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Morton

Bella intervista a Camoranesi.

Messaggi raccomandati

MA E' UNO SCOOP!!!!

 

 

Leggendo la Gazzetta "cartacea" c'è l'intervista integrale. Certo se uno legge lo stralcio del link sembra chissà che... Però

 

1) E' DI PRIMA DI PRIMA DI NATALE

2) RIGUARDO ALLA JUVE DICE CHE NON VUOLE ANDARE IN SERIE B E NON NE FA UN CASO.

 

e via dicendo...

 

 

 

 

MA DOVE LE PRENDI QUESTE PRIMIZIE DI GIORNATA??

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Si sa che i giocatori lapojuventini tengono molto a quella maglia...per loro il lato puramente economico non esiste... :rolleyes:

1041105[/snapback]

Infatti Bovo&C. devolvono lo stipendio in beneficenza... :D

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No,no...loro giocano solo per la grana,come quelli di tutte le altre squadre...alla Lapojuve no...lì si gioca esclusivamente per la maglia... :lol:

1041118[/snapback]

Quando esce al cinema QUEI BRAVI RAGAZZI DEL FILADELFIA?

 

:lol:

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No,no...loro giocano solo per la grana,come quelli di tutte le altre squadre...alla Lapojuve no...lì si gioca esclusivamente per la maglia... :lol:

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Quando esce al cinema QUEI BRAVI RAGAZZI DEL FILADELFIA?

 

:lol:

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MA CHI HA MAI DETTO CHE QUELLI DELLA JUVE GICANO PER LA MAGLIA?

GIOCANIO TUTTI PER I QUATTRINI

LE UNICHE BANDIERE RIMASTE SONO MALDINI DEL PIERO LUCARELLI.

PER QUANTO RIGUARDA CAMORANESI MI SEMBRA ESAGERATO PARLARE DI OSTAGGIO

MA FORSE QUALCUNO PRETENDEVA CHE SI REGALASSERO I GIOCATORI AGLI ONESTI..

:lol:

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Vedi...spiegare ad un lapojuventino cosa rappresenta per un granata il Filadelfia sarebbe come spiegare a Lapo cosa rappresenta una topa per un vero uomo...

Ci rinuncio in partenza... :)

1041137[/snapback]

Metto in chiaro una cosa: io non sono un Lapojuventino.

Lapo è un cretino cresciuto all'ombra del fratello John e che dovrebbe essere dato in pasto ai leoni per le cazzate che ha fatto.

 

Detto questo possiamo parlare dello spirito di attaccamento alla maglia nel calcio (bello e migliore di ora) di qualche anno fa.

C'era lo spirito granata , c'erano le bandiere e via dicendo.

Nel calcio attuale pochi calciatori si posso vantare di essere bandiere.

Per lo più sono mercenari che si vendono al primo offerente. Questo vale per la Juve, il Bologna, il Napoli , il Torino , l'Inter e chi vuoi mettere ci sta bene.

 

Prima un giocatore della scuola granata era veramente attaccato alla maglia e si vedeva la provenienza dal Filadelfia :Di questo ne prendo atto.

Adesso per trenta denari la maglia granata te la buttano nel Po.

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" Innanzitutto una premessa. Un’intervista così, vera, viva e non smentibile (infatti Camoranesi non l’ha smentita), non la leggevamo da tempo. E anche se non è il massimo del bon ton e dell’eleganza, al diavolo – almeno per una volta - il bon ton e l’eleganza! L’intervista di cui parliamo è stata rilasciata da Mauro German Camoranesi al giornale argentino “Olè” – per l’esattezza alla fine del 2006 -, ed è stata ripresa e rilanciata nei giorni scorsi dal settimanale francese “So Foot”. Per chi non l’avesse letta, questi sono gli stralci più significativi, a partire da una considerazione di Mauro German sui due scudetti vinti e cancellati nell’era Capello-Moggi-Giraudo.

“Credete davvero che io penso a queste stronzate delle partite truccate quando scendo in campo? Oggi tutta questa storia mi toglie la voglia di giocare. Però sono convinto che sia successo qualcosa. È stato provato e siamo stati puniti. Ma tutta questa organizzazione per farci vincere genera in me qualche dubbio. Per arrivare dove sono oggi mi sono fatto un culo così e mi scassa veramente i co****ni pagare per i danni fatti da altre persone. Volevo andarmene, è vero, ma me lo hanno impedito. Con il Lione era tutto pronto, ma mi hanno obbligato a rimanere. Ho 30 anni e gioco in serie B: non è proprio quello che sognavo per la mia carriera. Unica cosa positiva è che almeno ho le domeniche libere”.

“Da tre anni i giornalisti italiani mi rompono i co****ni con il loro inno italiano. All’inizio ho cercatodi spiegare che da dieci anni non cantavo neppure quello argentino, figuriamoci se avrei cantato quello italiano. In Italia però mi provocano, vogliono farmi dire cose che non voglio dire. Dovrebbero finirla di scassare anche se devo ammettere che, da quando sono campione del mondo, mi criticano meno e rompono meno le balle”.

“L’Argentina non è mai stata una priorità. Sono state dette un sacco di stronzate in merito. La sola cosa vera è che Trapattoni mi chiamò due mesi prima di Bielsa. Anche se non ho mai sognato la maglia biancoceleste, oggi credo che avrei potuto tranquillamente giocare da titolare perché certi nazionali argentini erano degli autentici scarponi. Ho vissuto nel mio paese sino a 21 anni, poi mi sono trasferito in Italia. Sono a Torino già da 5 stagioni, ho rappresentato l’Italia in un campionato del mondo. Ma attenzione perché dentro, dentro come fuori dal campo, sono più argentino di molti dei calciatori che ora giocano titolari della selezione biancoceleste”.

Questo il succo dell’intervista: che si presta, crediamo, a più di una considerazione.

