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Me pizzica me mozzica

il campionato più falsato del mondo?

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Non si lamentano tutti, si lamentano solo i tifosi più informati o quelli "politicamente" contro il calcio moderno.

Dovete capire che la STRAGRANDISSIMA MAGGIORANZA dei tifosi o di chi ama il calcio con Sky ci si fa le pugnette, è contento e non vede dove sia il problema.

è vero quello che dici te, ma è anche vero quello che ti dico io.

basta osservare il comportamento di alcuni "lamentoni" e vedere poi se hanno mamma sky...sono tantissimi!

come quelli che si lamentano delle partite vendute e dei relativi campionati falsati, ecc., ma poi stanno sempre alla snai o a scommettere col telefonino.

e anche molti giornalisti (giornalai, dico io) ci mettono del loro, alimentando delle contraddizioni che non stridono...de più!

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è vero quello che dici te, ma è anche vero quello che ti dico io.

basta osservare il comportamento di alcuni "lamentoni" e vedere poi se hanno mamma sky...sono tantissimi!

come quelli che si lamentano delle partite vendute e dei relativi campionati falsati, ecc., ma poi stanno sempre alla snai o a scommettere col telefonino.

e anche molti giornalisti (giornalai, dico io) ci mettono del loro, alimentando delle contraddizioni che non stridono...de più!

 

se Sky ha fatto danni , le scommesse hanno fatto peggio

un mondo che , tra l'altro , è di una tristezza umana senza pari

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se Sky ha fatto danni , le scommesse hanno fatto peggio

un mondo che , tra l'altro , è di una tristezza umana senza pari

GIUSTO PER RIPRENDERE QUESTA COSA....LA LETTERA SCRITTA DA JOEY BARTON DOPO 18 MESI DI SQUALIFICA :

 

La FA ha annunciato di volermi squalificare dal calcio per 18 mesi per aver infranto le regole sulle scommesse imposte dalla stessa FA. Sono molto deluso dalla durezza della sanzione. La decisione mi obbliga a lasciare anzitempo il calcio. Per essere chiari fin dall’inizio, questa non è una questione di combine e non deve essere minimamente messa in discussione la mia integrità.

Riconosco di aver violato le regole imposte ai calciatori professionisti, ma sento che la pena è più pesante di quella che sarebbe stata inflitta a giocatori meno controversi. Ho combattuto la dipendenza del gioco d’azzardo e ho fornito alla FA una relazione medica sul mio problema. Sono deluso che non sia stata presa in considerazione. Penso che se la FA volesse affrontare seriamente la cultura del gioco d’azzardo nel calcio, avrebbe dovuto guardare prima alla dipendenza dalle agenzie di scommesse, al loro ruolo nel calcio e nelle trasmissioni sportive piuttosto che incolpare i giocatori che scommettono.

Non sono l’unico nel calcio ad avere un problema con il gioco d’azzardo. Sono cresciuto in un ambiente dove le scommesse erano, e sono ancora, parte della cultura. Da quando ho memoria, la mia famiglia scommetteva e i miei parenti più anziani giocavano su gare come il Grand National. Per questo motivo, sono sempre stato in competizione nel gioco. Che si tratti di una partita di golf con gli amici per pochi pounds o di una partita a freccette in un cafè. Mi piace competere. Amo vincere. Ne sono dipendente. È da considerare anche il fatto che il calcio professionale ha, da quando ci sono dentro, una cultura delle scommesse.

Visti i soldi giocati e l’esplosione del fenomeno delle scommesse nello sport, capisco perché le regole siano state rafforzate e accetto anche il fatto che io venga accusato di averle violate. Accetto che la FA debba essere dura in questi casi. Ma sicuramente deve iniziare ad accettare il fatto che ci sia un grande conflitto tra le regole e la cultura che oggi circonda lo sport, dove chiunque guarda il calcio in tv o allo stadio è bombardato da campagne marketing, pubblicità e sponsor di compagnie di scommesse e la copertura oggi ad esempio, su Sky, è intrecciata con gli interessi delle emittenti televisive.

