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bartolelli

CRISTO SI E' FERMATO A L'AQUILA

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Vado a L'Aquila per la prima volta dopo il terremoto. Ci vado per lavoro. Un po' me ne cieco. Non ci avevo mai messo piede. Avevo sempre ritenuto di fare versamenti per quelle persone che soffrono. Ma il dolore no. Quello non lo potevo vedere. La stazione è ancora un cumulo di massi per terra. Mi aspetta un taxi. Passando in mezzo alle macerie vedo una città devastata. Un ammasso disordinato di pietre dalle quali ogni tanto spuntano i peluche dei bambini e dei portafotografie. Foto di matrimoni e momenti di felicità. Neanche l'ombra di una ricostruzione. Dopo un anno e tre mesi. Massi, macerie e tante, troppe recinzioni di cantieri che non esistono. Quello che sorprende è il silenzio. Totale. Quasi irreale. Mai sentito un silenzio del genere. Anche dalle tendopoli esce solo silenzio. Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani. Il tassista è invece una specie di copia del sindaco di Stromboli di Caro Diario. Quello che esaltava anche l'invisibile e che voleva che nell'isola si diffondesse ovunque la musica di scion scion "che peccato, quante intelligenze sprecate!"(

). Mi aspettavo indignazione, rabbia o delusione. O disillusione. Invece quello dice che Berlusconi è un eroe, che magari ce ne fossero come lui, che è vero che la la città è uguale a quella notte di aprile, ma la colpa è dei comunisti, di quelli che governano negli enti locali che non vogliono la ricostruzione per screditare il Cavaliere. Vagli a spiegare che la Protezione Civile aveva poteri illimitati, che sceglieva e poteva selezionare gli appaltatori anche senza gara, che c'era gente della cricca che rideva il giorno del terremoto. No, quella è la propaganda della Guzzanti. Quanti danni ha fatto all'Aquila.La Guzzanti.

Finalmente vedo un palazzo nuovo. Sembra uno di quei palazzoni orrendi di periferia della Palmiro Togliatti o del Villaggio Olimpico. Quei palazzoni davanti ai quali Jovanotti cantava da una mega altalena "affacciati alla finestra amore mio". Un meravoglioso dualismo younghiano fra suqallore, miseria e sentimento. Ma da qui non usciva nessuna seranata rap. Usciva il silenzio.

"Vede qui che bel palazzo?" dice il tassista. "L'ha fatto così Berlusconi, signorile, bellissimo per non farlo sembrare un casermone. Per non farlo sembrare, che ne so, uno di quelli che stanno tipo a Roma, sulla Casilina".

Penso che gli italiani non siano deficienti.

Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

Arrivo in Tribunale ed è un prefabbricato.

Aspetto il mio processo.

Nella prima causa c'è una dirigente dell'Agenzia delle Entrate che, con il sangue agli occhi, accusa un privato di evasione. Ha dichiarato, in un contratto di vendita immobiliare, un prezzo inferiore. "L'atto notarile è un atto pubblico!" Urla paonazza la pretoriana. Quel palazzo, quell'appartamento non esiste piu'. Si discute di tasse sul crollato. Lo Stato le pretende! E invoca la galera per il responsabile. Che fantastico paradosso.

Uno si immagina una rivoluzione o almeno rigurgiti di rabbia montante. Ma è così?

Non è così.

Il prosieguo è ancora piu' surreale. Gli Aquilani - quelli almeno che ho visto io - litigano su tutto: c'è quella che deve dire per forza - è piu' forte di lei - di aver riconosciuto gli autori degli schiamazzi che le avevano disturbato il sonno quando l'Aquila esisteva; c'è il genitore che si sente offeso ("è violenza privata") perchè il cameriere aveva fatto ripulire al figlio il bagno che aveva inondato di cacca. Gli aveva detto "mò prendi lo straccio e lo ripulisci". E' reato, va punito, strilla quel papà. Il processo dura due ore. Due ore non per parlare di chi ha violato ogni norma antisismica, ma del papà offeso per i bisogni del figlio contestati da un cameriere. Non ha quasi nessun significato che dopo si sia perso tutto.

E' un continuo rimuginre su fatti ridicoli che la disgrazia amplifica ed accresce in modo inumano.

E il Giudice non placa, ma scava, scava, scava; non fra le macerie della terra, ma fra quelle del cuore, quasi (spero involontariamente) alimentando quell'odio reciproco che mette tutti contro tutti, che porta gli Aquilani che ho visto a scannarsi l'un l'altro come i polli di Renzo dei Promessi Sposi che, anzicchè farsi coraggio, si beccavano fra loro mentre andavano a morire sgozzati.

Riprendo il treno carico di amarezza.

Una ragazza di un'appariscenza provinciale si accorge di essere osservata da quelli davanti.

Da esegeta della fenomenologia femminile, non mi perdo la scena.

Ricambia con sguardi ammiccanti. Uno si immagina che un tempo nessuna ragazza avrebbe disdegnato le attenzioni, ma una di paese avrebbe malcelato una risatina, sussurrato qualcosa all'orecchio di un'amica ridacchiando. Quella invece inizia a leccare il gelato in modo inequivocabile con le movenze e le occhiatine maliziose, provocanti e recitate che vede e copia dalle veline o troniste di Maria De Filippi.

Dalle tendopoli azzurre, in effetti, spuntano le parabole dei satelliti.

Forse è vero: la civiltà non si è fermata all'Aquila.

Grazie a Lele Mora e Maurizio Costanzo.

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mi sono fatto l'idea che la voglia di normalità e la paura di non averla supera ogni ansia di ribellione, e quando si delega la normalità ad una televisione si perde di vista tutto ciò che si ha davanti agli occhi. per lavoro da anni mi capita gente che acquista a credito anche la vacanza, e l'ansia delle persone è catalizzata nel potersi permettere questa "normalità". da bambini si vuole un giocattolo perché gli altri ce l'hanno, e da grandi si continua a volere il giocattolo.