1) IL DANNO E LA BEFFA. Non siamo fra quelli che si scandalizzano per un linguaggio crudo e sboccato come quello usato da Camoranesi. Anzi, lo preferiamo di gran lunga se alla forma un po’ ardita delle parole corrisponde una sostanza importante: sostanza che nelle parole dell’italo-argentino c’è, eccome. Tanto per cominciare, Camoranesi è il primo juventino a dire chiaramente due cose: la Juve ha barato (e per questo è stata punita) e mi scoccia tremendamente pagare per colpe commesse da altri. Sembrano due concetti ovvi, banali e scontati: ma tanto ovvi, banali e scontati non devono essere se è vero che da Nedved a Del Piero, da Buffon a Deschamps non c’è mai stato qualcuno che abbia detto le stesse, semplici cose di Camoranesi (forse, in parte, Thuram appena sbarcato a Barcellona). Anzi, non più tardi di una settimana fa – in una lunga intervista concessa a Sky – il capitano Del Piero ha ribadito che la Juve è stata vittima di una crudele ingiustizia; per non parlare del dirigente Pessotto che a “Quelli che il calcio”, 15 giorni fa, si è lanciato in un peana di Luciano Moggi - grande dirigente messo in croce da un mondo irriconoscente – da far accapponare la pelle.

2) SINCERITA’. “Ho 30 anni e gioco in serie B: non è proprio quello che sognavo per la mia carriera”. Domanda: Camoranesi che dice queste cose è un ingrato o è una persona normale che dice le cose che chiunque, nei suoi panni, penserebbe? Secondo noi, German dice bene ed è sincero. Perché la sola verità è che le vittime delle malefatte della Premiata Ditta Moggi & Giraudo – assieme ai milioni di tifosi della Juventus –, sono stati proprio loro, Camoranesi e Buffon, Nedved e Del Piero, Trezeguet e (perché no?) anche Chiellini, Zebina, Birindelli, Zalayeta... Grandi campioni e normali giocatori che dopo aver fatto, interamente e stupendamente, il proprio dovere sul campo, per colpa di due dirigenti lestofanti sono passati dalle sfide con Manchester e Barcellona a quelle con Frosinone e Crotone. E la cosa buffa è che spesso, specie all’indirizzo di Camoranesi e Trezeguet, dalle tribune sono piovuti fischi: il popolo voleva, anzi pretendeva che i due bianconeri dimostrassero tutto il loro entusiasmo per essere rimasti. Di grazia, in che film?

3) BANDIERA. Complimenti a Camoranesi anche per la sincerità con cui dice, apertamente, di sentirsi – dentro e fuori – più argentino che italiano. È quello che tutti hanno sempre pensato, dal giorno in cui Trapattoni si mise in testa l’idea meravigliosa di chiamarlo in azzurro (e di smettere di essere argentino, per diventare italiano), e finalmente lo juventino è uscito allo scoperto e ha fatto chiarezza. E allora, senza scadere nei pistolotti moraleggianti di circostanza, mettiamola così: Camoranesi azzurro faceva comodo a tutti. All’Italia che aveva, ed ha, una penuria di esterni impressionante; e al giocatore che ai tempi della chiamata del Trap si sentiva – giustamente – sottostimato. L’italianizzazione di German è stata un’operazione forzata, fatta col consenso di tutti, ma alla fine i suoi frutti li ha dati: se l’Italia a Berlino è diventata campione del mondo, un po’ di merito è anche di Camoranesi che ha permesso a Lippi di adottare, per le partite decisive, il modulo ad una sola punta risultato vincente con Ucraina prima, Germania poi e infine con la Francia. Ora, però, riscossa la vincita (memorabile per tutti) del trionfo mondiale, non sarebbe male che German e la nazionale italiana dividessero le loro strade. A Camoranesi vogliamo più bene di prima: ma gli italiani desiderano che la maglia azzurra sia vestita con orgoglio e sentimento, e German non stenterà a capirlo. Insomma: grazie di tutto, è stato bello, non ti dimenticheremo. E sia chiara una cosa: qua la mano, e amici come prima!

 

PAOLO ZILIANI

Modificato da ORACOLO DI DELFO

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" Innanzitutto una premessa. Un’intervista così, vera, viva e non smentibile (infatti Camoranesi non l’ha smentita), non la leggevamo da tempo. E anche se non è il massimo del bon ton e dell’eleganza, al diavolo – almeno per una volta - il bon ton e l’eleganza! L’intervista di cui parliamo è stata rilasciata da Mauro German Camoranesi al giornale argentino “Olè” – per l’esattezza alla fine del 2006 -, ed è stata ripresa e rilanciata nei giorni scorsi dal settimanale francese “So Foot”. Per chi non l’avesse letta, questi sono gli stralci più significativi, a partire da una considerazione di Mauro German sui due scudetti vinti e cancellati nell’era Capello-Moggi-Giraudo.

“Credete davvero che io penso a queste stronzate delle partite truccate quando scendo in campo? Oggi tutta questa storia mi toglie la voglia di giocare. Però sono convinto che sia successo qualcosa. È stato provato e siamo stati puniti. Ma tutta questa organizzazione per farci vincere genera in me qualche dubbio. Per arrivare dove sono oggi mi sono fatto un culo così e mi scassa veramente i co****ni pagare per i danni fatti da altre persone. Volevo andarmene, è vero, ma me lo hanno impedito. Con il Lione era tutto pronto, ma mi hanno obbligato a rimanere. Ho 30 anni e gioco in serie B: non è proprio quello che sognavo per la mia carriera. Unica cosa positiva è che almeno ho le domeniche libere”.

“Da tre anni i giornalisti italiani mi rompono i co****ni con il loro inno italiano. All’inizio ho cercatodi spiegare che da dieci anni non cantavo neppure quello argentino, figuriamoci se avrei cantato quello italiano. In Italia però mi provocano, vogliono farmi dire cose che non voglio dire. Dovrebbero finirla di scassare anche se devo ammettere che, da quando sono campione del mondo, mi criticano meno e rompono meno le balle”.