Tutto questo significa che non viviamo in un ambiente facile. È come chiedere a un alcolista di uscire dalla dipendenza passando il tempo in un pub o in una birreria. Se la FA sta seriamente pensando di affrontare il gioco d’azzardo, la esorto a riconsiderare la propria dipendenza dall’industria del gioco. Ogni volta che vesto la maglia della mia squadra sto pubblicizzando una società di scommesse.

Non dico questo per giustificarmi. Ma voglio spiegare che a volte questi problemi sono più complicati di quello che sembrano.

Quanto all’elenco delle mie scommesse nel calcio, dal 2004, su un conto Betfair registrato a mio nome, al mio indirizzo di casa e verificato con il mio passaporto in totale trasparenza, ho scommesso più di 15.000 volte. Poco più di 1200 sono state quelle sul calcio di cui sono stato accusato. La scommessa media era di poco più di 150 sterline, molte erano solo di pochi pounds.

Per il calciatore moderno i tempi di inattività e di riposo sono importanti e si spende gran parte del tempo davanti a uno schermo televisivo, al canale che trasmette una vasta gamma di sport e ti invita a scommettere sull’esito dei giochi. Mi piace guardare gli sport e prevedere il risultato. Accanto a ciò che abbiamo il privilegio di guadagnare come calciatori, i miei vantaggi sono stati relativamente piccoli. Scommettere, per me, non è una questione di soldi, ma del risultato della gara che sto guardando. Odio perdere più di quello che vinco e questa mentalità mi ha aiutato a non fare grandi scommesse, per non perdere grosse somme.

Mi rifiuto di sentire accuse per scommesse fatte sulla sconfitta della mia squadra tra il 2004 e il 2011. Accetto di essere andato contro le regole, ma non ho mai combinato una partita da me giocata. Tuttavia vorrei contestualizzare tutto questo.

Per prima cosa, in ogni gara che ho giocato ho dato tutto. Sono fiducioso che chiunque mi abbia visto giocare, o abbia giocato contro di me, confermerà quello che ho detto. Sono più consapevole di chiunque altro dei miei problemi con la personalità quando gioco, ma sono un professionista che ha sempre dato tutto in campo.

In secondo luogo, nelle poche occasioni in cui ho scommesso sulla sconfitta della mia squadra, non ero coinvolto in prima persona nella partita. Non ho giocato. Non ero nemmeno in panchina. Non avevo nessuna possibilità di influenzare il risultato. Dovrei aggiungere che in alcune di quelle occasioni, la mia voglia di scommettere sulla sconfitta della mia squadra è stata dettata dalla rabbia e dalla frustrazione per non essere stato convocato. Capisco che la gente penserà che io sia infantile ed egoista, ma non è così.

In terzo luogo, devo sottolineare che l’ultima di queste scommesse contro la mia squadra è stata fatta sei anni fa (e come riserva), quando stavo attraversando un periodo particolarmente inquieto e quando la FA non era così altrettanto dura nel gioco d’azzardo.

Una cosa che posso affermare con assoluta certezza è che non ho mai fatto una scommessa contro la mia squadra quando ero in grado di influenzare il gioco e sono contento che in tutte le udienze della FA non sia mai stata messa in dubbio la mia integrità. Non avrei mai potuto guardarmi allo specchio o affrontare i miei compagni di squadra e i tifosi se avessi perso una partita in questo modo da protagonista.

La Commissione che ha ascoltato la mia causa ha chiarito nelle sue ragioni in varie occasioni che “non c’è stato alcun suggerimento del fatto che fossi coinvolto in una combine” e ho pubblicato un elenco delle mie scommesse perché voglio che i fatti completi del mio caso siano conosciuti.

