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pablito

CIAO STEFANO

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ho visto entrambe le puntate......mi sono commosso veramente, a piagne come un fijo, da solo nel letto.

che dire, se non che per chi ama in quella maniera la montagna, morire per morire, tanto vale farlo per la propria passione.....può darsi che se rimaneva a terra, sarebbe comunque morto, ma in maniera più banale......è anche il senso delle sue parole dette all'inizio e rifatte sentire alla fine.

 

Riposa in pace, orgoglioso di essere tuo concittadino! :(

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cazzo di RAI programmi interessanti  :angry: in settima serata, mentre in prima ce mettemo GENTE DE MARE o la VENTURA!!!!!!!!!

 

 

 

CIAO STEFANO  :(

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il progetto iniziale prevedeva una specie di reality da mandare nel preserale con sommari e punti della settimana con i protagonisti presenti all'interno del programma "Voyager - Ai confini della conoscenza" poi è successo quello che è successo ed hanno ripiegato su un documentario in due puntate a orari quasi impossibili come se quasi si vergognassero e volessero nasconderlo.....

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RISCHIAMO DI MORIRE ANCHE IN AUTOSTRADA, MAGARI PER LAVORO...QUI RISCHIAMO PER UN SOGNO

 

 

E' STATO DATO UN OTTIMO TAGLIO AL PROGRAMMA, INCENTRATO SUL RICORDO DI ZAZZA'...

 

ANCHE IO HO PIANTO COME UN RAGAZZINO DA SOLO AL BUIO DENTRO LA CAMERA.

 

COMUNQUE ANCHE LA VERSIONE "FILMATA" NON M' HA CONVINTO PER NIENTE...MA QUESTO E' UN ALTRO DISCORSO.

 

CIAO ZAZZA'...CHE CE L' HAI FATTA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

come se quasi si vergognassero e volessero nasconderlo.....

Modificato da chegue

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io Stefano l'avevo conosciuto una sera a casa de amici comuni, un tipo simpatico, gagliardo, ganzo insomma co sta gran passione pe la montagna...

sapevo gia che la prima volta j'era andata male, l'avevo letto sul giornale, ne avevamo parlato, ma così un po per ridere.

sapevo che avrebbe ritentato e tifavo per lui (come tutti).

ho seguito con un garnde patema tutta la vicenda, parlando anche coi suoi amici per avere notizie diciamo sicure, più attendibili.

poi è andata come sappiamo.

tutto questo per dire che, ieri sera, ho cominciato a vedere il documentario, ma non ce l'ho fatta a vederlo tutto, anzi l'ho visto proprio pochino...

c'è un punto, dove intervistano Stefano, dice poche parole, quelle giuste, quelle che doremmo tutti se avessimo una passione del genere, niente de televisivo, de finto, cose che pensava, e l'ha dette così come le pensava, senza fronzoli.

"k2...quando sento queste due parole...il suono, già mi piace..."

poi regà non ce l'ho fatta, m'è scesa una lacrimuccia e ho cambiato canale...

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vorrei dare un giudizio tecnico... dire che trovo incomprensibili certi raccordi di montaggio.... dire che togliere l'audio originale per sentire la voce fuori campo di mazzocchi è assurdo.... dire che manca qualcosa..... vabbè non è il caso....

 

resta il fatto che stefano (io non lo conoscevo personalmente) è sicuramente una persona che ci ha ricordato e lasciato un messaggio forte... lo stesso che animava i grandi eploratori del passato.... lo ammiro molto soprattutto per le parole che chiudono il documentario che racchiudono tutta l'essenza della sua indole di sentirsi vivo, di provare emozioni......

 

 

ciao stefano terni ti deve un monumento......

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A Stefano....

alla sua purezzache mi ha fatto piangere anche ieri sera

e che resterà con me e con tutti quelli che gli hanno voluto bene.

Conserviamola tutti come un bene prezioso: è la cosa più bella e più utile che ci poteva lasciare!

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.......Vedendo la prima parte del documentario nella sua prima intervista, ho ricordato i tanti momenti vissuti con lui, tutti i giorni per 6 anni di fantastiche scuole superiori, era ed e' stato così fino all'ultimo, SEMPLICE, con quel sorriso FANTASTICO e le sue espressioni che anke questa volta mi hanno fatto sorridere(anke se era un sorriso diverso da tutti gli altri) :"mi chiamo Stefano Zavka, sono di Terni, umbria, centro Italia, Italia" così e' stata la sua presentazione.................

 

Del discorso suo in chiusura gia' lo avete detto, e li sono scoppiato anke io anke se il programma mi ha lasciato molti dubbi, quelli che avevo anke da tanto tempo (21 luglio).

 

Stefano ora sei sulla montagna piu' alta, mi rimane di te il tuo volto, i tuoi sorrisi e qualche tua foto nei momenti piu' belli ke abbiamo passato passato insieme..

 

SEMPRE NEL MIO CUORE AMICO MIO!!!

 

 

 

A STEFANO...CHE CE L'HA FATTA!!!

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ciao stefano  terni ti deve un monumento......

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servirà a poco ma veramente Terni ti deve ricordare per sempre, una via o un monumento, diamoci da fare.

 

A STEFANO...CHE CE L'HA FATTA!!!

