fare a meno della politica è come chiederci di vivere senza ossigeno, in pratica è come chiederci di morire. Siamo abituati infatti a vivere le nostre curve come luoghi di socializzazione ed aggregazione, ad esporre i nostri simboli e a pensare con le nostre teste senza cadere nella trappola di chi pretende di ripulire il calcio dalla politica. Soprattutto perché la nostra è una politica che lotta per i diritti di cittadinanza e per la salvaguardia del mondo ultras . Detto questo rilanciamo con maggiore convinzione che mai il fronte di resistenza ultras ricordandone ancora una volta le finalità:

- fermare sullo stesso terreno in cui si manifestano ( curve, borgate periferiche, piazze) i rigurgiti neofascisti e xenofobi;

- salvare la popolarità del calcio dall’offensiva televisiva;

- liberare gli stadi dai reparti in “assetto speciale”;

- difendere lo stato di diritto dall’assalto delle legislazioni speciali o emergenziali;

Condividere questo percorso non significa rinunciare a rivalità storiche né tanto meno trasformarsi da ultras in tifosi da bar, ma significa lottare concretamente per la propria sopravvivenza.

L’ultimo pensiero non può che andare ai tanti compagni, costretti a passare le proprie domeniche ostaggi delle firme in questura se non dell’arresto differito, vittime dell’arbitrarietà repressiva con cui i padroni del calcio ed i rappresentanti delle forze dell’ordine pensano di “spezzare le reni” al mondo ultras per esportare poi tale modello repressivo nelle piazze movimentate dall’antagonismo politico!

NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI……

RESISTENZA ULTRAS TERNANA

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Pare quantomeno strano il fatto che la manifestazione sia stata organizzata dagli Irriducibili Lazio,che in questi ultimi mesi sono stati distrutti dalle diffide e dagli arresti.Strano perchè molte tifoserie,prima di loro,sono state falcidiate dai provvedimenti solo che hanno portato avanti le loro battaglie all'interno degli stadi o nelle sedi opportune.Oggi a Roma non erano rappresentati gli ultras,ma solo una parte di loro,quelli che si sono accorti solo negli ultimi tempi di come il calcio stia cambiando in peggio e di come stia andando alla deriva.Criminalizzare gli ultras fa comodo,così nascono proteste,fronti di tifoserie unite nella lotta,quando,proprio la est è sata una delle prime curve a dare un segnale forte di protesta (la mancanza di striscioni dei gruppi)...A Torino,in occasione di Torino-Piacenza, i tifosi ospiti hanno esposto un lenzuolo bianco con scritto "COME VOLETE VOI NON CI AVRETE MAI"...vi ricorda qualcosa????La RESISTENZA ULTRAS ha anticipato la manifestazione odierna sono felice che non l'abbia appoggiata. Anche a me manca lo stadio colorato,sono sicuro che anche ai capi ultrà manchino tantissimo gli striscioni,ma si deve persistere nella lotta. LA NOSTRA COERENZA SI CHIAMA RESISTENZA.

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io ribadisco quanto detto su questo forum moltre altre volte. La protesta consistente nella mancata esposizione degli striscioni è indolore per la sostanza del tifo , è civile ( fattore positivo se si vuol coinvolgere la gente che non fa parte del mondo "ultras") e, ma questo a differenza degli altri non è un dato oggettivo bensì soggettivo, secondo me è pure un gesto di rispetto verso i ragazzi diffidati.

In ultimo, ma molto importante, avete notato quanto ne abbiamo parlato noi? interminabili post........discussioni.........vaffanculi volati a dx e sx. Certo, poi alla fine dal punto di vista concreto può pure essere fine a sè stessa ( se il funzionario ha , nel rispetto delle forme previste dalla legge, la massima discrezionalità figuriamoci se una qualsiasi forma di protesta gli potrà mai far cambiare idea...).......però già che se parli in giro, già che la gente cominci ad accostarsi all'argomento , magari pure capendo le ragioni di tale fenomeno è qualcosa che scuote l'ambiente.

