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MDMA

Kansas City 1927

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non ce la faccio più devo condividere qui dentro le perle di questo genio... :D

 

trovato su facebook, suggerito qui dentro da E quillu je deea (che dio ti abbia in gloria), è una sorta di diario della stagione romanista con le schede degli avversari, i resoconti delle partite e i pagelloni delle altre squadre di serie A (le vite dell'artri :lol: )...

 

la scheda dell'avversario di oggi la Talanta :lol:

 

C'era un tempo in cui er settore ospiti era indicativamente inteso come a Curva Nord (e no i distinti come mo). Tuttavia, eccezion fatta pe gli incontri co Napoli e Lazio, quer settore era comunque giallorosso, senza se e senza ma e non c'era no stiuard a stabilì er limite da non valicà. Milanisti, interisti e soprattutto juventini, quanno toccava a loro o popolavano numerosi sì, ma de nascosto e senza ostentà drappi, tifosi camaleonte, de quelli che se segnava a Roma te fingevano esurtanza, se la Roma nsegnava te parlavano fitto fitto come se da creature avessero bevuto latte dala lupa insieme a te, sarvo poi, ar primo gò loro, ritrovasse a urlà a squarciagola senza imbarazzo arcuno, bullandose de te che, credendolo come te, javevi dato confidenza fino ar secondo prima. Er tempo de metabolizzà l'imboscata e er tradimento, tempo necessario a mannallo affanculo, era comunque troppo, che quello era già svanito artrove.

 

Insomma, er tifoso avverso, nei ricordi de pischello, non è mai stato un gran problema. Sì vabbè, quarche lancio de arance, quarche scazzottata sparsa, ma per lo più era forclore, niente de così pericoloso da inibì la frequentazione doo ssadio.

 

Pure la Curva Nord era comunque nostra e nessuno ce poteva dà fastidio, nessuno ce poteva fa paura. O mejo, quasi nessuno. Perché na vorta l'anno arivava La Talanta.

 

I tifosi della Talanta erano pochi ma tutti grossi, un gruppetto de poche decine de animali che facevano versi strani, ronde in trasferta senza speranza de vittorie sportive, ma che delle vittorie sportive, questa era l'impressione, non je ne poteva fregà de meno. Uno poi era er più grosso de tutti. Un tifoso enorme, o perlomeno tale sembrava a noi creature, che a tutta panza s'engarellava co no stadio intero che lo insurtava, ma a lui je rimbarzava. Lui era lui, er tifoso della Talanta, e noi pe lui non eravamo un cazzo, e venì a fa er marchese der grillo a casa nostra non era facile. Mpo si odiava, mpo je se portava er rispetto che se deve ar pazzo contro tutti, ma in quanto pazzo, ala fine, ce lo facevamo scivolà addosso come avremmo fatto poi co Bossi, consapevoli che prima o poi se lo saremmo ritrovato sotto casa a magnà pajata. O a tifà pe quarche padano ladrone de over. Vero o non vero, pe quer tifoso mpo ce dispiace, mpo ce rimbarza. Chi non ce rimbarza so gli orobici (se imparano un sacco de aggettivi a guardà le partite) che oggi scenderanno in campo, che andiamo ad analizzare.

 

 

 

Brighi: che poi, a stonesto metalmeccanico de centrocampo, se lo saremmo pure tenuto, er vero motivo della cessione è nantro, o sapemo tutti. E’ che non ce la facevamo più ogni vorta che s’apriva un qualsiasi sito de news sulla Roma a legge le dichiarazioni de Vanni Puzzolo. Come er buon Matteo faceva non dimo un gol, non dimo nassist, ma anche solo un colpo de testa ben assestato a liberà l’area, er giorno dopo, puntuale come la morte, le tasse e i procuratori dar cognome carico de presagi, c’era la dichiarazione de Puzzolo a reclamà un giorno più sordi e l’altro più spazio. Su questo, se po esprime solidarietà ar tifoso azzuronero.

 

 

 

Denis: sarà protagonista insieme a Osvaldo dell’accattivante sfida “attaccanti cor cognome che è pure un nome, e allora diccelo te come te dovemo chiamà” nonché dell’altra tenzone “centravanti sui quali nse scommetterebbe na lira a vedelli e che invece te ce fanno ricrede”. Onomastica a parte, il mascelluto argentino sta in grande forma, e se candida con prepotenza a fa fischià le recchie ai propri avi.

 

Mò s’è pure imparato a fa le mezze rovesciate, nsia mai che quarcuno ariva all’Olimpico col repertorio incompleto, ma contiamo sul fatto che da piccolo abbia fregato un pezzo de merenda ad Heinze che, è ormai risaputo, soprattutto se sei connazionale non dimentica, non perdona e, di conseguenza, non fa deambulare.

 

 

 

Tiribocchi. C’è una categoria particolare de giocatori della Serie A che fa paura ar tifoso romanista: er tifoso romanista. So na cifra, tutti ex commando e tutti desiderosi de fallo sapé, dimostrando così facendo de avé meno paura de se stessi de quanta ne ha un tifoso romanista non diventato nel frattempo calciatore romanista che gioca contro la Roma (er concetto è contorto ma poi ariva). Quando un avversario se dichiara, s’è dichiarato in passato o se sospetta fortemente esse sostenitore dei nostri colori, allora i cieli si aprono e gli Dèi del calcio scendono a conferire Forza, Velocità, Precisione, Classe e Visione di gioco al giocatore in questione, poteri che le stesse divinità se riprenderanno de corsa al triplice fischio della partita contro de noi. Ecco, er Tir de Fiumicino è uno che non ha mai nascosto er core mezzo giallo e mezzo rosso. Ragion per cui, se oggi se la vedesse da seduto, proprio come un tifoso romanista, ce farebbe mpiacere.

 

 

 

Schelotto: frutto de na turnè sudamericana dei Tazenda, l’italoargentino se iscrive al contest, sempre contro Osvardo, “pensa a giocà a pallone e tajate quei capelli, manvedi questo”. Dopo nannno a magnà piadine a Cesena ha detto “oh, bone so bone eh, però dopo mpo che cojoni”, ma invece de venì a rifasse giù ar sud come più vorte annunciato d’estate, ha preferito virà sula polenta. Pare che comunque l’alimentazione non influisca sul fatto che core na cifra e che quanno je gira bene, che de solito coincide co quando non c’ha i capelli in faccia a coprije mezzo campo, è mber problema pe le difese altrui. Se la luna vole spuntà dar monte facesse pure. Spuntà dar tabellino dei marcatori nun ce pare necessario.

 

 

 

Moralez: dopo un avvio de campionato molto promettente, de sicuro cercherà la Consacrazione all’ombra della Santa Sede, ma secondo noi nantra letta ai salmi a potrebbe pure dà prima de fa sto passo, dai, nun c’è fretta Maximilià. O chiamano Maxi, però pare mpo na presa per culo pe uno che se fa magnà in testa pure da Giovinco. Ora, giova ricordare che come pe il suo simile tascabile parmense, lo ponno chiamà come je pare: maxi, mega, super, iper, ipercoop, conad, va bene tutto. Ma se segna, anche per lui, er marchio a vita de nano demmerda è garantito. Giusto pe capisse.

 

 

 

Gabbiadini: fino a quarche settimana fa nse sapeva chi fosse e parecchi nu lo sanno manco mo. Poi, un ber giorno, i più malati de noi se so messi a vede na partita dell’under21, roba che non succedeva più dai tempi de Bardieri. Tutto perché s’eravamo appena presi Nascar Borini, e quello siccome è giovane coi giovani giocava, e siccome è punta de punta segnava, ma più de lui segnava uno cor nome da formaggio, tal Gabbiadini appunto, che gli ungheresi impazzir faceva. Ecco, sarebbe brutto accorgese oggi de avé piato er giovane più bonaccione invece de quello più cattivo. Che armeno nce piasse pe ungheresi.

 

al contest di Schelotto c'avrei visto bene qualche giocatorino della Ternana di sti ultimi anni... :lol:

 

vabbè, per me sto tipo è un genio... :D

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Lo seguo fin dall'inizio. Anzi, li seguo.... Genio vero. E oggi c'è una intervista a loro su l'Unità.

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ah, ecco..c'avevo il dubbio anche io che fossero un gruppo di persone...

veramente geniali...

