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DOPPIO PASSO

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Il doppio passo nel gioco del calcio è la finta eseguita muovendo il piede lateralmente davanti al pallone. Riproduce lo stesso movimento che un calciatore esegue per toccare la sfera, ma si completa senza il contatto con la stessa: ciò produce nell'avversario il disorientamento che è lo scopo della finta.

 

Il movimento del piede può avvenire sia dall'interno verso l'esterno che viceversa.

 

Alcuni calciatori producono una finta del tutto simile facendo passare il piede al di sopra del pallone, o anche dietro: l'effetto è il medesimo, ossia l'illusione di un tocco.

 

I doppi passi possono essere eseguiti anche in serie (tipicamente di due, tre o quattro), usando alternativamente il piede destro ed il piede sinistro, per poi imprevedibilmente terminare in un "vero" tocco del pallone. Questa giocata richiede tuttavia coordinazione, equilibrio e potenza muscolare non comuni.

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RABONA,DOPPIO PASSO, FOGLIA MORTA E ALTRI GIOCHINI di Francesco Parigi

 

Giovanni Roccotelli, barese come Cassano, è stato davvero uno dei migliori, e più assidui, esecutori della "rabona". Non faceva nient'altro di sensazionale ed ha speso la sua carriera, iniziata a Barletta e proseguita nell'Avellino, ad Ascoli, Taranto, Cagliari, Foggia, Casertana, Nocerina ma anche Torino, ed è stato un calciatore che a suo modo ha lasciato il segno.

Non avrebbe mai rinunciato ad un dribbling, Cocò Roccotelli, mai rinunciato ad una "rabona".

 

Adesso i calciatori di Serie A e forse anche quelli di B sono tecnicamente superiori a quelli dei tempi di Roccotelli, ma sono spesso imprigionati negli schemi funzionali al gioco e se è vero che la linea retta è la minore distanza fra due punti, certo è anche la meno divertente.

 

E Vito Chimenti, ve lo ricordate Vito Chimenti. A Taranto, mi raccontava un compagno di università, faceva numeri a richiesta dalle tribune. -"Vituzzo fcci u' tunnel a chist" - strillava un tifoso e Vituzzo eseguiva.

Se "u tunnel" riusciva veniva giù lo stadio "Salinella", altrimenti pazienza, tanto "Vituzzo" ci avrebbe riprovato e l'importante era quello.

 

Anche Vito Chimenti ha avuto una carriera lontano dalle grandi platee ed aveva la pancetta da commendatore che lo faceva rassomigliare più ad un controllore dell'ATAF che ad un centravanti, ma a Pistoia raggiunse finalmente la Serie A e ricordo ancora che a Firenze fece "il giochino" lungo il fallo laterale sotto la "Maratona".

 

Il "giochino", è uno dei colpi più spettacolari del calcio: consiste nel farsi passare la palla sopra la testa alzandola col tacco e riprendendola al volo dopo averle fatto compiere un semicerchio sopra la testa. L'avversario ci resta malissimo e s'incazza da morire.

 

Famosissimo "il giochino" cinematografico di Ardiles in "Fuga per la Vittoria", ma "Vituzzo" lo faceva la domenica pomeriggio su campi dove poi i terzini gliela facevano pagare cara e nessuno li ha mai immotalati sullo schermo, "Vituzzo" e il suo numero preferito.

 

Altra roba Diego Armando Maradona che ha fatto cose difficili da raccontare e da crederci se te le raccontano.

Ricordò in una trasmissione televisiva Salvatore Bagni:

- "Maradona prima della partita si divertiva a palleggiare. Una volta a Monaco di Baviera, prima di giocare con il Bayern, Diego si era accorto che eravamo molto tesi, diciamo pure intimoriti. Allora prese il pallone e uscì sul campo dove si stavano riscaldando i tedeschi. -'Adesso vado là fuori e li impaurisco' -.ci disse con un sorriso.

 

I tifosi del Bayern lo riconobbero subito e l'accolsero con una bordata di fischi.

Dopo qualche minuto uscimmo per non lasciarlo solo in mezzo a quella bolgia, ma quando arrivammo sul terreno di gioco vedemmo una cosa che non dimenticherò : Diego palleggiava e i calciatori tedeschi lo stavano guardando."

 

Biavati, ala del Bologna e campione del Mondo nel '38, è passato alla storia come l'inventore del "doppio passo" un altro giochino mica da ridere. Il dribbling fu importato in Italia dai sudamericani ammirati alle olimpiadi, ma Luigi Cevenini III, detto "Zizì", campione dell'Inter fra le due guerre era già capace di qualsiasi finezza. Una volta - raccontano - scomparve da Milano, dove risiedeva, e per tre mesi nessuno seppe che fine aveva fatto.