Piuttosto, m'hanno fatto ride quelli che dicevano ( e forse dicono ancora ) che è brutto lo stadio , la curva senza striscioni, che famo le figuracce in televisione. Secondo me l'importante è sempre e solo sentisse

Modificato da lubiondo

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mi sono appena letto i commenti su tifonet e me so sempre più convinto del fatto che non c'è più sordo di chi non vuol capire (o almeno fa finta). cmq il messaggio è chiaro, anche se secondo me forse avrebbe dovuto spiegare meglio perché anche l'apoliticità può essere non meno pericolosa della politicità (ossia il modo in cui viene sfruttata).

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Riporto di seguito quanto emerso alla Manifestazione Ultras di ieri a Roma :

 

MANIFESTAZIONE NAZIONALE ULTRAS 4 APRILE 2003

 

PREMESSA

Per prima cosa desideriamo precisare che quella del 4 aprile non è da intendersi una “manifestazione contro le diffide” o contro il “pugno duro” usato dallo Stato nei confronti dei tifosi violenti.

Sappiamo bene di non essere né santi né eroi, e che quindi come tutti gli esseri umani sbagliamo. Per passione, ma sbagliamo.

Chiariamo quindi che la prima cosa in assoluto che esigiamo è quella di avere la dignità di cittadini e non di essere declassati a soggetti senza diritti solo per avere la costanza di seguire la nostra squadra ovunque e comunque.

Spesso si sente parlare, soprattutto da parte di persone che hanno avuto il loro ruolo nell’organizzazione di Italia ‘90, di “stadi all’inglese”, per indicare come dovrebbe essere inteso e vissuto lo sport che così tanto amiamo, senza però sottolineare che per avere un’organizzazione del genere bisognerebbe anche avere stadi e servizi adeguati, così come forze dell’ordine professionalmente preparate e, soprattutto, educate.

Ancora altre volte possiamo leggere articoli di autorevoli opinionisti nei quali si sostiene che “se io do’ uno schiaffo per strada ad una persona mi arrestano, se lo faccio allo stadio non succede nulla”.

Purtroppo è vero il contrario.

Allo stato attuale, e non si tratta di vuote parole ma di fatti documentabili, se io viaggio su un treno senza biglietto per andare a lavorare vengo semplicemente multato ovvero mi viene consentito di farlo sullo stesso treno pagando una maggiorazione, mentre se viaggio senza biglietto per andare a vedere la mia squadra subisco una diffida di un paio di anni con obbligo di presentazione in questura in concomitanza con le partite.

Se su un pullman di pendolari vengono trovate delle catene da neve, solitamente nulla accade. Se le stesse catene da neve vengono trovate su un pullman di tifosi, tutti gli occupanti del pullman vengono diffidati.

Se in campo i giocatori si picchiano, lo si giustifica con “l’eccesso di agonismo”, non considerando che se questo capita - perché capita, inutile negarlo! - ai tifosi è perché loro la partita la vivono dal punto di vista emotivo anche più intensamente degli stessi giocatori.

Insomma, noi contestiamo con forza che la realtà delle cose sia sempre e solo quella che esce fuori dalle veline delle questure e che viene ripresa dal quotidiano di turno e con questa iniziativa denunciamo punto per punto cos’è che non va e che andrebbe fatto.

 

TRASFERTE

 

- MEZZI DI TRASPORTO

Spesso si sente dire, da parte delle persone già citate, “bisogna impedire che i tifosi vadano in trasferta”. Nella tanto decantata Inghilterra i tifosi in trasferta ci vanno: hanno un settore ospiti, ma se intendono andare in tribuna, pagano il biglietto ed entrano come esseri umani normali, salvo poi massacrarsi nel pub poco distante.

Non si tratta quindi di “abolire le trasferte”, o renderle con i mezzi che diremo di difficile sopportazione, ma di organizzarle in modo da stemperare l’aggressività dei tifosi.