Purì, posso chiederti il perchè di questa intervista su l'Unità?

successo su feisbuc o cos'altro?

Modificato da MDMA

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La descrizione del gol der cipolla:

 

E so forse gli allucinogeni fumi dela cipolla che, laddove qualsiasi attaccante a tu per tu cor portiere avrebbe scagliato na crina senza ritegno, suggeriscono all’Apollo crinuto de provà la scavarchella da fermo sur portiere valanga. Ciò che ne scaturisce è ncopricapo mezzo mezzo, più che un sombrero no zuccotto de lana de Carletto Mazzone, un cappelletto rovesciato tipo Jovanotti quando era cojone, naccrocco impajato da cerimonia de quelli daa Regina Elisabetta. Tuttavia, se Carletto Mazzone, Jovanotti e a Regina Elisabetta hanno fatto cariera un motivo ce sarà, e il motivo è lo stesso che fa sì che lo scavarchismo trionfi su Consigli ormai tardivi e inascoltati, lasciando Osvardo solo davanti a na curva, co in mezzo na porta da timbrà. E quando un omo co la cipolla incontra na porta vuota, quella vuota è na porta morta. E allora andiamo a insaccar e smitrajar su na curva piena, andiamo a piallo ad amorevoli pizze e a smontaje la cofana, e pe la prima vorta, namo a riposo co du gò de vantaggio, nebbrezza ormai dimenticata.

 

Me sto a cappottà...

:lol::lol::lol:

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:lol: :lol:

 

anche le descrizioni se Gabbiadini e Moralez non male.

 

FENOMENO!

 

" Quando un avversario se dichiara, s’è dichiarato in passato o se sospetta fortemente esse sostenitore dei nostri colori, allora i cieli si aprono e gli Dèi del calcio scendono a conferire Forza, Velocità, Precisione, Classe e Visione di gioco al giocatore in questione, poteri che le stesse divinità se riprenderanno de corsa al triplice fischio della partita contro de noi. Ecco, er Tir de Fiumicino è uno che non ha mai nascosto er core mezzo giallo e mezzo rosso. Ragion per cui, se oggi se la vedesse da seduto, proprio come un tifoso romanista, ce farebbe mpiacere. "

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E insomma, dopo quella de sabato, nartra brutta giornata pe Roma.

Peccato eh, perché cor 6 ce stavano un sacco de bei giochi de parole, e pure cor six, a volé esse aziendalisti, ma vabbè.

Se è dai segnali che er tifoso comincia a fasse du conti, de bono, alla vigilia, ce sta poco.

Fori Totti (e già questo ce bastava), c'era solo nantro omo che nella strampalata e variopinta rosa yellowred potesse vantà nei derby un rapporto minuti giocati/devastazione dell'avversario avvicinabile a quello de Dervecchio: la Bambola Assassina. Er poro Fabio Simplicio, colui che c'ha fatto vince du derby giocandone sì e no uno, nonostante le mirabilie der De Bello Orobico, a sto giro nun va manco in panca. Luigi Enrico je preferisce l'ordine e la disciplina de Gago, ma soprattutto er disordine e la caciara della bonanima de Perotta. Per il resto, quando i ragazzi entrano a scallasse sotto la Sud, na vorta dato er bentornato all'olandesone triste, semo a turno tutti convinti de avé visto Lamela. "Quello è Lamela?", "No è José Angel". "Allora è quello!", "No è Pjanic, anzi è Gago, no è Curci".

Quello de Lamela in realtà era un segnale tutto nostro, uno de quelli che te voi convince siano nell'aria anche quando puzza de lacrimogeni. Voi che uno co sto nome, se debutta nella settimana dell'iPhone4s, spinto dar positive touch dell'anima de Steve, nun ce regali na gioia tale da facce scrive sui prossimi striscioni, "essi incazzato, essi impazzito"?. E invece no, Luigi Enrico, omo iPad ante litteram, molla in panca la delicata tecnologia de urtima generazione, affidandose a pischelli più rodati, pischelli con deficit relazionali, cani perennemente arabbiati, e blac block de bianco crinuti.

 

I più avvezzi a sto tipo de manifestazioni s'avvedono subito dell'infirtrato ner gioioso corteo giallorosso.

Kjaer, ufficialmente schierato per farsi carico der più nero dei pericoli, sotto ar casco arbino e ala ferpa de tatuaggi, è perfettamente riconoscibile. Ma noi c'avemo nprogetto, semo indignati cor monnonfame da sempre ma nun interpretamo l'auruspici, a noi dela scaramanzia e dei presagi nce ne frega gnente, e che se semo vestiti tutti come le urtime cinque vorte è solo na coincidenza.

Anche perché a fronte de tutto ciò, c'è solo na cosa che ce disturba veramente tanto.

E non è la bella perché bella coreografia dela curva opposta fatta de bocca dela verità e postit biancocelesti boni pe indignasse su Repubblica. E non è la presentazione dei giocatori loro che sur tabellone s'avvicendano come nel trailer de distretto de polizia con tanto de ovazione nostra all'incrociar de braccia der sordato Reja.

Forse disturba un quid quel diconondico den coro nostro de urtima generazione, na roba fine e delicata rivolta ala madre der laziale alla quale piace il sesso orale e se je metti ndito raja come un mulo perché je piace piallo ar culo (tanto che dopo averlo cantato in molti che dell'integrazione han fatto virtù, restano perplessi, tipo un signore sentito chiaramente mentre da solo se chiedeva "ma che mi socera è così?").

No, niente de tutto ciò.

La cosa che davvero ci turba è che in campo non v'è più Cipolla.

 

O mejo, v'è Cipolla, ma proprio quanno mezza Curva s'è ormai imparata a fasse lo chignon, quello se scioje er capello e torna un sudamericano de barrio come tanti. Osvardo osa l'inosabile, rompe la tradizione de tre partite co tre gò e na convocazione oriunda, e cambia acconciatura, che ner carcio moderno è molto più determinante den cambio de ruolo o de scarpini.

Eppure, manco er tempo de mettese a sede che quello segna.

José Angel scenne e infrocia, la palla carambola al limite, triangoleggia de cantera e canton bosniaco e ariva ar fu Cipolla che de stinco sinistro mira e segna, sotto la Nord.

E' gò, vincemo noi, de già.

Quarcuno azzarda un "amo segnato troppo presto", quarcuno risponne "sticazzi", quarcun artro, dopo ormai na decina de minuti e vari sbandamenti azzurrobianchi, riceve da casa er nefasto sms. "Osvaldo ammonito per aver mostrato la maglietta 'V'ho purgato anch'io'".

Pe l’oriundo passà da eroe a cojone ner giro de nessemmesse è nattimo.

Increduli, chiediamo conferma nella speranza non sia vero, perché la fantasia der tifoso, per quanto goliardica o stronza che sia, ha un limite sacro e invalicabile: vietato portasse sfica da soli.

Del resto, quando i più serafici e visionari di noi sostengono che la grandezza di Totti in quanto giocatore e pensatore a cavallo de du secoli che non lo meritavano verrà compresa nella sua grandezza solo nel prossimo secolo ancora, non lo dicono a caso. Se lui non ha mai sbajato i tempi e l'efficacia de na majetta o de nesurtanza (forse il parto der pallone co Perotta ostetrica lasciava mpo a desiderare, ma vabbè, po succede), un motivo ce sarà. E se lui è Totti e tu Osvardo, nun è che poi recuperà tutto co na partitaSe poi Ercapitano c’ha già messo er suo in conferenza stampa, tu che rechi sulle tue spalle argentine le cicatrici de soli 4 minuti de rivalità stracittadina, accanna! coprite! tira giù che pii freddo!

 

Però vabbè dai, so peccati de inesperienza, che fai mo, te incazzi cor capocannoniere tuo? No, però te lo guardi come a dì: possino ammaitte, a te e a chi t’ha dato l’uniposca da tessuto.

Anche perchè mentre stai a pensà tutto questo ce manca poco che Perrotta non indovina il colpo de biardo da fori area, segnale incoraggiante che scaccia via per qualche minuto gli inutili cattivi presagi.

