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La resa dello stato

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Tratto da "La repubblica" on line

 

La resa dello Stato

di GIUSEPPE D'AVANZO

 

 

LE cose del calcio hanno un gran pregio: smascherano l'ipocrisia nazionale, ci rivelano quanto "politica" e ideologica sia la strategia della "tolleranza zero" che governi di ogni colore hanno proposto nel tempo. Nella prima giornata del campionato di calcio, la "tolleranza zero" è diventata massima tolleranza. Non avviene per una sventura o per un'avventura.

 

I fatti sono noti. Un paio di migliaia di tifosi organizzati del Napoli hanno invaso la stazione ferroviaria di piazza Garibaldi; assalito un treno; costretto i viaggiatori ad allontanarsi e preteso che il convoglio raggiungesse Roma, dove i prepotenti - molti con il passamontagna a coprire il volto - sono stati accolti da trenta bus che li hanno accompagnati - gratis - all'Olimpico dove sono entrati senza alcun controllo dal cancello principale, molti senza biglietto, alcuni con sacchi di bombe carta.

 

Il viaggio ha provocato danni alle cose (vagoni, bus) per quasi 600 mila euro. Oggi tutti a chiedersi come sia potuto accadere quel che, con un eufemismo, il sottosegretario agli Interni Mantovano definisce "una catena di anomalie".

 

A porre la domanda in giro è la solita solfa italiana che riduce il fare al dire. Le Ferrovie dicono di aver fatto sapere che, nel giorno del rientro dalle vacanze per migliaia di italiani, non c'era possibilità di formare treni speciali. Il Calcio Napoli si difende ricordando di aver avvertito i tifosi delle difficoltà delle Ferrovie. Il questore di Napoli, poverino, arriva a sostenere che quando è partito il treno era tutto a posto, tutto tranquillo, gli adrenalinici viaggiatori avevano - tutti - il biglietto delle ferrovie, dello stadio e nessuno - nessuno - era armato. Nemmeno chessò una "lama" o un petardo.

 

A sua volta, la questura di Roma spiega che, una volta che la banda di animals (1500/2000) è giunta nella Capitale, l'opzione più illuminata prevede di condurli nel recinto dello stadio per "ridurre il danno": "Perdi la faccia, è vero, ma eviti che se ne vadano a distruggere il centro della città, che sarebbe molto peggio".

 

 

Come sempre dopo queste "catastrofi dello Stato", suonano alte le grida di sdegno. Il giorno dopo, sono a basso prezzo e nessuno si tira indietro. E poi nascono per durare poco o niente. Più o meno un anno fa, eravamo nella stessa situazione, ricordate? A febbraio era stato ucciso l'ispettore di polizia Filippo Raciti, il "decreto Amato" aveva incarognito i provvedimenti del predecessore Pisanu: possibilità di arresto in flagranza differita anche dopo 48 ore dai fatti; divieto di vendita cumulativa dei biglietti; biglietto nominativo; divieto di esporre striscioni che incitano alla violenza; nuovi reati (invasione di campo, fino a 4 anni); pene aggravate per le lesioni gravi o gravissime a pubblico ufficiale se "in occasione di manifestazioni sportive" (fino a 10 e 16 anni).

 

Il periodo di relativa quiete che ne segue lascia sbocciare un'ottimistica attesa che presto va delusa. Novembre 2007. Un poliziotto ammazza nell'area di servizio di Badia al Pino, Arezzo, Gabriele "Gabbo" Sandri, poco dopo una rissa tra laziali e juventini. L'omicidio scatena una guerriglia in mezz'Italia (gli ultras chiedono la sospensione delle partite), a Roma vengono assaltate la sede del Coni e un paio di caserme. Anche allora, appena dieci mesi fa, si ode un solo grido: basta, tolleranza zero! Divieto delle trasferte di massa delle tifoserie violente. Sospensione delle partite in caso di incidenti anche lontano dallo stadio e lungo le vie di trasporto.