Ricomparve una mattina, così come se n'era andato, al campo dove si allenava l'Inter. Era stato in Inghilterra dove aveva giocato nello Sheffield diventando un idolo in tempi nei quali il calcio inglese era di un altro pianeta.

 

E che dire di Stanley Matthews "l'uomo che dribblava su una monetina da un penny" e di Stan Mortensen capace di segnare dalla linea di fondo? E dei brasiliani? Di Garrincha, alla cui finta inarrestabile erano forse funzionali le gambe rese asimmetriche dalla poliomielite, e di Didì che riusciva a far sparire la palla da sotto il naso dell'avversario nonostante non fosse rapidissimo?

 

Una volta ho visto con questi occhi Falcao fare inginocchiare due calciatori viola, uno di sicuro era Casagrande l'altro non me lo ricordo, solo facendo ondeggiare le spalle, senza spostare il pallone.

 

Un altro mago era lo slavo Jovan Acimovic, campione dell'Hajduk Spalato negli anni settanta, dotato in egual misura di genio e sregolatezza, anzi, a dire il vero ancor più della seconda che del primo. E non era facile perchè Madre Natura, col talento aveva avuto la mano pesante. Acimovic era capace di tentare qualsiasi prodigio con la palla fra i piedi, e spesso di compierlo. Che poi questo fosse utile alla squadra sembrava non interessargli troppo, non era un problema suo. Era ritenuto "croce e delizia" dei suoi sostenitori, ma è stato anche uno dei pochi, credo, ad aver fatto in Eurovisione un tunnel a Beckenbauer.

E se è vero che per tutto il resto c'è Mastercard, questo di sicuro non ha prezzo.

 

Altro uomo da colpi geniali era Gianfranco Zigoni, detto "Zigo", trevigiano di Oderzo sette anni di Juventus quasi tutti passati a sfuggire dalle grinfie di Heriberto Herrera che pretendeva addirittura che si allenasse e a pagare le salatissime multe della società per i capelli "fuori ordinanza" e la mancata osservanza della divisa sociale.

Quando passa alla Roma e poi al Verona dà il meglio e il peggio di sè.

 

Sosteneva di essere il migliore -"Dopo Sivori"- era il massimo che arrivasse a concedere. Una volta in una partita con la Lazio, decisiva per i biancazzurri nella lotta per lo scudetto, segna il gol del vantaggio veronese in un Olimpico gelato, poi chiede platealmente scusa al pubbilico, ma al capitano avversario, Wilson, dice -"Peccato, oggi sono in vena, vi tocca perdere"-. Quella volta sarà cattivo profeta, la Lazio infatti rimonta e vince, ma qualche settimana dopo le sue serpentine irresistibili contribuiranno a rendere la "fatal Verona" un incubo per i milanisti.

"Veronesi tuti mati" dice la filastrocca sulle province venete, e Mario Corso ne forniva la conferma. Lunatico come pochi se imbroccava la giornata era capace di tutto e di più, come la Rai.

 

La "griffe" di Corso era la "foglia morta", una punizione accarezzata e beffarda che spioveva nell'angolo alto lontano dal portiere che si aspettava un tiro teso alla moda dell'epoca. I suoi dribbling erano irridenti e quando con i suoi gol trascinò l'Italia alla vittoria in rimonta a Tel Aviv contro Israele (qualificazioni mondiali '62, primo tempo Israele-Italia 2-0, risultato finale 2-4 con doppietta del ventunenne Corso) l'allenatore israeliano dichiarò -"Siamo stati battuti dal piede sinistro di Dio" -

 

Nella gara di ritorno Israele viene sommersa di gol, quattro dei quali portano la firma di Omar Sivori che all'allenatore israeliano dette la prova certa che l'Onnipotente aveva più un piede sinistro.

 

Ne potremmo raccontare ancora da sfinirsi, ma non per questo vanno sviliti i calciatori di adesso: Totti & C hanno tutto per fare spettacolo, forse però sono poco incentivati a provare il colpo "a sensazione" perchè se poi lo sbagli ti spernacchiano su tutte le TV del pianeta.

 

Allora viva Aquilani e chi ci prova ancora a farci sognare qualche volta. Speriamo di vederne sempre di più di questi coraggiosi anarchici che escono dagli schemi. Il "colpo" di Ibrahimovic a Parma non può lasciarci indifferenti neppure se chi l'ha mirabilmente realizzato è simpatico come un mal di denti la notte di Ferragosto.

