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Lega Pro

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La Samb oltre ad avere una curva che rispetto,e'una matricola terribile..non perde in trasferta da 2 anni

mah...all'epoca tutto sto rispetto per la samba non me lo ricordo....pesciarò pesciarò pija stu pesce pija stu pesce

l'onda de froci...voi siete l'onda de froci...l'ondaa de froooci

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mah...all'epoca tutto sto rispetto per la samba non me lo ricordo....pesciarò pesciarò pija stu pesce pija stu pesce

l'onda de froci...voi siete l'onda de froci...l'ondaa de froooci

Eppure mi pare di aver parlato per me,così ho scritto sopra,io rispetto quella curva gli altri fanno quello che reputano giusto.

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Eppure mi pare di aver parlato per me,così ho scritto sopra,io rispetto quella curva gli altri fanno quello che reputano giusto.

Poi all'epoca c'era una curva che quei cori li lanciava e azzittiva gli avversari sia in casa che in trasferta...oggi lo fanno gli altri..

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All'epoca della mia adolescenza ricordo una Samb stabilmente in serie B: questo potrebbe essere anche l'anno del ritorno.

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Eppure mi pare di aver parlato per me,così ho scritto sopra,io rispetto quella curva gli altri fanno quello che reputano giusto.

che c'entra se li paragoni all'asguli li amo....

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Abbonamenti, Lecce e Parma meglio di mezza A

 

di Vincenzo Sardu

 

Numeri da massima serie: in Lega Pro due club sfidano le grandi

 

ROMA - Che il campionato di Lega Pro sia il vero campionato dItalia lo dicono il numero delle squadre partecipanti, sessanta, e la loro distribuzione lungo tutta la dorsale del paese, più Sardegna e Sicilia. E anche il campionato che determina attrazioni importanti figlie sì di frequentazioni, più o meno vicine nel tempo, con i grandi palcoscenici, ma anche dirette conseguenze della pura passione. Lecce e Parma con tali presupposti spiegano perché possono vantare un numero di abbonati (rispettivamente 9.236 e 9.069) che quasi mezza compagnia di serie A, e appena tre delle ventidue consorelle di serie B, battono numericamente. Avere più abbonati di Napoli o Lazio, fa effetto. Essere a circa tremila tessere dal Milan è qualcosa su cui riflettere. Ma, soprattutto, combinando il dato ai pienoni spesso visti anche a Catania o a Foggia grazie ai paganti al botteghino, si arriva alla percezione che è quello di Lega Pro il vero campionato che catalizza la passione degli sportivi. Non solo per il richiamo, evidentemente, ma anche per lo spettacolo offerto. Scopriamo qualcosa di più su queste due realtà felicemente capaci di essere fortemente attrattive per i propri tifosi.

LECCE - Il tetto degli abbonamenti toccato dal Lecce in questa stagione è secondo soltanto a quello raggiunto nel primo campionato di serie A in assoluto nel 1985/86 quando furono ben 13.524 gli abbonamenti sottoscritti in tutto il Salento. All'epoca, la corsa alle tessere fu determinata soprattutto dallo storico traguardo toccato dalla squadra di Iurlano, Cataldo e Fascetti. Questa volta i motivi dell'exploit son altri, le ragioni reali sono legate all'entusiasmo ritrovato attorno ai nuovi dirigenti, alla validità del programmi delle nuova società e all'allestimento di una squadra competitiva. «Credo che i tifosi abbiano inteso accordare fiducia ai nostri dirigenti - spiega il diesse del Lecce Mauro Meluso - hanno riconosciuto alla società una spiccata identità salentina, apprezzandone gli sforzi compiuti per allestire una squadra in grado di lottare per la promozione. Siamo orgogliosi di lavorare con dirigenti che hanno passione e una grande credibilità. I tifosi si sono fidati di loro». Per la cronaca, i picchi più alti degli abbonamenti si sono registrati sempre in campionati di serie A: 9.414 nel 1999/2000 , 8.798 nel 2000701, 9.564 nel 2001/02, 8.603 nel 2005/06, 7.289 nel 2003/04, 7.173 nel 2004/05. I minimi storici in Lega Pro Divisone: 2.878 nel 2012/13, 2.219 nel 2013/14, 2.228 nel 2.228. Lo scorso campionato, con l'attuale dirigenza gli abbonamenti furono 6.802.