Se dobbiamo pagare il biglietto per recarci in trasferta con il treno, com’è giusto che sia, pretendiamo di avere un sufficiente numero di posti per tutti.

Accade invece che le FF.SS. e le forze dell’ordine pretendano il pagamento del biglietto per poi confinare numerosissimi tifosi in tre o quattro carrozze fuori uso che vengono aggregate al treno passeggeri.

Tutto ciò costringe i ragazzi ad affrontare lontane trasferte in condizioni di disagio assoluto, senza poter mangiare, bere o usufruire di servizi igienici decenti, ma anche e persino senza poter avere il posto per il quale si è pagato.

Lo spirito con il quale si discende dai questi treni, non è certo quello delle suore orsoline che vanno al convento.

Riteniamo quindi necessario ripristinare i treni speciali per i tifosi, considerato il fatto che ipocritamente con la loro soppressione si sono semplicemente trasformati i treni di linea in treni speciali, con maggior confusione e disagio per i tifosi e le forze dell’ordine.

Contestiamo anche il fatto che, se non si intende ripristinare i treni suddetti, si voglia impedire ai tifosi - non si sa in base a quale regola o legge - di recarsi in trasferta con il treno che più prediligono: se un tifoso vuole prendere l’Eurostar per recarsi a Firenze non si vede per quale ragione si debba essere obbligati, così come avviene, a prendere quello “dei tifosi”, quando lo Stato li ha espressamente aboliti.

 

- BIGLIETTI PER LE TRASFERTE

Una strana disposizione del FIGC, se non andiamo errati, proibisce di poter acquistare i biglietti per il settore ospiti il giorno stesso della partita nella città ospitante.

A prescindere dal fatto che saggiamente detta disposizione viene assai spesso disapplicata, tutto questo porta a conseguenze paradossali e pericolose per l’ordine pubblico:

a) i tifosi che non risiedono nella città della squadra per cui tifano (ad esempio: un tifoso di una squadra della Capitale che vive a Bologna) non sono in grado di acquistare i biglietti in quanto non vengono venduti nella loro città né in quella ospitante.

Accade quindi che gli stessi siano costretti ad acquistare biglietti per altri settori dello stadio e dover scegliere poi tra l’entrare in un settore con tifosi di fede avversa ovvero entrare con un biglietto di categoria diversa nel settore dei tifosi ospiti, con ovvio problema di sovraffollamento del settore;

b ) le società ospitanti sono solite praticare - chissà perché - prezzi maggiorati per il settore ospiti, che di solito è assai scadente: ciò induce la maggior parte dei tifosi a cercare di non pagare i diritti di prevendita ed acquistare in loco i biglietti per altri settori, che sono di prezzo inferiore e senza diritti di prevendita il giorno stesso della partita;

c) è assai difficile sapere quando e quanti biglietti sono a disposizione in prevendita per i tifosi ospiti. Questo comporta che coloro i quali non trovano i biglietti ovvero decidono di partire all’ultimo istante - perché anche questo rientra nelle libertà garantite ai cittadini - vista la fede per la squadra partono ugualmente, arrangiandosi come si può;

d) in diversi casi si è assistito alla paradossale situazione per la quale con stadi semivuoti ai tifosi ospiti è stato impedito di assistere alla partita, con ovvie tensioni tra gli stessi e le forze dell’ordine e comportamenti di quest’ultime ai limiti - siamo generosi - della legittimità.

 

Consentendo invece, come è sempre stato, la vendita ANCHE in loco dei tagliandi del settore ospiti si avrà quale unico effetto che i tifosi più ansiosi - e sono la maggioranza, in quanto la massima parte di essi vuole partire con il biglietto in tasca - compreranno ugualmente il biglietto in prevendita, mentre una minoranza potrà comprarlo direttamente in loco senza che ciò comporti situazioni di tensione o che gli stessi siano costretti ad acquistare biglietti di altri settori o, peggio, ad assistere alla partita in settori con tifosi di diversa fede sportiva o, peggio ancora, litigare con i preposti all’ordine pubblico in quanto a nessuno fa piacere tornare indietro dopo una lunga trasferta senza poter vedere la partita.

