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NINNI

CONTRO LA CACCIA

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Vi posto un interessante articolo di un nostro concittadino apparso su Notizie Radicali

Mobilitiamoci contro la caccia

 

di Francesco Pullia

 

Dal 1 settembre 2008 al 31 gennaio 2009 la caccia ha causato novantaquattro feriti e quarantadue morti. Di questi, tra la gente comune i decessi arrivano a diciassette mentre  i feriti a ventisette. Tre morti sono stati conteggiati dalle rassegne stampa nel solo ambito di caccia e tredici tra la gente comune, vittima di chi gira armato nelle campagne con in tasca la licenza di caccia. Nello stesso arco di tempo, i minori coinvolti in episodi con armi da caccia risultano essere dodici: un diciassettenne condotto a caccia e rimasto ferito, un tredicenne che

ha assistito alla morte del padre cacciatore ed un altro all’uccisione della madre da parte del padre cacciatore, un minore suicida col fucile del padre, sette bambini testimoni di un omicidio sopra il bus scolastico, un ragazzo di quattordici anni colpito da un proiettile in testa.

Le vittime per armi da caccia in ambito urbano esterno sono ben diciotto. Non si capisce, tra l’altro, perché sia consentita la caccia con le munizioni a pallini, che si spezzettano per fare quanti più danni possibile, anche vicino ai centri abitati.

Va altresì ricordato che tra le tante condanne o richieste di condanna giustamente inflitte al nostro paese dalla Commissione europea ce n’è una per inottemperanza della Direttiva "Uccelli" del 1979.

Si ritiene, infatti, che l’Italia non abbia recepito l'obbligo di garantire il mantenimento di un adeguato livello delle popolazioni di avifauna selvatica e rilevato che sia stato ancora disposto il divieto di distruzione intenzionale dei nidi nonché di cacciare nei periodi di dipendenza dei giovani nati (tarda estate) e di migrazione pre-riproduttiva. Il controllo dello Stato sulle deroghe regionali (spesso poi ritenute illegittime dai TAR e dal Consiglio di Stato) è definito "inefficace ed intempestivo". Non solo. Alcune Regioni hanno trascurato di fornire i dati sulle deroghe e le normative locali adottate.

 

Per tutta risposta, anziché adeguarsi, come si dovrebbe, alla normativa europea, in Italia si presenta un disegno di legge che introduce la caccia su terreni innevati e nei boschi percorsi da incendi, l'abbattimento degli uccelli mezz'ora oltre il tramonto, l'aumento degli appostamenti fissi di caccia, il tirocinio col fucile per i sedicenni.

Per rendersi conto della gravi e sostanziali modifiche previste dal disegno di legge presentato dal senatore Franco Orsi (PDL) basta andare sul sitoweb del Senato e collegarsi al link: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/fram...doc_dc&parse=no

 

Vediamo, comunque, in dettaglio alcuni peggioramenti:

 

- l’art. 18 estende l’orario di caccia ai migratori per mezz’ora dopo il tramonto

 

(attualmente gli spari devono cessare al calare del sole, fatta eccezione per la caccia di selezione agli ungulati). C’è il rischio che siano abbattuti esemplari protetti per errori di riconoscimento ed aumentano i pericoli anche in termini di sicurezza pubblica. Sono minacciati i selvatici in orari cruciali (spostamento da zone di alimentazione a zone di rifugio/dormitorio notturne) e si dilatano modi e tempi di abbattimento. Nelle zone umide si incrementa il dispendio energetico degli animali impedendo agli stessi di alimentarsi in situazione di tranquillità accrescendo la mortalità indotta.

 

- L’art. 34 elimina il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boschive percorse dal fuoco (oggi stabilito dall’art. 10 legge 353/2000). In pratica le porzioni di territorio sottoposte ad un forte stress ambientale continuerebbero ad essere frequentate dai cacciatori, impedendo la ricostituzione di popolazioni di specie stanziali, e restando facilitato il tiro agli uccelli migratori in aree con forte riduzione dei punti di riparo e sosta, con le prede più facilmente visibili dagli appostamenti di caccia.

 

- L’art. 9 prevede la possibilità, oggi vietata, di far esercitare la caccia anche nelle foreste demaniali regionali e statali.

 

-      L’art. 20 introduce la possibilità di cacciare da natanti (se il motore è spento), reato attualmente punito con contravvenzione. Si tratta di una forma di caccia invasiva e distruttiva, perché introdurrebbe la possibilità, nelle nostre già ridotte zone umide, di avvicinarsi direttamente agli uccelli acquatici (anche in punti solitamente meno disturbati), e/o di effettuare preventivi inseguimenti dell’animale-preda prima dello sparo, in condizioni di palese svantaggio per i selvatici.

