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TELAMONE RINVENUTO A TERNI NEL 1971

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Un Telamone in chiostro San Domenico

Allestimento alto un metro e 90 e pesa 8 quintali

16 luglio, 16:22

 

Un Telamone in chiostro San Domenico (ANSA) - PERUGIA, 16 LUG - Proviene da Terni, dove fu rinvenuta nel 1971, il Telamone di epoca romana, sconosciuto al pubblico, il cui allestimento verrà presentato domani alle 11, al Museo archeologico nazionale dell'Umbria, a Perugia, dal soprintendente Mario Pagano. L'opera, trasportata a Spoleto, è rimasta fino ad ora nei magazzini del museo per trovare collocazione, dopo i necessari interventi di restauro, nel chiostro di San Domenico. L'allestimento del Telamone misura un metro e 90 e pesa 8 quintali.

 

 

 

 

 

Ennesima opera "rubata" ..... chissà quante altre ci sono sono state sottratte e marciscono nei magazzini....... :(

Modificato da JOK

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possibile che in quarant'anni nessuna istituzione ternana ha intrapreso un'azione di rivendicazione?

 

un'opera abbandonata in un magazzino per quarant'anni e solo ora esposta (io direi parcheggiata) in luogo "lontano" dalla sua storia......

 

 

a me sembra un dispetto.........

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possibile che in quarant'anni nessuna istituzione ternana ha intrapreso un'azione di rivendicazione?

 

un'opera abbandonata in un magazzino per quarant'anni e solo ora esposta (io direi parcheggiata) in luogo "lontano" dalla sua storia......

 

 

a me sembra un dispetto.........

2296665[/snapback]

Probabilmente non gli conveniva!!! :lol::lol::lol:

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IL “CASO” DEL TELAMONE DI PORTA ROMANA

18 Luglio 2013 20.02 - di Walter Patalocco - Fonte: Radio Galileo - cod.368365

 

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Per l’antico reperto trovato

a Terni e finito a Perugia

reazioni e indignazione. Ma non

si tratta di una questione

da sminuire nel campanilismo

 

 

Il telamone di Porta Romana sta diventando un vero e proprio "personaggio": la notizia che un reperto storico trovato a Terni è stato tenuto per anni nella cantina dalla soprintendenza ai beni archeologici dell'Umbria e che ora, riportato di nuovo alla luce, è stato posto nella sede del museo archeologico dell'Umbria ha provocato a Terni un forte interesse. Peccato, però, che contemporaneamente abbia dato la stura, a commenti ispirati dal campanilismo meno nobile e dalla contrapposizione territoriale e _ si potrebbe persino dire _ quasi etnica, più che dalla volontà di affermare alcuni diritti ed opinioni che aiutino la crescita collettiva. Un atteggiamento, questo, che rischia di svilire un problema che appare più serio e che coinvolge la sensibilità culturale dell'intera comunità cittadina. Né appare costruttivo che l'occasione sia utilizzata per buttarla in politica, accusando questa o quella ideologia, o _ al solito _ i partiti nel loro insieme.

Certo, è vero che nell'ultimo secolo e mezzo a Terni non c'è stata sensibilità su temi riguardanti il passato della città. Il risultato è che oggi proprio i ternani siano i primi a non conoscere Terni.

Un esempio? Una ventina di anni fa, nell'area dell'ex fabbrica Alterocca vennero alla luce alcune tombe vecchie di quasi tremila anni e tanti si sorpresero rimanendo a bocca aperta: sì, Terni esisteva ben prima della "Terni".

Erano tanti i ternani che non sapevano che in quell'area era stata scoperta _ alla fine dell'Ottocento _ la necropoli di San Pietro in Campo, una delle più grandi del centro Italia se si pensa che essa si estendeva (su più strati) in pratica dall'attuale stazione ferroviaria, fino all'acciaieria. I reperti rinvenuti durante quegli scavi furono quintali: i più importanti furono studiati, catalogati, messi in alcune casse e finirono nelle cantine della soprintendenza. E lì stanno. Sottratti alla vista, alla conoscenza dei contemporanei. Alcune tombe furono riprodotte in disegni, per mantenerne un minimo di memoria. Poi via, tutto finì perché _ appunto _ si doveva far posto alla fabbrica del ferro.