Una squalifica di 18 mesi è più lunga di quelle che sono state date a giocatori che hanno scommesso su partite in cui avevano puntato sulla sconfitta. Chi non ha giocato nelle partite in cui ha scommesso non è mai stato squalificato per più di 6 mesi. Per questo dico che il provvedimento è eccessivo.

Durante la mia carriera ho commesso tanti errori e ho sempre cercato di impararne la lezione. Ho intenzione di farlo anche in questo caso. Accetto che questo sia un problema dato da un mio comportamento. Questo episodio mi ha fatto prendere coscienza del fatto che, dopo aver dovuto chiedere aiuto per i problemi con alcool e rabbia, è arrivato il momento di affrontare i miei problemi con il gioco d’azzardo.

Voglio ringraziare il management del Burnley FC, i dirigenti, i giocatori e il personale per la loro fede, la loro comprensione e la convinzione che avrei voluto giocare ancora con e per loro. Voglio ringraziare anche i tifosi per il sostegno che mi hanno manifestato. Sono stati fantastici.

Dopo aver consultato i miei amici e avvocati, ho deciso di fare appello contro la durata della squalifica. Spero che mi sia concessa un’audizione. Siamo fiduciosi che la squalifica possa essere ridotta a una pena più equa per i reati commessi.

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è vero quello che dici te, ma è anche vero quello che ti dico io.

basta osservare il comportamento di alcuni "lamentoni" e vedere poi se hanno mamma sky...sono tantissimi!

come quelli che si lamentano delle partite vendute e dei relativi campionati falsati, ecc., ma poi stanno sempre alla snai o a scommettere col telefonino.

e anche molti giornalisti (giornalai, dico io) ci mettono del loro, alimentando delle contraddizioni che non stridono...de più!

 

E' vero, fa parte delle contraddizioni di questa umanità che ci ritroviamo...

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GIUSTO PER RIPRENDERE QUESTA COSA....LA LETTERA SCRITTA DA JOEY BARTON DOPO 18 MESI DI SQUALIFICA :

 

La FA ha annunciato di volermi squalificare dal calcio per 18 mesi per aver infranto le regole sulle scommesse imposte dalla stessa FA. Sono molto deluso dalla durezza della sanzione. La decisione mi obbliga a lasciare anzitempo il calcio. Per essere chiari fin dall’inizio, questa non è una questione di combine e non deve essere minimamente messa in discussione la mia integrità.

Riconosco di aver violato le regole imposte ai calciatori professionisti, ma sento che la pena è più pesante di quella che sarebbe stata inflitta a giocatori meno controversi. Ho combattuto la dipendenza del gioco d’azzardo e ho fornito alla FA una relazione medica sul mio problema. Sono deluso che non sia stata presa in considerazione. Penso che se la FA volesse affrontare seriamente la cultura del gioco d’azzardo nel calcio, avrebbe dovuto guardare prima alla dipendenza dalle agenzie di scommesse, al loro ruolo nel calcio e nelle trasmissioni sportive piuttosto che incolpare i giocatori che scommettono.

Non sono l’unico nel calcio ad avere un problema con il gioco d’azzardo. Sono cresciuto in un ambiente dove le scommesse erano, e sono ancora, parte della cultura. Da quando ho memoria, la mia famiglia scommetteva e i miei parenti più anziani giocavano su gare come il Grand National. Per questo motivo, sono sempre stato in competizione nel gioco. Che si tratti di una partita di golf con gli amici per pochi pounds o di una partita a freccette in un cafè. Mi piace competere. Amo vincere. Ne sono dipendente. È da considerare anche il fatto che il calcio professionale ha, da quando ci sono dentro, una cultura delle scommesse.