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Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

1798917[/snapback]

 

questa e' degna del miglior Nanni Moretti. andrebbe insegnata nelle scuole a prescindere dal soggetto in questione.

complimenti Avvocà, è un onore averti in questo forum ed è un piacere leggere ogni tuo post. :):)

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Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

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questa e' degna del miglior Nanni Moretti. andrebbe insegnata nelle scuole a prescindere dal soggetto in questione.

complimenti Avvocà, è un onore averti in questo forum ed è un piacere leggere ogni tuo post. :):)

1798932[/snapback]

veramente è da un pezzo che l'italiani si innamorano di una persona e non di una idea. Ce n'era uno tanti anni fa, col mento stentoreo, ah, qualche anno fa ci fu un innamoramento irresistibile per un altro, tal Walter yes we can...

Avvocà, non m'annassi in depressione, lo so che la prima volta da quelle parti mette a dura prova la sensibilità! :)

Modificato da Pessimo

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Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

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questa e' degna del miglior Nanni Moretti. andrebbe insegnata nelle scuole a prescindere dal soggetto in questione.

complimenti Avvocà, è un onore averti in questo forum ed è un piacere leggere ogni tuo post. :):)

1798932[/snapback]

 

quoto Ultras, bellissimo topic ma questa parte è veramente emblematica...anche se veramente triste....

mi verrebbe da chiedere...dove abbiamo sbagliato secondo te, avvocato?

 

se un giorno riuscirò a venire ad una delle vostre cene del forum mi farebbe davvero piacere conoscere molti di voi ma riuscire a scambiare due chiacchiere con Barto sarebbe una cosa a cui terrei particolarmente... :)

ps

sono etero... :D:lol::)

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bellissimo il racconto...

però c'è ancora gente che crede che quei 5000 che so andati a roma, sono degli ingrati organizzati dalla sinistra...

Prima o poi la natura farà il suo corso, per fortuna aggiungo io...

me dispiace pe quelli innamorati (ma neanche tanto)

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E' tardi per commentare il contenuto del tuo intervento ma una piccola osservazione la faccio comunque.

Il fatto che ci siano delle persone attente e sensibili come te mi dà la forza di non mandare tutto affanculo e scappare per la vergogna; fortifica lo sdegno, lo inorgoglisce e mi fa sentire meno solo.

Grazie.

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Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

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questa e' degna del miglior Nanni Moretti. andrebbe insegnata nelle scuole a prescindere dal soggetto in questione.

complimenti Avvocà, è un onore averti in questo forum ed è un piacere leggere ogni tuo post. :):)

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veramente è da un pezzo che l'italiani si innamorano di una persona e non di una idea. Ce n'era uno tanti anni fa, col mento stentoreo, ah, qualche anno fa ci fu un innamoramento irresistibile per un altro, tal Walter yes we can...

Avvocà, non m'annassi in depressione, lo so che la prima volta da quelle parti mette a dura prova la sensibilità! :)

1798953[/snapback]

poi ci si abitua?

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complimenti, Francè, innanzi tutto per le riflessioni che ci hai fatto fare, poi per il modo in cui riesci ad impressionare "su carta" quello che riesci a vedere...

amara riflessione di una società orami, irrimediabilmente, confusa e disorientata.

siamo tutti diventati ultrà... solo che fino a qualche anno fà eravamo ultrà di una squadra e, al limite, tesserati di un partito, di un sindacato di un'associazione, ora vogliono farci tesserare per una squadra dopo che ci hanno fatto diventare ultrà di uno schieramento.

E' difficile trovare persone che riescono a mantenere ancora uno sguardo "asettico", capace ancora di costringere il cervello a vedere la realtà senza il filtro del proprio schieramento...

 

Speriamo bene, per questa nostra povera Italia (intanto incomincio ad inculcare ai miei figli l'idea di dovere un giorno emigrare....) :(

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Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

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questa e' degna del miglior Nanni Moretti. andrebbe insegnata nelle scuole a prescindere dal soggetto in questione.

complimenti Avvocà, è un onore averti in questo forum ed è un piacere leggere ogni tuo post. :):)

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veramente è da un pezzo che l'italiani si innamorano di una persona e non di una idea. Ce n'era uno tanti anni fa, col mento stentoreo, ah, qualche anno fa ci fu un innamoramento irresistibile per un altro, tal Walter yes we can...

Avvocà, non m'annassi in depressione, lo so che la prima volta da quelle parti mette a dura prova la sensibilità! :)

1798953[/snapback]

poi ci si abitua?

1798982[/snapback]

ma, soprattutto, Enrì me vorresti paragonà il piccolo uolter con i due grandi statisti????

mamma mia però, certe volte me sembri il disco rotto di mandovai... si però Sircana...

 

p.s. sempre con stima eh... ;)

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premeto che saro' molto serio.

 

BARTOLELLI hai scritto qualcosa di veramente "speciale".

 

io nn ho mai capito come stanno le cose all'aquila x vari motivi che qui nn elenco , e sono diversi mesi che mi balena per la testa di prendere ed andarci o da solo o con un amico per capire e farmi una idea personale, epurata da una comunicazione aggressiva e manipolativa.....lontana dall'informazione, ma triste e vera disinformazione.

 

 

grazie a queste tue stupende parole, sono riuscito a immaginare i calcinacci ed ascoltare il silenzio assordante di cui parli...

 

senza foto, senza immagini, senza audio, hai dipinto, nella mia mente che leggeva, un' istantanea ASSAI REALISTICA e le parole del tassista o gli scontri in tribunale e la ragazza ( velina ) ed i suoi squallidi quanto penosi comportamenti ( la nostra terni ne e' invasa ) mi hanno dato delle certezze...

 

...certezze su discorsi ed interrogativi che nn avevano trovato risposta, dentro la mia anima, e che questa tua descrizione invece e' riuscita, in modo parziale, ma assai importante, a dare.

