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fogueres

Leggende metropolitane calciatori

Messaggi raccomandati

Come dice il titolo del topic si tratta di leggende poi magari si sa... qualcosa sarà vero 😃😃

 

http://www.valderrama.it/le-chiappe-chiacchierate-volume/

 

Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo I

 

Chiamatele leggende metropolitane, anche se si svolgono a Piacenza o Messina. Chiamatele chiacchiere da bar, chiamatele scritte nei cessi degli autogrill. Chiamateli bigliettini passati furtivamente fra i banchi di scuola. Chiamateli pettegolezzi, chiamatele maldicenze. Chiamate quel tassista un mitomane, un pallonaro.

 

Eppure quel prurito non ve lo toglierete mai.

 

Torino, 1991. È una delle prime volte che qualcuno usa le parole chiappe chiacchierate. Sono riferite a un giocatore spagnolo del Toro. La vittoria in Mitropa, lo spumante. Le mani si allungano sui jeans con toppe Naj Oleari di un compagno. Il compagno ha un nome molto noto, ma non è che un discreto centrocampista nel giro della nazionale. Poco dopo verrà ceduto, proprio a causa di quella serata e di una eccessiva familiarità con lo spagnolo.

 

Genova, 1991. Lo scudetto conquistato, i capelli tinti di giallo. Beppe chiede la casa in prestito a Gianluca. Gianluca dice a Roberto: facciamogli uno scherzo, andiamo a vedere chi si fa Beppe. Gianluca e Roberto arrivano a casa di Gianluca. Aprono la porta, sentono laffanno, odorano i fumi, percepiscono le vibrazioni. Vedono. Le natiche di Beppe si stringono, come quando sotto la doccia Toninho gli pizzica i fianchi torniti. La donna è la moglie di uno di loro. Che sia il cocco del presidente o il bomber non importa. Beppe, soprannominato il Grande dopo la vicenda, lascia Genova per sempre.

 

Autostrada Torino-Piacenza, 1993. È arrivato il contratto che aspettava, quello grosso. Ha firmato il presidente in persona. Che tipo, un grande. Dicono abbia pagato dieci miliardi fuori bilancio, pur di averlo. Anche a lui piacciono le donne. Il ragazzo non è un puttaniere. Ma gli piace una ultimamente, ed è sposata. Sta andando da lei, quando la macchina va fuori strada. Pronuncia il suo nome allospedale, mentre lotta per sopravvivere. Anche il marito della donna è un calciatore. Quando il ragazzo si risveglia dal coma, la prima cosa che vede è il titolo della Gazzetta. Laltro ha firmato il contratto che aspettava, quello grosso. Con i Júbilo Iwata.

 

Torino, 1996 2001. Quando è arrivato tutti lhanno preso per un bidone. Movenze scimmiesche, ruolo atipico. In pochi anni ha conquistato tutti, ha vinto tutto. Eppure, ogni giorno, quando lascia gli allenamenti sul suo macchinone il suo sguardo è mesto. La sua settimana non è scandita dal campionato e dalla coppa, ma dagli umori di un donnone tirannico. Il campione capace di sfuggire a qualunque marcatura è prigioniero, soggiogato dalla moglie. Siede in silenzio, a tavola, a volte guarda la televisione. Si gratta nervosamente la testa e gli rimangono ciocche di capelli fra le dita. Le guarda con rabbia, ma dentro sorride. Fra poche ore, quando il donnone si addormenterà, sgattaiolerà fuori per incontrare Lydia, nel suo bilocale rosa shocking in zona Continassa.

 

Piacenza, 1996. È appena arrivato da Avellino. Non è ancora soprannominato il Toro. Credeva di guadagnare di più alla prima stagione in A. Invece con la scusa della squadra operaia, tutta italiana, gli stipendi sono da fame. I bambini vogliono il Supenintendo. Qualche compagno polentone ha lasciato il Rolex e il portafogli nelle tasche dellimpermeabile durante lallenamento. È questione di un attimo, come al momento di saltare allindietro per una rovesciata.

 

Torino, 2000. Otto Rolex. Otto Rolex Daytona. A prezzo di listino, sessantacinque milioni di lire. Da rivendere agli amici degli amici, da regalare a Natale. Il nome del giocatore suona come un orologio svizzero, e non nel senso del ticchettìo. Si vanta di essere amico di un tizio soprannominato Il Fornitore. Porta sempre sul polso sinistro un bel Rolex doro bianco con quadrante in madre perla rosa e cinturino in pelle cocco rosa. Forse è solo uno specchietto per le allodole, un falso. I compagni lo guardano bramanti, la pizza promozione in una mano, il premio promozione nellaltra, pronto ad essere scambiato per un tempo diverso, un tempo senza minuti di recupero.

