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Addio ad Azeglio Vicini, ct azzurro delle Notti Magiche

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Aveva 85 anni. È stato lallenatore della Nazionale ai Mondiali 90

 

 

 

È morto a Brescia lex commissario tecnico della Nazionale Azeglio Vicini. Avrebbe compiuto 85 anni a marzo. È stato il tecnico degli azzurri ai Mondiali di Italia 90 ed è rimasto ct fino al 1991 prima di lasciare la Nazionale ad Arrigo Sacchi. Aveva tre figli: Ofelia, Manlio e Gianluca.

 

Nel Mondiale del 1990 portò lItalia al terzo posto, vincendo 2-1 (gol di Roberto Baggio e Schillaci) la finale di consolazione contro lInghilterra. Quel campionato del mondo fu macchiato dalla beffa in semifinale contro lArgentina di Maradona, che ci battè ai calci di rigore.

 

Da calciatore Azeglio Vicini vestì tre sole maglie: Vicenza, che porta alla promozione in serie A, Sampdoria (con cui disputa 7 campionati) e Brescia, dove nel 1966 chiude la carriera a 33 anni. Lanno successivo iniziò la sua carriera da allenatore proprio sulla panchina delle Rondinelle, esperienza conclusa con la retrocessione in serie B. Poi entra nel settore tecnico della Nazionale e dopo dieci anni tra Under 23 e Under 21 approda nel 1986 alla Nazionale maggiore, prendendo il posto di Enzo Bearzot.

 

Da commissario tecnico lanciò molti calciatori, come Walter Zenga e Roberto Donadoni. Questa la spedizione completa degli azzurri convocati per il Mondiale di Italia 90: Walter Zenga, Franco Baresi, Giuseppe Bergomi, Luigi De Agostini, Ciro Ferrara, Paolo Maldini, Pietro Vierchowood, Carlo Ancelotti, Giuseppe Giannini, Roberto Baggio, Salvatore Schillaci, Riccardo Ferri, Nicola Berti, Fernando De Napoli, Stefano Tacconi, Giancarlo Marocchi, Andrea Carnevale, Roberto Donadoni, Roberto Mancini, Alberto Serena, Gianluca Vialli, Gianluca Pagliuca.

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

 

M'hai fatto veni' la pelle d'oca. Anche io come te 40 enne ho vissuto quell'estate tra casa e Senigallia in un vortice di emozioni e sensazioni che forse solo dopo la finale del 2006 ho ritrovato. Secondo me e' stato il mondiale con piu' qualita' e fuoriclasse in assoluto. Mio padre mi porto' a vedere Argentina Jugoslavia a Firenze dove vinse Maradona nonostante sbaglio' un calcio di rigore. Ciao Azeglio grazie!

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M'hai fatto veni' la pelle d'oca. Anche io come te 40 enne ho vissuto quell'estate tra casa e Senigallia in un vortice di emozioni e sensazioni che forse solo dopo la finale del 2006 ho ritrovato. Secondo me e' stato il mondiale con piu' qualita' e fuoriclasse in assoluto. Mio padre mi porto' a vedere Argentina Jugoslavia a Firenze dove vinse Maradona nonostante sbaglio' un calcio di rigore. Ciao Azeglio grazie!

 

Mattè però non siamo vecchi...siamo sullo scoccodè, cioè all'altezza giusta per vedere con discreta obiettività quello che c'è e quello che c'è stato..

Quell'Italia come paese, come Nazionale e come campionato non c'è stata più e devo dire di essere stato fortunato a viverla a 360°..

MI hai fatto ripensà che prima del mondiale andai al Liberati a vedere il Brasile (in ritiro a Gubbio diolupone ce dico e quando ce ricapita...) che giocava contro la squadra Top Umbria (formata da Ternana e perugia) . Vincemmo 1-0 con gol su punizione di Artistico ... Careca non scagliò boccia e solcò il terreno del Libero Liberati anche un certo Romario.. MI ricordo che l'unico giocatore perugino che la curva non fischiò ma applaudì era il portiere Vinti ma non mi ricordo perchè..