 

 

 

mi permetto di riallacciarmi al discorso finale del post di bartolelli esprimendo un parere personale:

 

i danni socio-culturali- del berlusconismo, nn moriranno con la fine politica o naturale dell'uomo, ma ci accorgeremo che queste pseudo-idee su cui si fonda appunto, il fenomeno berlusconi, continueranno xche hanno germogliato in modo radicatissimo dentro le viscere degli italiani..dentro la parte piu' egoistica, piu' patologicamente egoistica degli esseri umani.

 

questo vero e proprio GERME si sconfiggera' , amio avviso, solo con una lotta culturale su tutti i fronti, di indignazione e di rifiuto netto di modelli a PENSIERO UNICO che stanno avvelenando il nostro paese.

 

solo riuscendo a disintossicare le menti delle persone si riuscira' a migliorare la situazione, ma questa e' cosa assai difficile e nn credo che oggi in italia possa essere un partito ad avere la forza di fare cio', ma semplicemente ogni cittadino dovra compiere un ' opera di lotta e resistenza di alcuni modelli....solo cosi si potra sconfiggere questo germe schifoso...

 

 

se il germe continuera' a prolificare per la nostra italia e per noi tutti saranno giorni assai oscuri.

 

;)

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Grandissimo post, emozionante, amaro e tremendamente reale. L'aquila è lo specchio dell'italia, il terremoto è la nostra classe politica.

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premeto che saro' molto serio.

 

BARTOLELLI hai scritto qualcosa di veramente "speciale".

 

io nn ho mai capito come stanno le cose all'aquila x vari motivi che qui nn elenco , e sono diversi mesi che mi balena per la testa di prendere ed andarci o da solo o con un amico per capire e farmi una idea personale, epurata da una comunicazione aggressiva e manipolativa.....lontana dall'informazione, ma triste e vera disinformazione.

 

 

grazie a queste tue stupende parole, sono riuscito a immaginare i calcinacci ed ascoltare il silenzio assordante di cui parli...

 

senza foto, senza immagini, senza audio, hai dipinto, nella mia mente che leggeva, un' istantanea ASSAI REALISTICA e le parole del tassista o gli scontri in tribunale e la ragazza ( velina ) ed i suoi squallidi quanto penosi comportamenti ( la nostra terni ne e' invasa ) mi hanno dato delle certezze...

 

...certezze su discorsi ed interrogativi che nn avevano trovato risposta, dentro la mia anima, e che questa tua descrizione invece e' riuscita, in modo parziale, ma assai importante, a dare.

 

 

 

mi permetto di riallacciarmi al discorso finale del post di bartolelli esprimendo un parere personale:

 

i danni socio-culturali- del berlusconismo, nn moriranno con la fine politica o naturale dell'uomo, ma ci accorgeremo che queste pseudo-idee su cui si fonda appunto, il fenomeno berlusconi, continueranno xche hanno germogliato in modo radicatissimo dentro le viscere degli italiani..dentro la parte piu' egoistica, piu' patologicamente egoistica degli esseri umani.

 

questo vero e proprio GERME si sconfiggera' , amio  avviso, solo con una lotta culturale su tutti i fronti, di indignazione e di rifiuto netto di modelli a PENSIERO UNICO che stanno avvelenando il nostro paese.

 

solo riuscendo a disintossicare le menti delle persone si riuscira' a migliorare la situazione, ma questa e' cosa assai difficile e nn credo che oggi in italia possa essere un partito ad avere la forza di fare cio', ma semplicemente  ogni cittadino dovra compiere un ' opera di lotta e resistenza di alcuni modelli....solo cosi si potra sconfiggere questo germe schifoso...

 

 

se il germe continuera' a prolificare per la nostra italia e per noi tutti saranno giorni assai oscuri.

 

;)

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:clap::clap::clap:

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Vado a L'Aquila per la prima volta dopo il terremoto. Ci vado per lavoro. Un po' me ne cieco. Non ci avevo mai messo piede. Avevo sempre ritenuto di fare versamenti per quelle persone che soffrono. Ma il dolore no. Quello non lo potevo vedere. La stazione è ancora un cumulo di massi per terra. Mi aspetta un taxi. Passando in mezzo alle macerie vedo una città devastata. Un ammasso disordinato di pietre dalle quali ogni tanto spuntano i peluche dei bambini e dei portafotografie. Foto di matrimoni e momenti di felicità. Neanche l'ombra di una ricostruzione. Dopo un anno e tre mesi. Massi, macerie e tante, troppe recinzioni di cantieri che non esistono. Quello che sorprende è il silenzio. Totale. Quasi irreale. Mai sentito un silenzio del genere. Anche dalle tendopoli esce solo silenzio. Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani. Il tassista è invece una specie di copia del sindaco di Stromboli di Caro Diario. Quello che esaltava anche l'invisibile e che voleva che nell'isola si diffondesse ovunque la musica di scion scion "che peccato, quante intelligenze sprecate!"(
). Mi aspettavo indignazione, rabbia o delusione. O disillusione. Invece quello dice che Berlusconi è un eroe, che magari ce ne fossero come lui, che è vero che la la città è uguale a quella notte di aprile, ma la colpa è dei comunisti, di quelli che governano negli enti locali che non vogliono la ricostruzione per screditare il Cavaliere.  Vagli a spiegare che la Protezione Civile aveva poteri illimitati, che sceglieva e poteva selezionare gli appaltatori anche senza gara, che c'era gente della cricca che rideva il giorno del terremoto. No, quella è la propaganda della Guzzanti. Quanti danni ha fatto all'Aquila.La Guzzanti.

Finalmente vedo un palazzo nuovo. Sembra uno di quei palazzoni orrendi di periferia della Palmiro Togliatti o del Villaggio Olimpico. Quei palazzoni davanti ai quali Jovanotti cantava da una mega altalena "affacciati alla finestra amore mio". Un meravoglioso dualismo younghiano fra suqallore, miseria e sentimento. Ma da qui non usciva nessuna seranata rap. Usciva il silenzio.