“L’Argentina non è mai stata una priorità. Sono state dette un sacco di stronzate in merito. La sola cosa vera è che Trapattoni mi chiamò due mesi prima di Bielsa. Anche se non ho mai sognato la maglia biancoceleste, oggi credo che avrei potuto tranquillamente giocare da titolare perché certi nazionali argentini erano degli autentici scarponi. Ho vissuto nel mio paese sino a 21 anni, poi mi sono trasferito in Italia. Sono a Torino già da 5 stagioni, ho rappresentato l’Italia in un campionato del mondo. Ma attenzione perché dentro, dentro come fuori dal campo, sono più argentino di molti dei calciatori che ora giocano titolari della selezione biancoceleste”.

Questo il succo dell’intervista: che si presta, crediamo, a più di una considerazione.

1) IL DANNO E LA BEFFA. Non siamo fra quelli che si scandalizzano per un linguaggio crudo e sboccato come quello usato da Camoranesi. Anzi, lo preferiamo di gran lunga se alla forma un po’ ardita delle parole corrisponde una sostanza importante: sostanza che nelle parole dell’italo-argentino c’è, eccome. Tanto per cominciare, Camoranesi è il primo juventino a dire chiaramente due cose: la Juve ha barato (e per questo è stata punita) e mi scoccia tremendamente pagare per colpe commesse da altri. Sembrano due concetti ovvi, banali e scontati: ma tanto ovvi, banali e scontati non devono essere se è vero che da Nedved a Del Piero, da Buffon a Deschamps non c’è mai stato qualcuno che abbia detto le stesse, semplici cose di Camoranesi (forse, in parte, Thuram appena sbarcato a Barcellona). Anzi, non più tardi di una settimana fa – in una lunga intervista concessa a Sky – il capitano Del Piero ha ribadito che la Juve è stata vittima di una crudele ingiustizia; per non parlare del dirigente Pessotto che a “Quelli che il calcio”, 15 giorni fa, si è lanciato in un peana di Luciano Moggi - grande dirigente messo in croce da un mondo irriconoscente – da far accapponare la pelle.

2) SINCERITA’. “Ho 30 anni e gioco in serie B: non è proprio quello che sognavo per la mia carriera”. Domanda: Camoranesi che dice queste cose è un ingrato o è una persona normale che dice le cose che chiunque, nei suoi panni, penserebbe? Secondo noi, German dice bene ed è sincero. Perché la sola verità è che le vittime delle malefatte della Premiata Ditta Moggi & Giraudo – assieme ai milioni di tifosi della Juventus –, sono stati proprio loro, Camoranesi e Buffon, Nedved e Del Piero, Trezeguet e (perché no?) anche Chiellini, Zebina, Birindelli, Zalayeta... Grandi campioni e normali giocatori che dopo aver fatto, interamente e stupendamente, il proprio dovere sul campo, per colpa di due dirigenti lestofanti sono passati dalle sfide con Manchester e Barcellona a quelle con Frosinone e Crotone. E la cosa buffa è che spesso, specie all’indirizzo di Camoranesi e Trezeguet, dalle tribune sono piovuti fischi: il popolo voleva, anzi pretendeva che i due bianconeri dimostrassero tutto il loro entusiasmo per essere rimasti. Di grazia, in che film?

3) BANDIERA. Complimenti a Camoranesi anche per la sincerità con cui dice, apertamente, di sentirsi – dentro e fuori – più argentino che italiano. È quello che tutti hanno sempre pensato, dal giorno in cui Trapattoni si mise in testa l’idea meravigliosa di chiamarlo in azzurro (e di smettere di essere argentino, per diventare italiano), e finalmente lo juventino è uscito allo scoperto e ha fatto chiarezza. E allora, senza scadere nei pistolotti moraleggianti di circostanza, mettiamola così: Camoranesi azzurro faceva comodo a tutti. All’Italia che aveva, ed ha, una penuria di esterni impressionante; e al giocatore che ai tempi della chiamata del Trap si sentiva – giustamente – sottostimato. L’italianizzazione di German è stata un’operazione forzata, fatta col consenso di tutti, ma alla fine i suoi frutti li ha dati: se l’Italia a Berlino è diventata campione del mondo, un po’ di merito è anche di Camoranesi che ha permesso a Lippi di adottare, per le partite decisive, il modulo ad una sola punta risultato vincente con Ucraina prima, Germania poi e infine con la Francia. Ora, però, riscossa la vincita (memorabile per tutti) del trionfo mondiale, non sarebbe male che German e la nazionale italiana dividessero le loro strade. A Camoranesi vogliamo più bene di prima: ma gli italiani desiderano che la maglia azzurra sia vestita con orgoglio e sentimento, e German non stenterà a capirlo. Insomma: grazie di tutto, è stato bello, non ti dimenticheremo. E sia chiara una cosa: qua la mano, e amici come prima!

 

PAOLO ZILIANI

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QUELLO CHE HAI MESSO IN GRASSETTO SONO CONSIDERAZIONI DI CHI SCRIVE NON DELL'INTERVISTATO IL QUALE DICE CHE SE SONO STATE PROVATE COLPE E' GIUSTO CHE SI PAGHI. INSOMMA UNA NOTIZIA CLAMOROSA AMMETTERE CHE E' GIUSTO PAGARE QUANDO SI SBAGLIA.