 

San Giovanni in Marignano, 2006. Una scala ripida, i muri con mattoni a vista. Cè una stanza al piano di sopra. Nella penombra sono riconoscibili solo i denti bianchissimi di Thomas NKono, portiere del Camerun, su un vecchio poster. La soubrette ha perso lo smalto di una volta, ma si dimena, mentre 3 uomini la toccano. Il portierone, non visto, si tocca a sua volta in un angolo, nudo, in ginocchio. Il freddo penetra attraverso i legamenti delle ginocchia, schiacciate sul pavimento, turgide.

 

Queste sono solo alcune delle Chiappe di Valderrama. Appuntamento con il Capitolo II.

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Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo II

 

Sbirciate sudate, bocche tremolanti. Fruscii peccaminosi e pettegolezzi sussurrati nelle orecchie pelose dei massaggiatori. Allenatori col pugno di ferro e allenatori in seconda con le mani di fata. Onorevoli, terzini superdotati, centravanti che in settimana danno tutto. Giorno e notte e dentro e fuori dal campo, dentro e fuori, fallo e controfallo, stantuffate e sospensori fustigati. Docce gelate mani bollenti figli illegittimi e multicolore. Chiappe chiacchierate, capitolo II.

 

Roma, 1951

 

La classifica piange già da un po e nessuno sa spiegarsi il perché. Qualè il demone che si è impossessato della squadra? I ragazzi sono in ritiro punitivo da giorni, poco fuori Roma. Il biliardo, il biliardino i flipper con le luci intermittenti. Qualuno è riuscito a imboscare un borsone militare nel portabagagli del pulmino, nascosto sotto le tute di lanetta rancide di sudore. Sheena e Tiger Girl, le cosiddette tarzanidi, si agitano con mosse esotiche e suggestive contro leopardi e gorilla sulle pagine di un giornaletto appena aperto e già consunto. Le dita callose si muovono frenetiche alla ricerca della bottiglia di Vat 69 fra le mutandine di vecchie fidanzate e i flaconi di unguento al Tepezcohuite. Ma non basta. I ragazzi hanno fame. Le frustrazioni, gli sfottò dei giornalisti, I silenzi stampa, li hanno paralizzati da settimane. Nessuno in campo se la sente più di prendere liniziativa, o di prendersi unaltra pernacchia. Il giorno dopo partiranno per Milano, per lultima partita contro i campioni dItalia, ormai ininfluente. Dicono sia loccasione di salvare la faccia. Al terzo cambio di allenatore è evidente che la colpa sia della squadra.

 

Sono quasi le due di notte e i ragazzi hanno esaurito le barzellette sconce. Lo spilungone svedese è abituato a ben altro. Là le donne sono più aperte, si dice in Italia, là non cè il Vaticano, là fa freddo e si sta stretti, là già dalle elementari si fa educazione sessuale. Per il resto della serata lo svedese è rimasto accovacciato in un angolo a sfogliare freddamente i fumetti con le donne nude, annoiato. Finalmente alza lo sguardo, sornione, verso i compagni. Prima che apra bocca gli altri hanno già capito cosa stia per dire. TUTTI DA ZIA VINCENZA! urlano in coro. Lallenatore in seconda e i magazzineri hanno già mollato da tempo, per evitarli e uscire dallalbergo basta una mille lire.

 

Tre tassì aspettano fuori dal cancello. I ragazzi si stringono nei sedili posteriori e laria fresca della notte di inizio estate inizia a inturgidirli. I sensi si risvegliano dal torpore di moquette e canzonette che li aveva avvolti per tutta la serata. Zia Vincenza, o lonorevole come lo chiamano fra di loro, apre la porta del suo pied a terre di Monti. È vestito da geisha. Sorride malizioso sotto i folti baffi bianchi vagamente ingialliti dalla nicotina. La dentiera aiuta a creare sul suo volto unespressione congelata, ieratica, artificiale. I piccoli occhi porcini si stringono fino a sembrare delle mandorline, i piccoli occhi non vedono bene, senza occhiali, i piccoli occhi scrutano, e si mangiano con gli occhi i giovanotti prestanti che stanno per entrare nella tana del lupo. Lo svedese è il primo a varcare la soglia e ad essere inebriato dai profumi orientali. Anche il press agent dellonorevole indossa un kimono. È seduto su una chaise longue e giochicchia con gli infradito di legno sfregando lalluce e il secondo dito del piede al ritmo dei tamburi del kodo in sottofondo. Il resto è una nuvola scura e densa di fumi genitali, macchie sul tappeto, occhi sgranati e lacrime di colpevole lussuria. È mattina. Lodore del caffè bruciato copre quello acre della nottata. La dentiera frigge nel bicchiere di vetro color fondo di bottiglia.

 

I ragazzi partono presto. Dormono come bambini, in treno e la notte successiva in albergo. Vincono col Milan. Il risibile pubblico di romani a San Siro non applaude, e esce mesto dallo stadio. Retrocessi con disonore, tornano dalle proprie mogli, fidanzate, dalle amanti e dalle mignotte della Salaria. Ritiratevi! Datevi allippica! Allepoca si diceva così. Le parole non li feriscono, non attecchiscono. Sotto i caschi di folti capelli e brillantina un tamburo giapponese continua a rimbombare, e una sola frase echeggia ogni notte nel talamo nuziale: Amò, che te lo metti il kimono stasera?