 

Sono le soluzioni che, anche in queste ore, tornano ad affacciarsi. E ieri come oggi, saranno inutili perché il problema non sono le leggi (che ci sono, e severissime), ma la loro applicazione che è leggera, distratta, occasionale. Perché? Perché a una donna islamica con il velo sarà vietato di entrare in un museo, ma un paio di centinaia di animals potranno attraversare la capitale con il passamontagna sul volto. Che cosa giustifica la "tolleranza zero" per quella donna e la "massima tolleranza" per gli animals del calcio?

 

Una spiegazione, al di là del luogo comune della politica e dell'ipocrisia del mondo del calcio, ci deve essere e voglio azzardarne una. Puoi permetterti la tolleranza zero con chi è stato spogliato dei suoi diritti, privato di ogni statuto politico e di ogni prerogativa fino a ridurlo a non-cittadino, come non-cittadini sono gli immigrati contro cui si esercitano le politiche di tolleranza zero.

 

I violenti degli stadi che, spesso nelle loro periferie vivono la stessa condizione di denizens degli immigrati, diventati "tifosi" e "massa" recuperano uno status - addirittura una dignità, quasi un diritto di cittadinanza - perché fanno parte dello spettacolo e lo spettacolo, con i tempi che corrono, ha sempre una positività impetuosa, indiscutibile, intoccabile. È lo spettacolo cui partecipano a restituire ai violenti diritti, voce, un linguaggio, uno spazio, un potere, un'illusione, l'impunità. Impunità che non avrebbero se, fuori dello spettacolo, scatenassero la loro collera sociale (nello spettacolo, i gesti dello spettatore "non sono più i suoi, ma di un altro che glieli rappresenta").

 

È dunque il potere dispotico dello spettacolo a rendere immuni gli ultras perché è lo spettacolo che li tiene lontani dal conflitto sociale, e un prezzo bisognerà pur pagarlo per quel beneficio. Forse accade addirittura di più. Nei riti di guerra simulata, le tifoserie violente interpretano con la tribalizzazione dell'identità, l'occupazione di uno spazio territoriale, il radicamento delle appartenenze, l'evocazione di simboli e slogan politici e della coppia amico/nemico, una tendenza sociale più che condivisa; una vocazione condotta fino al limite della patologia che non si vuole o può condividere, ma nemmeno smentire al di là di una condanna di circostanza. Che, con il nuovo giorno, si può lasciare cadere da qualche parte per ricominciare ancora una volta daccapo. Non è accaduto questo finora? E non è questo che ancora accadrà?

 

*******************************

 

Credo non ci sia da aggiungere altro.

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LE cose del calcio hanno un gran pregio: smascherano l'ipocrisia nazionale, ci rivelano quanto "politica" e ideologica sia la strategia della "tolleranza zero" che governi di ogni colore hanno proposto nel tempo. Nella prima giornata del campionato di calcio, la "tolleranza zero" è diventata massima tolleranza. Non avviene per una sventura o per un'avventura.

 

I fatti sono noti. Un paio di migliaia di tifosi organizzati del Napoli hanno invaso la stazione ferroviaria di piazza Garibaldi; assalito un treno; costretto i viaggiatori ad allontanarsi e preteso che il convoglio raggiungesse Roma, dove i prepotenti - molti con il passamontagna a coprire il volto - sono stati accolti da trenta bus che li hanno accompagnati - gratis - all'Olimpico dove sono entrati senza alcun controllo dal cancello principale, molti senza biglietto, alcuni con sacchi di bombe carta.

 

Il viaggio ha provocato danni alle cose (vagoni, bus) per quasi 600 mila euro. Oggi tutti a chiedersi come sia potuto accadere quel che, con un eufemismo, il sottosegretario agli Interni Mantovano definisce "una catena di anomalie".

 

A porre la domanda in giro è la solita solfa italiana che riduce il fare al dire. Le Ferrovie dicono di aver fatto sapere che, nel giorno del rientro dalle vacanze per migliaia di italiani, non c'era possibilità di formare treni speciali. Il Calcio Napoli si difende ricordando di aver avvertito i tifosi delle difficoltà delle Ferrovie. Il questore di Napoli, poverino, arriva a sostenere che quando è partito il treno era tutto a posto, tutto tranquillo, gli adrenalinici viaggiatori avevano - tutti - il biglietto delle ferrovie, dello stadio e nessuno - nessuno - era armato. Nemmeno chessò una "lama" o un petardo.