Grande anche Rocchi che ha "scavato" il pallone per trovare l'1-0 della Lazio nella goleada con l'Udinesem ed è anche simpatico.

 

Chiudo con un grande incompreso, Roberto Vieri, padre di Christian, ex centravanti della Nazionale, esperto di veline e famoso per essere stato pedinato dagli 007 di Moratti . Pratese di nascita, esplode nella Sampdoria, poi approda alla Juve dove cercano il nuovo Sivori e pensano di averlo trovato. I suoi dribbling sono ubriacanti, cerca l'avversario, lo supera, poi lo aspetta per dribblarlo ancora. Non si fa la barba e non ama la disciplina come Zigoni e come Zigoni finisce alla Roma, poi al Bologna. Alla Juve resiste per un solo anno, poi i dirigenti bianconeri decidono di cercare il nuovo Sivori da un'altra parte.

 

Quando è in giornata non ce n'è per nessuno, ma gioca al suo livello una o due partite l'anno e i novanta minuti per lui sono un optional. Una volta col Milan incanta. Alla fine del primo tempo il Bologna vince 3-0, poi nella ripresa "Bob" - lo chiamano così - gioca su una mattonella ed il Bologna, praticamente ridotto in dieci, soffre. Il capitano Bulgarelli lo redarguisce e lui lo manda platealmente a quel paese, poi prende la palla, salta tre milanisti come birilli e gliela restituisce con un gesto eloquente, come a dire "giocate un po' anche voi, mica posso fare tutto io".

Modificato da fogueres

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Il doppio passo nel gioco del calcio è la finta eseguita muovendo il piede lateralmente davanti al pallone. Riproduce lo stesso movimento che un calciatore esegue per toccare la sfera, ma si completa senza il contatto con la stessa: ciò produce nell'avversario il disorientamento che è lo scopo della finta.

 

Il movimento del piede può avvenire sia dall'interno verso l'esterno che viceversa.

 

Alcuni calciatori producono una finta del tutto simile facendo passare il piede al di sopra del pallone, o anche dietro: l'effetto è il medesimo, ossia l'illusione di un tocco.

 

I doppi passi possono essere eseguiti anche in serie (tipicamente di due, tre o quattro), usando alternativamente il piede destro ed il piede sinistro, per poi imprevedibilmente terminare in un "vero" tocco del pallone. Questa giocata richiede tuttavia coordinazione, equilibrio e potenza muscolare non comuni.

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Amantino Mancini!!!!!

 

dice che il difensore ancora và cercando le pillole per il mal di testa!!!

 

:inchino::inchino::ola:

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Il movimento del piede può avvenire sia dall'interno verso l'esterno che viceversa.

 

Alcuni calciatori producono una finta del tutto simile facendo passare il piede al di sopra del pallone, o anche dietro: l'effetto è il medesimo, ossia l'illusione di un tocco.

 

I doppi passi possono essere eseguiti anche in serie (tipicamente di due, tre o quattro), usando alternativamente il piede destro ed il piede sinistro, per poi imprevedibilmente terminare in un "vero" tocco del pallone. Questa giocata richiede tuttavia coordinazione, equilibrio e potenza muscolare non comuni.

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Giorgione Eritreo docet! :spit:

 

P.S. su ste istruzioni se sò dimenticati da scrive che lu difensore deve sempre guardà lu pallone perchè se guarda le gambe fa la fine de quello del Lione de ieri (certo che un doppio passo fatto con la velocità di Mancini ieri sera è facilmente "ubriacante" ;) ).

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Il doppio passo nel gioco del calcio è la finta eseguita muovendo il piede lateralmente davanti al pallone. Riproduce lo stesso movimento che un calciatore esegue per toccare la sfera, ma si completa senza il contatto con la stessa: ciò produce nell'avversario il disorientamento che è lo scopo della finta.

 

Il movimento del piede può avvenire sia dall'interno verso l'esterno che viceversa.

 

Alcuni calciatori producono una finta del tutto simile facendo passare il piede al di sopra del pallone, o anche dietro: l'effetto è il medesimo, ossia l'illusione di un tocco.

 

I doppi passi possono essere eseguiti anche in serie (tipicamente di due, tre o quattro), usando alternativamente il piede destro ed il piede sinistro, per poi imprevedibilmente terminare in un "vero" tocco del pallone. Questa giocata richiede tuttavia coordinazione, equilibrio e potenza muscolare non comuni.

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Amantino Mancini!!!!!

 

dice che il difensore ancora và cercando le pillole per il mal di testa!!!

 

:inchino::inchino::ola:

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hanno arrestato il difensore del lione x vagabondaggio :lol::lol::lol:

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