Modificato da fogueres

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http://www.valderrama.it/le-chiappe-chiacchierate-capitolo-iii/

 

 

Si chiude qui il sipario di carne, finiscono qui le sbirciate al buco nero e vorticoso delle storie sui vizi privati di allenatori e calciatori. Valderrama sa i nomi, Valderrama era là e ha visto tutto. Ha guardato compiaciuto l’afflato, erotico e disperato, di giovani uomini condannati ad essere figurine. Ha staccato la colla con vapore caldo e amorevole pazienza, e scoperto le donne nude nascoste fra le pagine dell’album Panini. Restano solo pochi frammenti di quel mondo, sparsi nell’etere, eclissati dalle immagini blindate delle televisioni satellitari. Un ultimo grido, un’ultima smorfia di piacere, un’ultima chiacchiera un ultimo fremito di chiappe.

 

 

 

Formello, 1997

 

È cresciuto in mezzo a donne forti, donne coi tacchi a spillo, donne che parlano poco e se parlano ti dicono di comportarti da uomo vero. Lui ha deglutito con dolore la propria timidezza e ha giocato la parte. Ma in campo e fuori, non ha mai ceduto alla facile brutalità, ai modi rozzi dei suoi coetanei in quella parte del mondo. Gli è sempre piaciuto curare il proprio aspetto, arricciare il ciuffo, alzare il colletto, accarezzare il pallone. La bordata da fuori area solo una necessità, mai un vero piacere. Alla Samp si è reso conto che amava giocare spalle alla porta, quando gli attaccanti si allargavano lasciandogli spazio per l’inserimento. I tacchetti che spingono sul calcagno, il fiato caldo e i capelli lunghi e oleosi dello stopper che sbattono sul collo. Odore di sandalo e di ormoni. Ogni tacchetto un tacco a spillo, ogni fitta un ricordo. Un ricordo di un tempo in cui veniva giudicato per un’erezione mancata, per un mal di testa simulato e ammonito da una donna severa, in camicia nera. Un giorno ha notato lui, in ritiro. Solo un ragazzo, semplice, con occhi buoni che non giudicano, non pretendono, non impongono ruoli. Ha otto anni meno di lui e un accento di provincia che i compagni romani trovano ridicolo. Eppure suona così innocente, nella sua goffagine. Per un anno intero seduti vicini sul pullman. In camera insieme, nelle trasferte. Una serata indimenticabile a Parigi, bottiglie di champagne, poco importa il risultato. È di nuovo tempo di ritiro ed entrambi, il vecchio e il giovane, non vedono l’ora di ritrovarsi in camera insieme in quel piccolo hotel di montagna. Siedono negli spogliatoi di Formello, con l’asciugamani arrotolato sui fianchi. Fra i vapori delle docce, come in un sogno, ricordano Parigi. Pensano a come unire i letti senza farsi sentire, una volta in ritiro. Ma un compagno apre la porta.

 

Vede le loro dita intrecciate, le ginocchia troppo vicine. Scoppia a ridere e corre via, prima che i due possano inventare una scusa, fingere sia tutto uno scherzo, una sciarada. Tutta la squadra, la società, la città, ormai racconta di un amplesso violento, di ruoli definiti, del vecchio campione che avrebbe plagiato, subornato, il giovane di provincia.

 

Il vecchio parte per Madrid. Prova a dimenticare. Il giovane va alla Samp. Siede sulle panche degli spogliatoi, dove anni prima avevano poggiato i lombi ancora tonici del vecchio. Si asciuga gli occhi con della carta igienica. Tutta l’innocenza rimane là, intrappolata fra tre strati di morbidezza.

 

 

 

Torino, 1995

 