Visti i soldi giocati e l’esplosione del fenomeno delle scommesse nello sport, capisco perché le regole siano state rafforzate e accetto anche il fatto che io venga accusato di averle violate. Accetto che la FA debba essere dura in questi casi. Ma sicuramente deve iniziare ad accettare il fatto che ci sia un grande conflitto tra le regole e la cultura che oggi circonda lo sport, dove chiunque guarda il calcio in tv o allo stadio è bombardato da campagne marketing, pubblicità e sponsor di compagnie di scommesse e la copertura oggi ad esempio, su Sky, è intrecciata con gli interessi delle emittenti televisive.

Tutto questo significa che non viviamo in un ambiente facile. È come chiedere a un alcolista di uscire dalla dipendenza passando il tempo in un pub o in una birreria. Se la FA sta seriamente pensando di affrontare il gioco d’azzardo, la esorto a riconsiderare la propria dipendenza dall’industria del gioco. Ogni volta che vesto la maglia della mia squadra sto pubblicizzando una società di scommesse.

Non dico questo per giustificarmi. Ma voglio spiegare che a volte questi problemi sono più complicati di quello che sembrano.

Quanto all’elenco delle mie scommesse nel calcio, dal 2004, su un conto Betfair registrato a mio nome, al mio indirizzo di casa e verificato con il mio passaporto in totale trasparenza, ho scommesso più di 15.000 volte. Poco più di 1200 sono state quelle sul calcio di cui sono stato accusato. La scommessa media era di poco più di 150 sterline, molte erano solo di pochi pounds.

Per il calciatore moderno i tempi di inattività e di riposo sono importanti e si spende gran parte del tempo davanti a uno schermo televisivo, al canale che trasmette una vasta gamma di sport e ti invita a scommettere sull’esito dei giochi. Mi piace guardare gli sport e prevedere il risultato. Accanto a ciò che abbiamo il privilegio di guadagnare come calciatori, i miei vantaggi sono stati relativamente piccoli. Scommettere, per me, non è una questione di soldi, ma del risultato della gara che sto guardando. Odio perdere più di quello che vinco e questa mentalità mi ha aiutato a non fare grandi scommesse, per non perdere grosse somme.

Mi rifiuto di sentire accuse per scommesse fatte sulla sconfitta della mia squadra tra il 2004 e il 2011. Accetto di essere andato contro le regole, ma non ho mai combinato una partita da me giocata. Tuttavia vorrei contestualizzare tutto questo.

Per prima cosa, in ogni gara che ho giocato ho dato tutto. Sono fiducioso che chiunque mi abbia visto giocare, o abbia giocato contro di me, confermerà quello che ho detto. Sono più consapevole di chiunque altro dei miei problemi con la personalità quando gioco, ma sono un professionista che ha sempre dato tutto in campo.

In secondo luogo, nelle poche occasioni in cui ho scommesso sulla sconfitta della mia squadra, non ero coinvolto in prima persona nella partita. Non ho giocato. Non ero nemmeno in panchina. Non avevo nessuna possibilità di influenzare il risultato. Dovrei aggiungere che in alcune di quelle occasioni, la mia voglia di scommettere sulla sconfitta della mia squadra è stata dettata dalla rabbia e dalla frustrazione per non essere stato convocato. Capisco che la gente penserà che io sia infantile ed egoista, ma non è così.

In terzo luogo, devo sottolineare che l’ultima di queste scommesse contro la mia squadra è stata fatta sei anni fa (e come riserva), quando stavo attraversando un periodo particolarmente inquieto e quando la FA non era così altrettanto dura nel gioco d’azzardo.

Una cosa che posso affermare con assoluta certezza è che non ho mai fatto una scommessa contro la mia squadra quando ero in grado di influenzare il gioco e sono contento che in tutte le udienze della FA non sia mai stata messa in dubbio la mia integrità. Non avrei mai potuto guardarmi allo specchio o affrontare i miei compagni di squadra e i tifosi se avessi perso una partita in questo modo da protagonista.

