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CCTC

24 Febbraio 2003

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Quasi duecento film in mezzo secolo di attività: Alberto Sordi è stato forse l'attore in cui l'italiano medio si è rispecchiato più spesso e cui ha concesso maggiore confidenza soprattutto quando entravano in gioco i sentimenti, le debolezze, le vigliaccherie.

 

Nato a Roma il 15 giugno 1920, già prima della guerra la sua voce da basso risuonava nelle orecchie degli italiani che andavano a vedere il film con Oliver Hardy doppiati da lui. Il suo talento comico cominciò a farsi strada prima con la rivista poi via radio con la trasmissione 'Vi parla Alberto Sordi', in cui nacquero personaggio come Mario Pio.

 

Dopo una lunga gavetta in film minori, l'incontro con Federico Fellini nei primi anni cinquanta gli aprì la porta del grande cinema: da 'Lo sceicco bianco' (1952) ai 'Vitelloni' (1953) cominciò a delinearsi una maschera da cui non si sarebbe liberato che in rare occasioni: quella dell'italiano mammone e provinciale, in apparenza sentimentale ma in realtà cinico, individualista e opportunista, spesso vile ma talvolta capace di gesti di grande coraggio.

 

Queste caratteristiche, esibite con naturalezza istintiva, ne fecero poi uno degli attori di punta della commedia italiana: Steno e Pietrangeli, Risi e Monicelli, Zampa e Scola furono tra quelli che ne trassero il meglio soprattutto quando seppero dare una giusta misura alla sua esuberanza. Rimane indimenticabile, ad esempio, l' interpretazione del traffichino oppresso dai debiti nel ''Boom'' di De Sica, o la macchietta di ''Guglielmo il dentone'' in un episodio dei ''Complessi'' diretto da Luigi Filippo D' Amico, o ancora la caratterizzazione del trasteverino ossessionato dal mito americano di ''Un giorno in pretura''.

 

Furono anche film che richiedevano maggior vena drammatica a procuragli la simpatia delle grandi platee, film come ''La grande guerra'' di Monicelli, con il riscatto finale del suo personaggio spronato dal commilitone Vittorio Gassman, o il successivo ''Tutti a casa'' di Comencini, con l'interpretazione del tenentino sorpreso dall'armistizio del '43, e ''Un borghese piccolo piccolo'', ancora di Monicelli, sullo sfondo di un'Italia allo sfascio.

 

Alberto Sordi scompare all’età di 82 anni, nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2003. Chi prenderà il suo posto? A questa domanda risponde Carlo Verdone, uno tra i più vicini a Sordi artisticamente: ''Alberto non può avere eredi, forse ci potrà essere qualche discepolo. Con lui, come con Agnelli si è chiusa una pagina della storia d'Italia e del cinema. Entrambi hanno rappresentato davvero l'Italia''.

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''voi sapè a procedura? io i sòrdi no li caccio e tu no li prendi''

-il Marchese del Grillo-

1571894[/snapback]

sto film è una cosa pazzesca...

l'ho visto 20 volte

e 20 volte rido dall'inizio alla fine

 

IMMORTALE

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