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Tomas Milian

LATINA SI PREPARA AD ACCOGLIERCI

Messaggi raccomandati

Sul forum della "Brigata Littoria" (chissà di che orientamento politico saranno questi??) sono comparsi un paio di messaggi che citano i topic da noi aperti sulla questione stadio di latina

 

tra cui:

 

=====

P.S. COSì X FARVI AUMENTARE L'INCAZZATURA MATTUDINA, LEGGETE STI ZINGARI TERNANI CHE DICONO SU LATINA E SUI LATINENSI:

 

PRIMO (link a topic su rossovedi)

 

SECONDO (link a topic su rossovedi)

 

=====

 

Postato da podestà martedì 19 settembre 2006 alle 10.25

Città: littoria

 

Comunque i ternani hanno le donne più zoccole del centro ITALIA,

 

===

 

Che dite, visto che lu latina è bello che schioppato e gli ultras so disoccupati, Domenica ne vedremo delle belle?!? :D

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Sul forum della "Brigata Littoria" (chissà di che orientamento politico saranno questi??) sono comparsi un paio di messaggi che citano i topic da noi aperti sulla questione stadio di latina

 

tra cui:

 

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P.S. COSì X FARVI AUMENTARE L'INCAZZATURA MATTUDINA, LEGGETE STI ZINGARI TERNANI CHE DICONO SU LATINA E SUI LATINENSI:

 

PRIMO (link a topic su rossovedi)

 

SECONDO (link a topic su rossovedi)

 

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Postato da podestà  martedì 19 settembre 2006 alle 10.25

Città: littoria

 

Comunque i ternani hanno le donne più zoccole del centro ITALIA,

 

===

 

Che dite, visto che lu latina è bello che schioppato e gli ultras so disoccupati, Domenica ne vedremo delle belle?!? :D

921749[/snapback]

 

ahahahaha

:lol::lol::lol:

gli articoli di Ternana news creano sempre polemiche :lol:

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A PERCHE' MO' PURE LATINA C'HA L' ULTRAS ?' PENSAVANO CHE LA DOMENICA MATTINA SE FACEVANO LA LEGACCIOLA CO PANE E CACIOTTA E COL METROPOLITANO ANNAVANO A VEDE' LA "LAZZIE" .....

 

 

QUASI QUASI DA ANNACCE, SAREBBE...

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SE GIOCAMO A LATINA JE FAMO UNA BELLA VISITA A STI 4 FASCISTELLI DEL CAZZO...

 

 

LATINA MERDA!

Modificato da Timmy

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A PERCHE' MO' PURE LATINA C'HA L' ULTRAS ?' PENSAVANO CHE LA DOMENICA MATTINA SE FACEVANO LA LEGACCIOLA CO PANE E CACIOTTA  E COL METROPOLITANO ANNAVANO A VEDE' LA "LAZZIE" .....

 

 

QUASI QUASI DA ANNACCE, SAREBBE...

921763[/snapback]

Quando la squadra andava bene erano pure tantini e sfottevano gli altri, l' altr' anno ho visto sul tg3 regionale le immagini del loro stadio ed erano rimasti in 4 gatti...

Comunque so arroganti e pure prepotenti, io non li sopporto, se si gioca a Latina c' avrei quasi quasi la tentazione di andarli a insultare di nuovo, ma Domenica c' ho altro da fa....

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A PERCHE' MO' PURE LATINA C'HA L' ULTRAS ?' PENSAVANO CHE LA DOMENICA MATTINA SE FACEVANO LA LEGACCIOLA CO PANE E CACIOTTA  E COL METROPOLITANO ANNAVANO A VEDE' LA "LAZZIE" .....

 

 

QUASI QUASI DA ANNACCE, SAREBBE...

921763[/snapback]

Quando la squadra andava bene erano pure tantini e sfottevano gli altri, l' altr' anno ho visto sul tg3 regionale le immagini del loro stadio ed erano rimasti in 4 gatti...

Comunque so arroganti e pure prepotenti, io non li sopporto, se si gioca a Latina c' avrei quasi quasi la tentazione di andarli a insultare di nuovo, ma Domenica c' ho altro da fa....

921768[/snapback]

 

 

 

MA DAVVERO IO TE GIURO CHE L' HO SAPUTO MO' CHE C'ERANO L' ULTRAS LI'...