 

- Aumentano le specie da utilizzare in numero illimitato e senza anellino attestante la legittima provenienza nell'odiosa pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4 del d.d.l.). Tutte le specie cacciabili potrebbero essere impiegate come richiami vivi legati o chiusi in gabbiette, invece che le poche specie ammesse oggi (tordi, cesene,merli, colombacci, pavoncelle); il numero dei richiami detenibili diverrebbe illimitato e non più fissato a quaranta; il certificato di provenienza (in assenza di anelli identificativi) sarebbe facilmente riciclabile per animali di illecita provenienza, non essendo tecnicamente riconducibile ad uno specifico esemplare.

 

- L’art. 11 riduce da 3 a 2 le opzioni di caccia in via esclusiva (oggi: caccia in zona Alpi, caccia da appostamento fisso con richiami, altre forme); i cacciatori di migratoria sarebbero agevolati nel nomadismo su tutto il territorio nazionale in tutti i periodi, incrementandosi la pressione venatoria: ad esempio i cacciatori da capanno che usano richiami vivi potrebbero esercitare tutte le altre forme di caccia al di fuori dei periodi di migrazione.

 

- L’art. 13  non prevede limitazioni del numero di colpi per i fucili con canna ad anima rigata (le carabine); questo viola gli allegati della Convenzione di Berna sulla vita selvatica in Europa (legge 503/81) e la Direttiva Habitat n. 43 del 1992, che vietano la caccia ai mammiferi con armi semiautomatiche con caricatore contenente più di due cartucce.

 

- L’art. 22 introduce la possibilità di utilizzare come zimbello civette vive legate (si impiegavano una volta per attirare le allodole), e consente di cacciare sui valichi montani la fauna stanziale; la caccia sui valichi montani è oggi vietata del tutto, perché con la scusa di cacciare i mammiferi, nelle aree con scarsa vigilanza, sarebbe facilissimo abbattere i migratori di passaggio in punti cruciali per il passo dell’avifauna.

 

- Vigilanza: l’art. 28 esclude le guardie dei parchi nazionali e regionali, così come le guardie zoofile, ecologiche e campestri, dall’elenco dei soggetti preposti a compiti di vigilanza venatoria e rispetto della legge sulla caccia. Viene tolto il divieto per gli agenti di polizia giudiziaria di esercitare la caccia ove normalmente esercitano le loro funzioni quando sono al lavoro.

 

- Si contempla l’introduzione dell’attestato di tirocinio che consentirebbe già ai sedicenni accompagnati di esercitare la caccia con un fucile (art. 11 del d.d.l.).

 

- Nel conteggiare la superficie agro-silvo-pastorale (il cui 20% deve essere obbligatoriamente vietato alla caccia), verrebbero escluse le fasce di rispetto di 50 metri ai lati di ogni strada e ferrovia. Calcolando in questo modo il 20% del territorio, il totale della superficie protetta a fini faunistici verrebbe surrettiziamente ridotto (art. 9 del d.d.l.).

 

- Con la scusa dei “danni” i prefetti potranno disporre la cattura o l’abbattimento di animali di qualunque specie (art. 21 del d.d.l.).

 

 

 

Può bastare?

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allora c'aveva ragione chi mi disse

 

"ho votato berlusconi perchè me fa tirà a lu fringuellu :D :D "

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:lol::lol::lol::lol:

 

Cazzo è la prima cosa che ho pensato! :lol::lol::lol:

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Mobilitiamoci contro la caccia

 

di Francesco Pullia

 

Dal 1 settembre 2008 al 31 gennaio 2009 la caccia ha causato novantaquattro feriti e quarantadue morti. Di questi, tra la gente comune i decessi arrivano a diciassette mentre  i feriti a ventisette. Tre morti sono stati conteggiati dalle rassegne stampa nel solo ambito di caccia e tredici tra la gente comune, vittima di chi gira armato nelle campagne con in tasca la licenza di caccia. Nello stesso arco di tempo, i minori coinvolti in episodi con armi da caccia risultano essere dodici: un diciassettenne condotto a caccia e rimasto ferito, un tredicenne che

ha assistito alla morte del padre cacciatore ed un altro all’uccisione della madre da parte del padre cacciatore, un minore suicida col fucile del padre, sette bambini testimoni di un omicidio sopra il bus scolastico, un ragazzo di quattordici anni colpito da un proiettile in testa.

Le vittime per armi da caccia in ambito urbano esterno sono ben diciotto. Non si capisce, tra l’altro, perché sia consentita la caccia con le munizioni a pallini, che si spezzettano per fare quanti più danni possibile, anche vicino ai centri abitati.