In tal modo anche i tifosi non residenti non dovranno inventare mille trucchi per assistere alla partita dal settore ospiti e tutelare così la propria incolumità.

Tutto questo non comporta problemi di ordine pubblico, atteso che le questure sono in grado di conoscere da diversi fattori (classifica, momento della squadra, rivalità tra tifoserie ecc. ecc.) il numero dei tifosi che seguiranno la squadra in trasferta.

 

FORZE DELL’ORDINE

Non abbiamo timore di dire che il 70% degli scontri nasce da una non perfetta - anche qui siamo generosi - gestione dell’ordine pubblico.

Pur premettendo che - senza dubbio - molte volte i tifosi tengono comportamenti sbagliati e violenti, riteniamo che gli incidenti che possono essere evitati dipendano:

a) da una cattiva programmazione dell’ordine pubblico: i funzionari preposti al comando dei cosiddetti “celerini” non sanno gestire le situazioni e riescono a rendere incandescenti momenti che invece potrebbero essere facilmente stemperati.

b ) dall’impreparazione delle forze dell’ordine, i cui eccessi non vengono attenuati od impediti dai superiori: manganelli impugnati a rovescio, lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo con volontà di offendere e pestaggi indiscriminati non fanno altro che compattare contro le forze dell’ordine i tifosi più o meno violenti. Il dato per il quale sono aumentati gli scontri tra tifosi e forze dell’ordine ha una chiave di lettura opposta rispetto a quella fornita dal Ministero degli Interni, e sorprende che a tale livello si faccia finta di non capire: tali scontri sono aumentati perché i tifosi purtroppo vedono le forze dell’ordine come ultras avversari, in quanti le stesse agiscono con dinamiche proprie di gruppi ultras, anzi hooligans. I reciproci lanci di seggiolini divelti durante l’ultimo Torino/Milan - che la TV di Stato ha censurato - ne sono un chiaro esempio.

c) dalle misure di repressione - perché è un eufemismo chiamarle di prevenzione- varate dai vari governi. Dette leggi - se pure ispirate da motivazioni corrette - vengono tuttavia applicate in modo del tutto arbitrario e indiscriminato, colpendo assai spesso tifosi del tutto innocenti che subiscono gravi conseguenze dall’approssimazione, dalla voglia punitiva e di “portare risultati” delle varie questure.

Gli innocenti colpiti ingiustamente sono i violenti di domani.

Il ragazzo che scavalca il cancello e firma per tre anni in questura tornerà allo stadio, ma odierà chi lo ha colpito così severamente. Intendiamoci: il comportamento è scorretto, ma in casi del genere, tre mesi di diffida senza firma sono più che sufficienti.

Se quindi è corretto prevenire disordini e punire i violenti - perché questo non può certo essere negato: ognuno è responsabile delle sue azioni - è però necessario avere la certezza che chi viene colpito da provvedimenti limitativi della libertà personale o di circolazione possa:

1) godere di un effettivo diritto di difesa, che attualmente viene ignorato dalla discrezionalità assoluta delle questure, per non dire arbitrio, e dalla superficialità dei magistrati, che convalidano questi provvedimenti senza alcun tipo di accertamento, ritenendoli “cosa da poco”;

2) ottenere che le “diffide” vengano emesse direttamente dai magistrati ed in una regolare udienza, così come avviene per le altre misure di prevenzione, su segnalazione delle questure e non come avviene ora che siano le questure a diffidare direttamente i soggetti in base alla più assoluta discrezionalità;

3) è infine necessario che le questure adattino i loro provvedimenti alla pericolosità effettiva del soggetto, che può anche ricavarsi dalla gravità del fatto commesso: è assurdo diffidare per tre anni sia l’incensurato che lancia un accendino che il pluripregiudicato che accoltella un poliziotto, così come invece avviene.