PARMA - Gli oltre novemila abbonati non sono una sorpresa per Parma né per il Parma. L'anno scorso in D erano ancora di più, ma anche perché la curva era stata proposta al prezzo politico di 25 euro. Quest'anno le cifre sono lievitate ma i tifosi sono rimasti attaccati alla loro squadra. «Sarebbe stato bello arrivare ancora a diecimila - ammette l'ad Luca Carra - ma bisogna riconoscere che già così il dato è trionfale. Tra l'altro il numero finale è ancora in via di definizione perché, pur avendo chiuso le sottoscrizioni al pubblico, stiamo trattando alcuni contratti pubblicitari che prevedono appunto il ricorso all'abbonamento. Quindi ci avviciniamo al Lecce...». Sui motivi di tanto affetto Carra spiega: «L'annata trionfale in serie D ha creato molto entusiasmo, così come la confermata presenza di bandiere come Scala, Apolloni, Minotti e Lucarelli Quest'anno poi la Lega Pro ha creato nuove motivazioni e suggestioni, proponendo tanti derby». Purtroppo uno stadio così pieno e colorato non è servito a evitare i ko casalinghi contro Venezia e Feralpi. La squadra è ora in ritardo in classifica, il tecnico Apolloni sulla graticola. Ieri in una conferenza stampa congiunta i dirigenti Scala, Minotti e Galassi hanno rinnovato la fiducia verso lo staff invocando pazienza.

Modificato da Lu Cignale

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EDITORIALE TLP

Troppa quantità, poca qualità. Stop a intrallazzi, abusivi e improvvisazione: la “mission” di una riforma che non può aspettare

22.12.2016 08:30 di Vittorio Galigani articolo letto 2359 volte
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com
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Al tirar delle somme cambia tutto, ma non cambia nulla. Nel senso che di confusione ce n’è, tanta, anche in questa stagione. Agli inizi di dicembre è fallito il Lecco, in serie D. Il Como (Lega Pro) da tempo dichiarato fallito è tutt’ora in gestione provvisoria ed in attesa… di? In serie B la situazione del Pisa è, a dir poco, tragica. Una gestione incancrenita e aggravata dal mancato pagamento di emolumenti e contributi. Scadenze non rispettate, deferimenti e punti di penalizzazione in arrivo. Il campionato di serie B, allo stato attuale delle cose, risulta certamente falsato. Iniziando da quella famosa trasferta “vietata” a Terni.

La parola d’ordine che impera è: alzare l’asticella della qualità. Un intento encomiabile che solleva però delle grandi remore. La serie A non accetterà mai di ridurre il proprio organico. 20 sono e venti vorranno rimanere. Sono in effetti i “padroni” del calcio italiano, la categoria che “produce” soldi veri, desiderano proteggere le loro finanze. Sarà mai possibile ridurre l’organico della massima serie a 18 squadre?

Più probabile che le riforme riguarderanno esclusivamente Lega Pro e Serie B. Il progetto prevede interventi sulla qualità, appunto. Ci si è imposto un termine di tre anni. Un tempo interminabile considerando la velocità degli eventi e delle mutazioni dei programmi.

Un progetto che non è condivisibile. Il tempo acuisce gli affanni generali del presente, non li potrà mai rimediare. In serie B non soltanto il Pisa accusa sofferenze. Almeno altri tre club si gestiscono in grave carenza patrimoniale. Le 60 squadre in Lega Pro non hanno una futura proiezione economica certificata. Si è sempre sostenuto che la terza serie professionistica “lavora” in perdita. Con un disavanzo generale di 90/100 milioni annui e con i ricavi preventivati la gestione di molte società non sarà mai sostenibile. Inevitabile, rispettando le regole di una qualità migliore, che qualcuno rimanga a terra senza risorse.