PENSAVO CHE GIOCAVANO TUTTI A FA' I CATTIVONI CO FORZA NOVA...CHE DA QUELLE PARTI FA' TANTO "FASHION"....

 

ME SA PROPRIO CHE SO' QUATTRO PORETTACCI PALESTRATI E IMPOTENTI, INFATTI...

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Postato da ternani raus lunedì 18 settembre 2006 alle 22.54

 

non s'avvicinassero a latina quelle merde!

Zaccheo e il fido Di Giorgi stanno x farci l'ennesimo regalo.. avvisiamoli mercoledì al palazzetto..

 

====

 

Postato da OLIM PALUS lunedì 18 settembre 2006 alle 23.05

 

 

SI CE MANCANO PURE LE ZECCHE TERNANE, QUANDO FINIRA' ST'INCUBO???

TORNEREMO MOLTO PRIMA DI QUELLO CHE SI PUO' PENSARE, AVANTI LATINA

 

 

===

 

Postato da Curva Nord martedì 19 settembre 2006 alle 09.23

Città: Latina

 

 

 

Ragazzi quì non si finisce mai di stupire, anke da morti ci continuano a rompere le palle!La proposta della Ternana va scartata a priori...ma ke significato ha???

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e come prevedibile...

 

 

Postato da martedì 19 settembre 2006 alle 10.36

 

 

INFO:

1 - MERCOLEDI ORE 20:00 DAVANTI AL CANCELLO DELLA NORD.

2 - DOMENICA (FORSE), DALLE 12:00 PRESIDIO DAVANTI AL CANCELLO DELLA NORD.

SALUTI

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Postato da Latina&basta lunedì 18 settembre 2006 alle 23.30

Città: x sempre Latina

 

 

 

Se zaccheo e la sua banda ci rifilano delle zecche dentro il Francioni altro che bordate di vaffa...al palazzetto....

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Non è che s' incazzano del fatto che un' altra tifoseria possa entrare nella loro curva, si incazzano del fatto che ci possa entrare gente che la pensa diversamente da loro in politica...

Se non sei di destra a Latina non ci puoi andare, bell' ambientino....

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si si...proprio un bell'ambientino si stà a preparà..

ma d'altra parte quei quattro burini non se meritano niente..

SARANNO CAZZI LORO.... :ph34r::ph34r:

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Postato da podestà  martedì 19 settembre 2006 alle 10.25

Città: littoria

 

Comunque i ternani hanno le donne più zoccole del centro ITALIA,

921749[/snapback]

x Barto, ecco se so' fatte riconosce pure llì :rotfl:

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Manca il consenso del Prefetto: credo potrebbe tener conto di questi "problemi" di ordine pubblico.

 

Riguardo alle zoccole, diciamo che è na bella lotta:

 

Manuela Arcuri

Ilaria Spada

Elena Santarelli

l'ultima "assistente" de Biscardi

altre che al momento mi sfuggono

 

certo, tocca dì che le loro almeno se fanno pagà... :lol::lol:

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ma mica sò matti che je danno lu stadio..

finchè scherzamo, scherzamo pure...

 

ma dopo non annassero a piagne su Maurizio Costanzo come li vicini loro però..

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da quelle parti è risaputo che la terra è ricca di prodotti tipo, cocomeri, meloni,zucchine e melanzane per le loro dolci sorelle............c'ha da fà benito che eravate na palude e c'ha spostato una colonia di veneti x bonificarle. pensa che razza e che incroci. pero' è pieno di rotatorie!!!!

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BECCATEVE QUESTO:

 

Storia della fondazione della Città di Latina già Littoria, tratta dal sito ufficiale del Comune di Latina

 

 

Le prime Bonifiche

Il primo tentativo di rendere vivibile il territorio della pianura pontina venne fatto dai Volsci che scavarono il canale di Rio Martino. Alla bonifica si dedicò in seguito anche la mente più geniale della storia dell'umanità: Leonardo Da Vinci

 