Poi se mi parli di Jugoslavia me metto a piagne.. :(

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Mattè però non siamo vecchi...siamo sullo scoccodè, cioè all'altezza giusta per vedere con discreta obiettività quello che c'è e quello che c'è stato..

Quell'Italia come paese, come Nazionale e come campionato non c'è stata più e devo dire di essere stato fortunato a viverla a 360°..

MI hai fatto ripensà che prima del mondiale andai al Liberati a vedere il Brasile (in ritiro a Gubbio diolupone ce dico e quando ce ricapita...) che giocava contro la squadra Top Umbria (formata da Ternana e perugia) . Vincemmo 1-0 con gol su punizione di Artistico ... Careca non scagliò boccia e solcò il terreno del Libero Liberati anche un certo Romario.. MI ricordo che l'unico giocatore perugino che la curva non fischiò ma applaudì era il portiere Vinti ma non mi ricordo perchè..

Poi se mi parli di Jugoslavia me metto a piagne.. :(

 

Pensa quel periodo mio padre allenava il valfabbrica e uno del paese che parlava portoghese e faceva da interprete lo porto' al ritiro del Brasile a Gubbio....Mi riporto' la maglia originale della Selecao della Topper che ancora aveva le tre stelle....... da brivido. Per quanto riguarda la Jugoslavia beh che partita che fecero, forse una delle poche partite dove l'argentina fatico' molto ma molto....

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C'è un giorno in cui Firenze si è ritrovata al centro della Storia. Ma non se n’è accorta. Come avrebbe potuto. Allora non se ne sono resi conto i protagonisti, figuriamoci lo scenario. Firenze, appunto. Per la precisione il suo stadio. Il 30 giugno 1990, quarti di finale dei mondiali, l’Argentina contro la Jugoslavia. Dopo 120 minuti di calcio inquieto a decidere sarà un rigore di Faruk Hadžibegic. Quel rigore fallito eliminò la Jugoslavia e, in un certo senso, divenne il simbolo del destino di un Paese condannato a sgretolarsi in una guerra feroce come solo le guerre tra fratelli sanno essere.

Se collegare
i due episodi appare esagerato, basta chiedere a lui, Faruk Hadžibegic, che ancora oggi, tutto le volte che torna in Bosnia – da molti anni vive a Parigi – si sente ripetere la stessa frase da chi lo riconosce: «Chissà se lei avesse segnato quel rigore…». Un peso enorme, niente da dire. Un fardello dentro il quale indaga il libro (“ L’ultimo rigore di Faruk”, Sellerio) di Gigi Riva, caporedattore centrale de “L’Espresso” che le guerre balcaniche degli anni ’90 le ha viste da vicino come inviato de “Il Giorno”.

E il cuore del libro, come della storia di Faruk, resta il 30 giugno 1990. Le cinque di un pomeriggio caldissimo. Allo stadio quarantamila spettatori, compresi Henry Kissinger e Arrigo Sacchi in una tribuna stracolma e stremata dall’afa. In campo l’Argentina di Maradona e la Jugoslavia di una generazione di talenti irripetibili. «Se voi avete Baggio, noi di Baggio ne abbiamo sei», provoca Ivica Osim, il selezionatore di una nazionale soprannominata il Brasile d’Europa per come sa vincere e incantare anche solo con una finta. Ha tutto la squadra per conquistare la coppa del mondo.