"Vede qui che bel palazzo?" dice il tassista. "L'ha fatto così Berlusconi, signorile, bellissimo per non farlo sembrare un casermone. Per non farlo sembrare, che ne so, uno di quelli che stanno tipo a  Roma, sulla Casilina".

Penso che gli italiani non siano deficienti.

Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

Arrivo in Tribunale ed è un prefabbricato.

Aspetto il mio processo.

Nella prima causa c'è una dirigente dell'Agenzia delle Entrate che, con il sangue agli occhi, accusa un privato di evasione. Ha dichiarato, in un contratto di vendita immobiliare, un prezzo inferiore. "L'atto notarile è un atto pubblico!" Urla paonazza la pretoriana. Quel palazzo, quell'appartamento non esiste piu'. Si discute di tasse sul crollato. Lo Stato le pretende! E invoca la galera per il responsabile. Che fantastico paradosso.

Uno si immagina una rivoluzione o almeno rigurgiti di rabbia montante. Ma è così?

Non è così.

Il prosieguo è ancora piu' surreale. Gli Aquilani - quelli almeno che ho visto io - litigano su tutto: c'è quella che deve dire per forza - è piu' forte di lei - di aver riconosciuto gli autori degli schiamazzi che le avevano disturbato il sonno quando l'Aquila esisteva; c'è il genitore che si sente offeso ("è violenza privata") perchè il cameriere aveva fatto ripulire al figlio il bagno che aveva inondato di cacca. Gli aveva detto "mò prendi lo straccio e lo ripulisci". E' reato, va punito, strilla quel papà. Il processo dura due ore. Due ore non per parlare di chi ha violato ogni norma antisismica, ma del papà offeso per i bisogni del figlio contestati da un cameriere. Non ha quasi nessun significato che dopo si sia perso tutto.

E' un continuo rimuginre su fatti ridicoli che la disgrazia amplifica ed accresce in modo inumano.

E il Giudice non placa, ma scava, scava, scava; non fra le macerie della terra, ma fra quelle del cuore, quasi (spero involontariamente) alimentando quell'odio reciproco che mette tutti contro tutti, che porta gli Aquilani che ho visto a scannarsi l'un l'altro come i polli di Renzo dei Promessi Sposi che, anzicchè farsi coraggio, si beccavano fra loro mentre andavano a morire sgozzati.

Riprendo il treno carico di amarezza.

Una ragazza di un'appariscenza provinciale si accorge di essere osservata da quelli davanti.

Da esegeta della fenomenologia femminile, non mi perdo la scena.

Ricambia con sguardi ammiccanti. Uno si immagina che un tempo nessuna ragazza avrebbe disdegnato le attenzioni, ma una di paese avrebbe malcelato una risatina, sussurrato qualcosa all'orecchio di un'amica ridacchiando. Quella invece inizia a leccare il gelato in modo inequivocabile con le movenze e le occhiatine maliziose, provocanti e recitate che vede e copia dalle veline o troniste di Maria De Filippi.

Dalle tendopoli azzurre, in effetti, spuntano le parabole dei satelliti.

Forse è vero: la civiltà non si è fermata all'Aquila.

Grazie a Lele Mora e Maurizio Costanzo.

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....amarezza... :(

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leggo solo ora questo reportage di Bartolelli

 

alcune considerazioni flash a braccio:

la prima: è vero che intorno ci sono le macerie e che fa specie sentire gli aquilani litigare per stronzate...ma la vita continua e la gente cerca , credo anche in questo modo di riprendersi la sua "normalità"

 

la seconda: il tassista è lo specchio di una fetta molto consistente d'Italia , quella che adesso in edicola correrà a comprare il libro/rivista "Noi amiamo Silvio" (visto stamattina , lo giuro) , che se un giorno Silvio dovesse stuprargli la figlia non solo non si indignerebbe ma anzi gli porterebbe il caffè a letto post-stupro

 

la terza: la ragazzina ammiccante è il frutto di anni di Nulla propinato in quantità industriale ai telespettatori , Nulla in cui conta esclusivamente quanti centimetri quadrati di pelle riesci ad esporre

 

la quarta: nel tuo racconto ho trovato echi di Pasolini , Benni, Gaber

non immaginavo che fossi bravo fino a questi livelli

 

Barto sei un Grande

 

:clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap:

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Mi complimento per l'aspetto formale e suggestivo del racconto.

 

Però alcuni passaggi non li condivido affatto.

 

In particolare questo:

 

"Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani...."

 

Dopo aver descritto la distruzione, le macerie e il silenzio che sono conseguenze del terremoto, buttarla subito sulla politica mi è apparso infelice.

 

Il terremoto è un fenomeno geologico devastante e imprevedibile.

 

Quelle macerie e quei silenzi li avresti visti anche se al governo ci fosse stato Fidel Castro, Obama, Prodi o chiunque altro.

 

Dal tuo racconto sembra quasi di leggere una forzata e sottile linea di causalità tra il terremoto e il governo...

 

Un marziano che lo leggesse senza sapere nulla dell'accaduto, potrebbe quasi pensare che la distruzione l'ha causata Berlusconi in persona.

 

Se poi come credo la tua è una condanna alla mancata ricostruzione, non mi pare che il governo abbia mai fatto promesse in tal senso.

Esso si è occupato e ha fatto promesse solo per le emergenze e le nuove sistemazioni abitative (forse il silenzio delle tendopoli dipendeva dal fatto che fossero ormai quasi vuote???).

Per la ricostruzione è palese che ci vorranno tanti anni e tanti tantissimi soldi...

 

Poi non capisco perchè il tassista avrebbe dovuto per forza parlar male del governo.

