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Lu Trejo

11 agosto 1943

Messaggi raccomandati

108 bombardamenti,

credo che quasi tutti gli utenti di questo forum siano troppo "piccoli" per aver vissuto realmente quella tragedia.

 

io ho visto le immagini delle case bombardate sul calendario che vendono nelle edicole con le foto d'epoca.

 

quando ero piccolo guardavo con stupore i rifugi antiaerei alla passeggiata e pensavo a cosa potessero essere serviti realmente, a come sia stato quel periodo.

 

credo che vedersi bombardare la propria città e veder morire la propria gente sia qualcosa di terribile, indescrivibile.

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......certo fa parte della nostra storia, della nostra cultura, ma sentire mia nonna raccontare quel periodo con gli occhi lucidi, preferisco parlare delle telenovele almeno non vedo quei suoi occhi tristi che mi fanno venire un nodo in gola.

Nonna t.v.b.

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cmq domani alle 11.30 (mi pare) chi può se ricordi che arrivarono i bombardieri.

Suonò l'allarme ma la gente non ce credette.Molti stavano a fa la fila del pane,bombardardarono la zona fra il corso e via I°maggio,ce furono circa 3000 morti infatti al cimitero la croce di ferro della fossa comune c'ha la data 11/8/1943.

la gente che artornava a Terni non arconosceva le strade,c'era chi non artrovava casa sua.

Modificato da Lu Trejo

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Quello di domani è il giorno + brutto per la nostra città!

Ed è solo l'inizio di innumerovoli bombardamenti ke abbiamo subito :( !

Pace all'anima dei caduti!

:(

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C'è un bell'articolo su Il Messaggero di oggi:

 

Bombe e licenziamenti di massa

Dalle tragedie la nascita di una forte identità

 

Sono nato nell’agosto del ‘53, giusto dieci anni dopo quel primo bombardamento, e tutta la mia infanzia è stata segnata da due grandi ordini di memorie, quasi ossessive, riproposte in tanti racconti di genitori, parenti, amici più grandi: le stragi prodotte dalle bombe, i morti smembrati in mezzo a piazza Dante, i rifugi antiaerei centrati in pieno e trasformati in gigantesche, terribili fosse comuni.

Accanto a questo tema della memoria, l’altro: il dolore e la disperazione prodotti, in quello stesso 1953, dieci anni dopo i 108 bombardamenti, dal “licenziamento dei duemila”, l’espulsione in massa degli operai dall’Acciaieria proprio mentre era al culmine lo sforzo della ricostruzione.

I licenziamenti con la loro drammaticità, erano la memoria recente di un fatto ancora attuale, mentre i ricordi della guerra avevano già intorno l’alone del mito. Per questo, anche se ricordo ancora il rombo e le sirene delle camionette della “Celere” che stazionavano proprio davanti alla nostra casa di Viale Brin, l’altra memoria riflessa, quella della città distrutta dalle fortezze volanti, ha caratteri più vivi, diretti.

Rivedo viale Curio Dentato, la strada che percorrevo per andare a scuola alla De Amicis, con la chiesa di S.Antonio che si stagliava tra le macerie; rivedo i crateri, già ricoperti d’erba, che le bombe avevano provocato in riva al Nera a “Capri”, dietro la “pista” di viale Brin, dove, ragazzini, ci nascondevamo per giocare alla guerra tra un tuffo nel fiume e l’altro. Ricordo mio padre che mi raccontava per l’ennesima volta di essere stato colto dal bombardamento dentro la fabbrica, da “Centurini”, dove era entrato a 14 anni, e di essersi rifugiato, secondo le regole, sotto un architrave, mentre cadevano i calcinacci; ricordo mia madre raccontarmi di essere stata colta per strada dal bombardamento, di non essere riuscita a trovare posto in un rifugio ormai stipato, di aver preso a correre terrorizzata, di aver avuto per questo salva la vita, dato che il rifugio affollato era stato centrato da una bomba. Ho in mente mia nonna che ricordava di essere stata sfollata a Stroncone, dove era nata, e di aver visto, lontani, sulla conca, i bombardieri sganciare il loro carico.