Ci credono i giocatori e ci credono i tifosi. Ma per la Jugoslavia non sono giorni qualsiasi. Nella terra dei sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e
un solo Tito, Tito non c’è più e tutto il resto rischia di crollare rovinosamente su se stesso. La crisi economica non aiuta, in Slovenia e Croazia la smania di indipendenza monta e Belgrado ormai è il simbolo di un legame divenuto catena. Violenza e propaganda s’allargano ovunque. Ci sono scontri negli stadi che preannunciano quello che succederà, di lì a poco, nei boschi e nelle città e in questo clima arroventato i brasiliani d’Europa si ritrovano a giocarsi un mondiale. Il sogno della vita di ogni calciatore. Bosniaci e montenegrini, croati e serbi tutti a lottare insieme sotto gli occhi di un Paese che ha imboccato una strada pericolosa lastricata di rancori, rappresaglie. Niente è facile e indolore, perché il nazionalismo sfrenato rende politicamente complicato persino scegliere un centravanti invece di un altro. Però la squadra vola di partita in partita e agli ottavi elimina la Spagna con due gol di Stojkovic, la stelle delle stelle, genio, sfrontatezza e l’indolenza di chi con un dribbling può cambiare direzione al destino ma non ha sempre voglia di farlo: in pratica, la quintessenza del talento balcanico.
A fine partita, Stojkovic si fa il segno della croce ortodosso e, in quello stesso istante, in Jugoslavia si scatena la festa. Il popolo si ritrova in strada sotto la stessa bandiera e, per una notte, il nazionalismo può essere dimenticato. Miracoli del pallone.
Ecco. Da Firenze la Jugoslavia aspetta un altro miracolo per correre verso la finale e narcotizzare le tensioni etniche. C’è da superare l’Argentina. Maradona è sempre il capitano ma non è più la squadra che quattro anni prima ha vinto i mondiali in Messico. Insomma, la Jugoslavia ce la può fare. E così sembra. La partita resta in bilico fino alla fine e servono i rigori per il verdetto. I calciatori bevono acqua stremati in mezzo al campo. La gente trattiene il fiato e il tecnico Osim abbraccia i suoi ragazzi uno per uno prima di andarsene negli spogliatoi: «Io ho finito, ora tocca a voi. Buona fortuna».

Ce ne vuole di fortuna, nei calci di rigori. A questo pensa chi guarda la partita con la stessa emozione nelle case e nei bar di Belgrado, Zagabria, Sarajevo. È come se il miracoloso collante di Tito fosse ricomparso in un piccolo pallone da calciare dentro una porta larghissima, più di sette metri. Uno scherzo, in teoria. Ma al calcio
piace essere imprevedibile. Segnano terzini e ruvidi mediani, sbagliano i migliori: Maradona da una parte e Stojkovic dall’altra. Poi arriva il momento decisivo e tocca a Faruk Hadžibegic. Un difensore, maglia numero 5, uno così attaccato alla sua Bosnia che quando andrà a giocare in Francia, nell’intervallo tra un tempo e l’altro, ogni domenica chiamerà il padre a casa da un telefono a gettoni per chiedere il risultato del Sarajevo.
Faruk tira all’angolo ma sbaglia. La Jugoslavia è eliminata. L’illusione è finita, la tempesta può scatenarsi. Due anni dopo, la Nazionale sarà cancellata con un fax arrivato mentre la squadra è in ritiro per un’amichevole (guarda caso a Firenze,
ancora la stessa città nel destino). Non può esserci più spazio per il pallone. Stragi, bombardamenti, fosse comuni, cecchini che sparano dai tetti degli hotel, vendette, duecentomila morti. Per i libri di storia, tutto questo sarebbe accaduto comunque: come può un rigore cambiare il destino di un popolo? Ma per Faruk è diverso. «Chissà se lei avesse segnato quel rigore...». E Faruk non sa mai cosa rispondere.

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

 

 

C'è un giorno in cui Firenze si è ritrovata al centro della Storia. Ma non se n’è accorta. Come avrebbe potuto. Allora non se ne sono resi conto i protagonisti, figuriamoci lo scenario. Firenze, appunto. Per la precisione il suo stadio. Il 30 giugno 1990, quarti di finale dei mondiali, l’Argentina contro la Jugoslavia. Dopo 120 minuti di calcio inquieto a decidere sarà un rigore di Faruk Hadžibegic. Quel rigore fallito eliminò la Jugoslavia e, in un certo senso, divenne il simbolo del destino di un Paese condannato a sgretolarsi in una guerra feroce come solo le guerre tra fratelli sanno essere.

 

Se collegare i due episodi appare esagerato, basta chiedere a lui, Faruk Hadžibegic, che ancora oggi, tutto le volte che torna in Bosnia – da molti anni vive a Parigi – si sente ripetere la stessa frase da chi lo riconosce: «Chissà se lei avesse segnato quel rigore…». Un peso enorme, niente da dire. Un fardello dentro il quale indaga il libro (“ L’ultimo rigore di Faruk”, Sellerio) di Gigi Riva, caporedattore centrale de “L’Espresso” che le guerre balcaniche degli anni ’90 le ha viste da vicino come inviato de “Il Giorno”.