Modificato da fogueres

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ECCO CHI E' PAOLO ZILIANI.COMPLIMENTI PER LA FONTE IMPARZIALE E AL DI SOPRA DELLE PARTI :D

 

Blog Paolo Ziliani, il giustiziere .com

 

UNA FONTE AUTOREVOLE.HA PUBBLICATO I SEGUENTI BEST-SELLERS:

 

 

Calcio truccato

Telefonate, segreti e retroscena di CALCIOPOLI 2006

Uscito con CONTROCAMPO

 

 

Titolo: Le pagelle di Paolo Ziliani - Guida del calcio 2006;

Anno: 2005;

Editore: Libreria dello Sport;

Stampa: Me.Ca. - Recco (GE);

Pagine: 480;

ISBN: 88-86753-92-6;

 

 

 

 

Titolo: La tribù del pallone - Quando il calcio è tutto da ridere;

Anno: 2005;

Editore: Limina;

Stampa: Gestioni Grafiche snc - Città di Castello (PG);

Pagine: 286;

ISBN: 88-88551-90-5;

Da segnalare la prefazione di Sandro Piccinini

 

 

Titolo: Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine! - La vera storia del giallo Genoa-Inter;

Anno: 2005;

Editore: Limina;

Stampa: Gestioni Grafiche snc - Città di Castello (PG);

Pagine: 150;

ISBN: 88-88551-64-6;

 

 

 

 

Titolo: Le Pagelle di Paolo Ziliani - Almanacco del calcio 2004-2005;

Anno: 2004;

Editore: Libri di Sport;

Stampa: SAB s.n.c., San Lazzaro di Savena (BO);

Pagine: 294;

ISBN: 88-87676-41-0;

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ANCORA PER ORACOLO CIRCA PAOLO ZILIANI, ECCO IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA CONTRO LA JUVE, L'ARTICOLO CHE NE HA DATO LA NOMINA DI GIORNALISTA PIU' IMPARZIALE D'ITALIA E SOPRATTUTTO PIU' COMPETENTE.

 

 

12/5/2006

 

Il bullo, il duro e il tontolone

La triade dell'Italia ai mondiali

 

C’è una canzone dello Zecchino d’Oro che s’intitola “Il lungo, il corto e il pacioccone”. Ebbene, il club Italia sta preparando i bagagli per i Mondiali di Germania intonando in coro “Il bullo, il duro e il tontolone”: canzone ispirata alla figura di quelle tre autentiche colonne della nazionale che rispondono al nome di Buffon (il bullo), Cannavaro (il duro) e Lippi (il tontolone).

 

 

Il bullo. Che qualcosa non quadrasse nella stagione vissuta dal migliore – a detta di tutti – portiere del mondo, lo si era capito da un pezzo. Una ripresa dall’infortunio d’agosto (Trofeo Berlusconi) più difficoltosa del previsto; scintille continue con dirigenti e allenatore; un continuo dentro e fuori – che prosegue - tra campo e infermeria; le voci sempre più insistenti di un possibile trasferimento al Milan caldeggiato, anche, dalla fidanzata Alena Seredova. Il Buffon che avevamo sotto gli occhi non era più il ragazzo sorridente e scanzonato che eravamo abituati a vedere, e nessuno capiva il perché; adesso, qualcosa di più s’intuisce. Il portiere della Juventus e della nazionale serebbe indagato dalla procura di Parma con l’accusa di associazione per delinquere per aver effettuato scommesse senza autorizzazione e controlli (la compagnia: quella di Iuliano, Chimenti, Maresca e un quinto nome ancora top secret per motivi che capiremo presto). Si parla di somme ingenti puntate: e sembra che i giocatori juventini si siano addirittura svenati in occasione di Atalanta-Juventus 2-0 di Coppa Italia (Buffon in panchina, Chimenti in porta). Domanda: fermo restando che la presunzione d’innocenza è fuori discussione e bla e bla, è davvero il caso di andare in Germania col portiere più famoso del mondo schiacciato dal peso di un sospetto così tremendo?

 

Il duro. E che dire di Fabio Cannavaro, recentemente autocelebratosi su Vanity Fair come nuova icona del firmamento gay? Se ci passate l’espressione, il capitano della nazionale esce da questo finale di stagione con l’immagine rovinata e le ossa (degli avversari) rotte. Le intercettazioni hanno impietosamente fatto luce sulle modalità, perlomeno discutibili, con cui il difensore azzurro fece in modo di passare, due estati fa, dall’Inter alla Juventus. Una commedia napoletana alla Eduardo, sceneggiatura e regia di Luciano Moggi, personaggi in ordine di apparizione: Fabio Cannavaro, il campione conteso; Paco Casal, il cattivo consigliere; Marco Branca, il nemico numero 1; il Brindellone – alias Giacinto Facchetti – il nemico numero 2. Oh mamma mia!, come stava male, e quanti acciacchi aveva, il povero Cannavaro quando giocava (poco e male) nell’Inter! E che miracolo fu la scomparsa di tutti quei guai nel preciso momento in cui Fabio svestì la maglia nerazzurra per indossare quella bianconera: roba che nemmeno l’acqua di Lourdes! E ancora: la gamba rotta a Mudingay al pronti-via di Juventus-Lazio, a centrocampo, con Fabio nemmeno ammonito da Paparesta, senza sentire il bisogno di chiedere scusa se non con 48 ore di ritardo, al telefono, dopo aver letto sui giornali il risentimento dei laziali per la sua indifferenza… Ci chiediamo: è questo l’uomo più indicato per portare al braccio, ai campionati del mondo, la fascia da capitano che fu – tanto per non far nomi – di Facchetti e Dino Zoff?

 