Sveglia. Due cucchiaini di creatina. Crostata di frutta, caffè, biscotti. Cinque cucchiaini di zucchero. Allenamento. Palestra. Due cucchiaini di creatina, di nascosto, dietro la macchina per gli addominali. Il gusto inizia a piacergli. Gli hanno detto che è come mangiare una bistecca. A lui piace la bistecca, al sangue. I turtèi che la mamma gli ha fatto per tutta l’infanzia erano stucchevoli, non ha mai capito il perché dell’uva sultanina. Pensa ai turtèi e si sente depresso. Corre al cesso. Vomito e diarrea. Per riparare, altri due cucchiaini di bistecca. Davanti allo specchio, nota che le labbra gli si sono ingrossate. Forse è allergico, ma nemmeno con il cortisone il gonfiore accenna a diminuire. Pensa alle labbra e si sente arrabbiato. Arriva il medico. Iniezione di Samyr, 15 gg. L’umore migliora. Pranzo. Bresaola, parmigiano, pasta in bianco con parmigiano. Crostata di frutta, caffè. Due cucchiaini di zucchero, due cucchiaini di bistecca. Steso sul letto per la pennica pomeridiana non riesce a chiudere occhio, il Samyr inizia a fare effetto. Un paio di partite a Street Fighter. Pugno, calcio, pugno mezzaluna bottone rosso, bottone blu, pillola rossa pillola blu, allenamento del pomeriggio. Entrata a gambe unite, piede a martello, furore. Le urla dell’allenatore e il Samyr fanno alzare il pressing e il battito cardiaco. Un paio di compagni sono passati a 30 gg, pressano di più, corrono il doppio. Anche lui vuole passare a 30 gg, altrimenti non smaltirà mai le bistecche in polvere. Botta alla tibia. Dolori articolari, iniezione di Voltaren. L’umore cala, il pressing si abbassa, ritorna il ricordo dei turtèi, l’abbraccio soffocante della mamma che odora di canfora e naftalina. La vista si annebbia. Gli occhi sono gonfi. Impacchi di ghiaccio. Fra le fibre della garza e le sfumature bluastre del ghiaccio secco, vede la bocca rugosa e intirizzita della nonna che gli bacia la fronte. Corre al cesso per vomitare di nuovo. Altri due cucchiaini di creatina. Invoca Samyr. Samyr. Samyr. Un genio della lampada col turbante, più che un farmaco. Ora gli occhi sono spalancati. Lo stomaco e l’intestino si serrano, trattengono i liquidi, stritolano i ricordi al cedro candito e all’amaretto. La bocca dell’allenatore col sigaro diventa la bocca della nonna. Nella testa lucida e pelata del compagno vede riflesse le facce di tutta la sua famiglia. Si avvicina un compagno, già canuto, gli poggia una mano sulla spalla. Gli occhi offuscati, un urlo strozzato: “Nonno?”

 

Sviene. Si risveglia in una clinica. I medici parlano in inglese, come nei film americani. Lui non riesce a parlare, ha un tubo incastrato nell’esofago. Ma sente tutto. Uno dei medici è italiano: “sto ragazzo è na discarica, dobbiamo ripulirlo da dentro”.

 

 

 

Città del Messico, 1991

 

Fiocco blu. È un maschietto, sano, in carne, coi capelli neri come il carbone. Anche l’incarnato è scuro. Il capitano ha superato momenti peggiori, sorride con timidezza e tiene fra le braccia il bambino. Anni prima lo avevano portato via dal ritiro in sedia a rotelle, qualcuno mormorava fosse un cancro. Era tornato, più forte di prima: si era trattato solo di un virus passeggero. Il conteggio degli spermatozooi però raccontava di un impietoso verdetto di sterilità. Mesi di litigate, sospetti, accuse reciproche con la giovane moglie. Gli incontri col prete non avevano portato a nulla di buono. Adottare un figlio nei tardi anni ’80 era ancora malvisto dai vicini, dai colleghi, dai parrocchiani. Il capitano si era anche rivolto al Presidente, ma un figlio non è come una macchina nuova o un villino a Milano Due, nemmeno lui l’aveva salvato dall’ignominia del restare senza eredi.

 

C’è un compagno, che sotto le docce attira le battute di tutta la squadra per i suoi attributi. Ha la pelle scura, i baffi folti, e il suo sesso ricorda il braccio di un neonato che stringe una mela.

 

Il capitano, da quando si è sparsa la voce che non riesca a ingravidare la moglie, non partecipa più agli sfottò. Con rispetto gli hanno lasciato un angolo in cui farsi la doccia da solo, indisturbato. Dal suo angolo guarda il compagno e il suo corpo sano, prestante. Il suo fallo si ritira fino a sparire in un rado cespuglio di peluria biondo cenere. Vorrebbe chiedergli qualcosa, ma le parole gli si sciolgono in bocca, col gusto amarognolo del sapone Intesa e della vergogna.

 

Da quando ha ricevuto i risultati del test di fertilità, non parla più. Si consola esprimendo ciò che rimane della sua virilità in campo, con gli interventi muti e impeccabili, con i fuorigioco chiamati col braccio alzato, rigido e imperioso.

 

L’atmosfera si è fatta pesante in ritiro, e la squadra inizia a risentirne. Qualcuno prova a parlare al capitano. Gli dice gli olandesi, che hanno anche i matrimoni omosessuali, non hanno tutte queste paure dell’inferno. Sono immuni al nostro bigotto senso di colpa, di peccato, di adulterio. Il capitano non può immaginare che si tratti di uno scherzo crudele, di una trappola. I più giovani in campo gli danno del Lei. Il capitano pensa, mentre fa le valigie per la prossima trasferta. Ricorda l’incontro con la moglie in discoteca, al pomeriggio. Il vestito bianco, i lunghi capelli biondi, il sorriso del prete. Il taglio della torta a forma di pallone. Se non le darà un figlio la perderà, pensa. Dovrà rifare tutto da capo. Sono vent’anni che non va in discoteca. Il compagno baffuto e il suo membro rimarranno a Milanello, per un lieve infortunio muscolare.

