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bartolelli

NON BORTO L'OCCHIALI

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Roma, 14 nov. (Adnkronos) - Sono quasi sei milioni, pari a circa il 12% della popolazione, gli italiani totalmente analfabeti o senza alcun titolo di studio. E' il dato più allarmante che emerge dalla ricerca 'La Croce del Sud -arretratezza e squilibri educativi nell'Italia di oggi' condotta da Saverio Avveduto e pubblicata dall'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla (Unione nazionale lotta all'analfabetismo).

 

L'indagine, illustrata oggi a Roma, è basata sui dati Istat relativi all'ultimo censimento del 2001 e evidenzia come i cittadini italiani, per quanto riguarda la scolarità formano una piramide appuntita. Al vertice il 7,5% di laureati (circa quattro milioni), alla base il 36,5% di italiani senza alcun titolo di studio o in possesso della sola licenza elementare: circa 20 milioni di italiani sui 53 censiti. ''Impressionante poi - sottolinea Avveduto - la platea degli analfabeti totali e dei 'nessun titolo' pari a 5.981.579. Quasi 12 italiani su 100, cioè, sono oggi analfabeti''.

 

Se a questi, rileva ancora la ricerca, si sommano i possessori della sola licenza elementare o della sola scuola media, titoli del tutto insufficienti a vivere e produrre nel mondo di oggi, la popolazione di ''illetterati'', quelli che la ricerca definisce ''ana-alfabeti'' ovvero del tutto analfabeti o appena alfabeti raggiunge quasi 36 milioni di persone, pari al 66% degli abitanti del 'bel paese'.

 

Disaggregando per regione i dati nazionali emergono situazioni inquietanti: ben nove regioni sono oltre il limite che gli studiosi considerano di allarme per popolazione senza titolo di studio: l'8%. La regione più analfabeta è la Basilicata con il 13,8%, seguita dalla Calabria con il 13,2%, dal Molise con il 12,2%, dalla Sicilia (11,3%), dalla Puglia (10,8%), dall'Abruzzo (9,8%), dalla Sardegna (9,1%) e, infine, dall'Umbria con l'8,4%.

 

Sorprendentemente, pero', alcune di queste regioni hanno un alto tasso di laureati. Contraddizione, questa definita dall'autore ''tenaglia educativa''. La Calabria, ad esempio, ha più laureati della Lombardia, del Piemonte, dell'Emilia Romagna e del Veneto.

 

Inoltre, secondo i dati Ocse 2004, a livello internazionale l'Italia è al terz'ultimo posto tra i 30 paesi più istruiti: ci seguono solo il Portogallo e il Messico. Non solo, in base a dati che accertano il possesso di un titolo di istruzione superiore nella forza lavoro 25-64 anni, su 11 Paesi considerati il nostro Paese è all'ultimo posto per addetti alla produzione di merci e servizi in possesso di qualifica universitaria e oltre.

 

Vista la situazione, per Avveduto è necessario agire su due direttrici: ''da un lato allargare l'utenza formativa scolastica al più alto numero di destinatari per fasce d'età, dall'altro recuperare le fasce oltre i 25 anni fuoriuscite dal sistema educativo e, nei grandi numeri, mai più esposte all'irradiazione formativa''. Secondo il presidente dell'Unla, infatti, ''il nostro stivale cammina, scolasticamente parlando, su una gamba sola, quella degli scolarizzati fra i 3 e i 24 anni, con le progressive rastremazioni registrate dalla piramide educativa. Occorre, quindi, da un lato trasformare la piramide in un tronco di cono e, dall'altra impiantare la seconda gamba formativa, quella degli adulti''.

 

Un grido d'allarme arriva anche dall'ex ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro, che ha evidenziato come non solo è vero che in Italia vi sono pochi laureati ma è anche vero che questi sono anche sottoutilizzati dal mondo produttivo. ''Il trasferimento di risorse da una parte all'altra del paese -ha aggiunto- è inutile senza un alto livello di istruzione e un basso livello di microcriminalità''. Occorre quindi ''aggredire'' questa grande massa di analfabeti che ''non pesa solo sul sistema produttivo ma anche su quello scolastico''. Sergio Zavoli ha quindi proposto una maggior sinergia tra scuola e televisione. ''In un tempo in cui la rivoluzione non è più il cambiamento ma la velocità del cambiamento e noi abbiamo appreso che siamo tra i paesi più attardati, ha un suo fondamento il pessimismo che emerge dalla ricerca''.

 

 

 

 

 

 

 

Dunque l'Umbria è al nono posto:"oltre il limite che gli studiosi considerano di allarme".