Il tontolone. E adesso parliamo di lui, Marcello Lippi, l’uomo che assomiglia a Paul Newman ma che a differenza di Paul Newman (la battuta è di Franco Rossi) capisce meno di calcio. La domanda che tutti si pongono è: ci è o ci fa? Più esattamente: cosa si deve pensare di un commissario tecnico che – vedi ultime intercettazioni – prende ordini da Moggi sul far giocare o non far giocare Cannavaro, obbedendo ai desiderata di Big Luciano e telefonandogli, il giorno dopo la partita, per dirgli “Visto come sono stato obbediente?”; cosa si deve pensare di questo signore brizzolato che conferma la sua incondizionata stima ai dirigenti della Juventus che pure, a quel che sembra, avevano messo in piedi la più grande truffa della storia del calcio italiano barando al tavolo di gioco con metodo brevettato, il tutto sotto gli occhi di un allenatore che evidentemente, in panchina, non vedeva e non si accorgeva mai di niente? Perché una cosa è certa: se la Juve di questi ultimi anni ha vinto gli scudetti nei modi che stiamo imparando a scoprire, persino reclutando al servizio della cupola moggiana giovani arbitri disposti a giurare fedeltà alla Causa, reclutamento eseguito in prima persona da De Santis, l’arbitro che dovrebbe rappresentarci ai Mondiali (ci scappa da ridere!), come ha raccontato l’arbitro pentito Danilo Nucini; se la Juve vinceva così, che cosa dobbiamo pensare del suo allenatore che carico di gloria si è poi trasferito, sigari e bagagli, in nazionale? Delle due l’una: o Lippi sapeva, e allora avrebbe dovuto ribellarsi all’indegno stato di cose, denunciare tutto e andarsene; o non sapeva, e allora – come minimo –dovrebbe sentire oggi l’esigenza di dire: “Cari signori, scusate tanto, mi faccio da parte: forse è il caso che sulla panchina della nazionale si sieda un allenatore più presente a se stesso. Perché come avete visto io non c’era: e se c’ero, dormivo”. Morale della favola. “Il bullo, il duro e il tontolone”. La scampagnata azzurra ai Mondiali di Germania sta per cominciare e sul pulmann, come ai tempi delle gite scolastiche, si canta e si ride che è un piacere! A Casa Italia l’allegria regna sovrana perché, come diceva quello, la situazione è grave, ma non seria. Se non ci credete, chiedetelo al bullo (Buffon), al duro (Cannavaro) e al tontolone (Lippi).

Paolo Ziliani

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ANCORA  PER ORACOLO  CIRCA PAOLO ZILIANI, ECCO IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA CONTRO LA JUVE,  L'ARTICOLO CHE NE HA DATO LA NOMINA DI GIORNALISTA PIU' IMPARZIALE D'ITALIA  E SOPRATTUTTO PIU' COMPETENTE.

 

 

12/5/2006

 

Il bullo, il duro e il tontolone

La triade dell'Italia ai mondiali

 

C’è una canzone dello Zecchino d’Oro che s’intitola “Il lungo, il corto e il pacioccone”. Ebbene, il club Italia sta preparando i bagagli per i Mondiali di Germania intonando in coro “Il bullo, il duro e il tontolone”: canzone ispirata alla figura di quelle tre autentiche colonne della nazionale che rispondono al nome di Buffon (il bullo), Cannavaro (il duro) e Lippi (il tontolone).

 

 

Il bullo. Che qualcosa non quadrasse nella stagione vissuta dal migliore – a detta di tutti – portiere del mondo, lo si era capito da un pezzo. Una ripresa dall’infortunio d’agosto (Trofeo Berlusconi) più difficoltosa del previsto; scintille continue con dirigenti e allenatore; un continuo dentro e fuori – che prosegue - tra campo e infermeria; le voci sempre più insistenti di un possibile trasferimento al Milan caldeggiato, anche, dalla fidanzata Alena Seredova. Il Buffon che avevamo sotto gli occhi non era più il ragazzo sorridente e scanzonato che eravamo abituati a vedere, e nessuno capiva il perché; adesso, qualcosa di più s’intuisce. Il portiere della Juventus e della nazionale serebbe indagato dalla procura di Parma con l’accusa di associazione per delinquere per aver effettuato scommesse senza autorizzazione e controlli (la compagnia: quella di Iuliano, Chimenti, Maresca e un quinto nome ancora top secret per motivi che capiremo presto). Si parla di somme ingenti puntate: e sembra che i giocatori juventini si siano addirittura svenati in occasione di Atalanta-Juventus 2-0 di Coppa Italia (Buffon in panchina, Chimenti in porta). Domanda: fermo restando che la presunzione d’innocenza è fuori discussione e bla e bla, è davvero il caso di andare in Germania col portiere più famoso del mondo schiacciato dal peso di un sospetto così tremendo?

 

Il duro. E che dire di Fabio Cannavaro, recentemente autocelebratosi su Vanity Fair come nuova icona del firmamento gay? Se ci passate l’espressione, il capitano della nazionale esce da questo finale di stagione con l’immagine rovinata e le ossa (degli avversari) rotte. Le intercettazioni hanno impietosamente fatto luce sulle modalità, perlomeno discutibili, con cui il difensore azzurro fece in modo di passare, due estati fa, dall’Inter alla Juventus. Una commedia napoletana alla Eduardo, sceneggiatura e regia di Luciano Moggi, personaggi in ordine di apparizione: Fabio Cannavaro, il campione conteso; Paco Casal, il cattivo consigliere; Marco Branca, il nemico numero 1; il Brindellone – alias Giacinto Facchetti – il nemico numero 2. Oh mamma mia!, come stava male, e quanti acciacchi aveva, il povero Cannavaro quando giocava (poco e male) nell’Inter! E che miracolo fu la scomparsa di tutti quei guai nel preciso momento in cui Fabio svestì la maglia nerazzurra per indossare quella bianconera: roba che nemmeno l’acqua di Lourdes! E ancora: la gamba rotta a Mudingay al pronti-via di Juventus-Lazio, a centrocampo, con Fabio nemmeno ammonito da Paparesta, senza sentire il bisogno di chiedere scusa se non con 48 ore di ritardo, al telefono, dopo aver letto sui giornali il risentimento dei laziali per la sua indifferenza… Ci chiediamo: è questo l’uomo più indicato per portare al braccio, ai campionati del mondo, la fascia da capitano che fu – tanto per non far nomi – di Facchetti e Dino Zoff?