E quando poco dopo un contropiede loro che tu già hai visto come il film della vita, quello che va a finì pe forza in porta, viene bloccato no da uno nostro, ma dar profeta che inopinatamente decide de faje muro ar panzer secco prima de passajela, e quello perde il tempo e tira fori, ancor di più pensi, oh, ma nè che tante vorte pure a sto giro ce dice bene. Eh? Voi vede?

Ma er derby è nartalena, e come la fortuna te spigne e tu, regazzino, ti libri nell’aere e ridi giulivo, allo stesso modo non te devi mai scordà che chi te spigne è sì dea, ma è pure bendata, e talvolta mignotta.

E quindi pure er tuo de contropiede, nonostante sia uno dei più belli visti fa alla Roma nell’urtimi dieci anni, finisce du metri fori dalla porta, co Osvardo che, quando sta su quer palo, se non je la tira addosso Borriello a velocità Mach 3, non je piace de segnà. Se va a riposo così, artalenanti ma parzialmente vittoriosi, co un Rosi de meno e un Cassetti de più (sempre perchè a noi non ce ne frega niente dei precedenti) e non prima de avè visto De Rossi prende il primo giallo della storia der carcio pe gamba levata e impatto evitato.

 

E come ar primo tempo non c’era stato manco er tempo de sedesse che la Cipolla squajata s’era espressa in tutto er suo soffritto, ar secondo, con archimedica precisione, grazie a na spinta uguale e contraria, non c’è er tempo de sedesse che già stamo a tu per tu coi santi tutti, con particolare devozione uguale e contraria verso quelli danesi.

Perchè se proprio c’avete un conto in sospeso co sto fio tatuato e ossigenato, se proprio lo dovete punì che s’è rivenduto su Ebay.dk er martello de Thor, se proprio ce dovete fa annà sur cazzo istantaneamente i fiordi, la monarchia illuminata, i Lego, Amleto, Kierkegaard, Laudrup (che de suo già ce stava ma non tanto come da ieri), er batterista dei Metallica, Viggo Mortensen e Lars Von Trier, lo dovete fa proprio quando da quei pizzi ce sta a passà nomen omen Brocchi?

A quanto pare la risposta è sì, perchè è proprio il simpatico ragazzo con la faccia da gommista mancato a sprofondare sotto i colpi della forza di gravità, quando la lunga mano del reich ormai decaduto je dà na sporverata ala maja azzurobianca e fa harakjaeri. Va da sé che, dato l'omo in questione, a nessuno de noi era venuto in mente che quella situazione de omo solo lanciato a rete potesse rappresentà na situazione de reale pericolo, anzi.

 

Ma er black bloc ariano è alla sua prima manifestazione, e il perseguimento della purezza della razza pedatoria passa anche attraverso la non sottovalutazione dei brocchi, soprattutto se essendo tali non so manco fotomodelli, cosa che ner carcio d’oggi nun po esse.

La torsione der corpicione der compagno de bancarotta de Vieri è innaturale, fa impressione, dispiace, e in fondo quel cartellino pe simulazione che je sta pe arivà pare già esagerato, che er momento è difficile e gravallo de nurteriore sanzione ce pare ninutile infierire.

E invece è rigore, uno de quelli che se te li danno contro storci la bocca e te guardi intorno a cercà quelli che bestemmiano, ma se non te lo danno a favore te incazzi.

Quindi, bocche storte e silenti, na mano nei capelli e l’altra pronta a cercar chiavi, il tutto mentre Kjaer se ne va e Brocchi esurta come se je fosse appena arivata na telefonata da Platini che je comunica che, pe na serie de impicci burocratici che non te sto a spiegà, er pallone d’oro questanno va a lui, sì sì, proprio a lui che per la sua officina ha scelto Bridgestone.

Er profeta, a forza de profetizzà a ogni derby che vincono loro e segna lui, prima o poi ce deve pià, e stavorta ce pia. Pallone da na parte, sordità dall’artra, uno a uno, ma soprattutto uno in meno pe noi. Quelli che avevano detto “amo segnato troppo presto” furminano quelli che avevano risposto “sticazzi”, quelli che avevano risposto “sticazzi” se li guardano pensando “me sa che so questi ad avé pareggiato troppo presto” .

 

Luigi Erico core ai ripari, fori er maratoneta calabro, dentro er killer argentino che va a ricomporre la coppia che ha portato morte e saccheggi nei villaggi più sperduti delle Americhe.

Perché avoja a parlà de progetto e de futuro, avoja a parlà de bagget e de ferplei finanziario, ma se er giocatore più forte dei 50 che hai comprato è l’unico che hai preso gratis nonché er più vecchio de tutti, beh, ogni regola ha la sua eccezione, ma questa fa paura tanto quanto lui: Gabriel Heinze, colui che da ora in poi ridefinirà il concetto di diga.

Namico, vedendolo sartà in aria a caccia de na pelota spaurita, dice quello, Heinze, pare come i cani che zompano quanno je tiri na palla sgonfia per aria, che la mozzicano, la bucheno coi denti e nu la mollano più.

L’impresa comincia a denotasse come potenziarmente eroica allorché er laziale se vede vieppiù costretto a vince nderby che perdeva ma che pe quarche strano sortilegio e malgrado tutto, ancora nun riesce a vince. Na contraerea de palle, tiri e cross da fà sembra pacifico er sabato pomeriggio a San Giovanni, vede er laziale che attacca e schiuma e schiumando rimbarza su stinchi ostiensi e pamperi e quanno nun trova lo stinco trova traversa crucca prima e palo francese poi.

 

Già, er palo francese.

Colui che ad altro nobile palo ha affidato glorie e fama, colui che ar momento dell’acquisto abbiam temuto ce facesse squalificà er campo a vita pe lancio de banane, ululati e cappucci da KKK (non perché noi si sia razzisti, ma solo perché se lo so comprato loro e noi no), dopo na partita de nanonimato così meritevole da facce ripone ogni proposito forzanuovista, decide de fa er gò der secolo, un po’ Van Basten un po’ Piacentini, comunque lontano dal Totti de Genova, comunque un gran tentativo de gò der secolo.

E invece niente. Collo destro volante, palo pieno, mannaggia la miseria, nun se riesce a pià sto gò, se nun perdemo manco oggi chi li sente poi a questi?

La cosa potrebbe assume i connotati dela comica allorché addirittura, nonostante nse capisca come e chi possa mette in pratica er progetto asturiano segnando un gò ormai impossibile pe forze e risorse utili alla causa, ala Roma basta un minimo de pressinghe pe metteje paura, tanto che quasi er gò se lo fanno da soli.

Osvardo suda il sudabile al fine de scolorì la majetta portasfica, Bojan inciampa ma sguscia, Pjanic pare sempre che debba fa quarcosa ma rimanda, Pizarro entra e giravorta da par suo, Gago lancia componenti de arti in ogni dove, Jose Angel dimostra che ar confronto suo Rosi merita tre dottorati de ricerca, Cassetti dimostra che ar confronto de Rosi lui se merita tre ministeri diversi, De Rossi a furia de chiamallo capitan Futuro nse semo accorti che avrà già fatto 100 partite co la fascia ar braccio e a furia de tappà falle pe nun lascià affondà la nave je sè mbiancata la barba.

Il tutto mentre loro attaccano, sbavano, tirano e nce credono che pure a sto giro nun je la stanno pe fa.

E invece je la stanno pe fa.

 

Dopo aver visto l’orangitudine estendersi in tutta la sua longitudine e negare la gioia der go a Lulic (pronto a iscrivese ar club dei gregari dar go stronzo subito appresso a Behrami e Castroman), quando già se pregusta il “non vincete mai”, quando sei contento perchè stai a vedè er core de sti ragazzi, quando comunque ardilà de loro sei contento de noi, quando vedi che sei sempre più na squadra pure quanno piove merda de traverso e c’hai l’ombrello dei cinesi e se rompe pure Heinze, ecco che se staja la figura che tutti noi, da giugno che se la so comprata, sapevamo che presto o tardi se sarebbe stajata: è il tristo mietitore crucco, col suo cappuccio nero e la sua falce calata a recidere i fiori dell’ennesimo giro de prese per il culo già in rampa de lancio dai nostri cannoni.

