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Il Corriere della Sera senza firme

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Il Corriere della Sera senza firme

 

 

Il Corriere della Sera oggi esce senza firme, malgrado tutta la redazione, collaboratori e opinionisti, abbiano lavorato ieri come al solito: in segno di rispetto verso i nostri lettori, abbiamo attuato una forma di agitazione che non condiziona la qualità dei contenuti del giornale. Da 639 giorni gli editori si rifiutano di discutere con i giornalisti del rinnovo del contratto nazionale.

La loro idea di giornalismo e di informazione è assolutamente inaccettabile: prevede che i giornali vengano realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; vogliono applicare la legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all’altra sotto forma di “prestito”; vogliono che i responsabili delle redazioni siano posti sotto controllo diretto dell’editore a cui dovranno obbedire pena il licenziamento; vogliono togliere gli scatti di anzianità biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; vogliono limitare i poteri degli organismi sindacali; vogliono imporre il trasferimento dei giornalisti in un’altra sede, dotandosi così di una possibile arma di ricatto contro i giornalisti “scomodi”.

Nel frattempo, questi stessi editori violano in continuazione norme sindacali, regole e contratti. Anche nei giornali del gruppo Rcs, l’invadenza della pubblicità e del marketing ha raggiunto livelli preoccupanti e intollerabili e le professionalità e le competenze vengono svilite in nome degli interessi del mercato.

I giornalisti non stanno facendo una battaglia per chiedere più soldi e non perché possano contare su stipendi d’oro: oggi chi comincia a fare il giornalista impiega in media 10 anni a trovare un posto di lavoro stabile (quando ci riesce) e in questo tempo guadagna in media 5 mila euro lordi all’anno, mentre il primo stipendio dei nuovi assunti è di 15 mila euro lordi all’anno. In compenso, i bilanci delle nostre aziende segnano utili e vantano risultati nettamente superiori alla crescita del Pil. Inoltre, gli editori ricevono ogni anno dallo Stato sovvenzioni pari a circa 700 milioni di euro.

I giornalisti chiedono che non siano minate le garanzie minime per un’informazione democratica e libera da vincoli: i nostri editori sono banchieri, assicuratori, imprenditori di tutti i settori, dall’edilizia alle telecomunicazioni. Non si può discutere sulle basi poste oggi dagli editori: probabilmente, il loro obiettivo reale è fare dei giornali senza giornalisti. E, quindi, senza informazione. Ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per evitare che questo avvenga.

 

L'assemblea di redazione del Corriere della Sera

28 novembre 2006

 

(fonte corriere.it)

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anche la Gazzetta.

 

negli ultimi tre giorni invece erano stati i giornalisti di Repubblica e del gruppo l'Espresso (compresi i quotidiani locali) a fare la stessa protesta.

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...e per questo noi non sappiamo chi dobbiamo ringraziare e gli eroi non sanno chi querelare!

 

:lol::lol::lol:

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La loro idea di giornalismo e di informazione è assolutamente inaccettabile: prevede che i giornali vengano realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; vogliono applicare la legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all’altra sotto forma di “prestito”; vogliono che i responsabili delle redazioni siano posti sotto controllo diretto dell’editore a cui dovranno obbedire pena il licenziamento; vogliono togliere gli scatti di anzianità biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; vogliono limitare i poteri degli organismi sindacali; vogliono imporre il trasferimento dei giornalisti in un’altra sede, dotandosi così di una possibile arma di ricatto contro i giornalisti “scomodi”.

 

(fonte corriere.it)

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Sacrosanta verità.

 

Inoltre come ha detto il segretario nazionale dell'Ordine sabato a Pg: gli editori vogliono i giornalisti non come "cani da guardia" ma come "cani da salotto".

Anche a causa del precariato non si ottiene la libertà di stampa.

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La loro idea di giornalismo e di informazione è assolutamente inaccettabile: prevede che i giornali vengano realizzati da personale precario, attraverso la completa liberalizzazione dei contratti a tempo determinato; vogliono applicare la legge Biagi in modo da poter costringere un giornalista ad essere trasferito da una testata all’altra sotto forma di “prestito”; vogliono che i responsabili delle redazioni siano posti sotto controllo diretto dell’editore a cui dovranno obbedire pena il licenziamento; vogliono togliere gli scatti di anzianità biennali decurtando fino al 30 per cento le attuali retribuzioni; vogliono limitare i poteri degli organismi sindacali; vogliono imporre il trasferimento dei giornalisti in un’altra sede, dotandosi così di una possibile arma di ricatto contro i giornalisti “scomodi”.

 

(fonte corriere.it)

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Sacrosanta verità.