Ma la “sostenibilità” non si ferma al mero aspetto economico. Coinvolge in molti casi le infrastrutture. Stadi inadeguati. Organigrammi sui generis. Utilizzo di soggetti inibiti. Mancato rispetto delle norme.

Abbiamo ampiamente trattato l’anomala situazione di Parma per quanto attiene la direzione sportiva. La realtà della Casertana è peggiore. Beppe Materazzi, allenatore (non ha presentato richiesta di sospensiva) facente funzioni di direttore generale. Funge da direttore sportivo, mascherato sotto la denominazione di consulente, tale Aniello Martone. Non è in possesso della qualifica riconosciuta dal Settore Tecnico. Un agente di calciatori, Luca Pensi, svolge mansioni di consulente di mercato. Tutti inseriti, in bella evidenza, nell’organigramma della Società. Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che, tra di loro, si faccia uso di “zainetti”. Beppe Materazzi la scorsa stagione aveva ricoperto lo stesso ruolo in quel di Siena. A settembre (fonte gazzetta.it) avrebbe dovuto allenare la squadra femminile della Lazio. In grande sintesi, il trionfo dell’abusivismo.

Anche in questa situazione, “more solito” l’Adise si sta dimostrando indifferente. Non per questo che gli Organi addetti al controllo stiano facendo di meglio.

Si parlava dell’asticella della qualità da innalzare. Indispensabile per fare pulizia di un ambiente purtroppo taroccato. Al rilascio delle prossime licenze nazionali si potrà verificare la bontà del progetto. Il controllo delle prime cartine di tornasole. Oggi si convive in un miscuglio di ruoli dove l’intrallazzo è quotidiano. Vige tra gli allenatori, i segretari, i match analysis, i direttori sportivi. Le responsabilità maggiori sono di alcuni presidenti. Loro, che dovrebbero operare con il massimo rispetto delle regole, sono i primi a permettere che le stesse vengano trasgredite. L’esempio di Caserta è emblematico. Una “new entry” la proprietà di quel club. Con un inizio veramente… confortante!!

Non è invece remota la sensazione che per mantenere l’organico (inutile) delle 60 squadre ci si metta il paraocchi anche all’atto delle iscrizioni al prossimo campionato. Sulle fidejussioni “Gable”, per esempio, nessuno ha responsabilità, ma una mente fertile che si è premurata di consigliare quella compagnia alle venti Società di Lega Pro ci deve pur essere. Lo strano è che la Gable, a maggio scorso, aveva dichiarato una perdita di bilancio pari a 25 milioni di euro. Guarda caso. Non se ne era accorto nessuno.

Sui dieci club ripescati ci sono da fare delle considerazioni. Al giro di boa soltanto tre sono, al momento, fuori dalla zona retrocessione. Melfi, Vibonese, Reggina, Forlì, Fano, Racing e Lupa Roma sono tutte invischiate, nei rispettivi gironi, nelle zone basse della classifica. La dimostrazione di una palese carenza nei programmi finanziari e nella gestione sportiva. Una invasione virale che rischia di nuocere alla categoria.

L’assemblea delle Società ha provveduto ad approvare il bilancio. Sono state smentite tante cose delle vecchie governance. Alcune anche del Commissario Miele. In chiusura si è registrato un avanzo di circa 2,8 milioni di euro. Non è cosa da poco in questi tempi di magra. Gabriele Gravina, nel rispetto della linea politica che lo contraddistingue, li ha messi, nella disponibilità, sotto l’albero di Natale. Una sorpresa piacevole. Un “cadeau” inaspettato. A breve saranno ripartiti tra tutti i club come parziale restituzione della tassa di iscrizione al campionato.

Sulla volontà dello stesso Gravina di candidarsi alla presidenza Federale nutriamo dubbi. Al presidente di Lega Pro non piace il rischio in generale tantomeno quello di perdere. Sembra più una mossa strategica messa lì in attesa degli eventi. Un diversivo di disturbo. Con lo scopo di “rifocillare” la Lega Pro di risorse economiche migliori per poi, a risultato ottenuto, compiere una retromarcia pilotata.