Sai quelle poesie che dicono “dieci secondi, cosa sono dieci secondi, chiedilo a...”. Ecco, chiedicelo a noi che so dieci secondi, che da ieri sera lo sapemo mpo mejo. So quelli che mancano a quer cazzo de 47 pe diventà 48 quando il cruMiro vìola lo sciopero biennale della gioia loro, e in piena Zona Kaiserini ce catapulta nella madre de tutte le rosicate a noi.

Cataratte de bile ammuffitta e rabbia implosa se aprono e scolano sule gradinate mentre er poro Edy, finarmente, se leva na soddisfazione, e a uno che sta così sur cazzo ai laziali, anche solo per osmosi inversa, non je se po che esprime un minimo de umana simpatia.

 

E noi?

E noi niente, amo perso nderby, che ogni tanto succede, all’urtimo minuto, che succede già mpo più spesso. Ma dopo 5 minuti de comprensibile sbandamento, ar triplice parte l’applauso de na curva intera. In precedenza c’era già capitato de perde e batte le mano ai nostri, ma era per amor de progetto e spirito d’avventura. Stavorta no, o mejo, non solo.

L’applauso è tutto pe loro, er diverso da noi.

Se so inaciditi, se so intristiti, se so lagnati, se so applicati, se so impegnati, se so svenati, se so invecchiati, ma ala fine, proprio alla fine, più o meno all’urtimo secondo, in quarche modo ce l’hanno fatta. Davero, ve se lo dice cor core che sanguina in mano, sto peso che ve dovevate toje s’era fatto pesante pe tutti, amici, conoscenti, colleghi e parenti, a prescinde dala fede, per cui bravi. E’ bello vedevve tornà a soride, ed è bello soprattutto vedé che quanno se crede in un progetto, tipo quello de vince nderby, quello prima o poi se realizza.

Detto ciò, perde un derby, da che derby è derby, vordì rosicà.

Perdelo così, vordì entrà de prepotenza nella Hall of fame delle rosicate, co tanto de impronta dei denti sur cemento fresco. Chi fa troppo lo splendido attaccandose alla cinquina che per sempre brucerà sulla guancia cugina, mente sapendo di mentine. Sta a rosicà pure lui, come è normale e sano che sia.

Ma è nattimo rimirasse co terore alo specchio e scoprisse con sorpresa meno devastati der previsto. L'occhiaia è meno carica d’artre volte, er sopracciglio meno inarcato, le rughe sempre quelle, i pasti tuttosommato sanno de quarcosa, e non sembra impossibile fasse na risata random se quarcuno te dice na cazzata. Perchè? Boh, na spiegazione logica nce sta.

Ma l'impressione è che quella che poteva esse la fine den viaggio, oggi pare più che artro nincidente de percorso, cosa che quando metti nsacco de ragazzini a guidà diventa quasi inevitabile. Ma er modo in cui l'hai fatto l'incidente vordì tanto. E allora famo sto Cid, piamose la corpa che ce spetta, ma la machina ce sta, e la benzina pure.

Er traguardo è lontano, er gruppo è vicino.

Du martellate a fin de bene e sta fiancata, invece de brucialla, torna più nova de prima.

Modificato da Ryoga_

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Geniali, ancora meglio del solito!!

 

 

"Forse disturba un quid quel diconondico den coro nostro de urtima generazione, na roba fine e delicata rivolta ala madre der laziale alla quale piace il sesso orale e se je metti ndito raja come un mulo perché je piace piallo ar culo (tanto che dopo averlo cantato in molti che dell'integrazione han fatto virtù, restano perplessi, tipo un signore sentito chiaramente mentre da solo se chiedeva "ma che mi socera è così?")."

 

Qui c'ho avuto un attimo bisogno della bombola dell'ossigeno :D:D

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Geniali, ancora meglio del solito!!

 

 

"Forse disturba un quid quel diconondico den coro nostro de urtima generazione, na roba fine e delicata rivolta ala madre der laziale alla quale piace il sesso orale e se je metti ndito raja come un mulo perché je piace piallo ar culo (tanto che dopo averlo cantato in molti che dell'integrazione han fatto virtù, restano perplessi, tipo un signore sentito chiaramente mentre da solo se chiedeva "ma che mi socera è così?")."

 

Qui c'ho avuto un attimo bisogno della bombola dell'ossigeno  :D  :D

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ero rimasto a qualche anno fa con : "...ma se la sbatti ar muro gode come un mulo..."

 

vengo ad apprendere che è cambiato :D

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alcune perle secondo me... :lol:

 

"Quello de Lamela in realtà era un segnale tutto nostro, uno de quelli che te voi convince siano nell'aria anche quando puzza de lacrimogeni. Voi che uno co sto nome, se debutta nella settimana dell'iPhone4s, spinto dar positive touch dell'anima de Steve, nun ce regali na gioia tale da facce scrive sui prossimi striscioni, "essi incazzato, essi impazzito"?."

 

"Quarcuno azzarda un "amo segnato troppo presto", quarcuno risponne "sticazzi", quarcun artro, dopo ormai na decina de minuti e vari sbandamenti azzurrobianchi, riceve da casa er nefasto sms. "Osvaldo ammonito per aver mostrato la maglietta 'V'ho purgato anch'io'".

Pe l’oriundo passà da eroe a cojone ner giro de nessemmesse è nattimo."

 

"Perchè se proprio c’avete un conto in sospeso co sto fio tatuato e ossigenato, se proprio lo dovete punì che s’è rivenduto su Ebay.dk er martello de Thor, se proprio ce dovete fa annà sur cazzo istantaneamente i fiordi, la monarchia illuminata, i Lego, Amleto, Kierkegaard, Laudrup (che de suo già ce stava ma non tanto come da ieri), er batterista dei Metallica, Viggo Mortensen e Lars Von Trier, lo dovete fa proprio quando da quei pizzi ce sta a passà nomen omen Brocchi?"

 

"Va da sé che, dato l'omo in questione(Brocchi ndr :lol: ), a nessuno de noi era venuto in mente che quella situazione de omo solo lanciato a rete potesse rappresentà na situazione de reale pericolo, anzi. Ma er black bloc ariano è alla sua prima manifestazione, e il perseguimento della purezza della razza pedatoria passa anche attraverso la non sottovalutazione dei brocchi, soprattutto se essendo tali non so manco fotomodelli, cosa che ner carcio d’oggi nun po esse."

 

"Luigi Erico core ai ripari, fori er maratoneta calabro, dentro er killer argentino che va a ricomporre la coppia che ha portato morte e saccheggi nei villaggi più sperduti delle Americhe."

 

comunque sta botta sono stati veramente notevoli :lol:

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Sto calcio moderno e vigliacco non fa in tempo a datte na gioia tanto sofferta quanto attesa e meritata che subito, cinico e spietato come un mercato europeo in credito, te chiede er conto.

 

Passare da Roma-Palermo a Genoa-Roma è rapido, schizofrenico e doloroso quanto passare dal minuto di silenzio per Simoncelli a quello per non si sa quante persone morte perché in Italia, se piove, nel 2011, te la rischi.

 

Ma tutto scivola e si frulla, crolla e si sommerge, the show te sta mpo sur cazzo ma pare che must go on, non c'è tempo per pensare e "per fortuna che c'è la Roma", come diceva una canzone valida per ogni occasione.

 

Luigi Erico, infagottato in giaccavento, dice la telecronaca sia preda d'attacco intestinale, ma come noi resiste e combatte, chiappe strette e stomaco in subbuglio, per questa maja storica.

 

Straordinariamente normale ai confini della prevedibilità tre giorni fa, la cacarella lo fa tornar visionario al punto da riproporre uno stage a Caciara Borini, licenziare per la prima volta la rincofanata cipolla Der Cipolla, ritardare la pensione a Perrotta trovandogli un'immancabile maglia, stavolta da terzino.

 

Del resto, a non voler cedere alle lusinghe del merchandising che vorebbero cambi di style e design ogni tre mesi, può succedere che un nostalgico come Perotta, frugando nei cassettoni de na casa piena de maje da titolare tutte uguali accumulate negli urtimi 10 anni, una co cui presentasse ar campo pronto pe giocà e fregà compagni e allenatore la trovi sempre.