 

A sua volta, la questura di Roma spiega che, una volta che la banda di animals (1500/2000) è giunta nella Capitale, l'opzione più illuminata prevede di condurli nel recinto dello stadio per "ridurre il danno": "Perdi la faccia, è vero, ma eviti che se ne vadano a distruggere il centro della città, che sarebbe molto peggio".

 

 

Come sempre dopo queste "catastrofi dello Stato", suonano alte le grida di sdegno. Il giorno dopo, sono a basso prezzo e nessuno si tira indietro. E poi nascono per durare poco o niente. Più o meno un anno fa, eravamo nella stessa situazione, ricordate? A febbraio era stato ucciso l'ispettore di polizia Filippo Raciti, il "decreto Amato" aveva incarognito i provvedimenti del predecessore Pisanu: possibilità di arresto in flagranza differita anche dopo 48 ore dai fatti; divieto di vendita cumulativa dei biglietti; biglietto nominativo; divieto di esporre striscioni che incitano alla violenza; nuovi reati (invasione di campo, fino a 4 anni); pene aggravate per le lesioni gravi o gravissime a pubblico ufficiale se "in occasione di manifestazioni sportive" (fino a 10 e 16 anni).

 

Il periodo di relativa quiete che ne segue lascia sbocciare un'ottimistica attesa che presto va delusa. Novembre 2007. Un poliziotto ammazza nell'area di servizio di Badia al Pino, Arezzo, Gabriele "Gabbo" Sandri, poco dopo una rissa tra laziali e juventini. L'omicidio scatena una guerriglia in mezz'Italia (gli ultras chiedono la sospensione delle partite), a Roma vengono assaltate la sede del Coni e un paio di caserme. Anche allora, appena dieci mesi fa, si ode un solo grido: basta, tolleranza zero! Divieto delle trasferte di massa delle tifoserie violente. Sospensione delle partite in caso di incidenti anche lontano dallo stadio e lungo le vie di trasporto.

 

Sono le soluzioni che, anche in queste ore, tornano ad affacciarsi. E ieri come oggi, saranno inutili perché il problema non sono le leggi (che ci sono, e severissime), ma la loro applicazione che è leggera, distratta, occasionale. Perché? Perché a una donna islamica con il velo sarà vietato di entrare in un museo, ma un paio di centinaia di animals potranno attraversare la capitale con il passamontagna sul volto. Che cosa giustifica la "tolleranza zero" per quella donna e la "massima tolleranza" per gli animals del calcio?

 

Una spiegazione, al di là del luogo comune della politica e dell'ipocrisia del mondo del calcio, ci deve essere e voglio azzardarne una. Puoi permetterti la tolleranza zero con chi è stato spogliato dei suoi diritti, privato di ogni statuto politico e di ogni prerogativa fino a ridurlo a non-cittadino, come non-cittadini sono gli immigrati contro cui si esercitano le politiche di tolleranza zero.

 

I violenti degli stadi che, spesso nelle loro periferie vivono la stessa condizione di denizens degli immigrati, diventati "tifosi" e "massa" recuperano uno status - addirittura una dignità, quasi un diritto di cittadinanza - perché fanno parte dello spettacolo e lo spettacolo, con i tempi che corrono, ha sempre una positività impetuosa, indiscutibile, intoccabile. È lo spettacolo cui partecipano a restituire ai violenti diritti, voce, un linguaggio, uno spazio, un potere, un'illusione, l'impunità. Impunità che non avrebbero se, fuori dello spettacolo, scatenassero la loro collera sociale (nello spettacolo, i gesti dello spettatore "non sono più i suoi, ma di un altro che glieli rappresenta").