La Commissione che ha ascoltato la mia causa ha chiarito nelle sue ragioni in varie occasioni che “non c’è stato alcun suggerimento del fatto che fossi coinvolto in una combine” e ho pubblicato un elenco delle mie scommesse perché voglio che i fatti completi del mio caso siano conosciuti.

Una squalifica di 18 mesi è più lunga di quelle che sono state date a giocatori che hanno scommesso su partite in cui avevano puntato sulla sconfitta. Chi non ha giocato nelle partite in cui ha scommesso non è mai stato squalificato per più di 6 mesi. Per questo dico che il provvedimento è eccessivo.

Durante la mia carriera ho commesso tanti errori e ho sempre cercato di impararne la lezione. Ho intenzione di farlo anche in questo caso. Accetto che questo sia un problema dato da un mio comportamento. Questo episodio mi ha fatto prendere coscienza del fatto che, dopo aver dovuto chiedere aiuto per i problemi con alcool e rabbia, è arrivato il momento di affrontare i miei problemi con il gioco d’azzardo.

Voglio ringraziare il management del Burnley FC, i dirigenti, i giocatori e il personale per la loro fede, la loro comprensione e la convinzione che avrei voluto giocare ancora con e per loro. Voglio ringraziare anche i tifosi per il sostegno che mi hanno manifestato. Sono stati fantastici.

Dopo aver consultato i miei amici e avvocati, ho deciso di fare appello contro la durata della squalifica. Spero che mi sia concessa un’audizione. Siamo fiduciosi che la squalifica possa essere ridotta a una pena più equa per i reati commessi.

 

 

ecco questo la dice lunga su che merda di mondo è quello delle scommesse

 

per carità ...

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GIUSTO PER RIPRENDERE QUESTA COSA....LA LETTERA SCRITTA DA JOEY BARTON DOPO 18 MESI DI SQUALIFICA :

 

La FA ha annunciato di volermi squalificare dal calcio per 18 mesi per aver infranto le regole sulle scommesse imposte dalla stessa FA. Sono molto deluso dalla durezza della sanzione. La decisione mi obbliga a lasciare anzitempo il calcio. Per essere chiari fin dall’inizio, questa non è una questione di combine e non deve essere minimamente messa in discussione la mia integrità.

Riconosco di aver violato le regole imposte ai calciatori professionisti, ma sento che la pena è più pesante di quella che sarebbe stata inflitta a giocatori meno controversi. Ho combattuto la dipendenza del gioco d’azzardo e ho fornito alla FA una relazione medica sul mio problema. Sono deluso che non sia stata presa in considerazione. Penso che se la FA volesse affrontare seriamente la cultura del gioco d’azzardo nel calcio, avrebbe dovuto guardare prima alla dipendenza dalle agenzie di scommesse, al loro ruolo nel calcio e nelle trasmissioni sportive piuttosto che incolpare i giocatori che scommettono.

Non sono l’unico nel calcio ad avere un problema con il gioco d’azzardo. Sono cresciuto in un ambiente dove le scommesse erano, e sono ancora, parte della cultura. Da quando ho memoria, la mia famiglia scommetteva e i miei parenti più anziani giocavano su gare come il Grand National. Per questo motivo, sono sempre stato in competizione nel gioco. Che si tratti di una partita di golf con gli amici per pochi pounds o di una partita a freccette in un cafè. Mi piace competere. Amo vincere. Ne sono dipendente. È da considerare anche il fatto che il calcio professionale ha, da quando ci sono dentro, una cultura delle scommesse.

Visti i soldi giocati e l’esplosione del fenomeno delle scommesse nello sport, capisco perché le regole siano state rafforzate e accetto anche il fatto che io venga accusato di averle violate. Accetto che la FA debba essere dura in questi casi. Ma sicuramente deve iniziare ad accettare il fatto che ci sia un grande conflitto tra le regole e la cultura che oggi circonda lo sport, dove chiunque guarda il calcio in tv o allo stadio è bombardato da campagne marketing, pubblicità e sponsor di compagnie di scommesse e la copertura oggi ad esempio, su Sky, è intrecciata con gli interessi delle emittenti televisive.