 

 

 

Ma l'idea, ner bene e ner male, non guarda in faccia a nessuno, e pure se nse capisce perché, pormone pe pormone, se sia accantonata così in fretta gente come Tommasi o Lima, che al neurone da Twitter de Jose Angel avrebbero potuto fa tirà un po' il fiato, se comincia a ruminà carcio speranzosi e baldanzosi come a na partita d'altura d'agosto, de quelle dove gli avversari so sparring partner, modo elegante pe non chiamalli seghe, e tu giochi da solo e provi schemi, soprattutto schemi, che de fa gò nun c'è fretta, ce sarà tempo.

 

Perché per larghi tratti, più orizzontali che verticali, giocamo quasi da soli, con gli avversari che ce guardano sinceramente incuriositi da sti strani ragazzi in vitro e in vetrina, cavie da laboratorio e da sfilata, che fanno nsacco de mosse carucce ma ar dunque rimandano.

 

Angel e Perotta scendono e crossano, crossano e scendono proprio come se in campo non ci fosse nattacco de nani quali Bojan e Borini, e il dominio è talmente assoluto da portare alla noia il commentatore Sky che si lamenta perché la partita, col Genoa ad aspettare, non decolla.

 

Ma solo un romanista sa quanto, se la partita decolla, ce sia da preoccuparsi dell'atterraggio.

 

 

 

Che a levarsi dal suolo ci si leva pure, co un tiro der Caciara che vabbè, è un tiro de merda, però è un segno de vita, ma poi non c’è manco er tempo de ritirà dentro er flap della nasca che subito ariva la turbolenza, e con lei, come da manuale, la paura, il disagio, le madonne.

 

Er cannibale, bello e impossibile, dopo na mezzora impeccabile, cade nel peccato, che se sa che la carne è debole, er manto instabile, e la gamba flebile, ar punto che invece de rinvià je regala palla a loro. Essendo noi facilmente penetrabili pure a difesa schierata, quando viene a mancare pure questa, diventiamo praticamente delle donne di malaffare. Ed è significativo che a manovrare sia quer Palacio che ce l’aveva promessa senza manco doveccela promette, e ancor più che a finalizzare sia quello Jankovic che de nome fa Bosko, kome a rikordacce ke stamo di novo dentro a na serva oskura, e ke non stamo manko a mezzo der kammin de nostra vita.

 

Ed è così, dantescamente incazzati, che annamo a riposo nell’inferno, ma co un filo de purgatoriale speranza legato ai cambi che imprenscindibilmente l’asturiano opererà, cambi che immancabilmente non se materializzano al rientro, continuando a tenecce in compagnia de Cerbero.

 

 

 

“Vabbè mo leva Borini e mette Osvardo”, dicono i più. “No, no, leva Borini e mette Boriello”, dicono gli altri. Ma dopo mpochetto le sostitutizioni arrivano, e secondo la logica che vuole utilizzata tutta la rosa, e che esaurita la stessa porterà all’impiego de giardinieri, magazzinieri, guardie giurate e centralinisti de Trigoria, se rivede pure Greco al posto della trottola cilena, e la transazione ortofrutticola de na ripristinata Cipolla in luogo de na Mela che poco prima, dopo pochi guizzi e molti calci (dai quali se arguisce che o è molto temuto o sta già molto sul cazzo agli avversari), de testa aveva provato invano a pareggià.

 

Ma non è questo doppio cambio a scuotece quanto er successivo, che invece de toje dar campo er predestinato Caciara vede er Multitasking della Sila sostituito da Borriello, operazione che dovrebbe portà Borini a esse na specie de terzino destro, e Bojan na sottospecie de trequartista, e che in generale conduce lo schieramento a livelli de incomprensibilità degni de na puntata de Lost.

 

Er muro rossoblù è così imponente e impenetrabile che a vedello Roger Waters pensa de facce nantro disco, ma spigni e sbatti e impreca e spigni e sbatti e rosica, quando le speranze sò ormai basse quasi quanto le palle de na tifoseria intera, un ex se ricorda de esse tale e invece de fasse mattoncino ce regala na crepetta.

 

 

 

La palla civetta e monella sfiora Osvardo, ntruppa sur levigato petto de Boriello, e s’allunga mal custodita dal mai rimpianto Bovo. E siccome finché c’è Bovo c’è speranza, Boriello allunga er fettone e rimette ar centro della linea dela porta, laddove indomito, incredulo, impetuoso e tempestoso come la cima der naso suo, s’abbatte er piattone de Borini a sfonnà la rete.

 

La giovane nasca mesciata impazzisce de gioia, e noi co lui, noi che l’avremmo torto al 15esimo del primo tempo sì, è vero, ma solo per risparmiallo pe la partita cor Mila e non per altro.

 

Come striker impazzito Borini core e sfoggia il repertorio de mano mozzicate intraviste tra un buffering e l’altro su Youtube, e mentre er pischello sbraita gli altri guardano Luigi Erico e je chiedono, ao, e mo? che famo? tenemo er pareggiotto? guarda Luì che er pareggiotto qui da noi è bono sa, a Genova poi, chi se lo ricorda più, l’urtima vorta era tipo 30 anni fa e c’amo vinto pure no scudo.

 

Pensace Luì.

 

 

 

Luigi Erico ce pensa, se guarda intorno, riflette, mastica, sputa e dice no! ar pareggio de bilancio, no! ar conservatorismo, no! ar compromesso storico, ala transizione, ar condono dela zona Cesarini, ala casta delle panche comode, ala virtus che sta ner medio che te mostra chi fa catenaccio, perché chi ben comincia è sì a metà dell’opera ma ride bene chi ride ultimo e la revoluciòn, lo diceva pure Mao e non per niente il calcio cinese è in forte ascesa, non è né un pranzo di gala, né un punto a Marassi.

 

E allora avanti, ognuno come può, con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi mentre attacchiamo il Genoa pe na vittoria mai tanto rocambolescamente meritata, a invertì tendenze e ripiasse er fresco maltolto, a osà da veri pischelli quali siam, che se la fortuna aiuta gli audaci, più audaci de noi a sto monnonfame de Serie A ribassata da Standard & Poor's, Moody's e Fitch, nce sta nessuno.

 

Ragion per cui se rischia come manco co Zeman giovane, e quell'artri, pe rilassasse, rimediano un calcio d’angolo.

 

La cosa in verità ce disturba assai, perché noi dovremmo vince e sto carcio d’angolo francamente non c’azzecca gnente. Noi è de là che dovemo annà, anzi sbrigateve a batte, su, fate er piacere, urtimate ste pratiche muffose de carcio antico e stantio che noi ci dobbiam riversar dellà, daje su, essete boni.

 

Quelli, quasi in imbarazzo, battono na parabola arcuata e velleitaria, de quelle che de solito le punte in mezzo all’area s’encazzano col battitore libero de poté poi incorpà er vento o gli scarpini novi pe la traiettoria sbilenca.

 

Ma se de solito le punte s’encazzano è perché qualcuno ha fatto finta de marcalle al punto da inibinne ogni pretesa. Cose d’altri tempi, de quanno i difensori difendevano, pe capisse, o de quanno i portieri alti du metri nonché possessori de braccia e mano e ginocchia alte autorizzate ad ammazzà ogni forma de vita nei paraggi dell’area piccola, nse facevano scrupoli.

 

Ma i tempi so cambiati e na carambola de arti crucchi e slovacchi ce ricorda che o noi duramo sempre un minuto de meno o le partite durano sempre un minuto de troppo.

 

Gò, sì, ma pe loro, e Genova per noi continua a significà quasi esclusivamente barili de bile da stoccare nse sa dove, che amo finito lo spazio.

 

 

 

Ma chiunque segua sta squadra da quarche anno capisce subito che na novità c’è, e sta in quer “quasi”. Perchè se Luigi Erico a sverniciata fresca dice che è contentissimo e ce fa venì voja de spaccà lelleccidì che cominceremo a pagare a marzo 2012, poi, a mente nattimo più fredda e televisore salvo, per quanto "contentissimo" ce appaia ancora ntantino eccessivo, capimo pure che voleva dì, forse, o quantomeno capimo quello che pensamo noi, e cioè.

 

Che amo perso l’unica partita dove non s’è preso un contropiede ogni dieci minuti. E tu dici, eh ma amo perso. E tu stesso te risponni: eh, ma guarda pure come, co na palla regalata mentre impostavi e una regalata su carcio d’angolo. E allora dici, eh, ma o vedi che le distrazioni stanno ner Dna della squadra? E quindi te risponni: sì, ma Dna della squadra nvordì un cazzo quanno cambi allenatore e ¾ de rosa, me pare na stronzata de proporzioni desossiribonucleiche.