Con una riflessione. 40 squadre divise in due gironi. Rivisitazione dell’utilizzo dei giovani. Un significato più appropriato al termine “valorizzazione” che non deve essere limitato alla “copertura” dei soli costi di gestione. Con una conseguente riforma totale del calcio dilettantistico.

E’ giusto dover attendere tre anni?

http://www.tuttolegapro.com/editoriale-tlp/troppa-quantita-poca-qualita-stop-a-intrallazzi-abusivi-e-improvvisazione-la-mission-di-una-riforma-che-non-puo-aspettare-135933

Modificato da Lu Cignale

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EDITORIALE TLP

Troppa quantità, poca qualità. Stop a intrallazzi, abusivi e improvvisazione: la “mission” di una riforma che non può aspettare

 

 

Propongono di ridurre i gironi da 3 a 2.

Non si capisce pero' il senso di spezzare una categoria nazionale in 2 gironi intranazionali. Se non ha senso per la Serie A e la Serie B, non puo' avere senso nemmeno per la C.

Dunque ancora meglio sarebbe passare ad una SERIE C a girone unico (come la A e la B) e poi, se invece di una sessantina di club professionistici se ne vogliono una ottantina, creare una quarta divisone a girone unico. Come in Inghilterra.

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Scusate, ma sarò troppo materialista e romantico, ho sempre sofferto questa dicitura lega pro!!

Io tornerei al vecchio organigramma, c1 a è b, c2 a b c!!

Stop!! A nord b sud, in c2 il gir b quello del centro Italia!!

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Scusate, ma sarò troppo materialista e romantico, ho sempre sofferto questa dicitura lega pro!!

Io tornerei al vecchio organigramma, c1 a è b, c2 a b c!!

Stop!! A nord b sud, in c2 il gir b quello del centro Italia!!

 

Anch'io sarei romantico, se non fosse che lo standard dei campionati non può essere con tutte queste squadre professionistiche.

 

18 (meglio 16) in A; 18 in B; 36 in Lega Pro; ridurre i gironi di serie D a massimo 6; riportare il calcio nel regionale (dove la crisi lo sta portando), anche perché c'è spazio nel regionale visto che la Terza Categoria non si fa più.

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Anch'io sarei romantico e preferisco "C" a "Lega Pro". Ma credo che uno dei problemi principali del calcio italiano sia l'eccessivo numero di squadre.

 

Siamo l'unico paese al mondo con oltre 100 squadre "professionistiche". Questo nonostante la crisi economica, la crisi nel calcio, l'arretratezza organizzativa e infrastrutture, e il fatto che ogni anno diverse squadre falliscano in C, B e a volte anche in A (Parma).

 

Per me, come detto, non serve inventarsi nulla. Basta fare più o meno come fanno in Inghilterra, Germania, Spagna, Francia, ecc.

 

Basterebbe 1 anno per ridurre le oltre 100 società attuali a circa 80 divise in 4 livelli:

 

- Serie A (magari riducendo le squadre da 20 a 18 per lasciare più spazio a nazionale e coppe europee)

 

- B (magari riducendo le squadre da 22 a 20)

 

- Terza serie (18-20 squadre)

 

- Quarta serie (18-20 squadre)

 

Poi coi dilettanti possono pure sbizzarrisse come je pare.

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Oddio anche in Inghilterra Germania Spagna, non sono così poche le squadre professionistiche o mi sbaglio?

La Francia ha 40 squadre divise in Lega 1 e 2. La terza serie, sempre a girone unico, e' semi-professionista.
La Germania ne ha 56 divise in Bundesliga, Bundesliga 2 e Liga. Se non sbaglio tra le 56 squadre tedesche alcune sono an che squadre riserve, come in Spagna. Ad ogni modo questi primi 3 livelli sono tutti girone unico.
In Inghilterra non so quante siano le squadre professioniste. Ad ogni modo e' poco paragonabile con l'Italia perche' il calcio inglese alza una montagna di soldi molto superiore a quello italiano, le societa' sono molto piu' sane, le infrastrutture sono di tutt'altro livello. In Inghilterra quasi tutte le squadre della premier hanno stadi di proprieta', in Italia solo 2 o 3. Insomma e' un altro mondo.
Ad ogni modo in Inghilterra i primi 5 livelli sono a girone unico, in Italia solo i primi 2.