E il cuore del libro, come della storia di Faruk, resta il 30 giugno 1990. Le cinque di un pomeriggio caldissimo. Allo stadio quarantamila spettatori, compresi Henry Kissinger e Arrigo Sacchi in una tribuna stracolma e stremata dall’afa. In campo l’Argentina di Maradona e la Jugoslavia di una generazione di talenti irripetibili. «Se voi avete Baggio, noi di Baggio ne abbiamo sei», provoca Ivica Osim, il selezionatore di una nazionale soprannominata il Brasile d’Europa per come sa vincere e incantare anche solo con una finta. Ha tutto la squadra per conquistare la coppa del mondo.

 

Ci credono i giocatori e ci credono i tifosi. Ma per la Jugoslavia non sono giorni qualsiasi. Nella terra dei sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e

un solo Tito, Tito non c’è più e tutto il resto rischia di crollare rovinosamente su se stesso. La crisi economica non aiuta, in Slovenia e Croazia la smania di indipendenza monta e Belgrado ormai è il simbolo di un legame divenuto catena. Violenza e propaganda s’allargano ovunque. Ci sono scontri negli stadi che preannunciano quello che succederà, di lì a poco, nei boschi e nelle città e in questo clima arroventato i brasiliani d’Europa si ritrovano a giocarsi un mondiale. Il sogno della vita di ogni calciatore. Bosniaci e montenegrini, croati e serbi tutti a lottare insieme sotto gli occhi di un Paese che ha imboccato una strada pericolosa lastricata di rancori, rappresaglie. Niente è facile e indolore, perché il nazionalismo sfrenato rende politicamente complicato persino scegliere un centravanti invece di un altro. Però la squadra vola di partita in partita e agli ottavi elimina la Spagna con due gol di Stojkovic, la stelle delle stelle, genio, sfrontatezza e l’indolenza di chi con un dribbling può cambiare direzione al destino ma non ha sempre voglia di farlo: in pratica, la quintessenza del talento balcanico.

A fine partita, Stojkovic si fa il segno della croce ortodosso e, in quello stesso istante, in Jugoslavia si scatena la festa. Il popolo si ritrova in strada sotto la stessa bandiera e, per una notte, il nazionalismo può essere dimenticato. Miracoli del pallone.
Ecco. Da Firenze la Jugoslavia aspetta un altro miracolo per correre verso la finale e narcotizzare le tensioni etniche. C’è da superare l’Argentina. Maradona è sempre il capitano ma non è più la squadra che quattro anni prima ha vinto i mondiali in Messico. Insomma, la Jugoslavia ce la può fare. E così sembra. La partita resta in bilico fino alla fine e servono i rigori per il verdetto. I calciatori bevono acqua stremati in mezzo al campo. La gente trattiene il fiato e il tecnico Osim abbraccia i suoi ragazzi uno per uno prima di andarsene negli spogliatoi: «Io ho finito, ora tocca a voi. Buona fortuna».

 

Ce ne vuole di fortuna, nei calci di rigori. A questo pensa chi guarda la partita con la stessa emozione nelle case e nei bar di Belgrado, Zagabria, Sarajevo. È come se il miracoloso collante di Tito fosse ricomparso in un piccolo pallone da calciare dentro una porta larghissima, più di sette metri. Uno scherzo, in teoria. Ma al calcio