 

E siccome potresti continuà così fino a notte fonda, lo fai senza vergogna, e a letto pensi alla partita e a quanto sei cojone a sta a letto a pensà alla partita invece de dormì.

 

 

 

Poi t’addormi, e tra le braccia der mai definitivamente affermato trequartista der Parma te perdi nella fantasia de na squadra normale, de quelle brutte da media inglese, che vincono in casa e pareggiano fori, co stopper, ali, terzini, centrattacco e vittorie da due punti. Ma questo è nsogno semplice, antico, alla portata de tutti, de quelli che ncè gusto a falli.

 

Se oggi tifi Roma, devi sapé che quello che pe tutti è nsogno a te deve sembrà nincubo.

 

Per ora il tuo sogno è la realtà de nantra sconfitta all’urtimo che ancora non te fa incazzà come pensavi.

 

E' nipnosi collettiva che continua, hasta la victoria que sarà, quando sarà, e ci farà più contentissimi che mai.

 

notevoli anche stavolta, secondo me, sopratutto certi passaggi :lol:

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L'avversario: l'Associazione Calcio Milan

pubblicata da Kansas City 1927 il giorno sabato 29 ottobre 2011 alle ore 15.29

 

I Campioni d'Italia te fregano spesso. Con quell'attitudine tutta loro de presentasse come na squadra de vecchie glorie ormai sazie de trofei e berlusconismo, sono soliti ciondolare dar purman ar campo co grandi sorrisi e pacche sule spalle, che se sei giocatore der Mila sei pe definizione omo mondano e de mondo, hai aperto e chiuso mpar de locali ner centro de Milano, e na stagione armeno co tutte l'artre squadre dela Serie A l'hai già fatta, ricordi ne hai lasciati, un magazziniere da salutà come fosse tu fratello lo trovi ovunque.

 

E tutti sti sorisi e st'abbracci te stordiscono da subbito, te fanno sentì uno de loro, uno che potrebbe vince scudi e coppe bendato e senza sudà, e l'ipotesi de festeggià ad Arcore na vorta ogni du anni anziché ar Circo Massimo na vorta ogni nse sa più quanti, se capisce che possa allettà parecchi. A sto giro poi, l'avvolgente e stodente operazione de convenevoli è già cominciata, co la pace promessa tra la vigliacca nasca de Tassotti pentitase de avé frantumato epeche fa quella asturiana.

 

O fanno, è na tattica trita e ritritia, che spesso funziona. Poi giochi, e all'improvviso quelli te fanno capì che amici amici amici ar cazzo. Ecco, cominciamo a dì che quando se gioca cor Mila, nce sta gnente da ride.

 

 

 

Aquilani: questo, in pieno stile Mila, oggi abbraccerà e riderà na cifra, coi sua e coi nostra, pure co quelli co cui nun ha mai giocato in vita sua (che poi so quasi tutti). Ere su ere de condivisione de doccia e shampoo e pinzette pe le sopracciglia co la mejo e peggio gioventù passata pe Trigoria lo faranno passeggià pei tunnel dell'Olimpico come nambasciatore Onu in visita an paese der terzo monno.

 

Mpo perché se non lo vennevamo ce ritrovavano a scassinà i bancomat Unicredit peggio den black bloc, mpo perché e rigazzo s'è sempre pensato de merità spogliatoi e palcoscenici più degni, er talentuoso balilla ha reciso, e scusate se scrivemo reciso, quer cordone ombelicale che lega i fii dela lupa alle zinne de sta tifoseria, gesto che pone immediatamente er suddetto fio in una condizione de stronzaggine ingrata percepibile nelle sue sfumature solo a chi, per amore o imprescindibilità, sotto le suddette zinne è rimasto e sempre rimarrà, ostaggio e bandiera, ner bene e ner male.

 

L'esser riuscito a collezionà in du sole stagioni addirittura tre dele peggio maje der monnonfame, lo pone nella categoria dei senza cuore aridi dentro che ndicono no a gnente. Che ner nome abbia er simbolo a noi meno grato, a sto punto nun è caso ma coerenza.Pe completà er quadretto je manca solo l'ovvio gò dell'ex.

 

 

 

Ibrahimovic: sul dizionario, alla voce “Calciatori che non poi vedè ma che adoreresti se solo c’avessero la maja dela squadra tua” (na voce piuttosto lunga in effetti) ce dovrebbe sta la foto sua. Forte come pochi, stronzo come alcuni, brutto come pochissimi, ha pensato bene de peggiorà la situazione cor look equino/siculo a base de coda e baffo. Dartronde quando nell’urtimi 8 anni hai vinto 12 scudetti in quarche modo er tempo o devi pure passà, e fatto quello che devi fa co la moje bona, dati du carci volanti ar pallone, imbruttito a mezza serie A e a tutta la squadra tua quando non te la passano, te rimane solo da curà er look. Se se volesse distrarre pe nantro pomeriggio, nestetista je se trova facile.

 

 

 

Boateng: uno che canta buon compleanno ad Al Jazeera cor falsetto de R Kelly, convincendo er genero de Berlusconi, Robinho e Thiago Silvia a faje le Supremes ale spalle, è uno che sta svariati passi avanti. Dopo la moon walk ala Jackson, pe noi po continuà tranquillamente su sta strada. Ce sta ancora da mettese jocchiali e ciondolà la testa come Stevie Wonder, zompettà co na canna in mano come Marley, sonà la tromba de spalle come Davis, fa i video porno come Snoop Doggy Dog o parlà de Laura Chiatti come Fabri Fibra, scejesse lui.

 

Er problema, conoscendolo, è che esse riuscito pure a trovà er tempo de fa na tripletta in un quarto d'ora na settimana fa non sembra avello appagato.

 

 

 

Cassano: eterna promessa, eterno rigazzino, eterna croce e delizia dei tifosi. Ma dopo anni caratterizzati da na stabilità emotiva degna de Laura Morante in un film de Muccino, adesso, sarà er matrimonio, sara a paternità, sarà che tra mpo c'ha trentanni, sarà che a discute co Galliani non je va a nessuno, è più delizia che croce. Er fenomeno che tutti (e noi pe primi) pe mpo hanno sperato che diventasse, non l'è mai diventato, ma da soprammobile Arcoriano che doveva esse, da spalla meridionale pe le barzellette der capo o reggi palo da lapdance, alla fine è stato utile come calciatore. In tutto ciò, superfluo sottolineallo, è nex. E nonostante tardivi messaggi de pentimento o de stima verso er Capitano, nessuno in cuor suo se sente de negà che all'epoca fu parecchio stronzo, e considerando quanto je se voleva bene, fu parecchio parecchio stronzo. Però vabbè, er passato è passato, scordamose tutto, noi che è stato stronzo, e lui come se segna.

 

 

 

Nocerino: acquistato pe 500mila euro, na cifra che a noi ce basta si e no pe prende uno da mette fuori rosa, sbarcato a Milanello s’è ricordato che sì è bello fa l’interditore, che figurate se a lui non je piace appoggià la manovra, che er centrocampo è na zona bellissima e ben frequentata e mo ce fanno pure la riqualificazione coi giardinetti e le villette a schiera, ma la passione sua è sempre stata er gò. E allora perchè non mandà er Cv ar concorso interno “triplette improbabili”, e infatti er poro Boateng manco er tempo de godesse er premio produzione e subito j’ha dovuto cede er titolo a lui. Ecco, diciamo che mo de impiegati der mese ce ne stanno a sufficienza, e che de triplette se ne so viste abbastanza.

 

Pato: sul ragazzo se possono avè tutti i dubbi che uno vole, ma non se po negà che se sia sia sistemato. All’anagrafe Alexandre, pe l’amici er Papero, pe la famiglia Barbaro, il connubio dipendente/parente lo pone, all’interno dell’orbita berlusconiana, un gradino sopra pure a Emilio Fede che, se mormora, devastato dall’invidia abbia fatto mpensierino su Piersilvio, senza risultati. In attesa de vedello candidato alle primarie der Pdl, conduttore der Grande Fratello, direttore editoriale de Mondadori, Family Banker co Ennio Doris, e corsivista su il Giornale, regala soddisfazioni ar sucoero sui campi de pallone, nsia mai che poi quello se mette de traverso sulla comunione dei beni.