 

Se la sua idea è positiva, se il tassista (così come qualunque altro aquilano) ha giudicato positiva l'azione del governo, tale idea andrebbe rispettata a prescindere dalla tua e al limite poteva essere un motivo di confronto dialettico sulla questione invece di liquidarlo come un povero ignorante con gli occhi bendati.

 

Beninteso, io non sto a difendere Berlusconi, trovo solo inconsistenti e ingiusti taluni attacchi (non tutti) riguardo la questione aquilana.

 

.Ciaps

Modificato da callea

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Mi complimento per l'aspetto formale e suggestivo del racconto.

 

Però alcuni passaggi non li condivido affatto.

 

In particolare questo:

 

"Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani...."

 

Dopo aver descritto la distruzione, le macerie e il silenzio che sono conseguenze del terremoto, buttarla subito sulla politica mi è apparso infelice.

 

Il terremoto è un fenomeno geologico devastante e imprevedibile.

 

Quelle macerie e quei silenzi li avresti visti anche se al governo ci fosse stato Fidel Castro, Obama, Prodi  o chiunque altro.

 

Dal tuo racconto sembra quasi di leggere una forzata linea di causalità tra il terremoto e il governo...

 

Un marziano che lo leggesse senza sapere nulla dell'accaduto, potrebbe quasi pensare che la distruzione l'ha causata Berlusconi in persona.

 

Se poi come credo la tua è una condanna alla mancata ricostruzione, non mi pare che il governo abbia mai fatto promesse in tal senso.

Esso si è occupato e ha fatto promesse solo per le emergenze e le nuove sistemazioni abitative (forse il silenzio delle tendopoli dipendeva dal fatto che fossero ormai quasi vuote???).

Per la ricostruzione è palese che ci vorranno tanti anni e tanti tantissimi soldi...

 

Poi non capisco perchè il tassista avrebbe dovuto per forza parlar male del governo.

 

Se la sua idea è positiva, se il tassista (così come qualunque altro aquilano) ha giudicato positiva l'azione del governo, tale idea andrebbe rispettata a prescindere dalla tua e al limite poteva essere un motivo di confronto dialettico sulla questione invece di liquidarlo come un povero ignorante con gli occhi bendati.

 

Beninteso, io non sto a difendere Berlusconi, trovo solo inconsistenti e ingiusti taluni attacchi (non tutti) riguardo la questione aquilana.

 

.Ciaps

1799141[/snapback]

Il governo agli aquilani ha tolto la speranza.

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Mi complimento per l'aspetto formale e suggestivo del racconto.

 

Però alcuni passaggi non li condivido affatto.

 

In particolare questo:

 

"Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani...."

 

Dopo aver descritto la distruzione, le macerie e il silenzio che sono conseguenze del terremoto, buttarla subito sulla politica mi è apparso infelice.

 

Il terremoto è un fenomeno geologico devastante e imprevedibile.

 

Quelle macerie e quei silenzi li avresti visti anche se al governo ci fosse stato Fidel Castro, Obama, Prodi  o chiunque altro.

 

Dal tuo racconto sembra quasi di leggere una forzata linea di causalità tra il terremoto e il governo...

 

Un marziano che lo leggesse senza sapere nulla dell'accaduto, potrebbe quasi pensare che la distruzione l'ha causata Berlusconi in persona.

 

Se poi come credo la tua è una condanna alla mancata ricostruzione, non mi pare che il governo abbia mai fatto promesse in tal senso.

Esso si è occupato e ha fatto promesse solo per le emergenze e le nuove sistemazioni abitative (forse il silenzio delle tendopoli dipendeva dal fatto che fossero ormai quasi vuote???).

Per la ricostruzione è palese che ci vorranno tanti anni e tanti tantissimi soldi...

 

Poi non capisco perchè il tassista avrebbe dovuto per forza parlar male del governo.

 

Se la sua idea è positiva, se il tassista (così come qualunque altro aquilano) ha giudicato positiva l'azione del governo, tale idea andrebbe rispettata a prescindere dalla tua e al limite poteva essere un motivo di confronto dialettico sulla questione invece di liquidarlo come un povero ignorante con gli occhi bendati.

 

Beninteso, io non sto a difendere Berlusconi, trovo solo inconsistenti e ingiusti taluni attacchi (non tutti) riguardo la questione aquilana.

 

.Ciaps

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callea mi permetto di dirti....senza polemica :) che forse ti e' sfuggita una sottile e costante sfumatura che credo BArtolelli abbia voluto inserire nella sua descrizione....

 

una sfumatura che aldila' dell'operato del governo va a toccare trasversalmente moltissime persone, ambiti della societa'....una sfumatura assai implicita e velata , ma assai stabile e radicata e costante...

 

 

se ti limiti a cogliere solo l'aspetto del governo ( che era quello piu' marginale per alcuni aspetti ) rischi appunto di nn cogliere il messaggio , di cui, la gente dell'aquila , anche inconsapevolmente, e' vittima...e con essa l'intera nazione italiana....

 

 

mi fermo qui xche bartolelli ti rispondera' sicuramente...

 

 

 

io ho voluto dire la mia...rispetto a quello che ho percepito dalle lettere del post di bartolelli e di come alcune sfumature, implicite, quasi incosapevoli, stiano colonizzando i cervelli degli italiani...rendendoli e rendendoci incapaci di vedere la realta', anche quando questa e' drammatica, pesante, e trasversale......mentre invece nn so come possano, gli italiani appunto, costantemente vivere in un mondo fatto di plastica da modelli che sono pura illusione e a mio avviso, antitetici ad una dimensione reale, quotidiana ed umana.

 

 

P.S. almeno questo ed altre cose , sono quelle che ho percepito e assorbito dalle fantastiche righe di bartolelli

 

:)

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..finche' la gente guarda i tg di raiset...e gli altri spettacoli "culturali"...che ce potemo aspetta'...gli italiani sono in trance...je dicono che tutto va bene...che stamo mejo de l'antri (ma de chi ? de quelli del Burkina Faso,o come cazzo se scrive),so' riusciti a convince pure l'Aquilani...stiamo alla frutta.. anzi al digestivo...