Tutto questo significa che non viviamo in un ambiente facile. È come chiedere a un alcolista di uscire dalla dipendenza passando il tempo in un pub o in una birreria. Se la FA sta seriamente pensando di affrontare il gioco d’azzardo, la esorto a riconsiderare la propria dipendenza dall’industria del gioco. Ogni volta che vesto la maglia della mia squadra sto pubblicizzando una società di scommesse.

Non dico questo per giustificarmi. Ma voglio spiegare che a volte questi problemi sono più complicati di quello che sembrano.

Quanto all’elenco delle mie scommesse nel calcio, dal 2004, su un conto Betfair registrato a mio nome, al mio indirizzo di casa e verificato con il mio passaporto in totale trasparenza, ho scommesso più di 15.000 volte. Poco più di 1200 sono state quelle sul calcio di cui sono stato accusato. La scommessa media era di poco più di 150 sterline, molte erano solo di pochi pounds.

Per il calciatore moderno i tempi di inattività e di riposo sono importanti e si spende gran parte del tempo davanti a uno schermo televisivo, al canale che trasmette una vasta gamma di sport e ti invita a scommettere sull’esito dei giochi. Mi piace guardare gli sport e prevedere il risultato. Accanto a ciò che abbiamo il privilegio di guadagnare come calciatori, i miei vantaggi sono stati relativamente piccoli. Scommettere, per me, non è una questione di soldi, ma del risultato della gara che sto guardando. Odio perdere più di quello che vinco e questa mentalità mi ha aiutato a non fare grandi scommesse, per non perdere grosse somme.

Mi rifiuto di sentire accuse per scommesse fatte sulla sconfitta della mia squadra tra il 2004 e il 2011. Accetto di essere andato contro le regole, ma non ho mai combinato una partita da me giocata. Tuttavia vorrei contestualizzare tutto questo.

Per prima cosa, in ogni gara che ho giocato ho dato tutto. Sono fiducioso che chiunque mi abbia visto giocare, o abbia giocato contro di me, confermerà quello che ho detto. Sono più consapevole di chiunque altro dei miei problemi con la personalità quando gioco, ma sono un professionista che ha sempre dato tutto in campo.

In secondo luogo, nelle poche occasioni in cui ho scommesso sulla sconfitta della mia squadra, non ero coinvolto in prima persona nella partita. Non ho giocato. Non ero nemmeno in panchina. Non avevo nessuna possibilità di influenzare il risultato. Dovrei aggiungere che in alcune di quelle occasioni, la mia voglia di scommettere sulla sconfitta della mia squadra è stata dettata dalla rabbia e dalla frustrazione per non essere stato convocato. Capisco che la gente penserà che io sia infantile ed egoista, ma non è così.

In terzo luogo, devo sottolineare che l’ultima di queste scommesse contro la mia squadra è stata fatta sei anni fa (e come riserva), quando stavo attraversando un periodo particolarmente inquieto e quando la FA non era così altrettanto dura nel gioco d’azzardo.

Una cosa che posso affermare con assoluta certezza è che non ho mai fatto una scommessa contro la mia squadra quando ero in grado di influenzare il gioco e sono contento che in tutte le udienze della FA non sia mai stata messa in dubbio la mia integrità. Non avrei mai potuto guardarmi allo specchio o affrontare i miei compagni di squadra e i tifosi se avessi perso una partita in questo modo da protagonista.

La Commissione che ha ascoltato la mia causa ha chiarito nelle sue ragioni in varie occasioni che “non c’è stato alcun suggerimento del fatto che fossi coinvolto in una combine” e ho pubblicato un elenco delle mie scommesse perché voglio che i fatti completi del mio caso siano conosciuti.