Secondo voi quanto contribuisce la televisione, i Costanzo, De Filippi, Costantino, Platinette, Grande Fratello,Talpa, Isola dei famosi, e la diffusione sistematica - quasi scientifica - dell'ignoranza?

Quanto contribuisce il fallimento della scuola?

Dite la vostra

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Be' se la ricerca è stata fatta da questi.......

 

Associazione Missionaria Croce del Sud

 

 

A servizio della missione, della Chiesa Marchigiana e dell'informazione. :lol:

 

W LA SQUOLA

 

Scherzi a parte...Secondo i più recenti dati ISTAT (2003) su circa 57 milioni di Italiani poco più di 3.500.000 sono forniti di laurea, 14.000.000 di titolo medio superiore, 16.500.000 di scuola media e ben 22.500.000 sono privi di titoli di studio o possiedono, al massimo, la licenza elementare. In percentuale 39,2% dei nostri concittadini sono fuori della Costituzione che, come si sa, prevede l’obbligo del possesso di almeno otto anni di scolarità.

 

Ecco spiegato l'arcano

Modificato da 68rossoverde

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beh che centra...me fa felice legge ste cose a 19anni

purtroppo credo che esistono veramente alcuni analfabeti qua in umbria....

 

 

e come diceva un tale(devilmen ;))

 

LA STORIA CHE CI VIENE PROPINATA A SCUOLA O DAI MASS MEDIA

IN REALTA' NON ESISTE

 

 

la scuola non ha tutte le colpe, pero' chi e' a capo della scuola dovrebbe per primo farsi un esame di coscienza...

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Roma, 14 nov. (Adnkronos) - Sono quasi sei milioni, pari a circa il 12% della popolazione, gli italiani totalmente analfabeti o senza alcun titolo di studio. E' il dato più allarmante che emerge dalla ricerca 'La Croce del Sud -arretratezza e squilibri educativi nell'Italia di oggi' condotta da Saverio Avveduto e pubblicata dall'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla (Unione nazionale lotta all'analfabetismo).

698634[/snapback]

 

secondo me è una cazzata, un dato gonfiato per ottenere clamore

il 12% è troppo

 

certo la fija del mio capo e' analfabeta. Settimana prossima compie un anno...

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e come diceva un tale(devilmen ;))

 

LA STORIA CHE CI VIENE PROPINATA A SCUOLA O DAI MASS MEDIA

IN REALTA' NON ESISTE

698670[/snapback]

 

Si, vabbè, questo è un tentativo maldestro di revisionismo spicciolo... <_<

 

 

Sul tema del topic, non so se le percentuali siano gonfiate (e mi auguro che sia così), però non c'è dubbio che, se non di analfabetismo completo, sicuramente si può parlare di parziale analfabetismo, di perdita di contatto di buona parte degli italiani con il corretto uso della lingua italiana.

 

Basta frequentare un po' i forum e le chat per poter fare una statistica in piccola scala ed accorgersi, ad esempio, che per molti ragazzi "a" ed "ha" sono liberamente interscambiabili all'interno di una frase (quando questa è una delle basi dell'ortografia che viene insegnata nei primi anni di scuola elementare!); oppure il proliferare delle "i" in esubero all'interno di parole come facce (che diventa "faccie"), ganasce ("ganascie"), o ingegnere ("ingegniere"); le zeta e le esse che volano a destra e a manca come in "penzo", "senzo", o "dansa". In più si aggiungono errori ortografici vari ("innoquo" ho notato che è molto comune), dovuti di solito all'uso di parole che non si leggono ormai più da diversi anni per cui se ne è disimparata anche l'ortografia.

 

E secondo me sta proprio nel fatto che gli italiani sono uno dei popoli europei che legge meno, la causa principale di questo analfabetismo di ritorno, o meglio, di questo pseudo-alfabetismo che non viene neanche riconosciuto, con la gravità che meriterebbe, dai diretti interessati.

Il predominio pressochè assoluto del sistema di comunicazione basato sulle immagini e sull'omologazione verbale (cui si aggiunge, nei casi peggiori, la distorsione dovuta alle inflessioni dialettali che modificano anche la percezione che si ha su come una tale parola è scritta) sta crescendo generazioni di illetterati e di somari che per giunta hanno anche l'illusione di ritenersi sufficientemente informati e magari assai più "civilizzati" di altre realtà sicuramente meno ricche economicamente (quando non palesemente povere) ma probabilmente molto più pregne di cultura e di desiderio di apprendere.

 

Non si può pretendere di saper padroneggiare la propria lingua madre quando se ne rifugge la lettura per periodi anche lunghissimi, delegando al linguaggio sub-barbarico di certa televisione il compito di far arrivare brandelli di italiano nelle circonvoluzioni cerebrali degli zombie che ne fruiscono.