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Mi complimento per l'aspetto formale e suggestivo del racconto.

 

Però alcuni passaggi non li condivido affatto.

 

In particolare questo:

 

"Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani...."

 

Dopo aver descritto la distruzione, le macerie e il silenzio che sono conseguenze del terremoto, buttarla subito sulla politica mi è apparso infelice.

 

Il terremoto è un fenomeno geologico devastante e imprevedibile.

 

Quelle macerie e quei silenzi li avresti visti anche se al governo ci fosse stato Fidel Castro, Obama, Prodi  o chiunque altro.

 

Dal tuo racconto sembra quasi di leggere una forzata e sottile linea di causalità tra il terremoto e il governo...

 

Un marziano che lo leggesse senza sapere nulla dell'accaduto, potrebbe quasi pensare che la distruzione l'ha causata Berlusconi in persona.

 

Se poi come credo la tua è una condanna alla mancata ricostruzione, non mi pare che il governo abbia mai fatto promesse in tal senso.

Esso si è occupato e ha fatto promesse solo per le emergenze e le nuove sistemazioni abitative (forse il silenzio delle tendopoli dipendeva dal fatto che fossero ormai quasi vuote???).

Per la ricostruzione è palese che ci vorranno tanti anni e tanti tantissimi soldi...

 

Poi non capisco perchè il tassista avrebbe dovuto per forza parlar male del governo.

 

Se la sua idea è positiva, se il tassista (così come qualunque altro aquilano) ha giudicato positiva l'azione del governo, tale idea andrebbe rispettata a prescindere dalla tua e al limite poteva essere un motivo di confronto dialettico sulla questione invece di liquidarlo come un povero ignorante con gli occhi bendati.

 

Beninteso, io non sto a difendere Berlusconi, trovo solo inconsistenti e ingiusti taluni attacchi (non tutti) riguardo la questione aquilana.

 

.Ciaps

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quotone!

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Vado a L'Aquila per la prima volta dopo il terremoto. Ci vado per lavoro. Un po' me ne cieco. Non ci avevo mai messo piede. Avevo sempre ritenuto di fare versamenti per quelle persone che soffrono. Ma il dolore no. Quello non lo potevo vedere. La stazione è ancora un cumulo di massi per terra. Mi aspetta un taxi. Passando in mezzo alle macerie vedo una città devastata. Un ammasso disordinato di pietre dalle quali ogni tanto spuntano i peluche dei bambini e dei portafotografie. Foto di matrimoni e momenti di felicità. Neanche l'ombra di una ricostruzione. Dopo un anno e tre mesi. Massi, macerie e tante, troppe recinzioni di cantieri che non esistono. Quello che sorprende è il silenzio. Totale. Quasi irreale. Mai sentito un silenzio del genere. Anche dalle tendopoli esce solo silenzio. Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani. Il tassista è invece una specie di copia del sindaco di Stromboli di Caro Diario. Quello che esaltava anche l'invisibile e che voleva che nell'isola si diffondesse ovunque la musica di scion scion "che peccato, quante intelligenze sprecate!"(
). Mi aspettavo indignazione, rabbia o delusione. O disillusione. Invece quello dice che Berlusconi è un eroe, che magari ce ne fossero come lui, che è vero che la la città è uguale a quella notte di aprile, ma la colpa è dei comunisti, di quelli che governano negli enti locali che non vogliono la ricostruzione per screditare il Cavaliere.  Vagli a spiegare che la Protezione Civile aveva poteri illimitati, che sceglieva e poteva selezionare gli appaltatori anche senza gara, che c'era gente della cricca che rideva il giorno del terremoto. No, quella è la propaganda della Guzzanti. Quanti danni ha fatto all'Aquila.La Guzzanti.

Finalmente vedo un palazzo nuovo. Sembra uno di quei palazzoni orrendi di periferia della Palmiro Togliatti o del Villaggio Olimpico. Quei palazzoni davanti ai quali Jovanotti cantava da una mega altalena "affacciati alla finestra amore mio". Un meravoglioso dualismo younghiano fra suqallore, miseria e sentimento. Ma da qui non usciva nessuna seranata rap. Usciva il silenzio.

"Vede qui che bel palazzo?" dice il tassista. "L'ha fatto così Berlusconi, signorile, bellissimo per non farlo sembrare un casermone. Per non farlo sembrare, che ne so, uno di quelli che stanno tipo a  Roma, sulla Casilina".

Penso che gli italiani non siano deficienti.

Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

Arrivo in Tribunale ed è un prefabbricato.

Aspetto il mio processo.

Nella prima causa c'è una dirigente dell'Agenzia delle Entrate che, con il sangue agli occhi, accusa un privato di evasione. Ha dichiarato, in un contratto di vendita immobiliare, un prezzo inferiore. "L'atto notarile è un atto pubblico!" Urla paonazza la pretoriana. Quel palazzo, quell'appartamento non esiste piu'. Si discute di tasse sul crollato. Lo Stato le pretende! E invoca la galera per il responsabile. Che fantastico paradosso.

Uno si immagina una rivoluzione o almeno rigurgiti di rabbia montante. Ma è così?

Non è così.

Il prosieguo è ancora piu' surreale. Gli Aquilani - quelli almeno che ho visto io - litigano su tutto: c'è quella che deve dire per forza - è piu' forte di lei - di aver riconosciuto gli autori degli schiamazzi che le avevano disturbato il sonno quando l'Aquila esisteva; c'è il genitore che si sente offeso ("è violenza privata") perchè il cameriere aveva fatto ripulire al figlio il bagno che aveva inondato di cacca. Gli aveva detto "mò prendi lo straccio e lo ripulisci". E' reato, va punito, strilla quel papà. Il processo dura due ore. Due ore non per parlare di chi ha violato ogni norma antisismica, ma del papà offeso per i bisogni del figlio contestati da un cameriere. Non ha quasi nessun significato che dopo si sia perso tutto.