 

Al capitano tremano le mani. Strappa una pagina dall’agenda aziendale col biscione, mai utilizzata, e impugna una matita. Con la scrittura che sembra quella di una nonna, o di un bambino, scrive poche, soffertissime parole. C’è un nome di donna, un numero di telefono, una preghiera. Si intravede la parola “Dio”.

 

Nove mesi dopo, iniziano i cori. I compagni ridono di lui, quando sale sulla sua Lancia Delta e ritorna a casa. Lui non sente i cori, non sente le risa. Ha già parlato col Presidente. Gli ha chiesto il primo vero favore della sua vita. Cedere l’uomo con i baffi, mandarlo lontano dalla moglie e dal figlio, non farlo tornare mai più.

 

Nei suoi sogni, spesso banali, il baffo appare ancora, di tanto in tanto, e si confonde con i lunghi capelli biondi della moglie. Ogni volta che a Milanello arriva un giocatore di colore, il capitano si allena a parte e raggiunge le docce da solo, in silenzio. Una tentazione lo sfiora, ma dura poco, il tempo di un coro: “voglio essere di nuovo papà”.

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alcuni devo capire chi sono

Secondo me su

 

Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo I

 

Torino 1991: Martin Vasquez ( spagnolo del Torino) e Dino Baggio ( Il compagno ha un nome molto noto, ma non è che un discreto centrocampista nel giro della nazionale)

 

Genova 1991 Dossena - moglie Mancini

 

Autostrada Torino - Piacenza 1993 - Lentini & moglie Schillaci

 

 

Torino 1996-2001: Zidane

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Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo III

 

Torino 1995 Secondo me è Tacchinardi

 

Formello 1997 Credo sia Jugovic poi passato allAtletico Madrid.

 

 

In generale è piena la rete di leggende / ipotesi / storie.

Vai a capire cosa è vero e cosa no😀😀

Modificato da fogueres

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Secondo me su

 

Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo I

 

Torino 1991: Martin Vasquez ( spagnolo del Torino) e Dino Baggio ( Il compagno ha un nome molto noto, ma non è che un discreto centrocampista nel giro della nazionale)

 

Genova 1991 Dossena - moglie Mancini

 

Autostrada Torino - Piacenza 1993 - Lentini & moglie Schillaci

 

 

Torino 1996-2001: Zidane

 

 

Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo III

 

Torino 1995 Secondo me è Tacchinardi

 

Formello 1997 Credo sia Jugovic poi passato allAtletico Madrid.

 

 

In generale è piena la rete di leggende / ipotesi / storie.

Vai a capire cosa è vero e cosa no

 

più o meno le stesse ... jugovic sapevo di più ;)

piacenza Luiso

 

rolex non lo so

 

s.g in marignano credo sia buffon

 

poi baresi

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jugovic sapevo di più ;)

 

"Un giorno ha notato lui, in ritiro. Solo un ragazzo, semplice, con occhi buoni che non giudicano, non pretendono, non impongono ruoli. Ha otto anni meno di lui e un accento di provincia che i compagni romani trovano ridicolo. Eppure suona così innocente, nella sua goffagine. Per un anno intero seduti vicini sul pullman. In camera insieme, nelle trasferte. Una serata indimenticabile a Parigi, bottiglie di champagne, poco importa il risultato. È di nuovo tempo di ritiro ed entrambi, il vecchio e il giovane, non vedono l’ora di ritrovarsi in camera insieme in quel piccolo hotel di montagna. Siedono negli spogliatoi di Formello, con l’asciugamani arrotolato sui fianchi. Fra i vapori delle docce, come in un sogno, ricordano Parigi. Pensano a come unire i letti senza farsi sentire, una volta in ritiro. Ma un compagno apre la porta."

 

Bè penso che sapemo la stessa storia...anche se sinceramente non c'ho mai creduto.

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Le Chiappe Chiacchierate: Capitolo III

 

Torino 1995 Secondo me è Tacchinardi

 

Formello 1997 Credo sia Jugovic poi passato allAtletico Madrid.

 

 

In generale è piena la rete di leggende / ipotesi / storie.

Vai a capire cosa è vero e cosa no

 

il giovane dall'accento di provincia non l'hai capito vero? :D

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Mi sembra una stronzata. Da altre parti dicono Jugovic ma non lui.

Boh

 

mah

che ci siano calciatori gay è altamente probabile. Che ci siano calciatori che per vari motivi fanno finta di non saperlo o di non esserlo anche... poi che siano Jugovic, Grandoni, Di Loreto, Del Piero o chi per loro neanche me interessa. Anche perché sta storia girava già al tempo

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http://www.delinquentidelpallone.it/paolo-montero/

 

Lo vedevo il terrore negli attaccanti: si spostavano dallaltra parte, se cera Paolo nei paraggi. La sua tecnica era: il primo intervento deve essere duro per far capire immediatamente che aria tira. E poi parlava agli avversari in continuazione, li faceva impazzire, era davvero temutissimo. No signori, queste non sono le parole di un giornalista, in cerca di facili sensazionalismi. Così parlò David Trezeguet, uno che Montero lha visto da vicino, uno che i suoi tacchetti li ha assaggiati più e più volte durante le sedute di allenamento, probabilmente. Anzi, sicuramente.