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La Francia ha 40 squadre divise in Lega 1 e 2. La terza serie, sempre a girone unico, e' semi-professionista.
La Germania ne ha 56 divise in Bundesliga, Bundesliga 2 e Liga. Se non sbaglio tra le 56 squadre tedesche alcune sono an che squadre riserve, come in Spagna. Ad ogni modo questi primi 3 livelli sono tutti girone unico.
In Inghilterra non so quante siano le squadre professioniste. Ad ogni modo e' poco paragonabile con l'Italia perche' il calcio inglese alza una montagna di soldi molto superiore a quello italiano, le societa' sono molto piu' sane, le infrastrutture sono di tutt'altro livello. In Inghilterra quasi tutte le squadre della premier hanno stadi di proprieta', in Italia solo 2 o 3. Insomma e' un altro mondo.
Ad ogni modo in Inghilterra i primi 5 livelli sono a girone unico, in Italia solo i primi 2.

 

al momento in Italia mi sembra che lo stadio di proprietà ce l'abbia la Juventus, il Sassuolo (che ha comprato quello di Reggio Emilia all'asta giudiziaria....) e basta. O sbaglio?

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al momento in Italia mi sembra che lo stadio di proprietà ce l'abbia la Juventus, il Sassuolo (che ha comprato quello di Reggio Emilia all'asta giudiziaria....) e basta. O sbaglio?

Quello dell'Udinese è del Comune?

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Oggi gli stadi calcistici italiani di proprietà di un club sono 3: J-Stadium, Mapei Stadium, Dacia Arena.

 

A breve credo che il nuovo stadio di Frosinone diventera' il quarto.

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Oggi gli stadi calcistici italiani di proprietà di un club sono 3: J-Stadium, Mapei Stadium, Dacia Arena.

 

A breve credo che il nuovo stadio di Frosinone diventera' il quarto.

si, infatti il dubbio che avevo era su quello dell'Udinese.

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Tavecchio e lo schema 18-18-18 (ma forse è soltanto un sogno)

01 gennaio 2017
160451027-87b9532c-edef-4e56-9332-4565a9Carlo Tavecchio (ansa)
Uno schema, 18-18-18. E questo che si augura (sogna) Carlo Tavecchio per il 2017. Una vera riforma dei campionati. Perché sa, da ex direttore di banca, che così il calcio (non solo professionistico) rischia di finire in una crisi irriversibile. La Figc ha già messo dei paletti, dal 2018 per iscriversi in A bisognerà avere il pareggio di bilancio (come ci possano arrivare alcune società è un mistero): ma non basta. Troppi 20 club in A, assurdi 22 in B e troppi anche i 60 che ci sono in serie C, o, come si chiama adesso, Lega Pro. La proposta di Tavecchio è più che convivisibile: 18 in A, 18 in B e due gironi da 18 in C. Sarebbe, di sicuro, un calcio più sostenibile di quello attuale. Ma qui vengono i problemi: la A, per volere del tandem Beretta-Lotito (che poi in realtà è la stessa persona...), propone due promozioni dalla B alla A di cui una dopo spareggio tra la seconda di B e la penultima di A. Andrea Abodi, n.1 della Lega cadetta, non ne vuole sapere, i suoi club nemmeno (chi sarebbe disposto ad investire col rischio di avere una sola promozione in A?). Abodi e Gabriele Gravina, incontrasto leader della Lega di C (chi ha tentato di sfidarlo ha rimediato solo figuracce...), sono disposti a trattare con la A, ma vogliono sul piatto una cinquantina di milioni. Insomma, tutto fermo. E rimarrà fermo chissà per quanto. Si è perso un sacco di tempo in questi anni, Tavecchio forse avrebbe dovuto insistere di più quand'era il momento.

