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Gaetano Scirea

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Zoff e vent'anni senza Scirea

"Mi manca il suo silenzio"

Il 3 settembre 1989 un incidente stradale tolse la vita a uno dei più grandi difensori di tutti i tempo. Il ricordo dell'amico e compagno di squadra alla Juve e in nazionale: "Quell'inutile viaggio in Polonia di MAURIZIO CROSETTI

 

TORINO - Zoff, sono già vent'anni."Tornavamo da Verona in pullman, la Juve aveva vinto 4-1, il casellante disse che era successo qualcosa a Scirea, io risposi è impossibile, a quest'ora sarà già a casa che dorme".

 

Invece era morto su una strada polacca.

"Allenavo la Juve, Gaetano era il mio vice. Era andato a vedere i nostri avversari di Coppa, lui non era convinto che fosse necessario, nemmeno io lo ero, ma Boniperti aveva insistito ed era giusto così. Il destino è invisibile".

 

Chi era Gaetano Scirea? Cos'era?

"Un uomo. Era il suo stile. Non la forma, lo stile. Era serenità, chiarezza e pulizia. Era convincente anche quando si arrabbiava così di rado, non perdeva mai il controllo. Una persona sempre misurata e tranquilla. Diceva solo cose autentiche, ponderate".

 

Ricorda quando lo conobbe?

"Arrivava dall'Atalanta, un ragazzone taciturno, buonissimo. All'inizio mi sembrava troppo perfetto per essere vero: a volte i timidi appaiono meglio di quello che sono, vale anche per me. Invece era così sincero e puro, senza sovrastrutture. Aveva il pudore delle parole, così raro sempre e di più adesso, in mezzo a questo boato".

 

In campo, inarrivabile.

"Perché era sempre lui, era la sua continuazione. Dicono che in partita ti trasformi: fesserie, in partita sei tu e basta. E conta l'istinto, lì non esiste il freno dell'intelligenza, viene fuori il profondo. E il profondo di Scirea era Scirea".

 

Mai un'espulsione, eppure giocava in difesa.

"Gli bastavano la classe e la pulizia del gioco. Mai visto uno così elegante, con la testa così alta. E la purezza del tocco era purezza morale. Questi sono uomini importanti, che magari non segnano un'epoca perché non gridano. Ma quanta ricchezza".

 

Eravate sempre insieme: chissà che silenzi.

"Invece parlavamo tanto, anche se per capirci non c'era bisogno di dire cose. Ci assomigliavamo, però lui era incomparabilmente migliore di me: io non sono così buono, né accomodante. Dividevamo la stanza d'albergo nella Juve e in nazionale, leggevamo, giocavamo a carte, robe semplici. Tra noi c'era una goliardia da ragazzini. Gaetano non era un musone, amava gli scherzi, ci stava, anche se era così delicato".

 

Come visse il tumultuoso mundial '82?

"La nostra camera la chiamavano "la Svizzera", era stato Tardelli a inventare il nome perché cercava rifugio da noi nelle sue notti insonni".

 

Gaetano voleva fare l'allenatore: ci sarebbe riuscito?

"Sì, perché era intelligente e convincente. In campo, un leader senza bisogno di urlare e sapeva farsi seguire. Aveva carattere, si era diplomato alle magistrali giocando e studiando anche di notte. Al calcio italiano è molto mancato uno come lui: forse, per carattere non avrebbe avuto troppe prime pagine ma non sarebbe cambiato, non l'avrebbero mai cambiato. Neppure in questo ambiente, dove fa notizia solo il rumore".

 

Cosa accadde, dopo la vittoria di Madrid?

"Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all'ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti".

 

Cosa ricorda della sera in cui morì?

"Rientrando da Verona, eravamo andati a cena dalle parti di Ponte sull'Oglio. I cellulari non esistevano. Arrivati a Torino, il casellante ci disse quella cosa, non volevo crederci. Il pullman raggiunse lo stadio, dove avevamo lasciato le auto. Era pieno di giornalisti. Diedi un calcio fortissimo alla fiancata".

 

Dino Zoff, lei pensa spesso al suo amico?

"Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L'esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio".

 

(1 settembre 2009)

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grande Fogueres, ho letto l'altro giorno questa intervista ma non riuscivo a trovarla per postarla...

 

immenso Gaetano.... :sigh:

Modificato da MDMA

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che eleganza... in campo e fuori... il meno avversario dei  - per me - più odiati di bambino.

1649936[/snapback]

 

perfetto, nient'altro da aggiungere.

un vero campione del mondo :)

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Oggi su Radio 24, Gigi Garanzini ha letto questa...

 

http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/...off-scirea.html

 

a me ha fatto venire i brividi questa parte...

 

Cosa accadde, dopo la vittoria di Madrid?

 

"Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all'ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti".

 

Cosa ricorda della sera in cui morì?

 

"Rientrando da Verona, eravamo andati a cena dalle parti di Ponte sull'Oglio. I cellulari non esistevano. Arrivati a Torino, il casellante ci disse quella cosa, non volevo crederci. Il pullman raggiunse lo stadio, dove avevamo lasciato le auto. Era pieno di giornalisti. Diedi un calcio fortissimo alla fiancata".

 

Dino Zoff, lei pensa spesso al suo amico?

 

"Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L'esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio".

Modificato da otap

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Non ho avuto modo di apprezzare l'uomo, anche se mi ha sempre dato un'impressione di correttezza e signorilità che stona sempre più con questo calcio dove (Mourinho docet) a farla da padrone sono i grandi comunicatori.

 

Tecnicamente posso dire di averlo visto giocare e mi viene da pensare che anche noi abbiamo avuto il nostro Beckenbauer, solo che a differenza dei tedeschi, qui non ne parla nessuno. Forse Scirea era caratterialmente troppo poco "italiano" per essere visto come un nostro simbolo eterno... come credo avrebbe meritato.

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Non ho avuto modo di apprezzare l'uomo, anche se mi ha sempre dato un'impressione di correttezza e signorilità che stona sempre più con questo calcio dove (Mourinho docet) a farla da padrone sono i grandi comunicatori.

 

Tecnicamente posso dire di averlo visto giocare e mi viene da pensare che anche noi abbiamo avuto il nostro Beckenbauer, solo che a differenza dei tedeschi, qui non ne parla nessuno. Forse Scirea era caratterialmente troppo poco "italiano" per essere visto come un nostro simbolo eterno... come credo avrebbe meritato.

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Oggi ho trovato questo bel video su Scirea e volevo condividerlo proprio con i piu giovani ;

 

 

;)

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