 

In un mondo ideale questa sarebbe dovuta essere la prima storia delinquenziale da raccontare, per tutta una serie di motivi. Paolo Montero è tutto quello che siamo, tutto quello in cui crediamo. Non solo per il fatto di detenere il record di espulsioni della serie A (sono 17), ma perché non esiste giocatore in grado di impersonare quanto lui la cattiveria applicata al gioco del pallone.

 

Paolo nasce calcisticamente nel Penarol, dove lo battezzano subito Terminator, soprannome che in Italia lascerà il posto al più diretto Pigna dopo il famoso episodio del pugno in faccia sferrato a Gigi Di Biagio. Che sia un uomo senza fronzoli lo capisci guardandogli la faccia. Dritto negli occhi no, bisogna avere troppo coraggio. Lo sguardo fiero ed i suoi lineamenti spigolosi lasciano ben poco spazio allimmaginazione, le poche parole, tipiche di chi preferisce far parlare i fatti, fanno il resto.

 

Montero è uno di quei giocatori sempre più difficili da reperire al giorno doggi, un combattente nato guidato dalla Garra Charrua ,quella di chi è nato in determinate zone del globo terracqueo, il Sudamerica per esempio.

 

Le luci della ribalta non gli sono mai appartenute, e per uno che preferisce vivere nellombra è sicuramente un vanto di cui andare orgogliosi. Ecco, lOrgoglio: brutta bestia per il quale saresti disposto a tutto. Perché la partita di pallone la puoi perdere ma non la dignità, non il rispetto della tua gente per cui devi sempre uscire a testa alta.

 

«Sono un tipo riservato, da calciatore non mi piaceva parlare dei fatti miei e cercavo di passare inosservato. Non come quelli che fanno i duri e poi vanno a piangere in tv per diventare simpatici ai giornalisti e strappare mezzo punto in più nelle pagelle

Nellavventura italiana è seguito dalla madre e dal padre che, mentre lui è impegnato a giocare, fa il venditore ambulante in quel di Milano. Le prime espulsioni nel nostro campionato arrivano con la maglia della Dea e sono tante -per la precisione 7- che gli valgono 15 giornate di squalifica in totale. In maglia neroazzurra si fa notare oltre che dalle caviglie dei vari avversari, dai più grandi club che ne apprezzano il temperamento, labilità nella marcatura grazie ad un senso del posizionamento con pochi eguali, e i piedi non disprezzabili (quando ovviamente non impegnati a colpire i parastinchi altrui).

 

Nel 1992 arriva Lippi ad allenare lAtalanta, e decide che Montero deve giocare terzino. Peccato che questo fosse solo il pensiero del tecnico ,perché Paolo non è esattamente dello stesso avviso : o faccio il centrale o non gioco. Ed è troppo forte per restare in panchina. Lippi capisce inoltre che scherzare con lUruguayo non è cosa, abdica al suo credo e lo schiera centrale. Disputerà una stagione impeccabile.

 

Con i colori nerazzurri conosce anche il sapore amaro della retrocessione, i primi dissapori con gli allenatori (Guidolin nella fattispecie a cui non rivolgerà mai più la parola nemmeno da avversario)e la contestazione feroce nei suoi confronti. Passa quindi alla Juventus, consacrandosi nellelite del calcio europeo.

 

Gli anni bianconeri sono pieni di aneddoti dentro e fuori dal campo ma una menzione immediata la vogliamo dedicare al rapporto con lAvvocato Agnelli. Mi chiamava alle 6 di mattina, la prima volta lho mandato affanculo e ho messo giù. Nonostante questa piccola incomprensione il loro legame sarà molto forte, come testimonia anche questo simpatico scambio di battute sulla già citata pigna a Di Biagio:

 

Dopo il pugno a Di Biagio lAvvocato mi vede e scuote la testa: Paolo, non mi sei piaciuto per niente». Io mi preoccupo: chissà che predica. Paolo, non mi sei piaciuto perché non lhai preso bene: un bravo pugile con un gancio così lavrebbe fatto cadere!

Per quel che concerne gli episodi in campo, in un Roma-Juve si rende protagonista di un gesto che tutti hanno sognato almeno una volta nella vita: sfogare tutta la propria rabbia e frustrazione agonistica in un calcione senza pensieri, come non ci fosse un domani.

 

Dritto, duro, diretto sulle gambe di Totti a palla lontana chilometri. Gli avversari protestano, Totti si ribalta a terra, lui, senza nemmeno aspettare il rosso prende la strada degli spogliatoi, a testa alta come sempre.