Nel Lazio meridionale, la palude occupava una vasta superficie, delimitabile dall'immediato sud di Cisterna fino alle porte di Terracina. Dalla caduta dei Volsci, furono tentati rimedi continui contro l'acquitrino, ma avevano il difetto di essere parziali in quanto tentavano di risolvere il problema in un limitato ambito territoriale. In questo modo la palude riguadagnava le zone che le erano state temporaneamente strappate. Le acque ristagnavano, imputridivano e creavano le condizioni ideali per l'insediamento di una micidiale zanzara portatrice di malaria: l'anofele. Per molti secoli l'insetto fu l'effettivo dominatore della pianura pontina. Il primo tentativo di bonifica di cui si ha traccia è quello di Rio Martino. Questa escavazione fu fatta certamente per raccogliere le acque della palude, anche se non si conosce con precisione la paternità dell'opera che sarebbe stata realizzata dai Romani o dai Volsci. Fatto sta che vista la mole dei lavori, questi avrebbero potuto essere eseguiti solo da un popolo che poteva disporre di grandi mezzi. Gli interrogativi restano, ma non è difficile supporre che i Volsci avviarono i lavori (del resto è dimostrato che essi fecero delle canalizzazioni di superficie e sotterranee) e i Romani completarono e ampliarono l'opera iniziata. È certo, comunque, che quello di Rio Martino fu un grosso tentativo anche se, da solo, il canale non poteva garantire il travaso della grande piscina d'acqua stagnante, mancando oltretutto una ramificata canalizzazione.

 

E Plinio il Vecchio doveva rinnovare l'esortazione, ora scritta sulla facciata del Palazzo del Governo a Latina: Siccentur pomptinae paludes tantummove agri suburbanae reddatur Italiae. Che tradotta vuole dire: Le paludi pontine devono essere prosciugate per restituire all'Italia l'agro coltivabile.

 

Furono compiuti altri parziali lavori di bonifica quando, nel 312 a.C., il console Appio Claudio Cieco fece aprire la strada che dal suo nome si chiamò Appia. Le opere vennero realizzate per consentire all'arteria di attraversare l'agro. Circa centocinquant'anni dopo, verso il 160 a.C., il console Cornelio Cetego faceva aprire un lungo canale, forse quello che costeggia l'Appia e che in seguito fu chiamato Linea Pio dal momento in cui Pio VI lo riscavò interamente. La fossa cetegana riuscì a raggiungere un risultato parziale, garantendo per un certo tempo e per certi tratti la consolare dai periodici allagamenti. Con il passare del tempo lo scavo perse valore ed efficacia, e la palude si riestese con prepotenza. Altri tentativi di bonifica furono operati anche da Teodorico, come testimonia una lapide posta sul muro del palazzo della posta di Mesa, situato al Km. 85 dell'Appia. Ma proprio nel periodo successivo alla decadenza romana si registrò una delle fasi più critiche nella storia della palude, con l'Appia che cominciò lentamente ad affondare nel terreno torboso nuovamente impregnato da cospicui allagamenti tant'è che nell'VIII secolo d.C. l'antica consolare era impercorribile. L'inutilizzabilità della via di comunicazione procurò l'esclusione dell'intero territorio pontino dai traffici e quindi da ogni forma di vita stabile.

 

Anche il genio di Leonardo da Vinci si era cimentato in un progetto di bonifica per incarico di papa Leone X (1513-1521). Il compito di Leonardo fu quello di riprodurre la mappa delle zone sulle quali intervenire con l'opera di bonifica. In quella occasione, la direzione dei lavori venne affidata dal Papa a suo nipote Giuliano de' Medici. L'intervento ebbe come risultato lo scavo del canale Portatore, che prese anche il nome di canale Giuliano.

 

La visita di Papa Pio VI

Papa Pio VI, al secolo Giovanni Angelo Braschi, visitò le paludi pontine per toccare con mano la realtà e i drammi quotidiani degli abitanti. L'impegno dei monaci del convento di San Lidano e di quelli cistercensi dell'Abbazia di Fossanova. La via Appia torna a vivere.

 

A tentare altre opere di bonifica parziale furono i religiosi ed in particolare i monaci del convento che San Lidano aveva creato ai piedi di Sezze, più tardi i cluniacensi e poi i cistercensi compirono altre canalizzazioni parziali. Questi ultimi realizzarono il fosso nuovo che avrebbe dato il nome alla contrada di Fossanova, in cui sorge la storica Abbazia. Quando la Chiesa consolidò il suo possesso sull'Agro, furono numerosi i pontefici che si dedicarono a tentativi di liberare tanto buon territorio dalle acque: Bonifacio VIII nel 1294, Martino V dal 1417, Alessandro VII, Innocenzo XI, Clemente XI, durante i primi del XVIII secolo. Alcuni di questi papi riuscirono a far realizzare opere sul territorio, mentre altri si limitarono a far preparare studi da esperti di alto livello, anche da ingegneri idraulici stranieri.