Ricordo le lacrime di chi sotto le bombe aveva perso una persona cara e ad ogni racconto sentiva riacutizzato un dolore; ricordo le piccole dispute di chi ricostruiva lo stesso bombardamento avendolo subìto in un rione periferico, in un quartiere del centro storico o essendone stato testimone da un’altura dei dintorni.

Quelle che arrivavano alle mie orecchie erano soprattutto memorie di periferia – perché quella tra l’Acciaieria e S.Agnese era allora periferia vera – ma alla De Amicis c’erano compagni di scuola che abitavano in zone più centrali – “dentro Terni” dicevamo noi – e raccontavano del primo bombardamento che aveva preso in pieno “i camporeali”, colpendo l’oratorio salesiano, la Chiesa di S.Francesco, la casa delle Suore Orsoline e pensavamo con un’emozione particolare a quei morti piccoli, uccisi mentre giocavano a pallone o scherzavano all’oratorio.

Sono passati sessant’anni dai bombardamenti, cinquanta dai licenziamenti, ma quelle immagini, quei racconti, quei percorsi della memoria sono una parte determinante delle nostre identità di donne e di uomini, della nostra concezione del mondo: se oggi penso alla Pace come alla condizione innaturale ed ideale a cui tendere con tutte le forze, è anche perché dentro, per cinquanta anni, quelle memorie di una guerra non vista ma continuamente riproposta nel racconto, hanno scavato.

Hanno costruito un’identità, forse anche un’idea forte di cittadinanza.

I genitori, i fratelli maggiori che hanno tramandato quei racconti, quelle memorie, sono gli stessi che hanno ricostruito Terni a forza di braccia e di testa; che non hanno smesso di ricostruire la città nemmeno quando, dieci anni giusti dopo le bombe, sono arrivati i licenziamenti di massa; che non hanno smesso di educare e raccontare, di educare col racconto, nemmeno alle prese con la fatica della ricostruzione, nemmeno in preda all’incertezza drammatica del licenziamento, nemmeno di fronte all’angoscia del profilarsi del rischio atomico e di una nuova guerra definitiva.

Solo partendo da questo intreccio di disperazione e speranza, di dolore e di serenità, è possibile, credo, capire il modo d’essere delle generazioni dei ternani di questo passaggio di secolo, la loro pazienza, tenacia, laboriosità, ma anche il senso dell’attesa, la consapevolezza dell’incognito, il senso del rischio che può esserci sempre, la ricerca spasmodica di una sicurezza, di un punto solido su cui appoggiare una costruzione non precaria.

Quando il 13 giugno di ogni anno, il giorno anniversario della liberazione di Terni, torniamo alla fossa comune delle vittime dei bombardamenti, nel cimitero cittadino, tutto questo intreccio di memoria e identità, di radici e di futuro, si riaffaccia. Le lapidi che contengono liste lunghe di cognomi identici, con a fianco le età più disparate, ricordano famiglie intere sterminate, dal neonato al vegliardo: le bombe primitive degli anni ’40 ammazzavano indiscriminatamente, proprio come le bombe intelligenti del terzo millennio.

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il fatto che io non sia ternano doc, non significa cmq che questa cosanon mi tocca.

Sinceramente ho sempre stimato Terni e i Ternani proprio per la grandissima forza di volontà dimostrata.

Mentre leggevo l'articolo postato dal conte pensavo a tutti gli anziani che, per motivi di lavoro, conosco qui a Terni, e mi chiedevo come hanno vissuto quel periodo.

Sarebbe bello vedere oggi i balconi delle case e dei palazzi ternani essere ricoperti dalle bandiere della pace.... oggi che si ricorda un evento davvero drammatico per la città, oggi che si ricordano proprio cari defunti a causa dell'infame guerra.

Oggi molti soffriranno e piangeranno ripensando a quel giorno, ma sempre con L'orgoglio di essere Ternani, di essere Rinati in una città ancora più forte e bella.