 

A sentirlo raccontare di come fosse naturale, al termine delle partite, cercare la rissa negli spogliatoi avversari si rischia linnamoramento. Altri tempi, altri valori. Come quella volta in cui si trova faccia a faccia con Toldo e volano i pugni, quelli veri.

 

In Europa la storia non cambia, i suoi gomiti incontrano spesso e volentieri i visi degli avversari come nel caso della gomitata a Karpin nella partita contro il Celta Vigo. Sotto lo sguardo attonito di arbitro, guardalinee e tifosi urlanti Montero esce dal campo come nulla fosse, con gli occhi che sembrano dire che volete? che cè di strano?

 

Il suo più fido compagno di scorribande notturne è Mark Iuliano, con il quale frequenta tutti i locali del Nord Italia non facendosi mancare una rissetta di tanto in tanto. Poi, succede che magari qualche giornalista lo becchi in condizioni non proprio impeccabili in questo o in quel locale notturno. Come una volta ai tempi dellAtalanta.

 

Alla vista del cronista ,quattro compagni di Paolo si nascondono in bagno, qualcuno dietro il bancone facendo finta di non vedere. Montero si fa avanti, saluta calorosamente e sussurra al giornalista: Tanto, se esce qualcosa, so che sei stato tu. Come fai a non innamorarti?

 

Potremmo continuare a parlare per delle ore, ma, come per tutte le leggende, a un certo punto bisogna fermarsi e lasciar correre la fantasia. Perchè il calcio ci fa sognare, ma non è detto che siano per forza i gol e le giocate dei grandi campioni a farci volare ed entusiasmare. A volte, a quelli come noi, per sognare in grande bastava chiudere gli occhi e immaginare di essere Paolo Montero, almeno per un giorno.

 

Paolo Vigo

twitter: @Pagolo

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Una minestra di roba 😀

 

http://storiepallonare.blogspot.it/2010/07/gossip-sul-mondo-pallonaro-vol1.html?m=1

 

Gossip sul mondo pallonaro vol.1

Il Torino di Mondonico era una macchina da guerra fuori dal campo: le grandi bevute e "briscolate" di Bruno, Annoni e Policano, le grandi trombate di Lentini, Sordo e Zago e le "pippate" di Casagrande e Aguilera. E Poi chi sa perche' Moggi comprava le partite!

 

Pato Aguilera gestiva un gruppo di prostitute sudamericane e giri di cocaina e fu condannato

Martin Vazquez era omosessuale

Cois è super dotato

Dino Baggio fu ceduto all'Inter di Orrico nella stagione 1991-92 perche' a Luciano Moggi non andava bene che familiarizzasse troppo con Martin Vazquez. Conferma di questo: quando Moggi arrivo' alla Juventus nella stagione 1994-95 cedette Dino Baggio (uno dei protagonisti di USA '94) al Parma per evitare nuovamente situazioni imbarazzanti.

Fusi e Dino Baggio erano molto amici a Torino ma non riuscirono a coltivare questa amicizia anche alla Juventus (vedi sopra)

Gigi Lentini intrecciava una relazione con Rita Schillaci, Toto' fu costretto a scappare in Giappone per il disonore.

Lentini quando ebbe l'incidente in auto stava parlando al cellulare proprio con la moglie di Schillaci.

Maltagliati e Bonomi pestarono a sangue Diawara che infatti non giocò piu' con i granata

Radice frequentava la moglie di Castellini che infatti andò a Napoli

Si dice anche che Radice facesse la stessa storia con la moglie del povero Barison (voci che vennero fuori dopo l'incidente)

Radice fu cacciato da Firenze per tresca con la Rusic

Radice era particolarmente dotato

Pulici pare che dovesse avere rapporti sessuali tutte le domeniche mattina

Comi raccontò che al primo ritiro con la prima squadra del Torino lo portarono in una casa chiusa e lo lasciarono per strada e nemmeno sapeva dove si trovava

Pinga beveva molto

Di Biasi è tornato al Torino, ma si dice fosse stato allontanato dopo aver alzato un putiferio per aver trovato "in treno" un centravanti rasato e uno slavo arrivato da Livorno (Stellone e Lazetic)

Boniperti fu soprannominato Marisa per le sue preferenze omosessuali

Luciano Favero, difensore arcigno della Juventus, era dotatissimo

Tacchinardi era un cocainomane ed aveva una relazione con la figlia di Marcello Lippi

Tacchinardi quando non giocava per alcuni mesi era perchè lo ripulivano dalla cocaina

Lippi al suo ritorno alla Juve rivelò il nome del giocatore con cui era venuto alle mani: Deschamps; il quale ebbe un diverbio con il mister per l'utilizzo di Tacchinardi, quest'ultimo era sempre spompato dalla figlia dell'allenatore e dall'abuso di droghe.