 

Il tontolone. E adesso parliamo di lui, Marcello Lippi, l’uomo che assomiglia a Paul Newman ma che a differenza di Paul Newman (la battuta è di Franco Rossi) capisce meno di calcio. La domanda che tutti si pongono è: ci è o ci fa? Più esattamente: cosa si deve pensare di un commissario tecnico che – vedi ultime intercettazioni – prende ordini da Moggi sul far giocare o non far giocare Cannavaro, obbedendo ai desiderata di Big Luciano e telefonandogli, il giorno dopo la partita, per dirgli “Visto come sono stato obbediente?”; cosa si deve pensare di questo signore brizzolato che conferma la sua incondizionata stima ai dirigenti della Juventus che pure, a quel che sembra, avevano messo in piedi la più grande truffa della storia del calcio italiano barando al tavolo di gioco con metodo brevettato, il tutto sotto gli occhi di un allenatore che evidentemente, in panchina, non vedeva e non si accorgeva mai di niente? Perché una cosa è certa: se la Juve di questi ultimi anni ha vinto gli scudetti nei modi che stiamo imparando a scoprire, persino reclutando al servizio della cupola moggiana giovani arbitri disposti a giurare fedeltà alla Causa, reclutamento eseguito in prima persona da De Santis, l’arbitro che dovrebbe rappresentarci ai Mondiali (ci scappa da ridere!), come ha raccontato l’arbitro pentito Danilo Nucini; se la Juve vinceva così, che cosa dobbiamo pensare del suo allenatore che carico di gloria si è poi trasferito, sigari e bagagli, in nazionale? Delle due l’una: o Lippi sapeva, e allora avrebbe dovuto ribellarsi all’indegno stato di cose, denunciare tutto e andarsene; o non sapeva, e allora – come minimo –dovrebbe sentire oggi l’esigenza di dire: “Cari signori, scusate tanto, mi faccio da parte: forse è il caso che sulla panchina della nazionale si sieda un allenatore più presente a se stesso. Perché come avete visto io non c’era: e se c’ero, dormivo”. Morale della favola. “Il bullo, il duro e il tontolone”. La scampagnata azzurra ai Mondiali di Germania sta per cominciare e sul pulmann, come ai tempi delle gite scolastiche, si canta e si ride che è un piacere! A Casa Italia l’allegria regna sovrana perché, come diceva quello, la situazione è grave, ma non seria. Se non ci credete, chiedetelo al bullo (Buffon), al duro (Cannavaro) e al tontolone (Lippi).

Paolo Ziliani

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uno che di pallone ci capisce e che soprattutto non sarà salito sul rinomato carro dei vincitori....ah ma no, questo è una persona seria.vero orà??

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uno che di pallone ci capisce e che soprattutto non sarà salito sul rinomato carro dei vincitori....ah ma no, questo è una persona seria.vero orà??

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Ma qualche commento di Vissani o di Sandro Mayer su Camoranesi non si trova??

Oppure sull'indignazione di Pupo, di Roby Facchinetti... Vediamo: che ne pensa Raffaella Carrà di Camoranesi?

Propongo una special di Carramba con ospiti Ziliani , Camoranesi e Maurizio Mosca.

 

:D:D

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Non vedo lo scandalo (a parte quelli della Lapojuve...).

Io stesso ho detto sempre (e ribadisco) che Buffon,Cannavaro e Lippi non avrebbero dovuto partecipare al Mondiale...che poi lo abbiano vinto,con mia somma felicità,da italiano,è un altro discorso... :)

I lapojuventini non cambiano...persino quelli comunisti quando si tratta della Lapojuve dimenticano il loro pedigree da giustizialisti.

Bravi,bravi... :clap3::clap3::clap3:

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Non vedo lo scandalo (a parte quelli della Lapojuve...).

Io stesso ho detto sempre (e ribadisco) che Buffon,Cannavaro e Lippi non avrebbero dovuto partecipare al Mondiale...che poi lo abbiano vinto,con mia somma felicità,da italiano,è un altro discorso... :)

I lapojuventini non cambiano...persino quelli comunisti quando si tratta della Lapojuve dimenticano il loro pedigree da giustizialisti.

Bravi,bravi... :clap3:  :clap3:  :clap3:

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Tu puoi avere le idee che vuoi però almeno cita fonti autorevoli, non un fenomeno come Ziliani....Sennò mi costringi a chiedere a Al Bano e a Max Pezzali cosa pensano dei granata... :D:D

 

 

p.s. Dice che a Amsterdam cercano un pò di squillo... ;)

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Bene...però le squillo alle quali fai riferimento tu riguardavano Atene e non Amsterdam...

Per tornare alle squillo-trans torinesi ecco invece un interessante articolo tratto da TGCOM :

 

Lapo-John, polemica in curva

Tifosi della Juve divisi sugli Elkann

 

"La tifoseria bianconera conferma la divisione sulla futura presidenza della Juventus. Dopo le polemiche via etere, su Lapo Elkann e la Triade, anche le due curve, nel corso della gara con il Piacenza, si sono "scontrate" sulla vicenda. Da una parte c'è la sud che sta con il rampollo di casa Agnelli, dall'altra la nord che ha esposto uno striscione significativo: "Anche noi vogliamo Elkann presidente... John". La Juve sta volando verso una veloce promozione in serie A, ma i tifosi sono concentrati sulla presidenza: da una parte chi vuole Lapo Elkann, dall'altra chi vuole il fratello John. Già la scorsa settimana c'era stata una polemica, in rete, tra i tifosi bianconeri, legati soprattutto al passato ed alla gestione della Triade.

Il capo ultrà Fabio Germani aveva sponsorizzato il rampollo di casa Agnelli: "Testimoniamo la nostre vicinanza a Lapo e prendiamo le distanze dalla triade. Lui rappresenta il futuro della Juventus, Moggi, Bettega e Giraudo sono il passato". Questa dichiarazione fa scoppiare un putiferio, con una serie di mail di tifosi bianconeri che si dissociano: "Onore ai nostri 12 anni di dominio - si legge in uno dei messaggi - sempre dalla parte della Triade e mai con gli Elkann".

La divisione è arrivata allo stadio, nel corso della partita con il Piacenza: la curva sud sta con Lapo, mentre la nord risponde con "anche noi vogliamo Elkann presidente.. John". Il fratello maggiore di Lapo, che è già nel consiglio d'amministrazione del club bianconero e vice presidente della Fiat".

 

A questo punto chiedo ai tifosi della Vecchia Signora : una presidenza affidata a Patrizia non sarebbe opportuna per far decantare queste antipatiche beghe familiari ? :lol::lol::lol::lol:

Modificato da ORACOLO DI DELFO

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Bene...però le squillo alle quali fai riferimento tu riguardavano Atene e non Amsterdam...