Modificato da tosculu

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pura poesia

 

I più smaliziati, già prima che parta l’infausto traversone, vedono un inquietante clima da rompete le righe e strillano “Aò, copri! Piatene uno! Piatene due! Ricomponete ste cazzo de righe!”. Ma ste righe ormai so rette parallele che non se incontrano, non se parlano, non se capiscono, mentre la parabola sti problemi non ce l’ha e imperterrita procede verso la variabile che in pochi avevano preventivato.

Ma se tu variabile, che per anni de costante c’hai avuto solo le finte de Dervecchio che te mbriacavano ai derby, vieni lasciata nella solitudine dei numeri primi mentre ti elevi a potenza, non te serve certo er compasso pe disegnà l’arco che conduce alla linea dela porta nostra, e sancire così che oggi er minimo comune denominatore è pià gò stronzi de testa, generando in tutti noi un moto circolare de cojoni tendente a infinito.

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Puntuale come le tasse, la morte e un treno che non sia italiano, inderogabilmente, immancabilmente, de riffa, de raffa, de culo, de talento proprio o de sbajo artrui, se rinnova così l’appuntamento cor destino, e più precisamente cor nano che ha detto no! alla Juve, si! alla provincia e forse? all’italiano parlato. Ma in questo caso non c’è niente da dire, non serve argomentare, basta core. Perchè se ce pensi è un miracolo che fino a mo un danese co na felpa de tatuaggi e la vocazione alla dominazione mondiale e un brasiliano triste e stanco e co la vocazione a na vita tranquilla se siano capiti. E infatti a sto giro nse capiscono, José Angel ce mette er suo che in questi casi è sempre troppo, e er forigioco sbajato rimane lì a eterna testimonianza dell’incomprensione tra popoli, ma soprattutto a immediata esultanza de Di Natale, che non je pare vero de potessene annà a fa gò, ma purtroppo pe noi è vero eccome.

 

 

:lol:

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Le potemo pure perde tutte le partite, ce se diceva per eccesso de paradosso a inizio campionato, quando avevamo capito che la strada pe la revoluciòn ci avrebbe fatto lascià pe campi tante de quelle lacrime e tanto de quer sangue da fa sembrà la Fornero na specie de Madre Teresa di Calcutta però fredda e imperturbabile.

 

Ma er tifo è cosa senza senso, fondamentalismo dell'anima, ragion per cui più e peggio se perde, più la bizzarra e vigliacca concomitanza umorale de sogni adolescenziali e nostalgici idealismi te riattizza er fomento, quello che te fa ricomincià ogni vorta da capo, cor bietto or telecomanno in mano, a tifà, urlà e incità chiunque se metta addosso quela maja sssssorica. Se poi la maja avversa è a strice bianconere, nessuna pietà per il ritorno dell'antico che tanto male nei secoli ha fatto a noi, ar carcio e più in generale ala giustizia proletaria.

 

Oggi se squarciagola, oggi se urla ar cielo la quarsiasi, che sia Viviani o José Angel, che sia Totti o De Rossi, è uguale, chi c'è c'è.

 

Stamo tarmente arovinati, rattoppati, ricuciti, rabberciati, sgarupati che se semo pronti a tutto contro tutti, figuramose contro la prima in classifica.

 

Perdere perderemo, ma de na cosa semo sicuri.Per Conte, farci lo scalpo, non sarà semplice come quando se l'è comprato.

 

 

 

Il bello è che tra noi e loro, loro i giocatori, pare essece più comunanza de intenti e de karma der solito. Tanto che se buttamo all'attacco e rimediamo subito un carcio d'angolo. Tanto che Ercapitano o batte piano pe Pjanic e a Pjanic nje pare vero de poté finarmente ridà tutte le palle che je passano pei piedi Arcapitano, e infatti jela ridà. Ercapitano je dice bravo Pjanic, continua così e durerai più de Zichichi, poi dar nulla esterneggia sapiente verso Capitan Boh, il quale dà il via, co na mezza bustarella de piscio ar volo, ala propria imperiosa gara. La bustarella spiazza Buffon e va a firmà er contratto de na vita tra le gambe de Vidal, che goffo prova invano l'impresa de non dà futuro an gollonzo tanto prematuro e rimbarzello quanto bello e finarmente fortunello.

 

Ancora se dovemo scallà la gola e già le vene der collo ce se stanno a gonfià come quella der giocatore centrale per il progetto che dar centro dell'area ha fatto centro proprio oggi che gioca centrale. Quarcuno a quel punto se comincia a chiede quanto manca, perché se sa, o sapemo tutti, a Iuve st'anno è forte, anzi no. Come diceva nallenatore de categoria dale poche ma efficaci metafore, ala Iuve quest'anno "je puzza er culo". E infatti quelli che seguono so minuti de caciara a livelli vorticosi, capovolgimenti de fronte che ce vedono quasi sempre capovolgerci a ritroso ma co na tigna rara, na rabbia costante, napplicazione ai dettami der tecnico asturiano tale da dimenticasseli tutti pur de non pià gò. Osvardo e Lamela ricordano Annoni e Mardera, Taddei pare Berggren coi piedi, José Angel pare Jose Angel tale e quale, ma senza Twitter, il che pare gnente ma è quasi tutto.

 

 

 

La Iuve attacca, Vidal schiuma, Esticazziria tira ma Stek para de gomito e de pugno e la baracca regge, er vantaggio pure, er fomento difensivo aumenta ar punto che quasi speramo de non attaccà più, de subì pe tutta la partita, perché quei due, quei du biondi là in mezzo, so no spettacolo vietato ai minori.

 

Heinze e De Rossi, Ercannicane e Capitan Boh, fermano tutto quello che je passa vicino e lontano, co le gambe e co lo sguardo, coi peli der petto o coi denti der giudizio, come capita capita. Noi caricamo loro che caricano noi che caricamo loro. Stamo ar limite tutti, è neiaculazione collettiva che schizza definitivamente quando i raggi Dercannicane scannerizzano nella notte la sagoma den pallone nei pressi dele cavie cavije de Matri. Na forbice a mezza artezza de lame pampere taja l'aria e er prato co la maestria de Gamon, la mira de Gigen, e la stronzaggine de Lupin, tanto che è proprio Ercannicane a portasse via la palla zuppa de bava e fuggì via cor bottino.

 

Er pubblico se arza in piedi a batte le mano mentre Matri s'abbatte a unì le mano a preghiera. Trema come na foja Matri, cerca la madre Matri, nsè fatto gnente Matri, ma la sua carriera non ha mai rischiato così tanto. Ritrovatesi le gambe, ripresa la deambulazione, il velino chiede a De Rossi se tutto ciò sia normale. Qui quest'anno de normale nce sta gnente, je rutta Capitan Boh. E la partita de Matri finisce qui.

 

Fortunatamente per lui sopraggiunge l’intervallo, durante il quale uno psicologo messo a disposizione dalla Polizia je offre un pupazzo e gli chiede “Dimmi dove ti ha menato quel signore”. La giustizia farà il suo corso, vedremo, ma presumibilmente sto corso sarà che Heinze menerà alla giustizia.

 

Se rientra in campo e, essendo stata la squadra convincente, tutti s’aspettamo la formazione rivoltata come un calzino. Invece no, so gli stessi, Luigi ce stupisce sempre, mentre chi non ce stupisce so i soliti pori dementi che tempo du minuti tirano un fumogeno accanto a Buffon, che non avendo studiato recitazione come Dida fortunatamente lo ignora.

 

Allo stesso modo, sarà che dentro de lui se cela na 15enne argentina Cocomane coi primi pruriti della pubertà, er sor Orsatodaschìo continua a ignorà le botte che Lamela elargisce allegramente a destra e a manca, e ogni volta fa finta de non capì er gesto der cartellino che fanno gli zebrentini “Che è? Er mimo der ghiacciolo? No? Knockin on heaven’s door? E che se bussa così, de taglio?”.