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.......Vedendo la prima parte del documentario nella sua prima intervista, ho ricordato i tanti momenti vissuti con lui, tutti i giorni per 6 anni di fantastiche scuole superiori, era ed e' stato così fino all'ultimo, SEMPLICE, con quel sorriso FANTASTICO e le sue espressioni che anke questa volta mi hanno fatto sorridere(anke se era un sorriso diverso da tutti gli altri) :"mi chiamo Stefano Zavka, sono di Terni, umbria, centro Italia, Italia" così e' stata la sua presentazione.................

 

Del discorso suo in chiusura gia' lo avete detto, e li sono scoppiato anke io anke se il programma mi ha lasciato molti dubbi, quelli che avevo anke da tanto tempo (21 luglio).

 

Stefano ora sei sulla montagna piu' alta, mi rimane di te il tuo volto, i tuoi sorrisi e qualche tua foto nei momenti piu' belli ke abbiamo passato passato insieme..

 

SEMPRE NEL MIO CUORE AMICO MIO!!!

 

GRANDE BARDA...

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http://www.montagna.tv/?q=node/6250

 

Caso Zavka su Rai Due: l'opinione di Simone Moro

 

Top News Inserito da montagnatv il Gio, 2007-10-18 17:54

 

BERGAMO -- "Mi dispiace che l'alpinismo, ancora una volta, sia finito in tv con una tragedia. Ma da questa storia si può trarre un riflessione matura su come migliorare la sicurezza nelle spedizioni". Simone Moro ha commentato ai microfoni di Montagna.tv il documentario mandato in onda da Rai 2 sulla spedizione al K2 in cui ha perso la vita Stefano Zavka.

 

Moro, lei ha visto lo speciale di Rai 2 sulla spedizione K2 Freedom?

Sì. E' stato un bel documentario, si vede che ci hanno lavorato sopra. I colloqui via radio sulla montagna erano così simultanei e ben fatti che all'inizio ho pensato fossero ricostruiti in studio, ma immagino che siano originali. Nella prima parte ho prestato molta attenzione anche ai particolari tecnici, da cui si può sempre imparare. Moi mi ha preso la storia.

 

La storia di un sogno che è diventato incubo, come dice il titolo del film. Qual è la sua opinione in merito?

Ci tengo a premettere che il mio è un commento di un alpinista esperto che però sino in vetta al K2 non c'è stato. Detto questo, non posso non evidenziare che arrivare in cima alle 18.30 è frutto di una scelta, non di una casualità. E chi ha fatto quella scelta ha anche scelto di assumersi i rischi, potenziali, che essa implica. Vielmo ha avuto capacità e fortuna per gestire le conseguenze di questa scelta, Zavka, purtroppo, no.

 

La sua scomparsa sulla montagna, però, ha destato molte polemiche...

E' vero, ed è naturale, quasi automatico ogni volta che ciò accade. Col senno di poi si potrebbe dire che la cosa si poteva gestire diversamente. Ma ormai è andata così e le polemiche non porteranno indietro Zavka e fatte a posteriori sono sempre troppo facili.

 

Conosceva i protagonisti della spedizione K2 Freedom?

Non bene. Avevo già incontrato Vielmo, il più esperto dei quattro. Nardi forse l'ho visto una volta. Non conoscevo Zavka, nè Fait, ma questo non significa che non fossero all'altezza.

 

Che cosa pensa delle critiche fatte al loro operato?

Non amo le polemiche e trovare sempre colpe e colpevoli. Faccio comunque una riflessione e cerco di imparare anche io qualcosa da questa vicenda.

Per esempio, il fatto che Zavka non avesse la radio non mi stupisce più di tanto. Non ho mai visto una spedizione dove ogni componente avesse la propria radio personale con sè. Certo, se uno resta indietro normalmente gliela si lascia, ma mi è sembrato di capire che Vielmo non pensava di lasciarlo indietro di molto e sono stati quasi sempre assieme. Questa non è una giustificazione ma una constatazione a posteriori.

Forse hanno fatto il traverso al collo di bottiglia uno alla volta per non caricare troppo le corde o provocare lo sbilanciamento del compagno appeso magari alla stesso tratto di corda e dunque si sono dovuti dividere per ragioni di sicurezza e non di negligenza. Questa è una supposizione e non posso saperlo io ma chi era lassù. Dal filmato questo non lo si capisce.

 

In che senso?

Sarebbe forse ora, senza entrare nel merito di questa spedizione ma parlando in generale, che quando si vanno a fare queste cose si cambi un po’ comportamento e si capisca che ognuno si dovrebbe dotare di radio. Io dal 2003 uso le radioline portatili, quelle piccoline e leggerissime che costano poche decine di euro, che pesano pochi grammi (meno di cento) e per le quali non è richiesto nessun permesso o licenza: per la comunicazione interna tra gli alpinisti sulla montagna, sono comodissime perché non si perde mai il contatto con nessuno. Sullo Shisha Pangma sono persino riuscito a parlare col campo base ad oltre 10 chilometri e dunque non dovevo neppure utilizzare le radio più grosse e potenti o fare da ponte.

 

Ritiene che l'emergenza sia stata gestita nel migliore dei modi?