Per tornare alle squillo-trans torinesi ecco invece un interessante articolo tratto da TGCOM :

 

Lapo-John, polemica in curva

Tifosi della Juve divisi sugli Elkann

 

"La tifoseria bianconera conferma la divisione sulla futura presidenza della Juventus. Dopo le polemiche via etere, su Lapo Elkann e la Triade, anche le due curve, nel corso della gara con il Piacenza, si sono "scontrate" sulla vicenda. Da una parte c'è la sud che sta con il rampollo di casa Agnelli, dall'altra la nord che ha esposto uno striscione significativo: "Anche noi vogliamo Elkann presidente... John". La Juve sta volando verso una veloce promozione in serie A, ma i tifosi sono concentrati sulla presidenza: da una parte chi vuole Lapo Elkann, dall'altra chi vuole il fratello John. Già la scorsa settimana c'era stata una polemica, in rete, tra i tifosi bianconeri, legati soprattutto al passato ed alla gestione della Triade.

Il capo ultrà Fabio Germani aveva sponsorizzato il rampollo di casa Agnelli: "Testimoniamo la nostre vicinanza a Lapo e prendiamo le distanze dalla triade. Lui rappresenta il futuro della Juventus, Moggi, Bettega e Giraudo sono il passato". Questa dichiarazione fa scoppiare un putiferio, con una serie di mail di tifosi bianconeri che si dissociano: "Onore ai nostri 12 anni di dominio - si legge in uno dei messaggi - sempre dalla parte della Triade e mai con gli Elkann".

La divisione è arrivata allo stadio, nel corso della partita con il Piacenza: la curva sud sta con Lapo, mentre la nord risponde con "anche noi vogliamo Elkann presidente.. John". Il fratello maggiore di Lapo, che è già nel consiglio d'amministrazione del club bianconero e vice presidente della Fiat".

 

A questo punto chiedo ai tifosi della Vecchia Signora : una presidenza affidata a Patrizia non sarebbe opportuna per far decantare queste antipatiche beghe familiari ? :lol:  :lol:  :lol:  :lol:

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PATRIZIA FOR PRESIDENT... :lol::lol::lol::lol:

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NON C'E' RICONOSCENZA A QUESTO MONDO... :(

 

Sul lastrico il travestito che salvò la vita a Lapo Elkann

L'improvvisa notorietà suscitata dallo scandalo "Lapo Elkann" non ha portato molta fortuna al travestito Donato Broco, detto Patrizia.

Secondo quanto riporta il sito Dagospia, Patrizia avrebbe dei grossi problemi finanziari oltre a continui difficoltà nei rapporti con i condomini dello stabile nel quale vive. Per rimettere in sesto le sue finanze il travestito avrebbe deciso di girare un film porno.

Patrizia è diventata famosa, suo malgrado, grazie alla frequentazione con il giovane rampollo della famiglia Agnelli, Lapo Elkann. Era una delle amiche di Lapo e fu lei a salvargli la vita chiamando l'ambulanza quando il giovane entrò in overdose da cocaina l'11 di ottobre.(TISCALINEWS)

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Modificato da ORACOLO DI DELFO

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NON C'E' RICONOSCENZA A QUESTO MONDO... :(

 

Sul lastrico il travestito che salvò la vita a Lapo Elkann

L'improvvisa notorietà suscitata dallo scandalo "Lapo Elkann" non ha portato molta fortuna al travestito Donato Broco, detto Patrizia.

Secondo quanto riporta il sito Dagospia, Patrizia avrebbe dei grossi problemi finanziari oltre a continui difficoltà nei rapporti con i condomini dello stabile nel quale vive. Per rimettere in sesto le sue finanze il travestito avrebbe deciso di girare un film porno.

Patrizia è diventata famosa, suo malgrado, grazie alla frequentazione con il giovane rampollo della famiglia Agnelli, Lapo Elkann. Era una delle amiche di Lapo e fu lei a salvargli la vita chiamando l'ambulanza quando il giovane entrò in overdose da cocaina l'11 di ottobre.(TISCALINEWS)

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Però è anche vero che nella vita tocca provà tutto... :lol:

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CORRIERE DELLA SERA

 

Donato Broco è un uomo di 53 anni che veste da donna e parla di sé al femminile, come se lo fosse. Il treno per Torino lo ha preso quasi trent'anni fa, dalla Puglia. E' nato a Bari, ultimo di tre fratelli, figlio di Giuseppe, agente di commercio in pensione e della casalinga Emma. Lui se n'è andato poco dopo la maggiore età, per seguire la sua natura era più facile cambiare tutto, e non dev'essere stato indolore. «Non ci parliamo da anni, viaggiamo su due binari opposti». Il gelo di Francesco, il suo fratello grande, lascia intravedere ferite mai risanate: «Io non condivido niente della sua vita, e adesso è diventato anche famoso, Gesù che vergogna». «Patrizia» invece si è costruito una vita all'interno di un microcosmo strano, quello dei travestiti come lei che lavorano sul marciapiede di casa, una ventina di persone che si muovono sul ferro di cavallo composto da corso Dante, corso Massimo d'Azeglio, e via Marochetti, dove lei abita da sedici anni, dove la scorsa notte si sono incontrati due mondi lontanissimi, il suo e quello di Lapo Elkann. «E' una cara persona, un ragazzo bravissimo che non farebbe male a una mosca», dice in modo spontaneo, di getto, con una specie di istinto protettivo. «Non ci sono grandi segreti nella mia vita», aggiunge convinta. La sua scelta l'ha fatta da tanto tempo. Accettarsi così, senza inibizioni, fino alla partecipazione a Miss Trans Puglia, sapendo bene che una buona parte della sua famiglia non avrebbe capito.