 

Inoltre come ha detto il segretario nazionale dell'Ordine sabato a Pg: gli editori vogliono i giornalisti non come "cani da guardia" ma come "cani da salotto".

Anche a causa del precariato non si ottiene la libertà di stampa.

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ne deduco che anche tu hai scioperato nei mesi scorsi.

 

Ti fa onore. Purtroppo la stampa locale a volte su questi temi si perde......

972715[/snapback]

 

Hai pienamente ragione. Due volte nelle ultime settimane abbiamo scioperato. Una volta per lo quello nazionale e la scorsa settimana contro il nostro editore. Sono paventati tagli di personale inoltre, a meno che la federazione degli editori non convenga con le richieste del sindacato.

A pochi mesi dall'esame per la scuola di giornalismo, ho ancora dei dubbi su questa professione, soprattutto sul futuro che ti può dare. Ora che non sono professionista è un contro, ma dopo? Lavorare da redattore (quindi con tutti gli obblighi che comporta) per sei mesi, senza futuro a 800 euro peserebbe...

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Tu sei fortunato che lavori per un quotidiano nazionale, che quando ci sono gli scioperi non esce. Chi invece lavora in giornali che escono ugualmente, per non lavorare o si fa mettere in corta (se professionisti o praticanti) nei giorni dello sciopero oppure s'attacca e lavora uguale. Anche perché non solo gli editori, ma certe volte anche i colleghi, queste cose se le legano al dito.

 

Comunque apparte questo, oggi su Viva Radio 2 Fiorello ha ironicamente proposto a Maria Volpe (giornalista del corriere della sera) di fare la protesta al contrario: fare un giornale di sole firme e niente articoli... Bé... sarebbe ganzo! :D

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Tu sei fortunato che lavori per un quotidiano nazionale, che quando ci sono gli scioperi non esce. Chi invece lavora in giornali che escono ugualmente, per non lavorare o si fa mettere in corta (se professionisti o praticanti) nei giorni dello sciopero oppure s'attacca e lavora uguale. Anche perché non solo gli editori, ma certe volte anche i colleghi, queste cose se le legano al dito.

 

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si sarè, ma piegarsi a queste logiche è sbagliatissimo. la questione relativa al contratto è fondamentale soprattutto per le persone (come te) che in questo momento sono tutelate poco o nulla. e bastano poche defezioni per rompere il fronte compatto e "disinnescare" almeno in parte la portata dello sciopero.

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purtroppo non è così facile...

quando il giornale esce - e decide di uscire - tu precario puoi anche decidere di fare sciopero, ma a tuo rischio...

magari non succede niente, magari nessuno si ricorderà di te e di quel giorno.

Ma se dovesse succedere, sai benissimo come funziona.

 

E' per questo che dovrebbero scioperare tutti. Per permettere anche a chi è in una situazione scomoda, di partecipare alla protesta.

 

Sai bene com'è la situazione da noi che dobbiamo scendere a compromessi (e passare per crumiri) perché altrimenti quei pochi (a cui fai riferimento) farebbero fallire la portata dell'evento.

Figurati in un giornale locale...

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Andrebbero portate avanti anche le motivazioni e le problematiche dei collaboratori delle testate. Almeno con la stessa forza con cui vengono discusse le questioni di chi un contratto decente già ce l'ha.

 

A volte, nei miei momenti di sconforto ho l'impressione che molti siano soliti ricordarsi dei collaboratori solo quando possono farne un uso strumentale. Quando tutto va bene (uso un eufemismo) al collaboratore imbottito di tante belle parole (spesso neanche quelle) gli vengono dati 100 euro al mese e lui insieme agli altri collaboratori TI FA UN 60% DEL GIORNALE. Ti sta in redazione anche per diverse ore al giorno. "Tutto sui dilettanti", "Tutto sul tuo quartiere"...andate a vedere chi va a farsi quelle pagine che trainano l'informazione locale e informatevi su quale sia la loro situazione. Ci sono testate che si vantano di avere 12 mila pagine locali su cronaca, calcio, altri sport...fatte in gran numero da collaboratori ai quali viene data la "paghetta" e una pacca sulle spalle. Da anni. C'è gente che alla fine ha rinunciato. Altri che stanno lì da 15 anni. Altri ancora vengono pagati a cottimo: "Ti diamo un tot per ogni volta che firmi un articolo". Per non parlare di chi viene usato come mera manovalanza dell'informazione...un caso su tutti è quello relativo ad ogni forma di elezione e scrutinio in Italia. In quel caso le redazioni sono piene di collaboratori, fino a notte fonda. Stanno lì a raccogliere i dati provenienti dai piccoli centri.