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il fatto che io non sia ternano doc, non significa cmq che questa cosanon mi tocca.

Sinceramente ho sempre stimato Terni e i Ternani proprio per la grandissima forza di volontà dimostrata.

Mentre leggevo l'articolo postato dal conte pensavo a tutti gli anziani che, per motivi di lavoro, conosco qui a Terni, e mi chiedevo come hanno vissuto quel periodo.

Sarebbe bello vedere oggi i balconi delle case e dei palazzi ternani essere ricoperti dalle bandiere della pace.... oggi che si ricorda un evento davvero drammatico per la città, oggi che si ricordano proprio cari defunti a causa dell'infame guerra.

Oggi molti soffriranno e piangeranno ripensando a quel giorno, ma sempre con L'orgoglio di essere Ternani, di essere Rinati in una città ancora più forte e bella.

grande Acid!

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aho! avete visto ? hanno messo la lapide per ricordare i bombardamenti!

o m'hanno sentito o lu sindacu legge lu forumme :D

apparte scherzi, quanti cognomi conosciuti...... :(

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credo sia una bellissima iniziativa.

E'stata messa ai piedi del lato sinistro della chiesa di San Francesco laddove i bombardamenti hanno causato il crollo di un'ala della Chiesa (dove oggi c'è il passaggio che porta da Piazza San Francesco a davanti alla Flash).

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quando mi nonna me racconta de come un amico suo torno' dalla famiglia e non trovo' neanche la casa, ormai cumulo di sassi, mi fa rabbia pensare che ancora oggi si pensi di fare una guerra o bombardare qualcuno con tanta facilita'.

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aho! avete visto ? hanno messo la lapide per ricordare i bombardamenti!

o m'hanno sentito o lu sindacu legge lu forumme :D

apparte scherzi, quanti cognomi conosciuti...... :(

 

Sono riusciti a farla in modo tale che,a distanza di un metro,non se riesce a legge manco un nome de quelli poretti :( .

Te raccomando,poi,il contorno con case e scuole,perennemente,imbrattate con scritte demenziali...da anni nessuno si degna di ripulirle o viene obbligato a farlo.

Un'autentica vergogna,un lerciume certo non degno della fantomatica città attrattiva di raffaelliana creazione ma,soprattutto,uno sfregio nei confronti delle vittime dei bombardamenti.

Ma tant'è...un po' di retorica e tutto passa :( .

Modificato da ORACOLO DI DELFO

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Ma i bombardamenti chi li ha fatti?? Gli americani o i nazisti?

gli alleati che puntavano su fabbrica d'armi e acciaierie.

 

Terni è stata liberata dai britannici.

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Ma i bombardamenti chi li ha fatti?? Gli americani o i nazisti?

gli alleati che puntavano su fabbrica d'armi e acciaierie.

 

Terni è stata liberata dai britannici.

Come al solito gli alleati centravano tutto fuorchè quello che dovevano realmente colpire.

 

A Firenze la mi nonna doveva calcolare con esattezza il tempo con cui uscire, raccogliere un pò di grano per fare il pane e tornare in casa, rischiando di beccarsi le pallottole dei Mustang americani o degli Hurricane britannici.

 

In alternativa poteva essere dilaniata da un colpo di obice che i tedeschi lanciavano da Monte Morello :unsure:

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Possono abbattere case, ponti, corpi ma contro lo spirito di una razza, il coraggio di una città, l'orgoglio dei ternani, non esiste bombardamento che possa vincere, annientamento che possa annullare.

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come ogni anno, oltre a ricordare le vittime, pregherei di ricordarci sempre di quello che sono i ternani e stavolta lo faccio citando il buon redbaron che ha scritto un post sacrosanto:

 

Possono abbattere case, ponti, corpi ma contro lo spirito di una razza, il coraggio di una città, l'orgoglio dei ternani, non esiste bombardamento che possa vincere, annientamento che possa annullare

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