Ora siamo in campagna elettorale: la Figc voterà nella prima decade di marzo (per statuto Coni non si può superare il 15 marzo) e Tavecchio è l'attuale favorito. Gravina dovrebbe candidarsi, ma prima vuole fare due conti: non è facile per lui superare il 50 per cento. In Lega di A alla fine potrebbe restare anche Maurizio Beretta, perché no?, anche se Abodi non si arrende e i grossi club, Juve in testa, guardano soprattutto ad una vera riforma della governance, con più potere per il consiglio e per il presidente (che ora non conta nulla, ma a qualcuno fa ancora comodo che non conti nulla). L'ago della bilancia delle prossime elezioni sarà il senatore Cosimo Sibilia (Forza Italia), figlio dello storico presidente dell'Avellino, e uomo di sport prima ancora che politico (è segretario di Palazzo Madama). Sibilia è stato voluto da Malagò (e ha già parlato con Lotti) e avrà in mano, quando sarà eletto presidente della Lega Nazionale Dilettanti (si vota il 28 gennaio), quel 34% che spesso e volentieri è stato decisivo per l'elezione del presidente Figc. Tavecchio lo elogia. "Un ottimo dirigente, in futuro può pensare a crescere".

Qualcuno lo vedrebbe già adesso sulla poltrona della Figc: un patto fra Coni e Palazzo Chigi potrebbe essere decisivo a sparigliare tutte le carte. Ma Sibilia assicura: "Io sono nella Lega che rappresenta il cuore del calcio, migliaia di società, ogni paese ne ha una, attiva, appassionata. Sono appena stato a inaugurare lo stadio di un piccolo paese della mia terra, l'Irpinia, Andretta, in provincia di Avellino: nevicava eppure c'era una piccola folla entusiasta. Oggi so che rappresenterò la Lega Nazionale Dilettanti, credo sia giusto avere ambizioni ma sempre con il contributo dei club che rappresento e comunque al servizio dello sport sociale". Sibilia ha anche spiegato: "Io non sono divisivo ma aggregante. Per avermi presidente si sono mossi diciotto comitati regionali, due province regionali come Trento e Bolzano, il dipartimento interregionale, il calcio a 5, il calcio femminile.... Io sono uno del Contropiede, non della Ripartenza. Ma soprattutto credo nel calcio come fenomeno sociale, quindi da curare con attenzione, guardando ai giovani, alle famiglie. Ho ereditato da mio padre l'attenzione al calcio del territorio, ho diretto anch'io l'Avellino, una provinciale capace di stare in A dieci anni, attorniata da 118 Comuni, un corpo e un'anima. Questo è il mio calcio". Ha già le idee chiare su come trasformare la Lega Dilettanti, un milione e duecentomila tesserati, 14.000 società, il calcio femminile, il calcio a 5, il beach soccer. Un mondo sterminato, dal fortissimo valore anche sociale. Lì andrà Sibilia: a meno che qualcuno decida di accelerare la rivoluzione...
Modificato da Lu Cignale

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Tavecchio e lo schema 18-18-18 (ma forse è soltanto un sogno)

01 gennaio 2017
160451027-87b9532c-edef-4e56-9332-4565a9Carlo Tavecchio (ansa)
Uno schema, 18-18-18. E questo che si augura (sogna) Carlo Tavecchio per il 2017. Una vera riforma dei campionati. Perché sa, da ex direttore di banca, che così il calcio (non solo professionistico) rischia di finire in una crisi irriversibile. La Figc ha già messo dei paletti, dal 2018 per iscriversi in A bisognerà avere il pareggio di bilancio (come ci possano arrivare alcune società è un mistero): ma non basta. Troppi 20 club in A, assurdi 22 in B e troppi anche i 60 che ci sono in serie C, o, come si chiama adesso, Lega Pro. La proposta di Tavecchio è più che convivisibile: 18 in A, 18 in B e due gironi da 18 in C. Sarebbe, di sicuro, un calcio più sostenibile di quello attuale. Ma qui vengono i problemi: la A, per volere del tandem Beretta-Lotito (che poi in realtà è la stessa persona...), propone due promozioni dalla B alla A di cui una dopo spareggio tra la seconda di B e la penultima di A. Andrea Abodi, n.1 della Lega cadetta, non ne vuole sapere, i suoi club nemmeno (chi sarebbe disposto ad investire col rischio di avere una sola promozione in A?). Abodi e Gabriele Gravina, incontrasto leader della Lega di C (chi ha tentato di sfidarlo ha rimediato solo figuracce...), sono disposti a trattare con la A, ma vogliono sul piatto una cinquantina di milioni. Insomma, tutto fermo. E rimarrà fermo chissà per quanto. Si è perso un sacco di tempo in questi anni, Tavecchio forse avrebbe dovuto insistere di più quand'era il momento.