 

È dunque il potere dispotico dello spettacolo a rendere immuni gli ultras perché è lo spettacolo che li tiene lontani dal conflitto sociale, e un prezzo bisognerà pur pagarlo per quel beneficio. Forse accade addirittura di più. Nei riti di guerra simulata, le tifoserie violente interpretano con la tribalizzazione dell'identità, l'occupazione di uno spazio territoriale, il radicamento delle appartenenze, l'evocazione di simboli e slogan politici e della coppia amico/nemico, una tendenza sociale più che condivisa; una vocazione condotta fino al limite della patologia che non si vuole o può condividere, ma nemmeno smentire al di là di una condanna di circostanza. Che, con il nuovo giorno, si può lasciare cadere da qualche parte per ricominciare ancora una volta daccapo. Non è accaduto questo finora? E non è questo che ancora accadrà?

 

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Credo non ci sia da aggiungere altro.

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Ma non decidono i magistrati????

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Ma non decidono i magistrati????

1457538[/snapback]

 

no, decide la legge: per la precisione una legge del '95 (Dini-centrosinistra, per la precisione) che prevede che per reati con pene di meno di due anni, non si possa stare in galera più di un giorno in via preventiva... ;) quindi Veltroni andasse a fare in culo e con lui ci andassero i servi di Silvio che hanno detto che era colpa dei magistrati... ovviamente angelooo non ce l'ho con te... ;) Ah! Dimenticavo... andasse anche a fare in culo Di Pietro che ha detto che la colpa di questa situazione è delle leggi ad personam... capito? mo' anche se va stitico è colpa delle leggi ad personam... <_<

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Ma non decidono i magistrati????

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no, decide la legge: per la precisione una legge del '95 (Dini-centrosinistra, per la precisione) che prevede che per reati con pene di meno di due anni, non si possa stare in galera più di un giorno in via preventiva...

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beh, onestamente non mi sembra sbagliata questa legge, lo stato ti perdona un primo errore ........il secondo no!

Si parla per pene non superiori a 2 anni, ovvio che se uno fa un reato grave, va in galera direttamente!

Secondo me la legge fatta da Dini è giusta (so opinioni ovviamnete) ;)

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Ma non decidono i magistrati????

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no, decide la legge: per la precisione una legge del '95 (Dini-centrosinistra, per la precisione) che prevede che per reati con pene di meno di due anni, non si possa stare in galera più di un giorno in via preventiva... ;) quindi Veltroni andasse a fare in culo e con lui ci andassero i servi di Silvio che hanno detto che era colpa dei magistrati... ovviamente angelooo non ce l'ho con te... ;) Ah! Dimenticavo... andasse anche a fare in culo Di Pietro che ha detto che la colpa di questa situazione è delle leggi ad personam... capito? mo' anche se va stitico è colpa delle leggi ad personam... <_<

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hai fatto bene a precisare, con Dini non si sa mai... :lol:

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le responsabilità politiche ci sono anche ora......l'osservatorio, che non ha potere decisionale ma che orienta le decisioni di prefetti e questori, è a tutti gli effetti un organo politico, perchè scientemente decide chi e quando può fare una trasferta e soprattutto dove.....ossia, con le sue decisioni influisce sulla vita e il comportamento di centinaia di cittadini (chiedere ai passeggeri fatti sloggiare dal treno a Napoli).

 

l'aver permesso a quella orda di napoletani di poter tornare in trasferta a Roma dopo 7 anni è stata una mossa studiata e decisa "politicamente".....altrettanto politicamente decideranno di vietarle da domenica prossima in poi.....tutto ciò che accade, è accaduto o accadrà negli stadi o attorno ad essi, e più in generale attorno al calcio, è legato alla politica e alle sue decisioni.....lo era con bambolotto Prodi (compreso quando hanno ammazzato Raciti e Sandri) e lo è e lo sarà con nano-nanoso: troppo facile dare la colpa della delinquenza comune ai governi e alla fatalità o alle coincidenze della delinquenza calcistica!!

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Ma non decidono i magistrati????

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una legge del '95 (Dini-centrosinistra, per la precisione)

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solo per la precisione, otap ;)

 

Governo Dini= governo tecnico nato con la fiducia di PDS, PPI, Radicali, Lega Nord , Verdi etc., astensione "benevola" di Forza Italia, CCD e Movimento Sociale e voto contrario solo di Rifondazione Comunista.

 

Ministro di Grazia e Giustizia era Filippo Mancuso (quota Forza Italia)

 

 

con stima e considerazione :D

Modificato da passaparola

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