Dobbiamo considerare che al campo base c'erano due persone in gamba che non sono alpinisti. Uno comunque più esperto, Tessarolo, e uno meno esperto, Mazzocchi. Hanno gestito la cosa forse come avrebbe fatto chiunque nella loro condizione. Forse è un po' strano che se ne siano andati a letto senza la certezza che fossero tutti salvi, un capospedizione alpinista o ex-alpinista forse non l'avrebbe fatto. Ma loro erano un po' cotti visto che erano stati in piedi la notte precedente, e saranno stati portati a capire che a campo 4 c'erano tutti. Il fatto che Tessarolo piangesse, quando Vielmo e Zavka hanno annunciato la cima così tardi, denota che comunque era lucido e consapevole del rischio.

 

E sulla montagna?

Su un ottomila normale si opera a quote "possibili", intorno ai settemila metri e dunque con capacità e velocità più “umane”. Qui è successo tutto tra gli 8000 e 8400. Lassù, dopo che hai dormito una notte, bisogna essere sinceri, le forze e la lucidità diminuiscono di tanto e per tutti. Vielmo poi è andato comunque fuori dalla tenda per cercare il compagno, nonostante fosse disfatto dalla salita e questo va ricordato. Per il resto, penso che non si possa pretendere da protagonisti così provati un comportamento "da manuale" non mi sento di colpevolizzare nessuno. Come ho già detto, la scelta di andare in cima tardi comporta maggiori rischi e bisogna sapere che si deve essere pronti ad assumerseli. Ma questa è una considerazione che tutti gli alpinisti, passati presenti e futuri, dovrebbero tener presente.

 

Cioè?

Vielmo, Nardi e gli altri hanno fatto solo le stesse cose, magari discutibili o non condivisibili (come lo è ogni scelta personale), che altri alpinisti hanno fatto prima di loro. Per esempio anche le strategie e le decisioni prese dagli amici bergamaschi sull'Everest questa primavera, nella spedizione in cui è morto Pierangelo Maurizio. Ad alcuni le stesse decisioni non hanno comportato conseguenze tragiche, a loro invece è andata male. L'importante, ora, è tirar fuori una riflessione matura su questa storia, e non limitarsi a puntare il dito. Ricordiamoci sempre che scalare una montagna è una libera scelta e nessuno può imporre le proprie, ma semmai suggerire riflessioni come sto provando a fare adesso.

 

Che cosa si può imparare da questa storia?

Si punta sempre e solo all’allenamento fisico (a volte nemmeno sufficientemente) e non tanto alla tattica e alla logistica, io ho imparato a farlo negli anni. Molte volte la logistica influisce sulla sicurezza. Forse bisognerebbe iniziare a parlare del fatto che oltre alle radioline per ogni alpinista, sugli ottomila bisognerebbe iniziare ad usare anche l'Arva. Come sulle Alpi, può essere utile trovare persone ancora in vita o altrimenti destinate a venir fuori dai ghiacci dopo decenni, martoriate e parzialmente decomposte. Esempio personale: sull'Annapurna nel 1997, io ho cercato Anatoli e non l'ho trovato. Ma chi mi dice che non fosse sotto la neve di soli 20 centimetri? Se avessimo avuto l'Arva, magari l'avrei trovato in tre minuti. E' vero poi che non ci sono Arva leggerissimi come le ultimissime radioline, ma salvano comunque una vita. Ma andare a cuor leggero e poi lasciarci la pelle e rimanere “dispersi”, non è una grande dimostrazione di saggezza…

 

Il filmato di Rai 2 è una delle poche trasmissioni alpinistiche che si vedono in tv. Come ne è uscito l'alpinismo?

Mi spiace che ancora una volta abbia avuto spazio in tv una bella storia funestata da una tragedia. E mi dispiace che si siano percepite delle scelte che anche un non-alpinista comprende non essere da manuale: parlo dell'andare in cima tardi e delle comunicazioni difficili ma sfido qualsiasi alpinista a negare di non avere mai osato lassù. Non penso comunque che ci sia dietro una speculazione: questo film sarebbe probabilmente andato in onda lo stesso. Ma, anche solo per coincidenza, c'è ancora una volta un morto di mezzo.

Comunque voglio fare i complimenti a Vielmo, a Zavka e anche a Nardi. Hanno salito il K2 e fatto proprio delle belle immagini, non è mai facile. Hanno preso le loro decisioni e si sono fatti carico delle responsabilità. Per quanto riguarda Zavka, ha voluto vivere intensamente e fino in fondo il suo sogno, come lui stesso ha detto nell'intervista e, secondo la mia opinione, questo fa di lui una persona da rispettare

 

-----------------------

 

ho sottolineato alcuni passi, vorrei soffermarmi solo sul primo quando dice che Vielmo ha avuto capacità e fortuna per gestire le conseguenze di questa scelta, Zavka, purtroppo, no. Bè mi pare veramente ingeneroso dire certe cose. Vielmo è stato solo più fortunato e senza la radio che aveva secondo me le cose sarebbero andate diversamente, l'abbiamo sentito dalle comunicazioni, sarebbe stato molto difficile per lui se non impossibile trovare le tende.

Modificato da pablito

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A kla a dottò non ce soffermamo a commentà cose de cui non conosciamo niente....esprimere giudizi mi sembra poco prudente...soprattutto nel pensare che lì ci sono più di 8000 mt.

PER IL RESTO UN CALOROSO ABBRACCIO AGLI AMICI ALLA FAMIGLIA ED ALLA CITTA' CHE HA PORTATO IN VETTA AD UN GRANDE SOGNO....ADDIO FRATELLO SCOUT!!!