 

Ma c’è poco da tajasse quando Esticazziria decide che chi de gò stronzo ha ferito, de gò stronzo ha da perì, e così, co la classe de chi sa domà er pallone, cor senso dell’assist de chi sa servì la squadra, ma soprattutto cor culo che sempre assiste chi se trova a fa anche solo na passeggiata nell’area nostra de sti tempi, da naborto de tiro tira fori na mezza palomba sbananata. Che nsarebbe mproblema se lì nce fosse l’Orango Chiello, ma quello c’è, e così, sgraziato e primitivo, sbuciato ma intuitivo, se trova er frutto der desiderio sulla capoccia e in anticipo sulla liana olandese lo schiaffa dentro, co consueta esultanza da Kong a rimorchio.

 

Evabbè, dai, se sapeva, c’avremmo firmato pe mpareggio, alla fine bicchiere mezzo pieno, mo stamo concentrati e anzi cercamo de tenesselo stretTOH! RIGORE!

 

 

 

Manco er tempo de mette le mano avanti, e subito l’occasione de tornà avanti.

 

Ogni tanto ce tocca pure a noi, nce se crede. Na palla ariva in qualche modo in area, Supplìcio rotola verso la Sud, ma nun basta. Allora Lamela dice, fico, tutti giù per terra? e se fa stende pure lui. Al che Orsatodeschìo, capirai, j’hai toccato er Coco suo, nun sente ragioni, de due armeno uno è rigore. Un rigore, a noi. Er primo dell’anno dopo l’orgia dell’anno scorso. Nemozione nell’emozione. Culo vole che ce sia capitato col rigorista in campo.

 

E però vabbè, chi è che non sbaja mai? No, non stamo a parlà Dercapitano, ma de noi medesimi, e no de noi in quanto tifosi daaroma, proprio noi Kansas1 e Kansas2 . Noi che pure a ste cose ce badamo, noi che pure de scaramanzia e scartavetramento de cojoni ce morimo più vorte ar giorno, se semo lasciati abbacinà da na mera statistica e amo scritto nela scheda pregara che Ercapitano a Buffò de solito o purga.

 

Amo scritto na cazzata.

 

Certo, va detto che Ercapitano fino a ieri naveva mai segnato e semmai la cosa poteva esse de bon auspicio. Certo, va detto che Buffon già aveva piato ngò che Storari sicuramente navrebbe mai piato. E insomma, mpo sta scheda aveva dato. Ma poi avevamo trascurato l’orango e quello c’aveva purgato. E la suatta Dercapitano non è stata australiana ar punto da evità che Seredovo non parasse er primo rigore de na cariera che non l’ha visto parà rigori manco quanno er fato aveva previsto che vincesse un mondiale co la possibilità de paranne uno su cinque.

 

 

 

E la zuffa riparte, e la Iuve ricore e Stek rivola antico ar punto che pe incitallo, siccome Stekelemburg è parola poco adatta a na situazione der genere, un tifoso in cerca de sintesi je urla “esci Francooooo!”. E tutti capimo che Franco è Stekelemburg. E Franco esce e abbranca. E tanto semo pessimisti che stamo solo a aspettà er momento der dolore.

 

Che già stamo a pensà all’ennesima partita persa all’urtimo minuto. Ma avereventanni, anche meno, serve proprio a cambià forma mentis. Motivo per cui a na certa, Lamela, ormai stufo de gonfià nanonimo Lichtestein, prende la palla nella sua metà campo e core lento ma veloce, calmo ma agitato, testa alta, petto in fuori, palla portata ad accarezzare l’erba, cogli avversari che nvece de coje Lamela je cascano ale spalle uno dopo l’altro. 350 metri de campo palla ar piede che so un inno al ricambio generazionale.

 

Ma Lamela non rottama, anzi. Lamela sa che er novo senza er vecchio non va da nessuna parte, motivo per cui l’assist Arcapitano è dovuto, opportuno, riparatore, tentatore. Ercapitano riceve ma non tira, dribbla da destra a sinistra, le gambe je se piegano, er gò s’infrange sui gorilla artrui.

 

 

 

E’ l’ultima occasione degna de sto nome, e dopo un recupero de quelli fatti apposta pe fatte pià gò all’innaturale 51esimo ariva er triplice a sancire. Sì, ma sancire che? Non è facile da capì subito, se sta in quel limbo che oscilla tra la sensazione de massacro evitato e de occasione sfumata, ma basta guardasse intorno pe capì che c’è de più.

 

Basta ricomincià a respirà dopo 90+6 minuti pe rendese conto che quello che arriva ai bronchi è ossigeno, che inaspettatamente l’aria de dicembre s’è fatta all’improvviso più leggera. Amo fatto na partita normale da squadra normale, amo rischiato de vince e de perde, amo fatto un numero de passaggi e de tiri normale, quasi normale insomma, amo giocato bene, quasi bene, benino dai. Amo lottato.

 

A fine gara Ermiste dice: “Pensavo che il rigore entrasse, ma visto il momento poteva anche sbattere sul palo e innescare un contropiede con gol per loro”, e non c’ha tutti i torti.

 

E allora, visto il momento, sto punto se lo tenemo stretto, anche perchè un pareggio, ao, e chi soo ricordava più npareggio, contro la capolista poi, che a fine gara esurta come avesse vinto. Robba da nun crede. Robba quasi da rosicà. Robba da dì che semo ancora vivi.

 

Robba da Roma, quarsiasi cosa vojà dì.

 

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Fortunatamente per lui sopraggiunge l’intervallo, durante il quale uno psicologo messo a disposizione dalla Polizia je offre un pupazzo e gli chiede “Dimmi dove ti ha menato quel signore”.

 

 

 

Questa è una perla :lol:

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Fortunatamente per lui sopraggiunge l’intervallo, durante il quale uno psicologo messo a disposizione dalla Polizia je offre un pupazzo e gli chiede “Dimmi dove ti ha menato quel signore”.

 

 

 

Questa è una perla  :lol:

2009612[/snapback]

 

i tipi di Kansas City sono stati la prima cosa a cui ho pensato quando ho visto quell'entrata in diretta :lol:

Modificato da MDMA

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Il primo a impattà contro la muraglia pandora è er frutto der peccato dele teenager, che pettinatissimo se invola verso la porta, scarta la pubertà, se libera dell’adolescenza, se presenta all’appuntamento co la maturità, spiattella pallone, sogni e speranze ortre l’ostacolo, ma se infrange contro l’autorità costituita der guardiano che je dice “questa porta non è un albergo”,

 

L’occasione ariva grazie a nantra ribellione ai vecchi e agli orari e ai divieti de giocà co la playstation e alle chiavi tolte dalla porta der bagno, che se risorve ner tentativo de sciancaggio de gamba glabra da parte den difensore mpo canarino e mpo canaro. L’arbitro Russo da Nola, uno che per motivi non meglio precisati je stamo na cifra sur cazzo (e lo rincuoramo sur fatto che la stima è reciproca) se vede marvolentieri costretto a indicà er dischetto.

 

Ercapitano torna sur luogo der misfatto co la tranquillità de chi ha fatto nsacco de gò, ha vinto nsacco de premi, s’è preso nsacco de complimenti, ma comunque non segna dambotto de tempo. Perchè comunque stamo a parlà de un romano, e se sa a Roma che fine ha fatto tranquillo. Ma lui sa dare del tu al pallone, lui s’è inventato il cucchiaio, lui può contare sulla classe, sull’eleganza, sul tocco delicato, sul colpo di biliardo, sulla carezza al cuoio, sul tiro telecomandato, sulla leggerezza, ed è per tutti questi motivi che molesta il pallone co na crina che disarciona la bariera del suono e core a incide na crepa perenne nele pore cordicine della rete.

 

Ercapitano torna sur luogo der misfatto co la tranquillità de chi ha fatto nsacco de gò, ha vinto nsacco de premi, s’è preso nsacco de complimenti, ma comunque non segna dambotto de tempo. Perchè comunque stamo a parlà de un romano, e se sa a Roma che fine ha fatto tranquillo. Ma lui sa dare del tu al pallone, lui s’è inventato il cucchiaio, lui può contare sulla classe, sull’eleganza, sul tocco delicato, sul colpo di biliardo, sulla carezza al cuoio, sul tiro telecomandato, sulla leggerezza, ed è per tutti questi motivi che molesta il pallone co na crina che disarciona la bariera del suono e core a incide na crepa perenne nele pore cordicine della rete.

 

:lol:

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