 

Nella bonifica s'impegnarono anche i Caetani e ancora il papa Sisto V, che dette il nome all'omonimo fiume. Ma il pontefice che ha lasciato nella storia della bonifica ampia traccia di sé è Pio VI Braschi, che fece esaminare tutti gli scritti e i progetti degli autori antichi e moderni, sulle paludi e su i tentativi di prosciugarle, traendone indispensabili insegnamenti. Chiese al cardinale Boncompagni, dell'Azienda delle acque della provincia di Bologna, di mandargli il migliore degli idraulici. La scelta cadde sul bolognese Gaetano Rappini, che, giunto a Roma, visitò le paludi per accertare le cause delle inondazioni, per studiarne i mezzi per il risanamento e calcolarne la spesa. Per evitare che l'opera soffrisse delle controversie che certamente si sarebbero sollevate, il Papa nominò quale commissario legale l'avvocato Giulio Sperandini, con facoltà altissime compresa quella di procedere anche contro ecclesiastici. Allo Sperandini vennero associati, il notaio Gaspare Torriani, il geometra Angelo Sani ed il perito Benedetto Talani. Gli ampi e costosi lavori, impegnando per svariati anni oltre tremila operai. La bonifica di Pio VI iniziò nell'autunno del 1777 recuperando dapprima la possibilità di transito sulla via Appia e quindi realizzando le migliare, un sistema di strade e canali ortogonali all'Appia. L'opera continuò con la messa a dimora di pini e di pioppi in serie per ombreggiare e consolidare le banchine del rettifilo e si cominciò a ripopolare la zona. Oltre alla riscoperta e alla riattivazione dell'abbandonata Appia, intransitabile dall'VIII secolo, il nome di Papa Angelo Braschi è legato anche al canale che fiancheggia la fettuccia. Iniziato nell'estate del 1778 fu completato dopo oltre tre anni, per una lunghezza complessiva di 21.539 metri. Al canale fu dato il nome di Linea Pio. L'opera di Pio VI non ebbe, però, il consenso dei Comuni e dei privati: questi traevano laute fonti di guadagno dalle peschiere costruite sui canali, che impedivano il regolare deflusso delle acque, provocando allagamenti nei campi.

Questi stessi motivi impedirono che l'opera del papa bonificatore avesse un seguito e una conclusione negli anni successivi.

 

La Bonifica Integrale

Un lavoro da titani per liberare dalle acque putride e stagnanti un territorio di circa 134 mila ettari. Arrivarono i flussi di coloni dal Veneto, dal Friuli e dall'Emilia Romagna. Nella mastodontica opera furono impegnate 18 grandi idrovore e furono edificate oltre tremila case coloniche

 

Fino alle soglie degli anni Venti la palude regnò sovrana, attraversata dai butteri nella zona compresa tra Cisterna e Terracina, nomi carichi di lugubri richiami individuavano le località: Pantano d'Inferno, Pantano della Morte, la Femmina Morta, Caronte, Piscina della Tomba. Nel 1918 il Genio Civile di Roma concluse gli studi per la bonifica idraulica integrale dell'Agro Pontino e della parte sommersa dell'Agro Romano, bonifica che fu affidata a due Consorzi: quello della Bonificazione Pontina, che iniziò ad operare nel 1923, e quello della Bonifica di Littoria, che iniziò i lavori tre anni più tardi. L'attività vera e propria iniziò nel 1927 e i lavori da compiere erano titanici visto che si trattava di disciplinare e di prosciugare le acque su un'estensione di circa 135 mila ettari dei quali circa 77 mila appartenenti all'Agro Pontino vero e proprio. Su quest'ultimo le depressioni del terreno avevano creato numerose piscine, invasi pieni d'acqua putrida e profondi anche fino a 10 metri, molto pericolosi perché ingannevoli e malarigeni. A conclusione della bonifica erano state utilizzate 18 grandi idrovore, costruiti o riattivati 16.165 chilometri di canali, aperti 1.360 chilometri di strade, edificate 3.040 case coloniche e perforati 4.500 pozzi freatici o artesiani: al cambio attuale un'operazione valutabile intorno ai 30 miliardi di euro. Oltre ai lavori di bonifica vera e propria furono anche avviate tutte quelle attività che dovevano creare le condizioni e le infrastrutture indispensabili per rendere l'Agro abitabile.