 

Ora siamo in campagna elettorale: la Figc voterà nella prima decade di marzo (per statuto Coni non si può superare il 15 marzo) e Tavecchio è l'attuale favorito. Gravina dovrebbe candidarsi, ma prima vuole fare due conti: non è facile per lui superare il 50 per cento. In Lega di A alla fine potrebbe restare anche Maurizio Beretta, perché no?, anche se Abodi non si arrende e i grossi club, Juve in testa, guardano soprattutto ad una vera riforma della governance, con più potere per il consiglio e per il presidente (che ora non conta nulla, ma a qualcuno fa ancora comodo che non conti nulla). L'ago della bilancia delle prossime elezioni sarà il senatore Cosimo Sibilia (Forza Italia), figlio dello storico presidente dell'Avellino, e uomo di sport prima ancora che politico (è segretario di Palazzo Madama). Sibilia è stato voluto da Malagò (e ha già parlato con Lotti) e avrà in mano, quando sarà eletto presidente della Lega Nazionale Dilettanti (si vota il 28 gennaio), quel 34% che spesso e volentieri è stato decisivo per l'elezione del presidente Figc. Tavecchio lo elogia. "Un ottimo dirigente, in futuro può pensare a crescere".

 

Qualcuno lo vedrebbe già adesso sulla poltrona della Figc: un patto fra Coni e Palazzo Chigi potrebbe essere decisivo a sparigliare tutte le carte. Ma Sibilia assicura: "Io sono nella Lega che rappresenta il cuore del calcio, migliaia di società, ogni paese ne ha una, attiva, appassionata. Sono appena stato a inaugurare lo stadio di un piccolo paese della mia terra, l'Irpinia, Andretta, in provincia di Avellino: nevicava eppure c'era una piccola folla entusiasta. Oggi so che rappresenterò la Lega Nazionale Dilettanti, credo sia giusto avere ambizioni ma sempre con il contributo dei club che rappresento e comunque al servizio dello sport sociale". Sibilia ha anche spiegato: "Io non sono divisivo ma aggregante. Per avermi presidente si sono mossi diciotto comitati regionali, due province regionali come Trento e Bolzano, il dipartimento interregionale, il calcio a 5, il calcio femminile.... Io sono uno del Contropiede, non della Ripartenza. Ma soprattutto credo nel calcio come fenomeno sociale, quindi da curare con attenzione, guardando ai giovani, alle famiglie. Ho ereditato da mio padre l'attenzione al calcio del territorio, ho diretto anch'io l'Avellino, una provinciale capace di stare in A dieci anni, attorniata da 118 Comuni, un corpo e un'anima. Questo è il mio calcio". Ha già le idee chiare su come trasformare la Lega Dilettanti, un milione e duecentomila tesserati, 14.000 società, il calcio femminile, il calcio a 5, il beach soccer. Un mondo sterminato, dal fortissimo valore anche sociale. Lì andrà Sibilia: a meno che qualcuno decida di accelerare la rivoluzione...

 

 

come sempre I veri problem non si affrontano. Il problema non sono il numero di squadre per campionato ma la ripartizione dei pochi diritti televisivi e I pochi controlli che fanno facendo iscrivere cani e porci

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