Va altresì ricordato che tra le tante condanne o richieste di condanna giustamente inflitte al nostro paese dalla Commissione europea ce n’è una per inottemperanza della Direttiva "Uccelli" del 1979.

Si ritiene, infatti, che l’Italia non abbia recepito l'obbligo di garantire il mantenimento di un adeguato livello delle popolazioni di avifauna selvatica e rilevato che sia stato ancora disposto il divieto di distruzione intenzionale dei nidi nonché di cacciare nei periodi di dipendenza dei giovani nati (tarda estate) e di migrazione pre-riproduttiva. Il controllo dello Stato sulle deroghe regionali (spesso poi ritenute illegittime dai TAR e dal Consiglio di Stato) è definito "inefficace ed intempestivo". Non solo. Alcune Regioni hanno trascurato di fornire i dati sulle deroghe e le normative locali adottate.

 

Per tutta risposta, anziché adeguarsi, come si dovrebbe, alla normativa europea, in Italia si presenta un disegno di legge che introduce la caccia su terreni innevati e nei boschi percorsi da incendi, l'abbattimento degli uccelli mezz'ora oltre il tramonto, l'aumento degli appostamenti fissi di caccia, il tirocinio col fucile per i sedicenni.

Per rendersi conto della gravi e sostanziali modifiche previste dal disegno di legge presentato dal senatore Franco Orsi (PDL) basta andare sul sitoweb del Senato e collegarsi al link: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/fram...doc_dc&parse=no

 

Vediamo, comunque, in dettaglio alcuni peggioramenti:

 

- l’art. 18 estende l’orario di caccia ai migratori per mezz’ora dopo il tramonto

 

(attualmente gli spari devono cessare al calare del sole, fatta eccezione per la caccia di selezione agli ungulati). C’è il rischio che siano abbattuti esemplari protetti per errori di riconoscimento ed aumentano i pericoli anche in termini di sicurezza pubblica. Sono minacciati i selvatici in orari cruciali (spostamento da zone di alimentazione a zone di rifugio/dormitorio notturne) e si dilatano modi e tempi di abbattimento. Nelle zone umide si incrementa il dispendio energetico degli animali impedendo agli stessi di alimentarsi in situazione di tranquillità accrescendo la mortalità indotta.

 

- L’art. 34 elimina il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boschive percorse dal fuoco (oggi stabilito dall’art. 10 legge 353/2000). In pratica le porzioni di territorio sottoposte ad un forte stress ambientale continuerebbero ad essere frequentate dai cacciatori, impedendo la ricostituzione di popolazioni di specie stanziali, e restando facilitato il tiro agli uccelli migratori in aree con forte riduzione dei punti di riparo e sosta, con le prede più facilmente visibili dagli appostamenti di caccia.

 

- L’art. 9 prevede la possibilità, oggi vietata, di far esercitare la caccia anche nelle foreste demaniali regionali e statali.

 

-      L’art. 20 introduce la possibilità di cacciare da natanti (se il motore è spento), reato attualmente punito con contravvenzione. Si tratta di una forma di caccia invasiva e distruttiva, perché introdurrebbe la possibilità, nelle nostre già ridotte zone umide, di avvicinarsi direttamente agli uccelli acquatici (anche in punti solitamente meno disturbati), e/o di effettuare preventivi inseguimenti dell’animale-preda prima dello sparo, in condizioni di palese svantaggio per i selvatici.

 

- Aumentano le specie da utilizzare in numero illimitato e senza anellino attestante la legittima provenienza nell'odiosa pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4 del d.d.l.). Tutte le specie cacciabili potrebbero essere impiegate come richiami vivi legati o chiusi in gabbiette, invece che le poche specie ammesse oggi (tordi, cesene,merli, colombacci, pavoncelle); il numero dei richiami detenibili diverrebbe illimitato e non più fissato a quaranta; il certificato di provenienza (in assenza di anelli identificativi) sarebbe facilmente riciclabile per animali di illecita provenienza, non essendo tecnicamente riconducibile ad uno specifico esemplare.

 

- L’art. 11 riduce da 3 a 2 le opzioni di caccia in via esclusiva (oggi: caccia in zona Alpi, caccia da appostamento fisso con richiami, altre forme); i cacciatori di migratoria sarebbero agevolati nel nomadismo su tutto il territorio nazionale in tutti i periodi, incrementandosi la pressione venatoria: ad esempio i cacciatori da capanno che usano richiami vivi potrebbero esercitare tutte le altre forme di caccia al di fuori dei periodi di migrazione.