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http://www.montagna.tv/front_page?q=node/6254

 

Caso Zavka su Rai 2: parla Da Polenza

 

Alpinismo Inserito da montagnatv il Ven, 2007-10-19 10:03

 

BERGAMO -- "Mi sembra che la dinamica dei fatti che hanno portato alla scomparsa di Stefano Zavka sia ormai chiara a chi conosce l'alta quota". Questo il commento finale di Agostino Da Polenza sulle vicende della spedizione K2 Freedom, protagonista del documentario andato in onda qualche giorno fa su Rai 2.

 

Da Polenza, che cosa pensa del documentario andato in onda su Rai 2?

 

Mi è piaciuto. La prima puntata era forse un po' noiosa, ma la seconda è stata migliore, grazie alle buone riprese in quota e all'escamotage di registrare in diretta i commenti veri dei protagonisti. Le loro conversazioni radio, la tensione e le emozioni.

 

Secondo lei il documentario dà una spiegazione della scomparsa di Zavka?

Per quanto riguarda la spedizione, la dinamica dei fatti che hanno portato alla scomparsa di Stefano Zavka è ormai chiara a chi conosce le dinamiche dell'altissima quota. Com'è chiaro, per me, che sarebbe opportuno, da parte di chi ha avuto la responsabilità di questa spedizione, fornire ai parenti di Stefano tutte le spiegazioni e le circostanze dei fatti raccontati nel film.

 

Simone Moro ieri ha proposto l'Arva e le radioline per migliorare la sicurezza delle spedizioni. Che ne pensa?

Che è una riflessione corretta. Ancor meglio sarebbe cercare di sviluppare un'Arva con tecnologia satellitare Gps. Potrebbe aiutare a risolvere molti problemi in alta quota. E' un'idea che, ancora una volta, lanciai anni fa quando proposi delle competizioni in quota basate sulla qualità della salita e la sicurezza. Poi non c'è stato tempo e modo di svilupparla.

Modificato da pablito

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..anche io visto , per caso, la seconda parte del documentario e ho provato verso la fine,

all'atto del dramma, più che piagne..un senso di angoscia....mi sono immdesimato un

attimo nei genitori ed ero molto angosciato..sapere di avere un figlio disperso lassù...

che angoscia!!!

ed infine, una venatura polemica che per me invece è utile:

 

caro Mazzocchi, cara MAMMA RAI che co' tutti li miliardi che ogni anno ce scucite e che pagate e strapagate, giornalisti, iniviati, figli dei giornalisti ,nonni dell'usceri,bagasce di corte ecc . e je passate telefonini,GPS tutte le ultime trovate tecnologiche....

 

AVETE FALLITO!!!!!ALLA GRANDE!!!

non ci avete riportato a casa il NOSTRO STEFANO!!!!...

 

lui ce l'ha fatta.......la missione l'ha compiuta.........VOI NO!!!

 

VERGOGNATEVE....

 

e mò non ricominciate co la solita retorica che ce lo sapevano, che c'era da aspettasselo..

ma come nel 2007 ?? voi che siete organizzatissimi no j'ete dato manco una straccio

de ricetrasmittente de qulle che vendono pure juppe lu CONADDE o da SUPERCONTI???

che costeno 40 EURI?????

 

ARIVERGOGNATEVE!!

 

 

STEFANO UNO DI NOI

 

..mancò la fortuna...non il coraggio!

 

 

P.S. per quelli che vanno ancora allo stadio propongo di creare uno striscione tipo

 

BRIGATA STEFANO ZAVKA oppure GRUPPO STEFANO ZAVKA ecc. ecc. fate vobis!

 

come esempio di Ternanità anche allo stadio

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http://www.montagna.tv/front_page?q=node/6254

 

Caso Zavka su Rai 2: parla Da Polenza

 

...

Secondo lei il documentario dà una spiegazione della scomparsa di Zavka?

Per quanto riguarda la spedizione, la dinamica dei fatti che hanno portato alla scomparsa di Stefano Zavka è ormai chiara a chi conosce le dinamiche dell'altissima quota. Com'è chiaro, per me, che sarebbe opportuno, da parte di chi ha avuto la responsabilità di questa spedizione, fornire ai parenti di Stefano tutte le spiegazioni e le circostanze dei fatti raccontati nel film.

 

....

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non posso non essere d'accordo con le -dure- parole di Da Polenza...

 

ripensavo ancora a quelle parole :"scendiamo in tre!"

NON PUOI dire quelle parole se non HAI LA CERTEZZA che non ci sia più nulla da fare!

Non è possibile che al campo base si sia andati a dormire credendo che tutto sia ok e risvegliarsi alla mattina, scoprendo che c'è un disperso...

E neanche in quota credo che si riesca, per quanto stremati, a restare in tenda mentre fuori un tuo compagno è disperso...

 

 

ciao stefano

riposa in pace sulla tua montagna!

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http://www.montagna.tv/?q=node/6242

 

Caso Zavka: manca un piccolo passo

 

BERGAMO -- Era molto atteso. Almeno dagli appassionati di montagna e alpinismo. Ieri sera Rai 2 ha messo in onda il reportage realizzato da Marco Mazzocchi sulla spedizione "K2 freedom" che il 20 luglio scorso ha raggiunto la vetta del K2, ma è costata la vita al ternano Stefano Zavka (nella foto, in un momento della trasmissione).