 

All'Opera Nazionale Combattenti toccò principalmente il compito di dividere la pianura in unità terriere d'estensione variabile secondo la fertilità del terreno e con una media di 20 ha per ogni gruppo familiare al quale andò in dotazione una casa colonica (il podere), munita dei servizi civili e agricoli necessari. Nel periodo tra ottobre e novembre del 1932 iniziò l'immigrazione di circa 60 mila contadini veneti, friulani ed emiliani che dovevano popolare il territorio bonificato. A loro furono affidate le unità poderali, dapprima a mezzadria quindi, dal 1942, a riscatto. Per ogni cento poderi furono creati i centri aziendali che si sarebbero poi sviluppati autonomamente e che attualmente sono dei centri popolosi molti dei quali mantengono tuttora la vocazione agricola: ad essi furono dati nomi delle località della Prima Guerra Mondiale ed oggi sono Borgo Isonzo, Borgo Grappa, Borgo Piave, Borgo Montello, Borgo Faiti, Borgo San Michele, Borgo Montenero, Borgo Pasubio, Borgo Vodice e Borgo Hermada.

Di pari passo si svolgeva l'attività tendente a migliorare le condizioni di vita, con la creazione di centri per la profilassi che combattevano con il chinino la terribile zanzara anofele che Angelo Celli e Giambattista Grassi avevano studiato aprendo, infine, scuole che seguirono l'opera di apostolato che aveva svolto Giovanni Cena. Quest'ultimo, un gracile maestro dotato di una volontà e di un senso della scuola che elevava l'insegnamento a missione, negli anni precedenti la prima guerra mondiale passò al setaccio la palude alla ricerca di studenti tra le povere famiglie di contadini, sfidando la malaria per portare una buona parola e un po' di luce nei casolari spogli dell'Agro. Con la creazione di Casal Delle Palme (1927) si dà inizio alla realizzazione di una serie di scuole per combattere l'analfabetismo.

Con Giovanni Cena operarono poeti e artisti, altri insegnanti e medici: Giacomo Boni, Angelo Celli, Alessandro Marcucci, Sibilla Alleramo e Duilio Cambellotti, pittore e scultore che nella scuola di Casal delle Palme sull'Appia, tra Cisterna e il bivio di Latina, ha lasciato sei quadri a tempera che illustrano la vita in palude.

 

Nascita di una Città nuova

Nasce intorno al Quadrato la prima cellula di un borgo agricolo che diventerà Città. La visita a Littoria di Benito Mussolini e di Orsolini Cencelli, allora presidente dell'Opera Nazionale Combattenti. Il Lavoro dell'architetto Oriolo Frezzotti impegnato nel primo piano regolatore

 

La data di nascita ufficiale della città è il 18 dicembre 1932, Littoria viene alla luce con il suo centro urbano chiamato Quadrato che si formò attorno al primario nucleo eretto dai coloni e dai tecnici idraulici che operarono a lungo nella zona durante la bonifica. Oggi il Quadrato, il cui nome risale alla misura terriera utilizzata dai Romani, è ricordato con una piazza a testimonianza della prima cellula di Littoria.

 

La storia più recente segna le tappe della progressiva rivoluzione economica di quest'area: nata come città essenzialmente agricola, ha trasformato la sua fisionomia con le centinaia di poderi edificati dall'Opera Nazionale Combattenti e consegnati ai coloni sparsi nell'Agro bonificato. L'idea di realizzare una città al centro dell'area bonificata fu di Valentino Orsolini Cencelli, presidente dell'Opera Nazionale Combattenti, il quale riteneva l'esistente Cisterna troppo decentrata rispetto ai territori sanati dell'Agro. Di questa idea si convinse anche Benito Mussolini il quale, dopo aver visitato le opere e i lavoratori il 5 aprile del '32 insieme al Commissario Cencelli, incaricò di sviluppare il progetto l'architetto Oriolo Frezzotti. Il piano dei lavori e i progetti furono elaborati in maniera rapidissima, sollevando per questo anche qualche critica, ma la bontà del lavoro fu sottolineata dal fatto che il progettista aveva tenuto in grande conto la logistica della viabilità territoriale e la morfologia del territorio. Littoria nacque inizialmente come un centro agricolo indissolubilmente legato all'area produttiva circostante visto che la sua finalità non si esaurisce al perimetro del nucleo urbano ma si dilata a tutto il territorio. Il piano elaborato da Frezzotti, applicando un modello radialconcentrico, collegava organicamente Littoria ai Borghi, raccordando gli insediamenti alla viabilità di servizio e di attraversamento territoriale dell'area bonificata, a partire dal trivio in località Cancello di Quadrato, cui facevano riferimento prima del 1918 i vari edifici di una delle aziende Caetani, poi acquisite dal Consorzio di Bonifica di Piscinara. Per il trivio passava il primo tratto della ferrovia che i Caetani avevano costruito nei primi anni del '900, finalizzata alla realizzazione delle reti viarie.