Va detto, perché pochi lo sanno, che una persona può essere diffidata - ed anzi è il 99% dei casi - anche sulla sola base di una denuncia e non di una condanna.

Va anche detto che però il 90% delle denunce vengono poi archiviate, ovvero le persone vengono assolte nei relativi processi, E QUESTO VUOL DIRE CHE NON ERANO RESPONSABILI COSI’ COME DICEVA LA QUESTURA ma ciò non avrà impedito che gli stessi abbiano scontato la diffida, che non è solo il divieto di andare allo stadio, ma è anche l’obbligo di andare in questura a firmare quando la tua squadra gioca!

D’inverno, d’estate, amichevoli precampionato, partite disputate dall’altra parte del globo: in tutti questi casi l’incensurato che ha tirato il caffé borghetti vuoto si dovrà presentare in questura, e se non lo fa viene denunciato.

Va pure detto che grande colpa di questo stato di cose è dei

MASS-MEDIA NAZIONALI

che, a volte ingigantendo gli episodi, mettono pressione sulle questure che, per far vedere all’opinione pubblica che “fanno qualcosa” assai spesso prendono chi capita, tanto della loro futura assoluzione nessuno verrà mai a sapere.

A questi ultimi chiediamo quindi di interpellare o “cercare” le verità nascoste nei siti internet dei tifosi o contattandoli direttamente, non affidandosi alle sole veline delle questure.

Un bravo giornalista, moralmente parlando, non è quello che ricopia una velina ma quello che cerca la verità, pur scomoda che sia.

Genova docet.

Tornando alle forze di polizia, un ultimo punto, non meno importante: chiediamo che i tutori dell’ordine siano riconoscibili.

Nei paesi del Nord Europa le forze dell’ordine hanno sui caschi un numero di riconoscimento che da un lato “frena” comportamenti ECCESSIVAMENTE violenti da parte del singolo, dall’altro costituisce una forma di tutela per chi dovesse subire maltrattamenti od abusi.

Negli stadi italiani assistiamo invece, anche in situazioni non particolarmente tese, a “celerini” con foulard d’ordinanza a coprire il volto per impedire l’identificazione.

In Inghilterra non ci sembra che accada.

 

LE LEGGI SPECIALI

Crediamo che la democraticità di uno Stato si misuri in base alle leggi speciali: più ce ne sono, meno è liberale.

La legge che sta per essere varata è incostituzionale.

Non lo diciamo noi, poveri tifosi ignoranti, ma fior fiore di magistrati ed avvocati, non ultimo Luciano Randazzo, presidente delle Camere penali.

Ed è incostituzionale perché la facoltà di arrestare un privato cittadino per episodi di violenza negli stadi entro trentasei ore è in contrasto con gli artt. 3 e 13 della stessa Costituzione.

Basti pensare che se in un concerto rock o in una manifestazione politica accadono indicenti, non è possibile arrestare il responsabile nel termine che invece la nuova legge sta per varare.

Come è infatti noto, la possibilità di arresto è ora prevista, per taluni reati, “quando non è possibile procedere immediatamente all’arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica”.

Tuttavia è agevole rilevare che una ipotesi generale di “dilatazione temporale” della flagranza costituisce di per sé la negazione obiettiva della sussistenza dell’eccezionale urgenza nel provvedere richiesta dall’art. 13 della Costituzione, giacché una volta cessato il fatto-reato l’urgenza e la necessità di impedirlo o di impedirne conseguenze ulteriori o di assicurare immediatamente l’autore alla giustizia con unilaterale provvedimento di polizia viene meno.

Il voler ampliare la flagranza considerando per mera e formale definizione di legge un reato “ancora in atto” quando sul piano naturale e concreto non lo è, sembrerebbe di per sé costituire un aggiramento della garanzia costituzionale, in quanto se il reato è stato già commesso e se occorrono ulteriori indagini per accertarne gli autori, allora tali elementi sono idonei, semmai, a giustificare una dilatazione eccezionale dei presupposti per l’emanazione di misure cautelari anche coercitive da parte dell’autorità giudiziaria, come vuole l’articolo 13 della Costituzione e come il Parlamento aveva ritenuto solo un anno fa, negando la conversione della previsione di arresto entro 48 ore dai fatti formulata con un precedente decreto legge.