 

Questo non è solo un problema legato al 4 in pagella in italiano, è un dramma di proporzioni enormi che ha ampi riflessi sul costume di un popolo, sul suo modo di intendere la vità sociale, lo stato, la civiltà.

 

In "Palombella Rossa", il protagonista Michele Apicella (Nanni Moretti) urla questo concetto con una battuta esemplare (che credo proprio inserirò nella mia firma):

 

Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le

parole sono importanti!

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e come diceva un tale(devilmen ;))

 

LA STORIA CHE CI VIENE PROPINATA A SCUOLA O DAI MASS MEDIA

IN REALTA' NON ESISTE

698670[/snapback]

 

Si, vabbè, questo è un tentativo maldestro di revisionismo spicciolo... <_<

 

 

Sul tema del topic, non so se le percentuali siano gonfiate (e mi auguro che sia così), però non c'è dubbio che, se non di analfabetismo completo, sicuramente si può parlare di parziale analfabetismo, di perdita di contatto di buona parte degli italiani con il corretto uso della lingua italiana.

 

Basta frequentare un po' i forum e le chat per poter fare una statistica in piccola scala ed accorgersi, ad esempio, che per molti ragazzi "a" ed "ha" sono liberamente interscambiabili all'interno di una frase (quando questa è una delle basi dell'ortografia che viene insegnata nei primi anni di scuola elementare!); oppure il proliferare delle "i" in esubero all'interno di parole come facce (che diventa "faccie"), ganasce ("ganascie"), o ingegnere ("ingegniere"); le zeta e le esse che volano a destra e a manca come in "penzo", "senzo", o "dansa". In più si aggiungono errori ortografici vari ("innoquo" ho notato che è molto comune), dovuti di solito all'uso di parole che non si leggono ormai più da diversi anni per cui se ne è disimparata anche l'ortografia.

 

E secondo me sta proprio nel fatto che gli italiani sono uno dei popoli europei che legge meno, la causa principale di questo analfabetismo di ritorno, o meglio, di questo pseudo-alfabetismo che non viene neanche riconosciuto, con la gravità che meriterebbe, dai diretti interessati.

Il predominio pressochè assoluto del sistema di comunicazione basato sulle immagini e sull'omologazione verbale (cui si aggiunge, nei casi peggiori, la distorsione dovuta alle inflessioni dialettali che modificano anche la percezione che si ha su come una tale parola è scritta) sta crescendo generazioni di illetterati e di somari che per giunta hanno anche l'illusione di ritenersi sufficientemente informati e magari assai più "civilizzati" di altre realtà sicuramente meno ricche economicamente (quando non palesemente povere) ma probabilmente molto più pregne di cultura e di desiderio di apprendere.

 

Non si può pretendere di saper padroneggiare la propria lingua madre quando se ne rifugge la lettura per periodi anche lunghissimi, delegando al linguaggio sub-barbarico di certa televisione il compito di far arrivare brandelli di italiano nelle circonvoluzioni cerebrali degli zombie che ne fruiscono.

 

Questo non è solo un problema legato al 4 in pagella in italiano, è un dramma di proporzioni enormi che ha ampi riflessi sul costume di un popolo, sul suo modo di intendere la vità sociale, lo stato, la civiltà.

 

In "Palombella Rossa", il protagonista Michele Apicella (Nanni Moretti) urla questo concetto con una battuta esemplare (che credo proprio inserirò nella mia firma):

 

Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le

parole sono importanti!

699241[/snapback]

Bravissimo,

la penso esattamente come te!

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Mah non è che la lingua sia un dogma precostituito perchè se così fosse noi vivremo ad interamna. Pensare che davanti ho un mentecatto solo perchè ha scritto dansa mi fa alzare mezzo metro di brividi. Il linguaggio cambia così come cambiano i mezzi di comunicazione... e internet credo che in Italia debba finire di fare il suo operato (come un pò stanno facendo gli sms da tempo). Sono rimasto allibito di come in game l'inglese venga compresso in tal modo quindi cosa potrà succedere è da vedere nel futuro. Non reputo grave l'ignoranza di per se... quello che temo di molti italiani è il rifiuto, la non predisposizione a non sapere a non voler imparare determinate cose, più nel pratico: non mi sconvolge che la gente non sappia che napoli sia più a est di Trieste o che la calabria confini solo con la basilicata. Mi preoccupa la gente che non vuole conoscere la geografia del proprio paese.

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l'ho letto anch'io il servizio su repubblica e non me l'aspettavo è un dato veramente impressiomante (12%analfabeti e 26% con solo la quinta elemetare)???!!!

siamo proprio in un paese sviluppato??!!!

 

?!W la squola!?

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