 

Attraversata o sfiorata dai maggiori canali di bonifica: quello delle Acque Medie, delle Acque Alte (canale Mussolini) e di Rio Martino, la città si è sviluppata secondo una pianta ottagonale con le strade diramate a raggiera dal centro, motivo conduttore del Piano Regolatore dell'architetto Oriolo Frezzotti.

 

Dal semplice borgo di servizio alla bonifica, Littoria diventò centro rurale nel 1932, centro comunale nel 1933 e capoluogo di provincia nel 1934. Mutato nel 1946 l'originario nome di Littoria - in quell'epoca assai discusso - in Latina, la città ha conservato intatti negli edifici pubblici i caratteri propri dell'epoca in cui nacque: il Palazzo municipale con la torre, il Tribunale, il Palazzo del Governo e quello di fronte della Banca d'Italia in Piazza della Libertà, al centro della quale sorge una fontana marmorea a forma di fascio littorio composto da spighe di grano, donata dalle città di Asti e Vasto, la Cattedrale di S. Marco che si affaccia sull'omonima piazza, il Palazzo dell'Opera Nazionale Combattenti, la Piazza del Quadrato e i portici dei Palazzi Finanziari e degli edifici comunali, tra le caratteristiche più interessanti la quantità e la varia tipologia delle piazze che Frezzotti distribuì alle intersezioni tra i raggi e gli anelli dello schema a raggiera della Città Nuova.

 

 

 

 

 

 

 

Posa della prima pietra

Orsolini Cencelli fonda la nuova città di Littoria il 30 giugno del 1932. Il clamore suscitato dalla posa della prima pietra, non piace a Benito Mussolini il quale boicotta la cerimonia.

 

Il 29 giugno del 1932 sulla stampa nazionale esce con clamore la notizia della posa della prima pietra di una nuova città che verrà fondata il giorno successivo nelle redente paludi pontine.

Benito Mussolini, contrariato da questa attenzione che andava contro la politica antiurbana del regime, contattò il Cencelli intimandogli di evitare cerimonie.

Il Commissario, trascurò l'ordine del duce e il 30 giugno posò la prima pietra di quello che doveva essere un piccolo centro amministrativo, un piccolo villaggio con strutture in muratura. La cerimonia si svolse senza la presenza di Mussolini e dal giorno successivo i giornali nazionali ignorarono quanto stava accadendo nelle paludi pontine e anche nei documenti ufficiali di Littoria, la parola città viene sostituita con il termine comune.

Diversamente, la stampa estera esaltò la nascita di Littoria, una Città Nuova nata grazie al sacrificio e all'intelligenza degli uomini, per di più in un ambiente ostile come era quello delle paludi.

 

Inaugurazione della Città

Il 18 dicembre del 1932 Littoria diventa il nuovo simbolo del regime fascista, dall'antica concezione di borgo agricolo si passa al nuovo status di città. Benito Mussolini dal balcone del municipio annuncia le tappe dello sviluppo. Alcuni mesi dopo la posizione di Benito Mussolini è cambiata perché (dopo la grande approvazione suscitata dalla posa della prima pietra di Littoria) vede la possibilità di "cavalcare" l'eco positivo dell'inaugurazione, tanto che il 18 dicembre 1932 si reca a Littoria con uno straordinario impegno propagandistico per celebrare il primo nucleo della nuova città. Dal balcone del municipio, il duce, annunciò le tappe future dello sviluppo della fertile pianura che ha preso il posto delle paludi pontine con la fondazione di altre città (Sabaudia e Pontinia) e la costruzione di centinaia di altri poderi.