 

- L’art. 13  non prevede limitazioni del numero di colpi per i fucili con canna ad anima rigata (le carabine); questo viola gli allegati della Convenzione di Berna sulla vita selvatica in Europa (legge 503/81) e la Direttiva Habitat n. 43 del 1992, che vietano la caccia ai mammiferi con armi semiautomatiche con caricatore contenente più di due cartucce.

 

- L’art. 22 introduce la possibilità di utilizzare come zimbello civette vive legate (si impiegavano una volta per attirare le allodole), e consente di cacciare sui valichi montani la fauna stanziale; la caccia sui valichi montani è oggi vietata del tutto, perché con la scusa di cacciare i mammiferi, nelle aree con scarsa vigilanza, sarebbe facilissimo abbattere i migratori di passaggio in punti cruciali per il passo dell’avifauna.

 

- Vigilanza: l’art. 28 esclude le guardie dei parchi nazionali e regionali, così come le guardie zoofile, ecologiche e campestri, dall’elenco dei soggetti preposti a compiti di vigilanza venatoria e rispetto della legge sulla caccia. Viene tolto il divieto per gli agenti di polizia giudiziaria di esercitare la caccia ove normalmente esercitano le loro funzioni quando sono al lavoro.

 

- Si contempla l’introduzione dell’attestato di tirocinio che consentirebbe già ai sedicenni accompagnati di esercitare la caccia con un fucile (art. 11 del d.d.l.).

 

- Nel conteggiare la superficie agro-silvo-pastorale (il cui 20% deve essere obbligatoriamente vietato alla caccia), verrebbero escluse le fasce di rispetto di 50 metri ai lati di ogni strada e ferrovia. Calcolando in questo modo il 20% del territorio, il totale della superficie protetta a fini faunistici verrebbe surrettiziamente ridotto (art. 9 del d.d.l.).

 

- Con la scusa dei “danni” i prefetti potranno disporre la cattura o l’abbattimento di animali di qualunque specie (art. 21 del d.d.l.).

 

 

 

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ma scusa ma io sapevo che era stato bloccato questo decreto.

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allora c'aveva ragione chi mi disse

 

"ho votato berlusconi perchè me fa tirà a lu fringuellu :D :D "

1615576[/snapback]

:lol::lol::lol::lol:

 

Cazzo è la prima cosa che ho pensato! :lol::lol::lol:

1615626[/snapback]

uguale :lol:

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"ho votato berlusconi perchè me fa tirà a lu fringuellu :D :D "

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:lol::lol::lol::lol:

 

Cazzo è la prima cosa che ho pensato! :lol::lol::lol:

1615626[/snapback]

uguale :lol:

1616024[/snapback]

 

pure io... :ph34r:

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allora c'aveva ragione chi mi disse

 

"ho votato berlusconi perchè me fa tirà a lu fringuellu :D :D "

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me vene da ride poi ce penso e me dico....che pena... :(

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“Combattere la caccia significa danneggiare la nostra agricoltura” è quanto affermato dal senatore Franco Orsi (Pdl), dopo lo stralcio dell’articolo 16 della Comunitaria, avvenuto lo scorso 20 maggio. In un articolo pubblicato su “La Nazione” del 2 giugno, a firma della collaboratrice del nostro blog, Valeria Bellagamba, Orsi afferma: “S’è persa l’opportunità di risolvere, recependo la normativa europea, il problema degli storni. Questa specie, infatti, non è cacciabile in Italia, nonostante rappresenti un vero flagello per la sicurezza dei cittadini e per l’agricoltura. È singolare che non si ricordi in sede di Comunitaria che il testo che era uscito del Senato avrebbe contribuito non poco a risolvere il problema degli storni, che sono una falcidia per l’agricoltura, un problema sanitario per le nostre città, e un problema di sicurezza per il volo aereo”. Il senatore, relatore del progetto di modifica alla 157/92, si è detto preoccupato per il voto del 20 maggio “per il fatto che alla Camera il mio stesso partito si sia fatto un può travolgere dalle campagne giornalistiche e medianiche. C’è da notare che nelle stesse motivazioni che ha dato allo stralcio Italo Bocchino non ho letto ostilità verso la riforma, ma che questo tema lo affronteremo in sede di modifica alla legge italiana 157/92 e non nella Comunitaria, che comunque era la sede più opportuna. Ora si prosegue con la discussione generale e si naviga a vista. Dobbiamo anche capire se c’è una maggioranza sulla riforma, soprattutto sapendo che tutto il Pd è contrario. All’interno della maggioranza di Governo bisognerà serrare le file, perché ha preso piede un po’ di emotività ambientalista e animalista”.

Per fortuna, sembra che qualcosa si stia muovendo anche all'interno della maggioranza per fermare questa follia.

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