E' un continuo rimuginre su fatti ridicoli che la disgrazia amplifica ed accresce in modo inumano.

E il Giudice non placa, ma scava, scava, scava; non fra le macerie della terra, ma fra quelle del cuore, quasi (spero involontariamente) alimentando quell'odio reciproco che mette tutti contro tutti, che porta gli Aquilani che ho visto a scannarsi l'un l'altro come i polli di Renzo dei Promessi Sposi che, anzicchè farsi coraggio, si beccavano fra loro mentre andavano a morire sgozzati.

Riprendo il treno carico di amarezza.

Una ragazza di un'appariscenza provinciale si accorge di essere osservata da quelli davanti.

Da esegeta della fenomenologia femminile, non mi perdo la scena.

Ricambia con sguardi ammiccanti. Uno si immagina che un tempo nessuna ragazza avrebbe disdegnato le attenzioni, ma una di paese avrebbe malcelato una risatina, sussurrato qualcosa all'orecchio di un'amica ridacchiando. Quella invece inizia a leccare il gelato in modo inequivocabile con le movenze e le occhiatine maliziose, provocanti e recitate che vede e copia dalle veline o troniste di Maria De Filippi.

Dalle tendopoli azzurre, in effetti, spuntano le parabole dei satelliti.

Forse è vero: la civiltà non si è fermata all'Aquila.

Grazie a Lele Mora e Maurizio Costanzo.

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Un vecchio saggio diceva:

"a tante persone è più facile metterlo in culo che in testa"

 

P.S. Post bellissimo!

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Uno straordinario Bartolelli "serio" che ci spinge a riflettere sempre oltre la superificie.

 

Non so se questo allevia un po' la cupezza e amarezza ma non dimenticherei che la grande maggioranza degli aquilani e degli abitanti del "cratere" solo tre mesi fa hanno bocciato sonoramente i venditori di fumo.

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Vado a L'Aquila per la prima volta dopo il terremoto. Ci vado per lavoro. Un po' me ne cieco. Non ci avevo mai messo piede. Avevo sempre ritenuto di fare versamenti per quelle persone che soffrono. Ma il dolore no. Quello non lo potevo vedere. La stazione è ancora un cumulo di massi per terra. Mi aspetta un taxi. Passando in mezzo alle macerie vedo una città devastata. Un ammasso disordinato di pietre dalle quali ogni tanto spuntano i peluche dei bambini e dei portafotografie. Foto di matrimoni e momenti di felicità. Neanche l'ombra di una ricostruzione. Dopo un anno e tre mesi. Massi, macerie e tante, troppe recinzioni di cantieri che non esistono. Quello che sorprende è il silenzio. Totale. Quasi irreale. Mai sentito un silenzio del genere. Anche dalle tendopoli esce solo silenzio. Pensando di fargli cosa gradita, esprimo al mio tassista il personale imbarazzo come Italiano. Mi vergogno per il comportamento del governo. E' un po' penoso essere italiani. Il tassista è invece una specie di copia del sindaco di Stromboli di Caro Diario. Quello che esaltava anche l'invisibile e che voleva che nell'isola si diffondesse ovunque la musica di scion scion "che peccato, quante intelligenze sprecate!"(
). Mi aspettavo indignazione, rabbia o delusione. O disillusione. Invece quello dice che Berlusconi è un eroe, che magari ce ne fossero come lui, che è vero che la la città è uguale a quella notte di aprile, ma la colpa è dei comunisti, di quelli che governano negli enti locali che non vogliono la ricostruzione per screditare il Cavaliere.  Vagli a spiegare che la Protezione Civile aveva poteri illimitati, che sceglieva e poteva selezionare gli appaltatori anche senza gara, che c'era gente della cricca che rideva il giorno del terremoto. No, quella è la propaganda della Guzzanti. Quanti danni ha fatto all'Aquila.La Guzzanti.

Finalmente vedo un palazzo nuovo. Sembra uno di quei palazzoni orrendi di periferia della Palmiro Togliatti o del Villaggio Olimpico. Quei palazzoni davanti ai quali Jovanotti cantava da una mega altalena "affacciati alla finestra amore mio". Un meravoglioso dualismo younghiano fra suqallore, miseria e sentimento. Ma da qui non usciva nessuna seranata rap. Usciva il silenzio.

"Vede qui che bel palazzo?" dice il tassista. "L'ha fatto così Berlusconi, signorile, bellissimo per non farlo sembrare un casermone. Per non farlo sembrare, che ne so, uno di quelli che stanno tipo a  Roma, sulla Casilina".

Penso che gli italiani non siano deficienti.

Penso che gli italiani un tempo si innamoravano di un'idea (democristiana, socialista, liberale) e l'idea è abbandonabile se incarnata da personaggi fungibili. Ora si sono innamorati di una persona, non di una idea. E sbagliare la scelta di una persona equivale ad ammettere il proprio fallimento. A differenza di un partito. Significherebbe ammettere di essere quello che gli altri dicono. Un deficiente. Per questo non lo lasceranno mai. Neanche di fronte alla propria casa distrutta e alla propria vita ancora lontana mille miglia dalla ripresa.

Arrivo in Tribunale ed è un prefabbricato.

Aspetto il mio processo.

Nella prima causa c'è una dirigente dell'Agenzia delle Entrate che, con il sangue agli occhi, accusa un privato di evasione. Ha dichiarato, in un contratto di vendita immobiliare, un prezzo inferiore. "L'atto notarile è un atto pubblico!" Urla paonazza la pretoriana. Quel palazzo, quell'appartamento non esiste piu'. Si discute di tasse sul crollato. Lo Stato le pretende! E invoca la galera per il responsabile. Che fantastico paradosso.

Uno si immagina una rivoluzione o almeno rigurgiti di rabbia montante. Ma è così?