Ulteriori reperti importanti trovati in altre parti di Terni e del Ternano (si pensi a Carsulae, ma non solo) hanno seguito la stessa sorte e stanno ora a Perugia, appunto, o in altre cantine: quelle del museo di Villa Giulia a Roma. E poi chissà in quali altri ripostigli che fanno capo al Ministero dei Beni Culturali.

Di chi è la colpa? Possibile che nessuno abbia mai sentito dire che l'Italia è un Paese così ricco di testimonianze culturali e così povero di risorse da destinare alla loro valorizzazione, che le "cose" di maggiore valore non si può far altro che tenerle protette in cantina in attesa di tempi migliori?

Nel caso del telamone di Porta Romana il discorso è semmai un altro: visto che finalmente una di queste opere riemerge dalla cantina e viene restaurata e resa _ come si dice _ fruibile, sarebbe il caso di tener conto di quella filosofia che portò alla decisione di lasciare i bronzi di Riace in Calabria, o se si vuole, la statua del Germanico ad Amelia. Quindi esso andrebbe collocato a Terni.

Sottolineare in un articolo tutto ciò non è una lamentazione, come in qualche commento dei cittadini è stato sottolineato, ma una vera e propria rivendicazione, con un calcio alla consuetudine del piagnisdeo. Sempre per restare all'articolo già pubblicato, va subito ammessa la svista fatta notare dalla Soprintendenza umbra (ma era già stata autonomamente corretta): il chiostro di San Domenico non è quello di Spoleto, ma di Perugia. Il telamone di Porta Romana non è diventato spoletino, quindi, ma perugino, la qualcosa non cambia di un milionesimo di millimetro la sostanza della faccenda.

Quello che la cambierebbe sarebbe invece che il Comune di Terni battesse un colpo. Avviando almeno un'iniziativa per conoscere quante cose della comunità ternana stanno sparse nelle casse in vari scantinati e magari impegnandosi per attrezzarsi seriamente per poterle ospitare in loco, cosa che sarebbe un'occasione di crescita per tanti ternani.

Per concludere: le affermazioni di cui sopra (criticabili, confutabili, giuste o sbagliate che siano) hanno lo scopo di contribuire affinché i ternani conoscano meglio la loro città e l'amino un po' di più. Per farlo non occorrono permessi speciali (come si dice in uno dei commenti), ma soltanto un po' di buon senso. Che purtroppo non tutti mostrano di avere.

 

 

non è più rimandabile un'opera di raccolta sistematica delle storicità ternane

ma la colpa è solo nostra non ce la prendiamo coi perugini , che spesso approfittano di ciò che noi ternani buttiamo o sprechiamo

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la scoperta dell'acqua calda. Mancando musei e magazzini per anni tutti i reperti storico artistici archeologici trovati a terni sono nei magazzini delle sovrintendenze dei musei di perugia e spoleto. La soprintendenza è regionale, non comunale o provinciale, di conseguenza i reperti trovati vengono riposti in quelle sedi. Articolo pieno di fuffa per creare polemica

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stamo a diventà tutti fini conoscitori dell'arte, indignandose, lamentandose e poi non sapemo manco come funzionano le cose.

e qualcuno dorme e il comune è stronzo.

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stamo a diventà tutti fini conoscitori dell'arte, indignandose, lamentandose e poi non sapemo manco come funzionano le cose.

e qualcuno dorme e il comune è stronzo.

2297397[/snapback]

d'accordo al 100%

ricordo ancora la fila dei ternani alla mostra su piermatteo d'amelia :lol:

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stamo a diventà tutti fini conoscitori dell'arte, indignandose, lamentandose e poi non sapemo manco come funzionano le cose.

e qualcuno dorme e il comune è stronzo.

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d'accordo al 100%

ricordo ancora la fila dei ternani alla mostra su piermatteo d'amelia :lol:

2297403[/snapback]

 

appunto, de che stamo a parlà :lol:

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come ho già scritto su facebook, per me è assurdo che nei magazzini di tutte le sovrintendenze d'italia marciscano per decenni opere che andrebbero rivalutate e inserite nel loro reale contesto storico e non parcheggiate in un luogo che le snatura e le rende anonime per la loro collocazione....

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stamo a diventà tutti fini conoscitori dell'arte, indignandose, lamentandose e poi non sapemo manco come funzionano le cose.

e qualcuno dorme e il comune è stronzo.

2297397[/snapback]

De questo ne poli sta certo!!! :lol::lol::lol::lol::lol:

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