 

Un prodotto ben fatto. Con la tecnica tipica del reportage. Avvincente per certi versi, drammatico per altri. Splendide le immagini e la fotografia. Un po' recitate talune parti di contorno. Ma questi sono solo aspetti tecnici che poco importano.

 

Agli appassionati, crediamo, interessava soprattutto la ricostruzione dei momenti salienti della vicenda. Quei due giorni in cui - come sottolinea Mazzocchi stesso - la spedizione passa dal sogno all'incubo.

 

Ebbene, nonostante la profusione di mezzi, immagini e audio, poco è stato chiarito della morte di Stefano Zavka. Anche perchè al "succo" della questione vengono dedicati solo 15 minuti su un totale di un'ora e 10.

 

La scelta può essere dettata da due motivi. Il primo: l'autore non ha voluto indugiare su una vicenda drammatica ed estremamente dolorosa. Il secondo: tutta la sceneggiatura della trasmissione è stata concepita in ordine cronologico e quindi la parte "dell'incubo" finisce per essere penalizzata rispetto a quella - decisamente più lunga - dell'arrivo in vetta (il sogno).

 

Del tutto assente, ahìnoi, l'analisi. Ma forse non era questo l'obiettivo del reportage. Peccato, perchè il risultato è che lo spettatore resta con l'amaro in bocca. Ad attendere una spiegazione sulla morte di Zavka che non è mai arrivata. Le cose che non quadrano in questa vicenda le abbiamo scritte. E, sebbene questo video abbia il pregio del racconto in presa diretta, le confermiamo.

 

Concentriamoci sull'elemento determinante della vicenda. Ovvero l'arrivo, in tarda serata, serata di Vielmo e Zavka sulla vetta del K2. Le immagini girate dai due sono a dir poco spettacolari. Con il K2 che allunga la sua ombra meravigliosa quanto sinistra sulle montagne sottostanti.

 

Accompagnati da un'attenta colonna sonora che allunga oscuri presagi, Zakva e Vielmo compiono i primi passi in discesa. Sono quelle le ultime istantanee - da brivido - in cui compare il povero Zavka. Sono il testamento di un alpinista che realizzava il suo sogno, consegnandolo drammaticamente ai posteri.

 

Lo ha capito subito, al campo base, il giornalista Claudio Tessarolo. Nel suo pianto sincero c'è tutta la preoccupazione e la consapevolezza di quanto sta per accadere: sono pochi quelli che hanno sfidato il K2 a quell'ora e lo possono ancora raccontare.

 

Poi, ecco i momenti che contano. Quelli della drammatica discesa verso campo 4. Le comunicazioni, alle 23 di venerdì 20 luglio, sono compresibili, nonostante il maltempo in agguato. Sono comprensibili quelle fra il campo base e il Campo 4 dove si trova Nardi. E anche quelle fra Nardi e il disorientato Vielmo. Non ci sono contatti diretti invece con Stefano Zavka. Semplicemente perchè, nonostante fosse l'ultimo della fila, Zavka - inspiegabilmente - non aveva con sé la radio.

 

Alle 23.02 - riporta il sottopancia - campo base e campo 4 comunicano fra loro e cercano di indicare all'esausto Vielmo la via giusta per il campo 4. Ce la faranno grazie alla radio e a una luce. E' singolare, però, che in tutte le comunicazioni riportate (che non sono comunque la totalità dei messaggi scambiati) nessuno faccia accenno all'altro: a Stefano Zavka. Come se l'alpinista ternano, l'ultimo della fila, non esistesse.

 

Se ne ricorda solo Mazzocchi nelle sua ricostruzione a posteriori. Quando dice: "Dalle ultime parole di Daniele e Mario ci sembra di capire che il ricongiungimento a campo 4 è avvenuto. Attendiamo comunicazioni più precise invano. Andiamo a riposare convinti che Daniele, Mario e Stefano siano a campo 4. Michele addirittura a campo 3".

 

E questo è uno dei passaggi più discussi dell'intera vicenda, almeno dal punto di vista alpinistico. Chi ha fatto spedizioni in alta quota sa bene che lassù non c'è posto per la presunzione. A 8000 metri d'altezza la "presunzione di un arrivo" non è "un arrivo". Nell'alpinismo in alta quota - sostengono tutti gli esperti - non deve esistere il "ci sembra di capire". La corretta procedura imporrebbe al campo base di prendere l'iniziativa e chiedere conferma, per mille volte se necessario, dell'arrivo di tutti i componenti della spedizione. Uno alla volta, per giunta. E se il campo base non è in grado di farlo, sarebbe toccato al capospedizione - nella fattispecie Nardi -controllare e confermare al base lo stato di salute dei suoi uomini. Di tutti i suoi uomini.

 

Così non è stato. L'ultima immagine di Mazzocchi "rasserenato" è emblematica: per un'intera notte al campo base si è creduto quello che non era. E nel fotogramma succesivo, quello che sfuma al nero verso il giorno dopo, in realtà ci sono la morte di un uomo e un vuoto di spiegazioni che mette i brividi.