Poi succede che c'è GIUSTAMENTE da discutere il rinnovo del contratto nazionale...e allora si decide di scioperare, non firmare gli articoli ecc. E allora ci si ricorda dei collaboratori anche all'interno delle redazioni, li si coinvolge e gli si dice che gli articoli non verranno firmati. Siiiiiiii! Bellooooo! Giusto!!!!! E la protesta funziona. E tutto torna come prima. Con i collaboratori confinati per anni a fa le partite de 18^ categoria o gli articoli sul tombino de via le mani dal naso che scarica merda in mezzo alla strada. E via così: tombino, partitella, protesta residenti, altro tombino, 100 euro, elezioni, partitella ecc. D'estate , poi, il collaboratore possibilmente triplica il proprio carico di lavoro. Perchè tizo va in ferie, poi tocca a Caio. E allora durante l'estate succede che al collaboratore viene anche concesso di fare la Ternana. Salvo poi farlo tornare in naftalina appena torna Sempronio. Tutto questo va bene, si chiama "gavetta". E' giusrto che i nuovi si facciano le ossa e non rompano troppo i coglioni. Un anno di questa vita, io la chiamo gavetta. Due anni idem. Tre anni pure. Dal quarto per me è sfruttamento. Se quei collaboratori decidessero di imporsi e di far uscire i loro articoli corredati da firma...i servizi non firmati sarebbero al massimo 5. E la protesta andrebbe a farsi benedire. A quel punto l'unica via sarebbe lo sciopero. Scioperano i vari redattori e il giornale rimani chiuso. E loro non prendono i soldi. Invece così credo che la proteswta non sia assimilabile ad uno sciopero vero e proprio. Il giornale di fatto esce. Se laprendono in culo quei collaboratori che vengono pagati un tot. per ogni articolo firmato. Ma che ce frega?

Allora qui c'è un altro problema, ben più grave. Non si tratta solo di discutere il rinnovo del contratto di coloro che, bene o male, già sono dentro la barca. Ma anche di tutelare tutte quelle figure che gravitano attorno al giornale/televisione/radio/portale che ti portanol'articolo sul tombino rovesciato o sulla protesta dei residenti di un quartiere...guarda caso gli articoli che fanno vendere più copie. Quelle stesse figure che vedono sfruttati i loro sogni, la loro voglia di emergere. Quelli che darebbero tutto per la testata presso la quale collaborano, quelli che si sentono in dovere di difendere anche qui dentro gli errori dei loro superiori. Quelli, insomma, che ci mettono la faccia e vanno in mezzo alla gente. Badate che se i collaboratori di una qualsiasi testata locale, un giorno decidessero di non scrivere, quella testata avrebbe grossi problemi per uscire l'indomani.

 

Leggo che gli editori vengono accusati di voler produrre i giornali sfruttando il lavoro di perosnale "precario". Mi domando: nel calderone del personale precario sono inseriti anche i collaboratori? Se così fosse sarebbe una buona cosa. Ma ho i miei dubbi. Credo che con "personale" precario ci si riferisce a chi ha un contratto a tempo determinato, certamente non da 100 euro/mese.

Modificato da Ussaro

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quali sono le rivendicazioni che portate avanti e che gli editori non vogliono esaudire?

 

nello specifico

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Te basta un contratto nazionale scaduto da più di 365 giorni?

 

Oppure un precariato che supera, rispetto i circa 100 dipendenti redattori, il 15%?

 

Oppure che si prospettano tagli anche per i collaboratori?

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Se le cose stanno come dici tu (e non ho alcun motivo di dubitarne) tanto meglio!

 

Ho solo un dubbio: so anni che anche la situazione dei collaboratori viene tirata in ballo. Speriamo che stavolta si riesca ad ottenere qualcosa.

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Un'altra cosa che non capirò mai è che i collaboratori (che come sappiamo fungono quasi da redattori) non vengono tutelati in caso di querela. E' solo a discrezione dell'editore.

In Umbria ci sono stati molti casi per cui i collaboratori si sono dovuti pagare l'avvocato o il risarcimento. In queste condizioni ci sono virtualmente 500 precari circa.

 

Sottopagati, cornuti e mazziati. Più di così...

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In questa situazione assurda che abbiamo descritto finora manca una cosa... Colleghi che fanno i giornalisti da 10 anni e che prendono (dopo sforzi, impegni e concessioni) 300 euro al mese, con i quali devono campare. Ma soprattutto che non hanno nemmeno un contratto di collaborazione decente: in una testata umbra ai collaboratori i soldi ricevuti figurano per la "cessione di diritti d'autore". In modo che uno nemmeno all'Inpgi può essere iscritto.

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