Fare il travestito per campare, «il mio unico lavoro», incontrarsi con personaggi del sottomondo calcistico e dello spettacolo fino a confessarlo in televisione, come ai tempi dell'inchiesta sul centro massaggi Viva Lain, tre anni fa. Quella di Donato-Patrizia e di altre creature notturne che si chiamano «Fulvia», «Lidia», oppure, ultime arrivate in un gruppo avanti con l'età, «Cinzia» e «Tati», gli altri due suoi ospiti di quella serata sciagurata, è una piccola comunità. Una ventina di travestiti che si conoscono tutti tra loro e che pochi mesi fa si sono autotassati, 150 euro a testa, per finanziare le spese legali a uno di loro, che stava per essere espulso causa legge Bossi-Fini. Ma non è, non può esserlo, una realtà e una vita facile, e non solo per le piccole invidie e le liti sui clienti. E «Patrizia» lo sa bene, vivendo ai margini si fanno brutti incontri. Lei in questi anni si è svenata per aiutare quello che in strada chiamano «suo marito», un pregiudicato da anni in carcere per rapina a mano armata e altri reati del genere. Paga sempre in anticipo l'affitto di uno dei suoi due monolocali nel condominio di via Marochetti. Appena ha i soldi, paga. «Così se per caso mi succede qualcosa non avete problemi», dice sempre ai proprietari, che nel palazzo hanno la filiale della loro piccola azienda e quei trenta metri quadrati pensavano di affidarli a un direttore che non c'è mai stato.

Tutti sanno che «Patrizia» è una persona particolare, come si guadagna da vivere, chi è, chi vorrebbe essere. «Io faccio quel lavoro per vivere, e da molti anni», spiega lei cortese. «Non ho mai dato problemi a nessuno, so stare alle regole». Certo, fa impressione, dice Marika, la segretaria che riscuote il suo affitto. Sentire quel vocione, vederlo, alto più di un metro e ottanta, massiccio, e sempre vestito da donna, un trucco pesante spalmato su lineamenti molto maschili. Ma poi ci si abitua. Patrizia sa che il suo aspetto può causare imbarazzo. Con Marika parla e scherza, vivono quasi una accanto all'altra. Il travestito la rimprovera sempre quando sbaglia l'abbinamento dei vestiti, le fa vedere la sua nuova bigiotteria, parla orgogliosa e dei suoi seni, rifatti nuovamente pochi mesi fa. «Ma quando sono in compagnia di altre persone che lei non conosce, non mi saluta mai, non vuole mettermi in imbarazzo».

Poi capita quella sera, e «Patrizia» diventa famosa sulla scia della disgrazia di Lapo Elkann, che frequentava da qualche tempo il suo monolocale, con il quale — sostiene — c'era un rapporto di confidenza e fiducia. La sua versione dei fatti è necessariamente fredda, da mattinale di questura. Ha raccontato di averlo visto arrivare alle 23, da solo. Lo ha fatto salire e lui ha chiesto altra compagnia. «Patrizia» ha chiamato «Cinzia» e «Tani» perché sapeva che erano poco distanti, le aveva appena lasciate una volta ricevuta la chiamata del manager Fiat. Dice di essersi astenuta dall'uso di droga. Gli altri due travestiti se ne sono andati verso le 4.30 del mattino. Lapo è stanco, chiede se può fermarsi a dormire. Mette la sveglia al suo telefono cellulare, — «7.30, credo» — perché al mattino deve andare in ufficio, ma non la sente, o non funziona. Quando «Patrizia» si alza, lo trova sveglio, ma incapace di muoversi, rantolante, e chiama («subito», dice) il 118. Questa è la storia, e questo è Donato Broco, con l'imbarazzo che si porta dietro e quasi si scusa di avere causato. Ieri a casa sua è passato un amico. Ha lasciato la ciotola piena e le luci accese per il suo cane, uno Yorkshire. «Mi creda, la prego. Io voglio solo tornare alla mia vita, alle mie amiche, come ci sono entrata, ne voglio uscire subito, mi faccio da parte, in punta di piedi». In realtà non è un proposito, quello di «Patrizia», ma un mero desiderio, uno dei tanti che non si realizzano mai.

 

Se leggessero questo i tifosi juventini che inneggiano a Lapo avrebbero di che arrossire...forse...

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Modificato da ORACOLO DI DELFO

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ma i tifosi juventini tifano juve o lapo elkan???è una domanda che ormai dopo aver letto decine e decine di post dell'oracolo mi pongo....perchè se così fosse allora quelli del milan sarebbero tutti tifosi (e potenziali votanti) di forza italia e avrebbero anche loro di che vergognarsi con quel sant'uomo e onestissima persona per presidenti, quelli della fiorentina degli scarparoli che dovrebbero vergognarsi perchè insieme alla juve la loro squadra è stata in fondo l'unica punita di moggiopoli..insomma i tifosi tifano per la squadra o per il suo presidente??nel primo caso tutte queste chiacchere sono di una noia e di una banalità mortale (ultimamente però oracolo mio stai un pò scadendo, prima eri pungente e critico costruttivamente, ora nascondi un qualunquismo e una banalità comune dietro una serie di citazioni e frasi famose), nel secondo caso continuo a dire che dovremmo vergognarci tutti noi tifosi di qualunque squadra calcistica, dalla serie a alla 3a categoria.

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1) ma i tifosi juventini tifano juve o lapo elkan???

 

2) ultimamente però oracolo mio stai un pò scadendo, prima eri pungente e critico costruttivamente, ora nascondi un qualunquismo e una banalità comune dietro una serie di citazioni e frasi famose

 

3) continuo a dire che dovremmo vergognarci tutti noi tifosi di qualunque squadra calcistica, dalla serie a alla 3a categoria.

 

 

1) Questo dovresti chiederlo a loro,sembrerebbe per tutti e due ma non sono un lapologo e nemmeno uno juventinologo...

 

2) Chi avrei citato in merito alle vicende lapojuventine ? Al massimo Ziliani...non mi pare un grande produttore di frasi famose e di citazioni storiche...

 

3) Questo è indubbio...però qualche tifoso dovrebbe vergognarsI,forse,un po' di più...citando Orwell (così,a ragione,potrai dire che riporto una frase famosa...)...TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI MA QUALCUNO E' PIU' UGUALE DEGLI ALTRI... :ciao:

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