 

La narrazione riprende alle 8,20 del mattino seguente (presumibilmente nove ore dopo la scomparsa di Zavka). Nardi chiama il campo base. Tessarolo in assoluta buona fede si chiede se i quattro lassù siano davvero tutti insieme. Mazzocchi, bontà sua, non ha ancora "fiutato" che qualcosa possa essere andato storto.

 

"Stiamo per scendere" gli dice Nardi alla radio gracchiante. E Mazzocchi gli chiede: "Stiamo per scendere, ovvero tu Mario e Stefano?". La risposta di Nardi fa gelare il sangue: "Mi dispiace Marco, ma credo che scenderemo solo in tre". "Che vuol dire scenderemo solo in tre?" ribatte concitato il giornalista. Ed ecco la drammatica verità "Stefano - dice Nardi affranto - stanotte non è tornato in tenda". Seguono 20 secondi di silenzio che dicono più di mille parole.

 

Mazzocchi affonda il volto nelle mani. Poi riprende, incredulo: "Scusa Daniele che stai dicendo?". "La situazione qua è difficilissima - risponde l'alpinista - perchè tira forte il vento. Il vento, la neve. Ieri sera è stato un macello, eravano distrutti". Mazzocchi, sempre più preoccupato, lo incalza: "Ma Stefano dov'è?". E poi ancora, preso dalla disperazione: "Daniele, ti prego, Stefano dov'è?"

 

Nardi si aggrappa alla speranza: "Qualora fosse riuscito in qualche maniera...ancora non te lo so dire...L'unica speranza è che abbia avuto il coraggio di scendere dalla via Cesen. Era l'ultimo ieri sera, ho visto la lampadina fino a un certo punto. Ma poi non c'è stato, non c'è stato niente da fare. Aveva mezz'ora da Mario. Mario è arrivato, lui invece no".

 

Mazzocchi si fa terreo in volto. Tessarolo non vuole credere a quello che sente. Si passa più volte le mani sul volto come a cercare di scacciare un incubo. "La situazione qua è difficile - riattacca frettoloso Nardi - è difficile trovare la traccia. Ci stiamo mettendo d'accordo con le altre spedizioni. Tre sono già partite. Noi scenderemo con gli americani". "Daniele puoi spiegarti meglio - richiede Mazzocchi - non abbiamo capito. Stefano non è arrivato al campo 4?"

 

"No, putroppo no" è la risposta dell'alpinista."Abbiamo atteso tutta la notte. Mario è uscito anche a cercarlo. C'era un vento molto forte stanotte... ".

 

Il resto del racconto lo fanno le immagini. Poche, a dire il vero, quelle relative a quanto è accaduto nel resto della giornata. Il reportage sfuma veloce verso la conclusione, con l'arrivo dei supersiti al campo base, la domenica. La trasmissione si chiude con un'intervista a Zavka, registrata giorni prima, in cui l'alpinista non riesce a pronunciare la parola "morte" lassù.

 

Alla fine la trasmissione risulta essere un documento, prezioso ma non risolutivo. Complimenti a Nardi per la vetta. Complimenti a Mazzocchi per il reportage. Ma ad entrambi manca ancora un piccolo passo: quello che potrebbe mettere la parola fine a questa vicenda, una volta per tutte.

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complimenti a stefano per la vetta

 

complimenti a stefano per le lacrime che ci ha fatto scendere con quelle due frasi che tanto hanno di ternanità, di genuinità, di spontaneità e di quella bontà che ne hanno fatto un personaggio unico per tanti e tanti amici

 

"K2 quando sento il suono di quelle due parole, già mi piace" con la mano a sottolineare il gesto, a evocare quello che voleva dire, a aiutare la sua espressività che non aveva certo bisogno di tante parole per far esprimere quello che i suoi occhi dicevano

 

"il rischio, il rischio si corre anche in autostrada, lì però si rischia per andare a lavorare, qui si rischia per un sogno" con una naturalezza che quasi sembrava follia e invece era solo genuina gioia

 

vedendo il documentario la prima cosa che ho pensato è che stefano quasi quasi è riuscito a portacce lassù un pò a tutti quanti e questo ci renderà fieri e orgogliosi di lui per sempre

 

de tutto il resto preferisco non dire niente, del bulletto nardi e del suo "l'ho visto cadere come un sacco di patate, la mia prima morte in diretta" a proposito del portatore himalaiano che è morto e il "scendiamo solo in tre" a proposito di stefano si commentano da soli

 

sono un amante della montagna, non certo un alpinista...non mi permetto di entrare nel merito di certe dinamiche che non conosco

 

certo che stefano era consapevole dei rischi che si assumeva, ma il dubbio che stefano a posto loro si sarebbe almeno comportato in maniera diversa di fronte alla prospettiva di perdere un compagno di spedizione io ce l'ho...anche se non capisco niente di alpinismo

 

e questo ci rende tutti più fieri e orgogliosi di lui, anche se consolarsi col solo pensiero che si è addromentato fra le braccia della montagna che ha sempre sognato non basta e non servirà a riconsegnarcelo

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http://www.comune.terni.it/primo_piano.php?id=42&pagina=1

 

Seguendo la traccia di Stefano

 

14.12.2007 - Presentata ufficialmente l’associazione in memoria dell’alpinista ternano Zavka, scomparso lo scorso mese di luglio dopo aver scalato il K2

 

 

“Ogni mattina ci svegliamo e affrontiamo la nostra vetta”. Con questa frase che era solito pronunciare Stefano Zavka, la madre Rita Mirimao, in qualità di presidente della neonata associazione dedicata all’alpinista ternano scomparso questa estate dopo aver raggiunto la cima del K2, ha voluto sintetizzare lo spirito con il quale parte l’iniziativa.