 

Anche Paulo Sousa intratteneva una relazione con la figlia di Lippi

Zidane soggiogato incasa dalla moglie, si sostiene facesse frequente uso di sesso a pagamento

Zidane si è fatto portare la sua geisha torinese nel ritiro di Lione a FRANCIA 98

Zidane., Montero e Juliano erano amici di orgia

Montero e Juliano uscivano spesso per Milano tra club e puttane e si dice che Juliano pippasse talmente tanto che fu costretto a rifarsi il naso

Inzaghi è malato di sesso e si delizia con donne, trans e uomini

Davids picchiava la moglie

Conte ha il parucchino

Nicolino Berti faceva festini in centro a Milano il lunedì sera nelle zone degli uffici in presenza di trans, compagni, e anche della Gialappa's.

Nicola Berti pare che sia gay al 100% ed hanno riferito che abbia avuto una storia con Aldo Serena.

Come la ebbero per certo Gabriel Omar Batistuta e Massimo Orlando che poverino un mese dopo che si sparse la voce smise di giocare... ed era un fenomeno.

Padovano, oltre al talento, portò a Como anche valanghe di polvere bianca. A farne le spese fu Olivares, beccato all'antidoping dopo una festa a casa dell'ex gobbo.

Padovano, amico e compagno di Bergamini (calciatore ucciso nel 1989 in cui il caso fu archiavato come suicidio) a Cosenza si pensa che sapesse cosa fosse successo quella sera.

Padovano a Cosenza fu malmenato da capitan Marulla ed un altro compagno perche' smettesse di fumarsi le canne. Poi si venne a scoprire che pippava anche.

A Cosenza si sa con certezza che a fine anni '80 quando la squadra puntava alla promozione in Serie A, 5/6 degli undici titolari vendevano le partite. Si ha il sospetto che Bergamini sapesse e per questo il ragazzo spingeva ad andare a giocare a Parma dove lo voleva Nevio Scala.

Olivares, con il compagno Fiondella, a Ferrara fu pizzicato a sniffare.

Pedro Mariani ed Ermini si dividevano la stessa donna (la moglie di Ermini)

Pagotto amava pippare e si e' sposato diverse volte

A Trieste i ragazzi della primavera andavano a comprare il fumo dalla moglie di Pagotto mentre lui era in casa fatto di coca

Nakata era pieno di steroidi ed altro e Gaucci per paura che fosse beccato e di non poterlo poi vendere, chiese a Pagotto di prendersi la resposabilita' nello scambio delle urine. In cambio Gaucci gli propose il pagamento del restante contratto e gli pose gia' il nuovo contratto con la Triestina sul tavolo per dopo la squalifica.

Pagotto aveva in casa video porno con transessuali

Carnevale amava la coca dai tempi di Napoli e se lo porto' a Roma il vizietto dove influenzo' il giovane naive Peruzzi. Vennero squalificati entrambi

Giuliano Giuliani si faceva dai tempi di Napoli di cocaina e poi di eroina, morendo tristemente di HIV qualche anno dopo

Joe Cole pestato dal fidanzato della tipa con cui era a letto, con tanto di fuga dalla finestra mezzo nudo per le strade di Londra

Stromberg a Bergamo si portò il convivente

Schwoch ha venduto Rolex falsi a Ferrante

Pare che Falcao fosse un donnaiolo

Beppe Dossena il Grande: alla Sampdoria, era l'amante della moglie di Mancini e una volta chiese a Vialli la casa dicendo "devo vedermi con una". Vialli gli prestò la casa e quella sera disse al mancio "dai, andiamo a vedere chi si fa Beppe..." ovviamente non sapeva si trattasse della moglie del suo amicone... pare che il mancio mise l'out-out e Dossena andò via da Genova l'anno dopo.

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Una minestra di roba

 

http://storiepallonare.blogspot.it/2010/07/gossip-sul-mondo-pallonaro-vol1.html?m=1

 

Gossip sul mondo pallonaro vol.1

(...)

Beppe Dossena il Grande: alla Sampdoria, era l'amante della moglie di Mancini e una volta chiese a Vialli la casa dicendo "devo vedermi con una". Vialli gli prestò la casa e quella sera disse al mancio "dai, andiamo a vedere chi si fa Beppe..." ovviamente non sapeva si trattasse della moglie del suo amicone... pare che il mancio mise l'out-out e Dossena andò via da Genova l'anno dopo.

 

:teach: Caro fogueres, mi sorge un dubbio: quando si dà l'out-out a qualcuno, bisogna andare fuori-fuori? :teach:

 

.capre

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Topic fantastico. Quarcosetta se spifferava pure qua fine anni 80 , qualche consorte allegra durante le trasferte.....

Laltra faccia del mondo patinato dei milionari del calcio.

Sicuramente alcune saranno stronzate però una % sarà vera. In rete ci sono tanti copia/incolla quindi fake news.

Qualcuna distanza di anni sembra chiaro che sia vera...😃😃😃

Modificato da fogueres

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