Ora, la stessa frase “si considera comunque in stato di flagranza ai sensi dell’art. 382 c.p.p. colui il quale, sulla base di documentazione fotografica o di altri elementi dai quali emerge con evidenza il fatto , ne risulta autore...” implica che, in effetti, nel concetto di flagranza (e quasi-flagranza) vengano oggi ricomprese ipotesi che in realtà non possono rientrare né nell’una né nell’altra categoria, altrimenti non sarebbe stato necessario dire “si considera in stato di flagranza”.

Come detto, il Legislatore potest facere de albo nigrum et de nigro album, ma ha un preciso limite, costituito dall’esigenza di rispettare la Costituzione; dunque può anche contraddirsi, ma non può contraddire un precetto costituzionale.

Secondo l’art. 13 della Costituzione al legislatore ordinario è consentito prevedere che la polizia possa privare autonomamente una persona della libertà solo in casi specificamente predefiniti, aventi tutti comunque i caratteri della eccezionalità, della necessità e della urgenza.

Fuori di questi limiti, la previsione è incostituzionale.

Viceversa, non sembra che i requisiti voluti dalla Costituzione ricorrano nell’ipotesi introdotta con il decreto legge n. 28: non basta dire che la situazione ivi delineata “si considera” di flagranza per inferirne che essa ne abbia i caratteri.

Dovrebbe averli davvero e, invece, non li ha, giacché diversamente la previsione stessa sarebbe superflua, ovvero dovrebbe comunque presentare autonomamente i connotati della eccezionalità, della necessità e della urgenza.

Dei primi due caratteri già si è detto.

Sul terzo si osserva che se, come esposto, l’urgenza si qualifica in ragione del rischio nel ritardo, nulla si rinviene nella formula normativa che evochi e definisca questo rischio e consenta, quindi, di circoscrivere in termini di tassatività la situazione.

Ne discende che l’arresto - il quale si presuppone qui “differito” e, dunque, già contrassegnato dal ritardo - sarebbe indifferentemente attuabile nei confronti di chi si fosse dato o stesse per darsi alla fuga e nei confronti di chi si fosse impegnato nelle sue ordinarie attività quotidiane, ormai fuori e distaccato dal tempo e dal luogo dell’ipotizzato commesso reato.

Sia nel decreto legge che nel caso in esame, poi, con una semplicità disarmante si è creduto di assimilare una flagranza che è lecito definire “fotografica” a quella della flagranza vera e propria, confondendo la flagranza reale con la sua rappresentazione video fotografica e trascurando che la flagranza implica “attualità”, mentre la sua rappresentazione implica un “passato”.

La flagranza “fotografica” è un non-senso.

Di questo passo alla rappresentazione video fotografica si potrebbe finire per assimilare, lungo un piano inclinato assai pericoloso, ad esempio, la rappresentazione dichiarativa di avvenuto riconoscimento (del resto è segno inquietante che già nel testo normativo si aggiunga che non solo alla rappresentazione fotografica si potrebbe avere riguardo, ma anche ad “altri elementi dai quali risulti con evidenza il fatto”), con rischi di una indiscriminata possibilità di arresto, una volta che venga abbandonata la cornice costituzionale di riferimento.

CONCLUSIONI

Sappiamo anche che tutto questo risulterà vano....

....sappiamo che gli interessi di chi gestisce il calcio con le pay tv, con ingaggi miliardari, con trucchi di bilancio, con partite disputate ad ogni ora di ogni giorno, con giocatori che cambiano maglia durante il campionato, vanno in senso contrario ai sentimenti, che noi alti innalziamo....

...sappiamo che grazie a tutto questo il calcio - per come lo intendiamo noi - morirà oppure diventerà come una bella donna senza anima.

Lo sappiamo.