L’associazione Stefano Zavka, presentata stamattina nella sala consiliare di Palazzo Spada, voluta da un gruppo di amici e dai familiari di Stefano per ricordarne la figura di uomo e di alpinista, sarà un’organizzazione di volontariato con l’obiettivo di diffondere la cultura della montagna, in senso ampio, come la intendeva Stefano Zavka. Una cultura da tenere come riferimento non solo mentre si sale ad alta quota, ma anche nella vita di tutti i giorni. Scopo dell’associazione sarà dunque quello “di promuovere e socializzare i valori tradizionalmente associati alla montagna, come la generosità, la solidarietà e il profondo rispetto per la natura”, ma anche l’impegno, la caparbietà, la fatica attraverso la quale si raggiungono i risultati. Scopo che dovrà essere raggiunto con l’ideazione la promozione o la partecipazione ad iniziative sia di carattere culturale-informativo, che di carattere escursionistico, sportivo ed agonistico. “Intendiamo lavorare all’interno delle scuole proseguendo l’attività già intrapresa da Stefano con programmi dedicati all’arrampicata sportiva e all’orienteering”. Tra le altre iniziative, come ha spiegato, Stefano Bufi, intervenuto sia come presidente del consiglio comunale che come socio fondatore dell’associazione, c’è anche quello di organizzare a Terni una conferenza di livello nazionale sull’alpinismo già nel prossimo mese di febbraio. Un particolare ringraziamento è stato rivolto dai familiari di Zavka alle istituzioni e ai tantissimi cittadini che hanno loro dimostrato una grande vicinanza nel momento della scomparsa di Stefano, ma anche nei mesi successivi.

“I promotori dell’associazione (Lorenza Moroni, Valentino Paparelli, Angelo Grilli, Stefano Bufi, Federico Bufi, Stefano Notari, Claudio Marcello Placido, Angela Torri, Ivano Cristofanelli, Katiuscia Dormi, Katiuscia Carpenelli, Rita Mirimao Zavka, Sergio e Sara Zavka) – si legge in una loro nota - hanno discusso a lungo sulle caratteristiche dell’associazione, ma anche sulla sua opportunità: Stefano non amava affatto i riflettori. Non a caso le sue imprese alpinistiche, molte delle quali di rilievo internazionale, non sono uscite dalla cerchia degli addetti ai lavori. Stefano aveva una repulsione istintiva per tutto ciò che è esibizione, enfasi, retorica, celebrazione. E’ da questo tratto caratteriale e culturale che scaturiva la sua concezione etica dell’alpinismo: non un’attività di conquista tesa alla collezione di trofei, ma un gesto d’amore profondo per la montagna e per i valori ad essa associati: la solidarietà, la generosità, l’amicizia, il rispetto dell’uomo e dell’ambiente, la curiosità, la scoperta”. “Tuttavia – prosegue la nota - la sua tragica scomparsa ha fatto di Stefano, suo malgrado, un personaggio pubblico e proprio le persone che gli sono state più vicine non potevano assumersi la responsabilità di occultare la sua lezione di vita ed i valori che hanno sempre guidato le sue scelte”. Per tutto questo è nata l’associazione Stafano Zavka, per continuare a camminare sulla sua traccia.

 

(GLD) - Ufficio Stampa

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http://www.terninrete.it/headlines/articol...ICOLO_ID=101305

 

Si e' costituita, a Terni, l'Associazione Stefano Zavka, in ricordo del giovane alpinista ternano disperso nello scorso luglio mentre scendeva dalla vetta del K2 ad 8.611 metri d'altezza, subito dopo averla raggiunta. Le finalita' dell'associazione, nata per volonta' di un gruppo amici di Stefano Zavka, sono essenzialmente di solidarieta' sociale per promuovere iniziative nell'ambito della cultura della montagna con l'intento di sensibilizzare la collettivita' sul tema dell'alpinismo e dei valori tradizionalmente associati alla montagna, quali la generosita', la solidarieta' ed il profondo rispetto per la natura. L'associazione, inoltre, intende proseguire l'opera divulgativa di Stefano nelle scuole, continuando i programmi di insegnamento dell'arrampicata sportiva. Presidente e' stata eletta la madre dello scalatore, Rita Mirimao Zavka, e il vicepresidente e' Valentino Paparelli.

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http://www.terninrete.it/headlines/articol...ICOLO_ID=115851

 

E' in programma venerdi 14 marzo al Cinema Fiamma di Terni.

Stefano Zavka, l'alpinista ternano scomparso lo scorso mese di luglio mentre tornava al campo base dopo aver conquistato la vetta del K2, sara' ricordato venerdi' prossimo, alle 17.30, nel corso di una iniziativa che si terra' a Terni, presso il cinema Fiamma, intitolata “Dedicato a Stefano, cultura della montagna ed etica dell'alpinismo”. Parteciperanno l'alpinista di Selva Val Gardena Karl Unterchircher (che ha scalato l'Everest senza ossigeno oltre a molte altre vette e che partecipo' nel 2004 alla spedizione sul K2 insieme a Zavka), Paolo Caruso (guida alpina e autore di libri sull'alpinismo), Roberto Jannilli e Simone La Terra, che proporranno le loro esperienze. A moderare i lavori sara' il giornalista del Sole 24 ore Andrea Casalegno. Saranno anche proiettati due video per ricordare Stefano Zavka e sara' allestita una mostra fotografica a cura di Fabiano Ventura.