Non è così.

Il prosieguo è ancora piu' surreale. Gli Aquilani - quelli almeno che ho visto io - litigano su tutto: c'è quella che deve dire per forza - è piu' forte di lei - di aver riconosciuto gli autori degli schiamazzi che le avevano disturbato il sonno quando l'Aquila esisteva; c'è il genitore che si sente offeso ("è violenza privata") perchè il cameriere aveva fatto ripulire al figlio il bagno che aveva inondato di cacca. Gli aveva detto "mò prendi lo straccio e lo ripulisci". E' reato, va punito, strilla quel papà. Il processo dura due ore. Due ore non per parlare di chi ha violato ogni norma antisismica, ma del papà offeso per i bisogni del figlio contestati da un cameriere. Non ha quasi nessun significato che dopo si sia perso tutto.

E' un continuo rimuginre su fatti ridicoli che la disgrazia amplifica ed accresce in modo inumano.

E il Giudice non placa, ma scava, scava, scava; non fra le macerie della terra, ma fra quelle del cuore, quasi (spero involontariamente) alimentando quell'odio reciproco che mette tutti contro tutti, che porta gli Aquilani che ho visto a scannarsi l'un l'altro come i polli di Renzo dei Promessi Sposi che, anzicchè farsi coraggio, si beccavano fra loro mentre andavano a morire sgozzati.

Riprendo il treno carico di amarezza.

Una ragazza di un'appariscenza provinciale si accorge di essere osservata da quelli davanti.

Da esegeta della fenomenologia femminile, non mi perdo la scena.

Ricambia con sguardi ammiccanti. Uno si immagina che un tempo nessuna ragazza avrebbe disdegnato le attenzioni, ma una di paese avrebbe malcelato una risatina, sussurrato qualcosa all'orecchio di un'amica ridacchiando. Quella invece inizia a leccare il gelato in modo inequivocabile con le movenze e le occhiatine maliziose, provocanti e recitate che vede e copia dalle veline o troniste di Maria De Filippi.

Dalle tendopoli azzurre, in effetti, spuntano le parabole dei satelliti.

Forse è vero: la civiltà non si è fermata all'Aquila.

Grazie a Lele Mora e Maurizio Costanzo.

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seguo i tuo post sempre con molta attenzione, e devo dire che questo e' umanamente straordinario...

per quelli che..." va tutto bene"......beh che dire...solo Gesu' poteva donare la vista ai ciechi...chi non vuol vedere puo' continuare tranquillamente a tenersi gli occhi tappati...

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leggo solo ora questo reportage di Bartolelli

 

alcune considerazioni flash a braccio:

la prima: è vero che intorno ci sono le macerie e che fa specie sentire gli aquilani litigare per stronzate...ma la vita continua e la gente cerca , credo anche in questo modo di riprendersi la sua "normalità"

 

la seconda: il tassista è lo specchio di una fetta molto consistente d'Italia , quella che adesso in edicola correrà a comprare il libro/rivista "Noi amiamo Silvio" (visto stamattina , lo giuro) , che se un giorno Silvio dovesse stuprargli la figlia non solo non si indignerebbe ma anzi gli porterebbe il caffè a letto post-stupro

 

la terza: la ragazzina ammiccante è il frutto di anni di Nulla propinato in quantità industriale ai telespettatori , Nulla in cui conta esclusivamente quanti centimetri quadrati di pelle riesci ad esporre

 

la quarta: nel tuo racconto ho trovato echi di Pasolini , Benni, Gaber

non immaginavo che fossi bravo fino a questi livelli

 

Barto sei un Grande 

 

:clap:  :clap:  :clap:  :clap:  :clap:  :clap:  :clap:  :clap:  :clap:

1799134[/snapback]

Concordo sui punti uno, due e quattro.

Sul punto tre non voglio fare retorica "antifemminista" o "misogina", però credo che certi atteggiamenti e disposizioni mentali risalgano a ben prima del nulla televisivo degli anni ottanta.

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Bellissima Barto, di grande amarezza purtroppo..

Credo che l'Aquila non tornerà più...

E davvero non oso immaginare quale destino, quale riscatto potrebbe esserci per le italiche genti dei giorni nostri. Forse siamo davvero vicini ad un punto fine, ci vorrebbe davvero un gigantesco Reset.

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mi permetto di aggiungere questa lettera trovata su facebook, se già postata in altri topic chiedo venia.

 

 

Una lettera agghiacciante dall'Aquila..

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giovedì 1 luglio 2010 alle ore 11.54

ciao a tutti

 

 

......Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti,per conto di Sky.

Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai.

Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una

parete crollata.

Ammutolisce.

Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.

Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio.

E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì.

Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.

Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.

Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.

Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro

vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.

Che lo stato non versa ai cittadini senza casa,che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo. Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.

Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.

E lei mi risponde, con la voce che le trema. " Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."

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Questa è solo una foto. Fatta da mio padre, ex studente dell'università dell'Aquila, l'inverno scorso. E probabilmente è ancora lì.

Sabato son tornato a Terni e ho avuto modo di parlare con un vecchio amico che non vedevo da tanto, aquilano di nascita e con tutta la famiglia all'Aquila, e che dal terremoto ha avuto due morti e una casa distrutta.

Ha più o meno usato le stesse parole del tassista, incensando il lavoro del governo e accusando il sindaco dell'Aquila di aver portato a Roma "duemila persone dei centri sociali". Dicendomi poi che all'Aquila a tutti va bene così e che chi si lamenta sono quelli che stanno meglio.

Quando poi gli ho chiesto dei nuovi quartieri sorti nel nulla, del centro storico che morirà e che non verrà mai ricostruito, del futuro alienante che si prospetta all'Aquila, mi ha detto una cosa che m'ha lasciato perplesso: "non fa niente, non dipende da me se il centro è distrutto, la città si sposterà fuori, pazienza..."

post-146-1279524775_thumb.jpg

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