Una squalifica di 18 mesi è più lunga di quelle che sono state date a giocatori che hanno scommesso su partite in cui avevano puntato sulla sconfitta. Chi non ha giocato nelle partite in cui ha scommesso non è mai stato squalificato per più di 6 mesi. Per questo dico che il provvedimento è eccessivo.

Durante la mia carriera ho commesso tanti errori e ho sempre cercato di impararne la lezione. Ho intenzione di farlo anche in questo caso. Accetto che questo sia un problema dato da un mio comportamento. Questo episodio mi ha fatto prendere coscienza del fatto che, dopo aver dovuto chiedere aiuto per i problemi con alcool e rabbia, è arrivato il momento di affrontare i miei problemi con il gioco d’azzardo.

Voglio ringraziare il management del Burnley FC, i dirigenti, i giocatori e il personale per la loro fede, la loro comprensione e la convinzione che avrei voluto giocare ancora con e per loro. Voglio ringraziare anche i tifosi per il sostegno che mi hanno manifestato. Sono stati fantastici.

Dopo aver consultato i miei amici e avvocati, ho deciso di fare appello contro la durata della squalifica. Spero che mi sia concessa un’audizione. Siamo fiduciosi che la squalifica possa essere ridotta a una pena più equa per i reati commessi.

quello ritratto da questo calciatore è il mitico modello inglese...tanto sbandierato anche da moltissimi giornalai al soldo di tv e giornali.

piccoli stadi di proprietà, in tanti davanti alla tv, scommesse, prezzi dei biglietti esorbitanti, chi va allo stadio (e può permetterselo) deve stare seduto, buono e bravo a comprare cibo, bevande e magliette.

il tifo spontaneo e caloroso, la socializzazione, il folklore, i gruppetti più o meno organizzati non sono graditi.

prima o poi ci arriveremo anche in italia...e ci stiamo avvicinando ad ampie falcate.

per questo la lotta deve essere fatta contro le pay tv, che sono il deus ex machina di tutto questo sistema.

ma serve molta coerenza.

...ma perché siamo finiti a parlare di pay tv, scommesse e pseudo-modello inglese?!?!?!? :lol:

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quello ritratto da questo calciatore è il mitico modello inglese...tanto sbandierato anche da moltissimi giornalai al soldo di tv e giornali.

piccoli stadi di proprietà, in tanti davanti alla tv, scommesse, prezzi dei biglietti esorbitanti, chi va allo stadio (e può permetterselo) deve stare seduto, buono e bravo a comprare cibo, bevande e magliette.

il tifo spontaneo e caloroso, la socializzazione, il folklore, i gruppetti più o meno organizzati non sono graditi.

prima o poi ci arriveremo anche in italia...e ci stiamo avvicinando ad ampie falcate.

per questo la lotta deve essere fatta contro le pay tv, che sono il deus ex machina di tutto questo sistema.

ma serve molta coerenza.

...ma perché siamo finiti a parlare di pay tv, scommesse e pseudo-modello inglese?!?!?!? :lol:

Perché con il loro potere influenzano i campionati a mio modo di vedere negativamente. Sono dell'idea che le partite vanno giocate tutte, salvo rare eccezioni, alla stessa ora nello stesso giorno. E non sono assolutamente d'accordo quando si dice che agli appassionati piace questa sovraesposizione calcistica nei palinsesti. Anch'io sono appassionato e rimpiango i tempi quando c'era solo novantesimo minuto e la domenica sportiva. Per me il calcio e' romanticismo, sogno, passione e tutto questo si tramuta in delusione e amarezza quando percepisco che troppi interessi assoggettano questo sport che dovrebbe essere quanto di piu' democratico popolare e spontaneo ci possa essere. Spero sempre in un rinascimento delle coscienze per evitare questo ulteriore scempio. E chissenefrega se qualcuno non e' d'accordo. Modificato da LU TERNOMETRO
  • Voto Positivo 1

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