Dal 18 dicembre del 1932 dunque, la Città nuova diventa il simbolo del fascismo, facendo assumere al regime una nuova identità. Dall'estero arrivano messaggi di ammirazione e di incoraggiamento ad una politica fino a quel momento pacifica e votata alla riconquista di ogni centimetro del proprio territorio. Davanti all'Italia, ma soprattutto di fronte alle potenze internazionali, Littoria incarna lo spirito mussoliniano che anticiperà l'imminente politica colonialistica del duce.

 

Il piano regolatore

Il piano regolatore e d'ampliamento della città di Littoria realizzato dall'architetto Oriolo Frezzotti.

 

Il progetto di Littoria è redatto quasi segretamente dall'architetto Frezzotti su indicazioni tecniche dell'ingegner Savoia, il primo nucleo dell'insediamento, il palazzo municipale e i servizi collaterali risultano di particolare modestia e lo spirito complessivo è da borgo ottocentesco, quasi manualistico. Poi giungono l'appropriazione di Mussolini, il successo internazionale e la complicità di alcune potenze; le dimensioni della città aumentano e si sviluppa il suo monumentalismo via via che dalla piazza centrale ci si allontana fino al perimetro esterno della città.

 

La città voluta dal suo progettista Oriolo Frezzotti si dilata a tutto il territorio circostante con una maglia radiale di strade che partono dall'area di Cancello di Quadrato, attuale Piazza del Popolo. Il Piano di Littoria, che risulta una sintesi tra lo schema a raggiera e quello ad anelli concentrici si inserisce nel dibattito europeo degli anni '30 sullo sviluppo della città moderna. Dagli studi rinascimentali sull'importanza della città "radiale-concentrica" si giunge al modello "a ragnatela" che si prolungherà fino ai Borghi circostanti il nucleo storico.

 

Nel periodo che va dal 1934 al 1936, l'architetto Giuseppe Nicolosi per conto dell'Icp (Istituto Case Popolari) progetta un quartiere sperimentale di edilizia popolare di 500 alloggi adeguato agli standard europei del tempo per dimensioni e modalità di esecuzione dei lavori. La stazione ferroviaria, inizialmente modesta, viene ripensata sulla base dei nuovi obiettivi della città. Il progettato è affidato all'architetto futurista Angiolo Mazzoni, che disegnerà anche la sede dell'ufficio postale. Gli studi e i progetti dell'architetto Frezzotti, sempre sensibile agli avvenimenti esterni ed interni alla città stessa e alla modifica degli stili architettonici, risultano oggi una cronistoria illustrata del passaggio dalla prima impostazione paesana fino al monumentalismo del palazzo "M" al quale si è arrivati spinti dai rapporti italo-germanici.

 

 

 

Littoria diventa capoluogo di Provincia

La necessità politica di raggiungere dimensioni provinciali fa si che l'estensione del territorio pontino sia dilatata oltre i tradizionali confini.

 

Quella che inizialmente doveva un semplice comune rurale è diventata una città moderna dotata di infrastrutture e monumenti tali da farla essere un grande vanto per il regime. La redenzione dell'Agro rappresenta l'eloquente riappropriarsi del terreno in ogni suo centimetro da parte del nuovo popolo. Dopo appena due anni dalla sua fondazione, Littoria diventa il capoluogo di una nuova provincia, il centro di controllo del basso Lazio, seconda solo a Roma.

 

Naturalmente non esisteva alcun bisogno di una nuova provincia, o anche se poteva esserci, il ruolo poteva essere affidato ad altri centri di antica costruzione come Terracina. Risulta evidente che a Littoria si vuole attribuire un simbolo, l'intenzione è quella di celebrare l'opera del Fascismo che è riuscito a restituire le terre fertili, ad un popolo operoso e fedele.

 

L'investitura avviene nel 1934: in quel momento Littoria conta poche migliaia di abitanti, ma il valore che la politica di Mussolini dà al nuovo centro è molto marcato. Per favorire la crescita demografica della città, il prefetto è costretto a impedire che alla sera gli impiegati degli uffici pubblici se ne tornino nelle proprie abitazioni sparse in altri centri nei dintorni. La necessità politica di raggiungere dimensioni provinciali fa sì che l'estensione del territorio pontino sia dilatata oltre i tradizionali confini per inglobare anche i comuni di Ponza e Ventotene, staccati dalla provincia di Napoli, e di altri comuni staccati dalla provincia di Roma. La provincia di Littoria viene costituita il 18 dicembre 1934.

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