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Nobel per la medicina a Edwards

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Nobel al papà della fecondazione in vitro

Il Vaticano attacca: «Scelta fuori luogo»

All'inglese Robert Edwards il premio per la medicina.

La Pontificia Accademia per la Vita: «Si devono a lui mercato ovociti, mamme-nonne e embrioni a morte»

 

MILANO - È Robert Edwards, "padre" della fecondazione in provetta, il vincitore del premio Nobel per la medicina. Il biologo ed embriologo inglese 85enne ha messo a punto, insieme al ginecologo Patrick Steptoe, la tecnica che dal '78 a oggi ha permesso la nascita di almeno quattro milioni di bambini in tutto il mondo. Una scelta, quella del Karolinska Institutet di Stoccolma, duramente attaccata dalla Santa Sede. «Ritengo che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo, i motivi di perplessità non sono pochi» ha commentato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che accusa il biologo di essere causa del «mercato degli ovociti», degli embrioni abbandonati che «finiranno per morire» e dello «stato confusionale della procreazione assistita, con figli nati da nonne o mamme in affitto».

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«VITTORIA CONTRO PREGIUDIZI» - Per il ginecologo Severino Antinori, presidente dell'Associazione mondiale della medicina riproduttiva, il Nobel a Edwards è «una grande ingiustizia perché lo meritava 30 anni fa. In ogni caso è una vittoria contro tutti i pregiudizi etici e morali». Carlo Flamigni si congratula con il «padre scientifico di 4 milioni di bambini. A lui dobbiamo gratitudine per le intuizioni brillanti non solo di ordine biologico, ma anche genetico ed etico». Per Rita Levi Montalcini, accademica dei Lincei, «il riconoscimento è ben meritato. Ritengo il suo lavoro scientifico di fondamentale importanza per il progresso della biomedicina». Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, chiede di aprire una discussione sulla legge 40: «Quando Louise Brown nacque si parlò di scandalo, di procedura non etica e contro natura, sebbene la metodica utilizzata fosse relativamente semplice rispetto alle tecniche attuali. Oggi le tecniche per la fecondazione artificiale sono numerose e consolidate in numerosi Paesi esteri e vi si ricorre non solo per problemi di infertilità all'interno di una coppia, ma anche per evitare la trasmissione di malattie genetiche dai genitori al figlio. Perché in uno Stato laico non dovrebbe essere normale, avendo lo stesso obiettivo, la diagnosi preimpianto?».

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«VITTORIA CONTRO PREGIUDIZI» - Per il ginecologo Severino Antinori, presidente dell'Associazione mondiale della medicina riproduttiva, il Nobel a Edwards è «una grande ingiustizia perché lo meritava 30 anni fa. In ogni caso è una vittoria contro tutti i pregiudizi etici e morali». Carlo Flamigni si congratula con il «padre scientifico di 4 milioni di bambini. A lui dobbiamo gratitudine per le intuizioni brillanti non solo di ordine biologico, ma anche genetico ed etico». Per Rita Levi Montalcini, accademica dei Lincei, «il riconoscimento è ben meritato. Ritengo il suo lavoro scientifico di fondamentale importanza per il progresso della biomedicina». Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, chiede di aprire una discussione sulla legge 40: «Quando Louise Brown nacque si parlò di scandalo, di procedura non etica e contro natura, sebbene la metodica utilizzata fosse relativamente semplice rispetto alle tecniche attuali. Oggi le tecniche per la fecondazione artificiale sono numerose e consolidate in numerosi Paesi esteri e vi si ricorre non solo per problemi di infertilità all'interno di una coppia, ma anche per evitare la trasmissione di malattie genetiche dai genitori al figlio. Perché in uno Stato laico non dovrebbe essere normale, avendo lo stesso obiettivo, la diagnosi preimpianto?».

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