piace essere imprevedibile. Segnano terzini e ruvidi mediani, sbagliano i migliori: Maradona da una parte e Stojkovic dall’altra. Poi arriva il momento decisivo e tocca a Faruk Hadžibegic. Un difensore, maglia numero 5, uno così attaccato alla sua Bosnia che quando andrà a giocare in Francia, nell’intervallo tra un tempo e l’altro, ogni domenica chiamerà il padre a casa da un telefono a gettoni per chiedere il risultato del Sarajevo.
Faruk tira all’angolo ma sbaglia. La Jugoslavia è eliminata. L’illusione è finita, la tempesta può scatenarsi. Due anni dopo, la Nazionale sarà cancellata con un fax arrivato mentre la squadra è in ritiro per un’amichevole (guarda caso a Firenze,
ancora la stessa città nel destino). Non può esserci più spazio per il pallone. Stragi, bombardamenti, fosse comuni, cecchini che sparano dai tetti degli hotel, vendette, duecentomila morti. Per i libri di storia, tutto questo sarebbe accaduto comunque: come può un rigore cambiare il destino di un popolo? Ma per Faruk è diverso. «Chissà se lei avesse segnato quel rigore...». E Faruk non sa mai cosa rispondere.

 

 

Eccezionali Spada e Matteo. ;)

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Mattè..

Savicevic...

Prosinecky..

Stojkovic ..

Boksic....

Suker...

 

i paragoni mi dici che con il passato non è giusto farli.. ma perdio..

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Mattè..

Savicevic...

Prosinecky..

Stojkovic ..

Boksic....

Suker...

 

i paragoni mi dici che con il passato non è giusto farli.. ma perdio..

 

Grazie per avermi messo per primo!!!! :D

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

:(

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

Aveva lo sguardo da persona per bene, un signore d’altri tempi.

E poi noi quarantenni di oggi inebriati dalle Notti Magiche quando Baggio fece un dribbling alla Alberto Tomba contro la Cecoslovacchia ( con Pizzul che ripete Baggio/Baggio ecc), Schillaci con gli occhi spiritati che segna sempre, la Nannini e Bennato che cantano.Poi arrivò l’Argentina a fermare una cavalcata che sembrava scontata con il San Paolo che tifa Maradona ( si potrebbe scrivere un libro di sociologia su quella serata).

Il 3\4 posto a quel punto divenne meno importante di un torneo a Cardeto...

 

 

La Jugoslavia che storia.

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Mattè però non siamo vecchi...siamo sullo scoccodè, cioè all'altezza giusta per vedere con discreta obiettività quello che c'è e quello che c'è stato..

Quell'Italia come paese, come Nazionale e come campionato non c'è stata più e devo dire di essere stato fortunato a viverla a 360°..

MI hai fatto ripensà che prima del mondiale andai al Liberati a vedere il Brasile (in ritiro a Gubbio diolupone ce dico e quando ce ricapita...) che giocava contro la squadra Top Umbria (formata da Ternana e perugia) . Vincemmo 1-0 con gol su punizione di Artistico ... Careca non scagliò boccia e solcò il terreno del Libero Liberati anche un certo Romario.. MI ricordo che l'unico giocatore perugino che la curva non fischiò ma applaudì era il portiere Vinti ma non mi ricordo perchè..

Poi se mi parli di Jugoslavia me metto a piagne.. :(

mi pare che Vinti all'ingresso si avvicinò ad un ragazzo disabile a bordo campo regalandogli qualcosa..la Est se ne accorse e apprezzo il gesto.

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Aveva 85 anni. È stato lallenatore della Nazionale ai Mondiali 90

 

 

 

È morto a Brescia lex commissario tecnico della Nazionale Azeglio Vicini. Avrebbe compiuto 85 anni a marzo. È stato il tecnico degli azzurri ai Mondiali di Italia 90 ed è rimasto ct fino al 1991 prima di lasciare la Nazionale ad Arrigo Sacchi. Aveva tre figli: Ofelia, Manlio e Gianluca.

 

Nel Mondiale del 1990 portò lItalia al terzo posto, vincendo 2-1 (gol di Roberto Baggio e Schillaci) la finale di consolazione contro lInghilterra. Quel campionato del mondo fu macchiato dalla beffa in semifinale contro lArgentina di Maradona, che ci battè ai calci di rigore.

 

Da calciatore Azeglio Vicini vestì tre sole maglie: Vicenza, che porta alla promozione in serie A, Sampdoria (con cui disputa 7 campionati) e Brescia, dove nel 1966 chiude la carriera a 33 anni. Lanno successivo iniziò la sua carriera da allenatore proprio sulla panchina delle Rondinelle, esperienza conclusa con la retrocessione in serie B. Poi entra nel settore tecnico della Nazionale e dopo dieci anni tra Under 23 e Under 21 approda nel 1986 alla Nazionale maggiore, prendendo il posto di Enzo Bearzot.