Ma, almeno una volta, abbiamo detto quello che avevamo da dirvi.

Modificato da CHICCO

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Volevo anche far notare come le tifoserie presenti fossero:

Lazio,Verona,Inter,Juve,Reggina,Padova,Ascoli,Treviso,Como,Udinese,Roseto(basket) e Catania....mentre....

Atalanta,Milan,Modena,Parma,Brescia,Torino,Ancona,Livorno e altre hanno disertato.

Chi conosce,anche poco,il mondo ultrà può capire cosa si legge da questa tabellina...

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questo è un comunicato dei supporters cosenza in risposta a quanto emerso dalla manifestazione ultras di roma:

 

COMUNICATO COSENZA SPPORTERS

venerdì 4 aprile 2003

 

Speravamo che l’organizzazione dell’iniziativa avvenisse collettivamente. Così non è stato. Il comunicato distribuito appena arrivati, per altro molto simile (!) a quello diffuso dai laziali poco tempo fa, era già bell’e pronto e sapeva tanto di comunicato ufficiale e soprattutto definitivo.

Non ci è piaciuta la fretta con cui qualcuno ( i laziali ) ha tentato di liquidare la faccenda. Non vorremmo che tale fretta fosse strumentale ai problemi di casa propria! A buon intenditor…

Non ci è piaciuto il modo in cui si è svolto il dibattito: hanno parlato sempre e solo gli stessi, relegando la stragrande maggioranza dei presenti al silenzio. Ci chiediamo quindi cosa ne pensano di tutto ciò palermitani, siracusani, castrovillaresi, gli stessi salernitani, angresi, aquilani e finanche i torresi, provenienti dalla non certo vicina Sassari.

Un discorso a parte meritano quelli del Progetto Ultrà di Bologna. L’impressione è che la gestione dell’iniziativa sia loro sfuggita di mano: non è un caso che si siano dissociati dall’iniziativa proprio quelle tifoserie da sempre vicine alle posizioni del Progetto: anconetani, veneziani, ternani, ecc.

Perché non leggere poi, il comunicato del Collettivo Ancona, consegnato a Carlo?

E perché quel tentativo di ricucire lo strappo con un nuovo incontro poi sfumato? E perché ancora quel continuo riferimento all’unità a tutti i costi?

Posto che la repressione la subiamo tutti indistintamente, noi abbiamo altro da proporre, come soluzione del problema, alla “militarizzazione delle curve” tanto cara ai laziali! E tali proposte, avremmo voluto farle a tutti. Né crediamo che su un ipotetico palco i cosentini avranno diritto di parola: non crediamo di essere smentiti se affermiamo di conoscere già i “delegati degli ultras”. E tali delegati non ci stanno bene, come non ci stanno bene le loro proposte.

Abbiamo lasciato per ultimo, non certo per importanza l’aspetto ideologico. Siamo consapevoli che una manifestazione di questo genere, per essere unitaria, debba prescindere dai simboli politici. Ma se questo vuol dire un sostanziale azzeramento dei contenuti della discussione, preferiamo che siano altri a marciare per Roma al fianco di chi vende merchandise in 12 negozi della capitale, di chi oggi afferma di essere represso e fino a ieri era colluso con le “guardie”, di chi, infine, nei comportamenti non è molto dissimile da chi indossa un casco ed impugna un manganello.

Pertanto, come Cosenza Supporters, abbiamo deciso di dissociarci dall’iniziativa. Se non ne verrà posta nuovamente in discussione l’intera organizzazione e gestione, non parteciperemo ufficialmente a nessuna iniziativa, fermo restando che, democraticamente, ognuno è pur sempre libero di aderire individualmente.

L’assemblea dei Cosenza Supporters

 

 

 

tratto da www.ultrasportal.com

Modificato da lubiondo

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Scusate la mia pochezza in materia.

I nostri supporters (freak in testa) in che rapporti stanno con questi di Cosenza?

Partecipano pure i cosentini ai raduni-meeting estivi in campeggio a narni?

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