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1 anno è passato

 

Il giorno 20 luglio 2007 Stefano Zavka ha raggiunto la vetta del K2, la seconda montagna del mondo e la prima per difficoltà.

Durante la fase più delicata della discesa Stefano ha ceduto il passo ad un altro componente della spedizione che era stato colpito da un principio di congelamento e prima di arrivare al campo 4 veniva sorpreso da un'improvvisa e violentissima bufera.

Da allora Stefano risulta disperso sul K2.

Sul memorial Gilkey, il grande cumulo di pietre che raccoglie le spoglie dei caduti sul k2, è stato deposto un piatto con inciso il nome di Stefano.

http://www.precipizirelativi.it/

 

A STEFANO MAI DIMENTICATO

 

 

A STEFANO ZAVKA NEL VENTO………..SOLO VENTO! 20 LUGLIO 2007

Modificato da pablito

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http://www.sporterni.it/articolo.php?id=4390

 

Leggendario Zavka, due anni fa la cima e la morte sul K2

di Lorenzo Pulcioni, 21/07/2009 11:38

 

Si sono ritrovati alla “Madonna della Cona”, lungo la strada che collega Castelsantangelo sul Nera a Castelluccio di Norcia. Uno dei posti che era tra i preferiti da Stefano Zavka. E così hanno voluto ricordarlo, amici e parenti con in testa le guide del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con un’escursione sul Monte Prata, fino al passo di Sasso Borghese. Sono passati due anni dalla scomparsa di Stefano Zavka, da quella maledetta notte del 20 luglio 2007 quando il K2 se lo portò via durante le fasi di ridiscesa una volta guadagnata la vetta più desiderata. Con lui il compagno di cordata Mario Vielmo che lo precedeva e a differenza di Stefano riuscì a trovare rifugio nella tenda montata al campo 4. Dove già da qualche ora era arrivato il capo spedizione Daniele Nardi, anche lui arrivato sulla cima tra le più difficili del mondo. In tenda , al campo 3, c’era anche Michele Fait che invece dovette rinunciare a completare la scalata. Adesso la sua anima fa compagnia a quella Stefano tra le nevi del Karakorum, dove è tornato per l’ultima spedizione della sua vita nemmeno un mese fa. La scomparsa di Stefano è ancora avvolta da mille dubbi e da misteri che solo la montagna è in grado di custodire. Domande che nemmeno il dettagliato reportage della Rai curato dal giornalista Marco Mazzocchi, al seguito della spedizione Mountain Freedom, ha saputo spiegare. Polemiche a parte, che la famiglia non ha mai voluto, due anni dopo Terni vuole sono non dimenticare uno dei suoi figli più celebri. Che con il coraggio e una vita improntata su valori e principi tanti semplici quanto sani, ha marchiato per sempre il ricordo immortale di una vita, la sua, ormai diventata leggenda.

 

CIAO STEFANO :(

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Leggendario Zavka, due anni fa la cima e la morte sul K2

di Lorenzo Pulcioni, 21/07/2009 11:38

 

Si sono ritrovati alla “Madonna della Cona”, lungo la strada che collega Castelsantangelo sul Nera a Castelluccio di Norcia. Uno dei posti che era tra i preferiti da Stefano Zavka. E così hanno voluto ricordarlo, amici e parenti con in testa le guide del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con un’escursione sul Monte Prata, fino al passo di Sasso Borghese. Sono passati due anni dalla scomparsa di Stefano Zavka, da quella maledetta notte del 20 luglio 2007 quando il K2 se lo portò via durante le fasi di ridiscesa una volta guadagnata la vetta più desiderata. Con lui il compagno di cordata Mario Vielmo che lo precedeva e a differenza di Stefano riuscì a trovare rifugio nella tenda montata al campo 4. Dove già da qualche ora era arrivato il capo spedizione Daniele Nardi, anche lui arrivato sulla cima tra le più difficili del mondo. In tenda , al campo 3, c’era anche Michele Fait che invece dovette rinunciare a completare la scalata. Adesso la sua anima fa compagnia a quella Stefano tra le nevi del Karakorum, dove è tornato per l’ultima spedizione della sua vita nemmeno un mese fa. La scomparsa di Stefano è ancora avvolta da mille dubbi e da misteri che solo la montagna è in grado di custodire. Domande che nemmeno il dettagliato reportage della Rai curato dal giornalista Marco Mazzocchi, al seguito della spedizione Mountain Freedom, ha saputo spiegare. Polemiche a parte, che la famiglia non ha mai voluto, due anni dopo Terni vuole sono non dimenticare uno dei suoi figli più celebri. Che con il coraggio e una vita improntata su valori e principi tanti semplici quanto sani, ha marchiato per sempre il ricordo immortale di una vita, la sua, ormai diventata leggenda.

 

CIAO STEFANO  :(

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...C'ERAVAMO..PERCHE' GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI.

E SI RICORDANO COME AVREBBERO VOLUTO LORO.

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