 

Da commissario tecnico lanciò molti calciatori, come Walter Zenga e Roberto Donadoni. Questa la spedizione completa degli azzurri convocati per il Mondiale di Italia 90: Walter Zenga, Franco Baresi, Giuseppe Bergomi, Luigi De Agostini, Ciro Ferrara, Paolo Maldini, Pietro Vierchowood, Carlo Ancelotti, Giuseppe Giannini, Roberto Baggio, Salvatore Schillaci, Riccardo Ferri, Nicola Berti, Fernando De Napoli, Stefano Tacconi, Giancarlo Marocchi, Andrea Carnevale, Roberto Donadoni, Roberto Mancini, Alberto Serena, Gianluca Vialli, Gianluca Pagliuca.

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RIP

 

Nei mondiali del 90 meritava di più di un misero terzo posto. Se non era per quella rete di Caniggia di testa per una uscita scellerata di Zenga eravamo in finalee poi con la Germania era da giocarsela.

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Il 3\4 posto a quel punto divenne meno importante di un torneo a Cardeto...

 

 

 

 

Beh... non direi. I baresi (nel senso quelli di Bari :lol: ) fecero di tutto per acchittare il San Nicola; Italia-Inghilterra fu una bella partita e una gran festa in un sabato sera condito dalla stratosferico concerto dei tre tenori a Caracalla. Certo il giorno dopo lo ricordo più per la finale di Wimbledon tra Edberg e Becker, però non sminuiamo così tanto quella partita. ;)

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Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

avevo 12 anni in quel lontano 1990,mi ricordo tutto per filo e per segno!!

oltre a Roberto Baggio hai dimenticato di citare il grande Franco Baresi e un giovanissimo Paolo Maldini..

 

non sono Milanista per niente!! :D

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Mi dispiace tantissimo..

Una persona per bene, di quelle che non ci sono più.. Come tutti i miei pari età (i 40enni insomma) è uno dei simboli del nostro mondiale, quel mondiale lo abbiamo vissuto veramente sulla nostra pelle...

il Mondiale a casa nostra.. quando il nostro campionato era il più forte del mondo, dove ci giocavano i giocatori più forti del mondo (Gullit, Van Basten e Rjikaard, Maradona, Matthaeus, Careca, Cerezo, Bremhe, Klinsmann, Voller, Berthold, Zavarov, Alemao, Aguilera, Dunga ecc....) dove in ogni casa si innalzava una bandiera tricolore, dove tutti conoscevano a memoria la formazione di quell'Italia lì e delle nostre avversarie..

Che peccato non aver vinto quel mondiale che forse avremmo meritato di vincere più di tutti, ma il calcio è così.. Quella semifinale a Napoli ci costò cara, l'atmosfera che si respirava all'Olimpico era tutt'altra cosa..

La paura fa 90.. la cappella di Zenga (il primo gol incassato al mandiale in semifinale), le gambe molli, il tradimento (in fatto di prestazioni si intende) di Vialli e Carnevale...gli occhi spiritati di Maradona e di Goycochea.. La finale del 3/4 posto contro un'Inghilterra bellissima (prima confinata in Sardegna per la paura degli hooligans) dove esplosero i Gascoigne, i Platt e le bellezze di Waddle e Lineker con a porta il grande Shelton e a terzino Pearce.. Schillaci...

Ma sopratutto fu il mondiale che mise in mostra l'ultimo vero pallone d'oro italiano: Roberto Baggio e l'ultima Italia che forse non vivremo più..

Ai più giovani posso tranquillamente dire senza fare il vecchio della situazione....CHE VI SIETE PERSI..

Riposa in Pace Azeglio.

Grosso post bravo

Quoto...ahimè anche io da 40enne (anche se il mondiale a cui sono più legato è México86)

 

E peraltro secondo me hai pienamente ragione sull'Italia come paese...fu il nostro periodo più alto

Modificato da Razzotico

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